Al Senato, lo “scrigno della democrazia” come lo ha definito un po’ pomposamente Prodi, chi ha votato in modo difforme dalle indicazioni di scuderia ma in ossequio al vincolo liberamente preso con un presidente del consiglio, è stato gratificato di insulti da trivio, addirittura gli hanno sputato addosso.
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Non da una sola persona ma da un intero gruppo. Che si dice cristiano, cattolico, moderato e che rivendica per sé e per il proprio capo, Mastella, il diritto di gestire il potere amministrativo e politico con metodi di discriminazione e scelta non molto dissimili dal sistema camorrista. Perché così fan tutti, sostengono. Mastella Clemente, da Ceppaloni, è stato per venti mesi il ministro della giustizia del governo italiano. Sì, è vero, siamo vaccinati, abbiamo avuto governi con Pomicino al bilancio, De Lorenzo alla sanità e Gava (!) alla giustizia. Poi, addirittura, Previti alla difesa, Calderoli vicepresidente del senato.
Però proprio questo è anche il momento in cui la chiesa cattolica…
Come ormai sapete la senatrice Franca Rame ha dato le dimissioni dalla sua carica al Senato della Repubblica con una lettera indirizzata al presidente Marini, pubblicata naturalmente sul suo blog e poi su Repubblica il 15-1-2008. La riportiamo integralmente, come spunto di riflessione.
Gentile Presidente Marini,
con questa lettera Le presento le mie dimissioni irrevocabili dal Senato della Repubblica, che Lei autorevolmente rappresenta e presiede. Una scelta sofferta, ma convinta, che mi ha provocato molta ansia e anche malessere fisico, rispetto la quale mi pare doveroso da parte mia riepilogare qui le ragioni.
In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: «Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è». Il grande scrittore siciliano è, in effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore.
Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Del resto, io mi sono sentita “prestata” temporaneamentevalla politica istituzionale, mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla nella battaglia culturale e in quella sociale, nella politica fatta dai movimenti, da cittadina e da donna impegnata. E questo era ed è il mandato di cui mi sono sentita investita dagli elettori: portare un contributo, una voce, un’esperienza, che provenendo dalla società venisse ascoltata e magari a tratti recepita dalle istituzioni parlamentari.
Dopo 19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma anche con qualche amarezza, che quelle istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato.
Mi dispiace che il cardinal Ruini e altri vogliano azzerare la carica di riflessione che l’incidente della disdetta della visita del papa alla Sapienza può e deve suscitare, sia nella chiesa come nel mondo della scienza. L’azzeramento è quello banale di ricavare dall’incidente, al posto della riflessione, soltanto uno sterile vittimismo che chiude in se stessi. Solo stasera ho sentito della notizia di convocare i fedeli in P.zza San Pietro domenica prossima e arrivo tardi con questo commento. Come prete soffro per questo comportamento debole e vittimistico. Molto più vero riflettere e non tagliare i ponti. Ciao. P.Luciano
Qui trovate un comunicato di Comunione e Liberazione sull’avvenimento assieme agli altri commenti.
Tempo permettendo ascolterei tutti, persino i negazionisti dell’olocausto. Anche se spero di non doverlo mai fare, ovviamente. Nel caso specifico penso sia esecrabile che il signor Ratzinger non abbia potuto parlare alla Sapienza, ma non mi pare valga la pena di caricarlo di vittimismo (ho sentito dire: danno voce ai terroristi islamici e zittiscono noi cattolici…) o addirittura di sentori di guerra di religione.
Su papa Ratzinger un punto di vista irrituale ma interessante è quello di Massimo Mazzucco
Diamo comunicazione degli argomenti che verranno svolti negli incontri di studio che si terranno presso la Casa di Galgagnano nei mesi di Gennaio e Marzo 2008:
sabato 19 gennaio: La nascita del buddismo cinese: un parto difficile, a cura di Mauricio Y. Marassi
domenica 20 gennaio: Il percorso religioso tra legge e trasgressione, a cura di Federico Battistutta
sabato 1 marzo: L’India prima di Buddha, a cura di Marilia Albanese
domenica 2 marzo: Il percorso religioso tra legge e trasgressione, a cura di Federico Battistutta
In seguito verrà fornito il contenuto degli incontri dei prossimi mesi.
Trovate qui il calendario delle attività già programmate sino a luglio.
Per ogni informazione:
Oggi in Giappone, nella quasi totalità dei casi (1), gli appartenenti al Soto Zen, ben lungi dall’essere “monaci zen” dediti allo zazen, al lavoro manuale ed allo studio, sono preti ordinati ancora bambini dal padre da cui hanno poi ereditato la conduzione del tempio di famiglia.
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Tempio nel quale l’attività principale, per non dire l’unica, consiste nella celebrazione, a pagamento, di funerali o cerimonie di commemorazione dei defunti.
Questo sistema si perpetua da molte generazioni grazie ai senmon sodo, centri di educazione del clero, in cui si svolgono le ango (2), periodi di tre mesi ciascuno dedicati all’educazione intensiva alle cerimonie e alla minuziosa etichetta di origine confuciana che governa la vita dei templi. Ogni prete deve trascorrere almeno tre mesi in un senmon sodo per ottenere la “patente”, detta kyoshi in giapponese, che gli permette di esercitare legalmente il mestiere. In base alla quantità di tempo trascorsa in quei luoghi ed ai ruoli ivi ricoperti si articola una gerarchia clericale complicatissima che ordina la piramide del clero.
Agli amanti del foie gras consigliamo la visione di questo video. E’ un po’ forte quindi se siete deboli di stomaco forse è meglio evitare.
Parliamo dell’ingozzamento – un’inchiesta nel paese del foie gras – il documentario e’ in francese. Se qualcuno si prestasse ad un lavoro di traduzione con sovraimpressione gliene saremmo grati.
Forse perché “le grandi potenze”, quelle che fanno le grandi schifezze, ottengono già il massimo dalla situazione di sottomissione di quel continente e non hanno così interesse a metterci sotto il naso il disastro che sta avvenendo? Mille morti in Africa non valgono molto alla borsa delle notizie che conviene mantenere calde. Valgono meno di una lacrima di Hillary.
L’articolo è di Wangari Maathai – Premio Nobel per la pace 2004.
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La situazione attuale del mio Paese, il Kenya, provoca sgomento e preoccupazione. Dobbiamo agire subito al fine di bloccare le violenze e gli omicidi insensati. Abbiamo visto tutti con orrore e profondo rammarico l’evolversi degli eventidevastanti della settimana passata. La situazione continua a peggiorare e tutti i keniani che abbiano una coscienza devono continuare a chiedere ai nostri due leaders, il Presidente Mwai Kibaki e l’On. Raila Odinga, di dialogare e porre fine agli sfollamenti, agli omicidi e alla distruzione dei beni privati.
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