Passato il clamore sulla sentenza della Corte Europea che vieta il crocefisso nelle scuole dell’Unione, pubblichiamo sull’argomento una riflessione edita, alcune settimane or sono, da padre Luciano Mazzocchi, amico, fratello, cristiano. L’uso dei simboli non ricondotti alla loro essenza e funzione non è religione: in hoc signo vinces fu un grido di guerra, non di pace.
Il Vangelo di questa domenica, Luca 23,36-43, richiama la sentenza della Corte europea che ha proibito il crocefisso nelle scuole. Subito affermo che la questione mi tocca molto poco, nel senso che tra il crocefisso sui muri delle scuole e quello della vita testimoniato dal Vangelo passa un’enorme distanza, a meno che il crocefisso sui muri della scuola abbia cambiato la direzione della vita a qualche professore o studente, per esempio abbia trasformato i sentimenti di razzismo in sentimenti di fraternità, o abbia convertito la tentazione alla droga in gioioso spirito di impegno. Il crocefisso che non cambia la vita non ha rapporto con quello del Vangelo.
Sento insulsa e disonorante la reclamata separazione nei comportamenti di una persona in privato e in pubblico,