Generali


Questa volta l’occasione è venuta proprio dal dialogo.
Un libro non nasce da un giorno all’altro: prima di arrivare in libreria c’è un lungo processo nascosto nel quale maturano tante cose. Alcune si perdono per strada, altre, con il contributo di molte persone divengono parole, carta, inchiostro, libro.

copertina corretta

Tempo addietro, fra’ Matteo Nicolini-Zani, monaco di Bose, coordinatore della commissione italiana del DIM, Dialogo Interreligioso Monastico, pensò di comporre un testo che mettesse fianco a fianco l’elemento base del cristianesimo, l’amore, con quello che da molti è ritenuto essere la base etica del buddismo: la compassione. Da questa idea nasce il processo che ha condotto a produrre il libro che vi sto presentando: Incontrarsi al cuore. Un dialogo cristiano-buddhista sull’amore-compassione. Nella parte che mi compete troverete due capitoli: il primo -parzialmente mutuato dal seminario che tenni nel giugno 2014 a Camaldoli– vuole essere un riassunto del senso vitale della religione buddista, vista soprattutto sotto l’aspetto di ahimsa, karuna, maitri. Il secondo, invece, nasce dalle letture dei brani che Matteo scriveva e, a mano a mano mi inviava. Un partita di tennis verbale senza esclusione di colpi, sincera e amichevole.
L’Editore Pazzini ha poi fatto il resto: ora è una realtà che, se volete, potete acquistare on line oppure ordinare in libreria.
Un grazie particolare a Jiso Forzani, che ha accettato di scrivere la prefazione: come sempre arguto e ficcante, ed a Giordano Remondi, direttore della collana in cui è inserito il libro, che pazientemente ha messo assieme tutti i pezzi che gli abbiamo inviato, dando forma a ciò che forma -ancora- non aveva.
Matteo, idealmente, è qui a fianco a me che partecipa ai ringraziamenti.

Questa volta è a Lodi che la Stella fa capolino, voce solista gjf, domenica 10 maggio, alle ore 10,30 nell’ex chiesa di santa Chiara Nuova, in via della Orfane. Nell’ambito del Festival dei comportamenti, un’iniziativa a cadenza annuale organizzata dall’assessorato alla cultura e varie associazioni locali: quest’anno il tema è Condividere la terra, condividere risorse. Il titolo dell’intervento è Natura creata, spirito della natura. Il sottotitolo introduttivo recita: “Elementi di riflessione

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sul rapporto fra uomo e natura nel pensiero cristiano occidentale e nella visione buddista orientale”. Il proposito è di parlare di come il dialogo religioso possa aiutare a osservare con sguardo nuovo ataviche concezioni, come quella narrata nel libro della Genesi, che continuano a influenzare profondamente il corso della storia umana e delle nostre vite. Con la speranza che altre voci permettano poi al monologo di evolvere in dialogo.

Ringraziamo http://grist.org/ per l’immagine

Dopo 5 anni di servizio, un anno più del previsto, Jiso Forzani ha terminato il suo mandato come direttore dell’Ufficio Europeo del Buddismo Sotozen.

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Un incarico dove la molteplicità, la diversità e la specificità delle sedi obbligano ad un continuo e, a volte, estenuante lavoro di mediazione.
Dal primo aprile u.s. è nuovamente libero di partecipare alle attività della Stella, senza problemi di conflitto di interessi.
Bentornato!

Qui è possibile leggere la sua lettera di commiato ai membri europei del Buddismo Soto Zen.

È successo di nuovo, anzi sta per succedere. Grazie ai buoni uffici ed all’organizzazione di Patrizia Gioia domenica 19 aprile a Milano, in via Lomazzo 13 dalle ore 16 parleremo di dialogo interreligioso. Questa volta dialogo parlato,

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monologato più che praticato.
Saremo ospiti di Spazio Studio: luogo di incontro, crocevia di religioni, poesia, arte del dire e del mostrare.
In  circa  tre  ore,  speriamo  sia possibile rappresentare l’importanza per le persone normali (non esistono le persone normali…) di un’attenzione intima al dialogo interreligioso. Se pensate di partecipare, potreste prenotare un posto (quelli a sedere non sono molti) scrivendo a infospaziostudio.net
(Ringraziamo Prem Viaggi per l’immagine)


In principio fu Mazzocchi, che -parlando della strage di Parigi- segnalava il terrorismo dei kalashnikov […] e il velato ma altrettanto violento terrorismo della satira, perché, è il senso del suo scritto, “libertà di stampa sì, però…”. Poi, lasciato Luciano alle sirene televisive, è iniziata la serie di dichiarazioni del papa: la frase “sul pugno”, poi la precisazione su quella frase col vangelo che è vero in teoria e il paragone tra le famiglie numerose e le conigliere.
Recentemente, ancora da parte del papa, vi è stata la legittimazione ai genitori che picchiano i figli, purché i bambini non li si colpisca in faccia però! I genitori violenti sono da scoraggiare; invece così: “l’ha detto anche il papa!”, e giù botte.
Fatte salve buona fede, buone intenzioni ecc. ecc. da parte di entrambi, poiché pare che nessuno dei due sia in grado di uscire da sé stesso ritengo che in proposito occorra un chiarimento su un piano non banale.
La guerra, -che sia dell’ISIS, in Ucraina o in Nigeria- si alimenta di violenza a cui si risponde con violenza, che a sua volta…
Il vangelo taglia questa catena senza l’uso del senso comune, del pensiero logico, umano, che pesa i fatti della vita di ogni giorno. Altrimenti sarebbe intelligenza e nulla più. È un piano religioso perché attinge ad un livello etico inumano, assurdo pur di essere giusto. Infatti propone amore in cambio di violenza. Questo è porgere l’altra guancia e ama il tuo nemico. Non il: “vabbe’, gli ha dato un pugno, però aveva insultato sua madre…”. È la non logica del: “hai insultato mia madre. Mi dispiace, mi fa soffrire e ti voglio bene ugualmente”.
Se così non fosse la croce non avrebbe senso religioso, ma solo giudiziario. E Gesù, bestemmiatore e arruffapopolo, un rompiscatole come tanti.
Se coloro che si fregiano del titolo di cristiani, soprattutto il papa, vicario di Cristo, non testimoniano lo scandalo della croce ma si aggiungono al coro dei “signora mia…” è la fine del vangelo. Che, da solo, non interromperà mai le guerre. Non è fatto per quello. Esiste per indicare la via della pace nel cuore di ciascuno, ad uno ad uno.
Ai leader cristiani si chiede di testimoniarlo con la vita, propugnarlo al di là del loro interesse e del loro stesso pensiero, dicendo alle centinaia di milioni di cristiani che è tutt’altro dal senso comune. Allora, forse, ci saranno meno (sé dicenti) cristiani ma qualcosa cambierà, persino nell’ISIS.
Altrimenti Gesù, la croce, non solo se l’è andata a cercare, ma del tutto inutilmente.

Molto impressionato da ciò che è appena accaduto in Francia (chi uccide un Wolinski è un barbaro oltre che un assassino) penso possa essere importante ragionare su un aspetto spesso negletto delle tre religioni monoteiste, Ebraismo Cristianesimo e Islàm, originate dallo stesso ceppo.
La pretesa di sapere com’è Dio, soprattutto se sostenuta dall’affermazione delirante “(me) lo ha detto Lui” è l’inizio di una spirale che porta in sé un grande potenziale di violenza. Il primo atto sta proprio nel pretendere di sapere com’è Dio nel numero, ovvero che sia uno (due, tre o dieci, da questo punto di vista sarebbe lo stesso), che non può avere altra conseguenza che l’affermazione “il Mio è l’unico Dio”. Da cui: il vostro è falso. Ma siccome l’affermazione è ovviamente speculare: ecco un’ottima occasione per fare la guerra. La seconda problematica che discende dal sapere com’è Dio è quella che riguarda il conoscerne la volontà, soprattutto se “ce lo ha detto (o scritto) Lui”. Ora, se io so che “Lui lo vuole” sono giustificato nel compiere qualsiasi nefandezza. Dall’inquisizione, al cacciare di casa la gente perché quella terra è mia, sino all’uccidere Wolinski e gli altri.
Le vignette pubblicate da Charlie Hebdo erano abbastanza cretine e, temo, in tempi non lontanissimi si poteva essere bruciati anche per molto meno.
Penso sarebbe un grande passo avanti se giornali, blog, riviste, televisioni di ispirazione islamica le pubblicassero. Magari condannandole, criticandole…

PS: se qualcuno intende commentare, intervenire, interloquire è benvenuto. Cortesemente però chiedo che nell’eventualità venga usato il termine “Dio” o equivalenti (il Signore, Allah, Yahweh ecc.) a fianco si scriva che “cosa” si intende con quel termine, grazie.

PPS: per problemi di hacker potreste trovare chiuso l’accesso ai commenti. Se al primo tentativo una scritta vi dice che avete già superate il terzo, non insistete, riprovate dopo un poco. Quanto? Un poco.
Se la cosa è… urgente scrivetemi: yushinlastelladelmattino.org

C
ome lo scorso anno BZ è “il tremendo”. Un’immagine, a specchio, del criceto che ha paura di uscire dalla ruota. Il tutto condito con l’umorismo che porta allo stallo (ma il bicchiere che cade fa pensare ad uno scacco): tragedia in salsa italiana.
Filosofando un po’, per un tempo che inizia un altro è finito, chiuso, andato. Si sa. Succede continuamente, ma a volte vorremmo il nuovo tentando di tenerci stretto il cadaverino del vecchio. Vorremmo che rimanesse tutto qui, per non perdere nulla delle nostre carabattole.
Dicono che il rimedio, la cura di questa coazione consista nel vedere, capire e considerare che perdita è guadagno, e poi, alé, si accetterà la perdita come se fosse una festa.
Secondo me è un’ottica un filino troppo buonista; mi ricorda affermazioni tipo “la vita è comunque bella”, “il mondo è meraviglioso”…

Perdita è perdita.
Libertà è perdita totale.

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