Forse son prevenuto, tuttavia ogni anno trovo che le parole associate alla Pasqua, il “passaggio” secondo il suo senso etimo, mettano poco l’accento sulla morte e molto sulla resurrezione. Si festeggia la seconda e si dimentica (esorcizza?) la prima. Come non fossero indispensabili una all’altra,

come se non fossero la stessa cosa. Il “Buona Pasqua di resurrezione” che circola di solito mi appare allora marketing di bassa lega. Come a voler dire “sì, c’è anche la morte, ma poco poco, poi scompare ed ecco di nuovo la vita”. Se così fosse allora non ci potrebbe essere resurrezione, che non è la vita “di prima”, quella se la prende la morte. Che non dura poco poco, se c’è resurrezione. Se invece dura poco poco: poca resurrezione. Allora, cheffamo? Buona Pasqua di morte? No, ci mancherebbe altro. Ma occorre andare molto cauti nel dire “resurrezione”. Pensiamoci bene, insomma. Non vogliamo morire? E allora niente resurrezione.
Buona Pasqua!
Grazie a dhr per l’immagine nel post: “il santo Sepolcro è il cranio di un dinosauro (Deinonychus)”

Conosco la Val di Susa, la Sacra di San Michele, i boschi, i massi erratici. Anche per questo, ma non solo, il/la TAV non ha mai avuto le mie simpatie. Poi l’altro ieri il signor Antonio Catricalà, sottosegretario alla presidenza del consiglio, ha dichiarato a Skytg24 che procedere con il/la TAV è un dovere morale. No, non mi sta bene,

mi son detto. Non riconosco a questo (né ad altro) governo alcuna autorità morale sufficiente a prendere decisioni che dovrebbero essere, invece, elaborate sul piano puramente tecnico politico economico. Non penso si tratti di una questione da trattare secondo un principio astratto di morale (nel caso, allora, preferirei di gran lunga la morale di chi difende la Valle dal business). Penso invece sia opportuno dar voce a chi ha opinioni tecniche, articolate, motivate e fondate su competenza. Per esempio un gruppo di 356 (!) professori universitari, tecnici, professionisti del settore trasporti che chiedono al governo di ripensare la cosa. Così, se vorrà, il signor Catricalà (che spero ferratissimo sull’argomento TAV non solo dal punto di vista morale) possa esprimere una motivazione meno ridicola e convincerci.

Anche quest’anno la Stella bandisce una borsa per una tesi di laurea per gli studenti dell’Università di Urbino. Rispetto all’anno scorso sarà un poco più poverella: 1000 € invece di 1500. Il fatto è che avevamo

bandito un altro concorso per premiare un film sul buddismo perciò avevamo suddiviso le risorse. Però quest’ultimo concorso si è rivelato un… flop: nessuno ha partecipato. Forse abbiamo mal pubblicizzato l’iniziativa, forse nessuno ha pensato che il proprio film potesse partecipare, forse…
Quando, all’inizio dell’estate, si riunirà il Consiglio della Stella valuteremo se parte o tutte le risorse inutilizzate potranno essere convogliate nella borsa per la tesi oppure se provare nuovamente, con una diversa pubblicizzazione, a bandire un concorso per un film buddista. Oppure ancora, come suggerito nei commenti qui sotto, se indire un concorso per la miglior illustrazione buddista. Speriamo bene.

Buongiorno. È stata assegnata la borsa di studio messa in palio dalla Stella del Mattino per l’anno accademico 2010-2011. Dopo un testa a testa sul filo di lana, il Comitato Tesi, composto dai

Fila i suoi giorni

Chiarissimi proff. Luigi Alfieri e Cristiano Bellei della Università di Urbino, nonché dal Consiglio Direttivo della Stella, ha proclamato vincente la tesi di laurea dal titolo L’etica ambientale nel buddhismo. Dalla scuola di Kyoto ad Arne Naess, Gary Snyder e Thich Nath Hanh. Ce ne congratuliamo con l’autore, Fabrizio Di Berardino, che ha discusso questa tesi laureandosi magna cum laude nel corso di laurea magistrale Sociologia della Multiculturalità.
Pubblichiamo qui l’indice e l’introduzione e qui le conclusioni della tesi.
PS: la stampa indiana qui sopra riprodotta è di epoca incerta. Non siamo in grado di stabilirne il secolo per una datazione accurata.

Torniamo a parlare, dopo i due precedenti post, del libro di Paul Knitter Senza Buddha non potrei essere cristiano. Lo facciamo questa volta per interposta persona. Sul sito internazionale del DIM, Dialogo Interreligioso Monastico, ne compare una nuova recensione ad opera del professor Robert Magliola. Una recensione, a mio modesto avviso, ben centrata. Tra l’altro,

il prof. Robert Magliola (che in realtà si chiama Roberto Rino perché è di origine italiana), nel sito è descritto come: «Specialista in ermeneutica, filosofia comparata e dialogo cattolico-buddista. Formato dai gesuiti e terziario laico carmelitano dal 1982, si è addestrato (“he has trained”) nella meditazione vipassana-satipatthana al Wat (scuola, monastero, tempio, dal pali vatthu-ārāma. mym) Mahathat, Tailandia, e nel Chan con monache buddiste taiwanesi. Ha diretto un gruppo di cattolici tailandesi e studiosi buddisti alle conferenze internazionali quadriennali (1996, 2000) della Society of Buddhist-Christian Studies; al Consiglio Pontificio della Cultura del 1999 ha discettato (“presented on”) sulla meditazione cattolica in forma vajrayana. Seppure in pensione, ha continuato il suo lavoro letterario e interfede diventando “consulente interfede” per il Ling Jiou Shan’s Buddhist Center di New York e editor per il Concilio di Ricerca nei Valori e nella Filosofia (RVP) dell’Università Cattolica Americana».
E dico poco se dico poco.
Una frase di questa recensione sul libro di Knitter mi pare significativa e riassuntiva: «In short, Knitter is not Catholic enough because he is not Buddhist enough and vice versa».

Puntuale come ogni anno (beato lui che ce la fa, io sono in ritardo di un paio di anni) Doc ci fa giungere gli auguri più graditi, quelli di Buddazot.

Ne approfitto per fare a tutti i nostri affezionati lettori i migliori auguri di tutto il team tecnico della Stella del Mattino, ovvero miei, del webmaster, di Pierinux, di Mym ecc.
Px

« Pagina precedentePagina successiva »