Riflessioni


Insolitamente per queste pagine, pubblichiamo una richiesta di dialogo da parte di un praticante di zazen. Spesso abbiamo sentito dire che è “proprio ciò che manca” al nostro sito. Ci pareva insulso inventarci interventi fittizi: ora che l’intervento c’è ve lo proponiamo. Chissà se l’argomento smuoverà l’inveterata ritrosia ad intervenire dei nostri lettori?

Mi chiamo River, ho 50 anni, mi sono avvicinato allo Zazen

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circa due anni fa guidato da M.Y.M., vorrei raccontarvi la mia esperienza.
Inizio col dirvi che non sono un praticante diligente, frequento senza costanza, le mie gambe sono sempre mal incrociate e tengo spesso gli occhi chiusi…

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Piero, amico e compagno di strada, mi invia la lettera ricevuta dalla madre Claudia che, assieme al marito Mario, gestisce l’ospedale di Angal, in Uganda. È un diario di ordinaria tragedia, scritto con misura e attenzione umana. Ve lo offriamo senza commento.

Caro Piero,
anche questo periodo di nostra presenza ad Angal sta volgendo al termine. Abbiamo già fatto a te e agli Amici di Angal una breve relazione sulle attività dell’Ospedale, ora vorrei rendervi

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partecipi di altri avvenimenti, che riguardano più da vicino le persone, la vita del villaggio, la mentalità degli Alùr, il nostro rapporto con loro. Sono successe alcune cose che ci hanno profondamente turbati e che hanno reso questo periodo uno dei più pesanti per noi.

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Per la prima volta gli scienzati hanno creato qualche decina di embrioni da primati adulti. Ma quali sono le implicazioni di questo impressionante passo avanti per il futuro dell’umanità ?

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Un grande passo avanti tecnologico ha permesso ad alcuni scienziati di clonare qualche decina di embrioni da una scimmia adulta, un macaco rhesus maschio di 10 anni, aprendo di fatto la possibilità di creare cloni umani utilizzando la stessa procedura.

Fin’ora i tentativi di clonare embrioni umani erano sempre stati ostacolati da problemi tecnici e dalle ben note controversie sull’eticità di questo tipo di ricerche. Ma le nuove tecniche promettono di rivoluzionare l’efficienza con cui gli scienzati potranno trasformare ovuli umani in embrioni. Gli autori di questo progresso hanno promesso di rivelare nel corso di questo mese maggiori dettagli sui loro progressi.

Questi scienziati mostreranno anche come sono stati in grado di estrarre cellule staminali da alcuni degli embrioni clonati a come sono riusciti a stimolare queste cellule embrionali a svilupparsi in laboratorio in cellule mature di cuore e in neuroni.

Gli scienzati che conoscono i dettagli di questa ricerca dicono che si tratta di una vera rivoluzione che tutti hanno atteso pazientemente poiché, fin’ora, c’era stato un certo crescente timore che alcune delle barriere tecnologiche potessero diventare ostacoli insuperabili per ottenere embrioni umani.

Questo sviluppo non è precisamente ben accetto in tutti gli ambienti. Gli oppositori della clonazione sosterranno che queste nuove tecniche di manipolazione di ovuli di primati porteranno ad un aumento del numero dei casi di creazione o distruzione di embrioni umani per motivi di ricerca.

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In seguito alle manifestazioni promosse in questi giorni dai monaci buddisti in Birmania, finalizzate al sostegno della popolazione nel richiedere condizioni di vita più libere,

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se non forse tese ad un allontanamento della giunta militare golpista, sui media -in particolare sui blog italiani (qui per esempio)- si è presentato un interrogativo più o meno esplicito: qual’è la posizione del buddismo riguardo alla lotta politica? Vi è una indicazione condivisa che possa fungere da guida per i buddisti e possa spiegare a chi buddista non è come viene affrontato il problema all’interno del buddismo? Oltre a quanto già detto nei giorni scorsi, presentiamo due articoli a questo proposito: del primo -pubblicato qui di seguito- è autore Enzo Bianchi ed è comparso su La Stampa di Torino col titolo La forza dei monaci. Il secondo, opera del curatore di questa pagina, è intitolato Incubi del terzo millennio: la politica buddista

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La forza dei monaci
di Enzo Bianchi, priore di Bose
(da La Stampa, 28 settembre 2007)

File interminabili di monaci che camminano silenziosi e risoluti in mezzo a due ali di folla con le loro teste rasate e gli abiti cremisi e arancioni; monaci accovacciati inermi di fronte a militari in assetto antisommossa; bocche abituate al silenzio coperte da mascherine antilacrimogeni; monaci anziani e giovani feriti, uccisi, imprigionati, bastonati… Il mondo sembra scoprire tragicamente solo in queste ore un intero paese e, al cuore di esso, i suoi monaci. E, stupito, si chiede quale forza interiore li muova

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Domande a Dio – Domande agli uomini

Intervento di Dai Do Massimo Strumia, membro del Comitato Interfedi in rappresentanza dell’UBI (Unione Buddista Italiana) a Torino Spiritualità in occasione

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della presentazione della “Carta dei Valori“, 23 settembre 2007.

“Come missionario buddista, non posso che condividere e sostenere questa Carta.

Devo però affermare, senza presunzione, che ciascuno di questi articoli è, per il Buddismo, dato per scontato e ovvio a partire da 2.500 anni fa, quando in India il Buddha Shakyamuni praticò e divulgò l’uguaglianza tra gli esseri, senza distinzione di sesso, di casta e di livello sociale.

Purtroppo, se apriamo gli occhi sulla realtà oggettiva, cioè sui fatti, ci rendiamo conto che questi princìpi fondamentali vengono regolarmente traditi, perché ciò che in realtà predomina è l’anima, lo spirito del branco dove il diverso, lo straniero, il “foresto” vengono percepiti come potenziali nemici.

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Riportiamo un’opinione netta su un fatto recente che a mio avviso ha dell’incredibile. E non mi riferisco solo alle critiche dell’Osservatore Romano, ma a quanti si sono affrettati ad affiancarsi e indignarsi per l’atto di terrorismo. Se il signor Rivera per il solo fatto di aver detto quelle parole è un terrorista penso che si possa estendere l’accusa -quantomeno di fiancheggiatori del terrorismo- a milioni di italiani.

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Vaticano e Rivera: terrorismo o paura della verita’?
(di Rita Guma)

“E’ terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell’amore. E’ vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile” [Dall’Osservatore Romano del 2 maggio].

Ma dove sarebbe il terrorismo delle frasi di Andrea Rivera? Leggiamole: “Il papa dice di non credere all’evoluzionismo, e ha ragione. La chiesa in duemila anni non si è evoluta affatto”. Si tratta di un’opinione – criticabile quanto si vuole – ma non di terrorismo. Terrorismo sarebbe dire che la Chiesa e’ pericolosa, e’ portatrice di violenza e va sradicata, come viene fatto spesso e volentieri nei confronti dell’Islam senza alcuna reazione politica e mediatica. Qui si fa ironia, come su un amico un po’ tocco che pero’ tocco non lo e’ affatto, ed infatti ha il massimo spazio su giornali e TG, quindi non e’ neppure discriminazione verso i piu’ deboli. Se fosse l’una o l’altra cosa lo condanneremmo anche noi.

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Copertina Diario

Dopo aver dato notizia del diffondersi della tesi del complotto riguardo all’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre 2001, tesi di cui la trasmissione televisiva Report ha dato di recente conto trasmettendo, pur col beneficio del dubbio, un documento filmato che mira a comprovare la responsabilità dell’amministrazione americana nell’organizzazione ed esecuzione dell’attentato, è da parte nostra doveroso segnalare altre voci indipendenti, che invece mirano a smontare la tesi complottista. La più interessante appare quella della rivista Diario, diretta da Enrico Deraglio, e segnalata su la Repubblica da Mario Pirani. Nel numero 37/38 del 29 settembre 2006, Deaglio in un lungo articolo da new York, intitolato “Il cospirazionista e il meccanico popolare” cita diffusamente una “vera inchiesta vecchio stile” di Popular Mechanics. “Pubblicato dalla Hearst Corporation, tradotto in tutta l’America latina e in Sud Africa, Popular Mechanics è quel genere di giornale che presenta i nuovi modelli di automobile e i nuovi tagliaerba, discute del futuro dei raggi laser, consiglia sull’uso dell’inox nella stanza da bagno e analizza i libretti di istruzione degli elettrodomestici. Due anni fa la rivista promosse un’inchiesta in profondità sull’11 settembre analizzando le teorie cospirazioniste. Mise al lavoro 30 giornalisti e intervistò 300 esperti e concluse, in un numero speciale del marzo 2005, che nessuna delle teorie resisteva alla prova dei fatti. Ora tutto il lavoro è diventato un libro, Debunking 9/11 Myths, a cura di David Dunbar e Brad Reagan, Hearst Books” (pag. 13). Non è possibile presentare qui le argomentazioni riportate dall’articolo di Deraglio, che è lungo e circostanziato: e del resto la nostra intenzione, nel riferire sul sito questo tipo di notizie, non è certo quella di prendere parte per una tesi o per un’altra né di invogliare i lettori a schierarsi. Al contrario: si tratta di fornire elementi di valutazione, il più possibile verosimili ma mai certificabili come assolutamente veritieri, in modo che chi legge eserciti le proprie facoltà intellettuali di analisi, di indagine, di svelenimento da ogni pregiudizio. Consigliamo dunque anche la lettura dell’articolo di Diario, che nota anche come la tesi del complotto dilaghi su Internet e approdi in televisione, mentre le argomentazioni dell’inchiesta di Popular Mechanics non sono prese in considerazione dai “cospirazionisti” soprattutto con l’argomentazione che il giornale fa parte della catena Hearst e quindi della Verità Ufficiale, e conclude: “Così oggi, a cinque anni di distanza dagli attentati, stanno le cose. Tutto quello che abbiamo visto può essere vero o può essere falso. Osama bin Laden si lamenta perché gli è stato tolto il copyright del più grande omicidio della storia e una piccola folla di dilettanti in aviazione civile e demolizioni di grandi edifici si propone come depositaria di terribili verità scientifiche.(…) E’ sempre stata dura confrontarsi con il meccanico: dice sempre cose sgradevoli. In genere, ti dice che non avevi fatto la manutenzione. Poi scopri che aveva ragione lui.

(Letture consigliate: oltre a Debunking 9/11 Myths ampiamente citato nel testo, l’appena uscito Theater of War di Ian Buruma. (…) racconta come l’amministrazione Bush abbia professionalmente sfruttato i media per sostenere la sua guerra in Iraq. Molto convincente e vicino a noi” [da Diario] (pag. 16).

Giuseppe Jisō Forzani

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