Dal blog nel blog: “Ogni giorno è un buon giorno?”, a cura di Marta e Doc
Buongiorno Marta, buongiorno a tutti. Vorrei aprire la pagina di oggi riallacciandomi al discorso della “appartenenza”, nell’accezione usata da un lettore del ‘profondo sud’ (nickname: Homosex) nel commento 21 del post con il video ‘storia delle religioni’.
Lì l’appartenenza è vissuta, mi è parso, come subordinazione ad un modus vivendi formale, fatto di rigide convenzioni non scritte ma altrettanto o forse più vincolanti.
Riporto il suo intervento:”
“… il vulnus del discorso è proprio il senso di appartenenza.Vivo nel profondo sud italia e l’unico linguaggio religioso in acto è quello cristiano per cui, contro voglia, penso e agisco da cristiano. Dunque sono cristiano?Sì, nella misura in cui appartengo a qui vili e miserabili ‘confratelli’ corresponsabili di molte delle sciagure umane. Persino l’amore, per i cristiani, è una tortura che deve far soffrire, deve far sentire in colpa. Per fortuna i cristiani non sono l’Umanità. Un caro saluto”.
Un grido nel deserto. Mi mette in difficoltà e mi porta a riflettere su quali forme di conformismo acritico la comunità mette in atto per proteggersi; dalla paura del nuovo, del non conosciuto, del diverso. (altro…)