Alcuni per rammentare il passaggio del Mar Rosso, altri la resurrezione di Cristo, altri ancora perché usa così… molti sono coloro che ogni anno festeggiano la domenica che segue il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera nutrendosi delle carni prodotte dall’uccisione di centinaia di migliaia di agnelli.
Dubito che questi consumatori di carni appartenenti ad animali appena nati (nella tradizione romana l’abbacchio non deve avere più di 20 giorni), abbiano mai visto un macello, un mattatoio o anche solo l’uccisione di un agnello, di un capretto. Non sarebbe sciocco vedere per sapere. Rendersi conto delle conseguenze, anche di sofferenza, dovute alle nostre scelte alimentari non può che affinare le motivazioni legate a tali scelte. Chi produce, immette sofferenza nel mondo -ovvero in un sistema interconnesso- si assume una grave responsabilità. Da altri punti di vista, abbiamo già preso in considerazione il problema con un post e nell’introduzione ad un recente libro.
PS: la seconda immagine di questo post è ripresa da Protonutrizione, un blog che si sta occupando del tema e ha già ricevuto decine di interventi, anche molto diversi tra loro: un’ottima occasione per riflettere. Però questa volta tutto è iniziato qui.