Sab, 9 Dic 2006
Addio monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo, cime ineguali note a chi è cresciuto tra voi e impresse nella sua mente…
Sab, 9 Dic 2006
Addio monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo, cime ineguali note a chi è cresciuto tra voi e impresse nella sua mente…
Mer, 6 Dic 2006
E se l’estinzione del desiderio NON fosse possibile?
Cfr. G. Leopardi, Operette morali, Dialogo di Malambruno e di Farfarello
Dario Rivarossa
Sab, 25 Nov 2006
Del settimo sigillo e dintorni
I buddisti (“gente idola”, già diceva Marco Polo settecento anni or sono) spesso sostengono che il futuro non esiste poiché, al pari del passato, è solo immaginato. E quando si presenta lo può fare solo in quanto presente; quindi lui, il futuro, è comunque estraneo, non ha permesso di soggiorno nella realtà agìta e vissuta; quella vera, fatta di sudore e di fatica. Ora, se ci fate caso, per dire tutte queste belle cose, dobbiamo essere vivi: non ho mai visto né sentito di nessuno che, non vivo, ossia già bello che morto, andasse sproloquiando di futuri e di presenti. Per cui noi (io che scrivo, voi che mi leggete) dobbiamo essere vivi. Io nel momento in cui scrivo, voi nel momento in cui leggete. Se ora (ciascuno nel suo ora) siamo vivi, è normale dare per scontato che moriremo. Oddìo l’ho detto; ma solo così, per dire: non è cambiato nulla, niente di diverso da come era già.
E questo, ossia che moriremo, è altrettanto sicuro quanto il fatto che siamo vivi. Infatti è proprio la condizione di “vivi” che ci concede il lusso di sapere con certezza che moriremo: uno degli assiomi più tranquilli da sempre è: chi vive morirà. Però sino a che siamo vivi non possiamo essere contemporaneamente morti. Altrimenti sarebbe, quantomeno, un pasticcio; non si saprebbe più che senso hanno le parole e patapìn e patapàn… Perciò proprio nel dire “siamo vivi!” escludiamo che siamo morti, che è già un bel sollievo. E questo, cioè “siamo vivi”, lo possiamo dire in qualsiasi momento: purché sia un presente (tralasciamo le registrazioni audio ascoltate dopo la dipartita dell’autore e simili…). Questo vuol dire che se nel presente ci siamo noi non ci può essere morte: se ci fosse non potremmo dire “siamo vivi”. Ora, se la morte è sicura e contemporaneamente non può essere del presente, può essere solo del passato o del futuro. Scartiamo il passato perché non siamo in un film di fantascienza. Allora, se la morte può essere solo del tempo futuro e noi siamo sicuri della morte, è la morte che ci garantisce la certezza dell’esistenza del futuro. Perciò è proprio grazie alla morte che possiamo fare progetti e sposarci e tutta la manfrina, perché sino a che non siamo morti siamo sicuri di avere un futuro: tutto il tempo che ci separa dalla morte. Ovvero, il nostro tempo-vita più “ricco” (è ancora vergine, vuoto: può portarci la fortuna la felicità la salvezza dai buddisti, qualsiasi cosa) lo abbiamo e lo avremo grazie alla morte. Ossia grazie al fatto che la Nera Signora non c’è. Se ci fosse: addio futuro. E anche addio presente. Ma nella realtà di quel caso il problema non si pone; infatti nel momento in cui c’è morte non ci siamo più noi, e penso si possa supporre che in nostra radicale assenza, l’accadere di qualsiasi cosa, anche lo spadroneggiare della Nera Signora, non ci disturberebbe affatto.
mym
Gio, 23 Nov 2006
Le Edizioni Paoline hanno appena ri-pubblicato uno dei testi più preziosi della spiritualità antica, gli “Stromati” di Clemente di Alessandria, scritti agli inzi del III secolo d.C. La nuova edizione è arricchita da una bibliografia aggiornata, da un’introduzione a cura del massimo esperto attuale sul tema, e da 4 Indici (biblico, dei nomi antichi, dei nomi moderni, analitico).
Clemente, personaggio poco noto ma che fu addirittura il maestro di Origene, è una delle menti più ampie e più ecumeniche della teologia. Tra l’altro, più volte negli Stromati compaiono riferimenti ai buddisti, anzi si trova anche esplicitamente citato il nome “Budda”, cosa rarissima nella storia del cristianesimo antico; e sempre con apprezzamento del loro stile di vita monastico.
Lun, 20 Nov 2006
E´ un «Tibet che non c´è più» quello che Mirco Gadda, 39 anni, cameraman di professione e fotografo per passione, mette in mostra all´India World di Bologna dal 18 novembre al 7 gennaio con la rassegna “Tibet tashi dele“. Trentacinque scatti frutto di un viaggio compiuto nel 1997 in Tibet, tra povertà e misteri di una terra ricca di spiritualità e magia, tra luoghi incontaminati e primordi di un progresso che rischia di snaturare cultura, tradizioni e paesaggi. Un progresso portato avanti con forza dai Cinesi, la cui influenza politica ed economica continua ad essere determinante. E incontrastabile.
Un progresso fatto di strade, attività commerciali, Internet point e ferrovie (la Pechino- Lhasa) che farà del Tibet un approdo turistico che gli stessi abitanti della remota regione himalayana temono e rifiutano.
E´ un grido d´allarme quello lanciato da Gadda, che vuole richiamare l´attenzione sul cambiamento subito dal Tibet in questi ultimi 10 anni.
Quello da lui immortalato è il Tibet dei monasteri, dell´attività lenta e metodica dei monaci buddisti, delle processioni delle donne, dei mercati, degli uomini che con la sola forza e creatività delle mani realizzano opere d´arte.
Personaggi e volti che emanano tranquillità, serenità; dove i sorrisi della gente rivelano la perfetta simbiosi esistente tra loro e la loro terra. E la rassegna, composta da 35 foto di 50 centimetri per 70, propone al visitatore un viaggio.
Il viaggio percorso dallo stesso Gadda da Katmandu a Lhasa. Un viaggio reale, che poco lasciaall´immaginazione e alla rassegnazione, tra la tristezza per un passato recente che sembra scomparso e la paura della nascita di un Tibet sconosciuto, moderno, stravolto.
Dom, 8 Ott 2006
Nella rubrica Retropensieri è uscito il numero di ottobre del fumetto Buddazot, di Paolo Sacchi.
Come i numeri precedenti anche questo è comodamente scaricabile in formato PDF.
Gio, 5 Ott 2006
IsIAO Emilia-Romagna
Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente
Ravenna, Faenza, Lugo, Bagnacavallo
3 Ottobre – 12 Novembre 2006
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