Generali


G li Ateniesi -la cui città simboleggia, nella vibrante rievocazione dello storico Tucidide, il modello della democrazia e della libertà nella sfera sia pubblica che privata, il rispetto delle leggi, la capacità di godere delle feste e dei riti come della prosperità economica, la liberalità di vita conseguente alla vivacità della cultura- quegli stessi Ateniesi operano nella storia, come tutti gli uomini, indipendentemente da qualsiasi forza trascendente, sia essa rappresentata dagli dei o dal fato.

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Origine e motivazione della storia è unicamente la natura dell’uomo, e in questa è innata, secondo la visione del mondo tucididea, la legge del più forte: “E’ sempre stata una norma che il più debole sia assoggettato al più forte.” (Hist. I, 76)

Il Codice Da Tokyo

  • Assioma 1: il sole tramonta a Occidente, poi risbuca al mattino a Oriente. Così che l’Oriente è allo stesso tempo la negazione e la realizzazione luminosa dell’Occidente.
  • Assioma 2: nel XIX secolo, il punto di contatto tra Occidente e Giappone è rappresentato dai commercianti olandesi.

Il simbolo per eccellenza dell’arte giapponese è il pittore Tokitaro, alias Tetsuzo, alias Shunro, alias Sori, alias Hokusai, alias Taito, alias Iitsu, alias Manji, per gli amici “Hokusai”. La sua vita (1760-1849) non fu meno sfuggente del suo nome; suo padre era forse un artista o forse un pulitore di specchi alla corte dello Shogun; sua madre, forse una concubina, forse la figlia di uno dei gloriosi 47 Ronin passati nella leggenda. Certo è che di fronte allo Shogun, cioè Generalissimo, il pittore non dimostrava un eccessivo timore reverenziale, visti certi sketch che si permetteva in sua presenza. Una familiarità che però non gli impedì di vivere povero e libero.

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Buddista della scuola di Nichiren e fedele devoto della Stella polare considerata come divinità, Hokusai potrebbe essere considerato il massimo esponente dell’arte non-cristiana. Ma, per l’Assioma 1, proprio questo potrebbe essere il suo legame più profondo con le miniature e gli affreschi prodotti in Occidente. Del resto, per l’Assioma 2, qualche rapida occhiata all’arte occidentale Hokusai potrebbe averla gettata in occasione delle sue visite – proibitissime – a mercanti olandesi che gli richiedevano – proibitissime – pitture da esportare.

Ma soprattutto la non-cristianità ovvero, per l’Assioma 1, la profonda cristianità della sua opera nasceva dal profondo, dal modo in cui si poneva di fronte alla realtà.

Alcuni disegni di Hokusai sembrano infatti la versione speculare, identica e contraria, di temi che hanno caratterizzato per secoli le incisioni e pitture occidentali. Si prendano le raffigurazioni moralistiche in cui la donna si specchia, e nello specchio si riflette il muso del diavolo: nella Ragazza alla toeletta di Hokusai (1797 circa; British Museum), invece, a riflettersi nello specchio è il volto sorridente di una divinità benigna. O ancora, la Madonna minacciata dalla Bestia apocalittica diventa la deliziosa Dea cinese Taichen Wang Furen e drago con lo strumento musicale qin (1798). Sarà un caso se la dea cinese è in piedi su una nuvola, e un lembo della sua veste suggerisce la forma di un serpente, come quello al tallone di Maria? Gli ingredienti sono sostanzialmente gli stessi, l’atmosfera è l’opposta.

Desiderio di negare il male del mondo? O piuttosto, sguardo di chi è avanzato in un cammino di liberazione? “Tra il samsara e il nirvana non c’è la più piccola differenza” insegnava Nagarjuna: la donna rimane donna e il drago rimane drago, ma sono visti entrambi da una prospettiva ribaltata. Il male esisterà sempre, ma siamo in grado di circoscriverlo, come l’oscuro cetaceo nella Caccia alla balena presso Goto, della serie “Mille immagini del mare”.

In numerose opere degli anni ’30 inoltre Hokusai inserisce alberi in posizioni strategiche, p.es. all’inizio di una strada o in primo piano al centro dell’immagine. In Giornata autunnale a Choko, della serie “Otto vedute delle isole Ryukyu”, a capo di un ponte che introduce in una natura incontaminata crescono due piante, una secca e una rigogliosa; fanno pensare agli alberi sullo sfondo della Risurrezione di Piero della Francesca, uno dei più sereni artisti occidentali. Dalle tenebre alla luce, per l’Assioma 1.

Resta da individuare l’autore stesso, nella fantasmagoria di immagini da lui create. Sulla copertina della sua ultima opera, il Libro illustrato sull’uso del colore (1848), compare un attivissimo pittore che tiene pennelli con entrambe le mani, tra i denti, tra i piedi! Non può essere altri che Hokusai, sebbene parecchio ringiovanito. Il suo profilo, le basette e i baffi sono identici a quelli del letterato che contempla il monte Fuji (1834-35; nella foto), il quale indossa una veste decorata con uccelli che potrebbero essere fenici. Quest’ultimo è un soggetto raro in Hokusai, ma raggiunge il suo trionfo in uno degli ultimi capolavori del maestro, la Fenice dipinta nel tempio Ganshoin a Obuse (1842-45). L’uccello è arrotolato su se stesso in modo da somigliare a un volto umano che ride. Risus paschalis, dicevano nel Medioevo occidentale. Ultima deduzione dall’Assioma 2: era un commerciante olandese anche Baruch Spinoza.

dr

MASSIMILIANO FINAZZER FLORY presenta

RAIMON PANIKKAR

a colloquio con il suo pensiero Filosofia, Religione, Mistica

MARTEDÌ 6 MARZO 2007 ORE 18.00
Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi”
Sala Puccini via Conservatorio, 12 – Milano

Ingresso libero fino ad esaurimento posti – Info. 349.0908883

Kannon

Come un seme che cade fuori dall’orto

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Se troverà le condizioni minime germoglierà
E non potrà che germogliare ciò che è
Non avrà le cure dell’ortolano
Non sarà “riconosciuto”
Non avrà un nome
Non sarà colto per farne pietanza
Ma anch’esso canterà la verità.

Non farò voti, non scioglierò voti

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Come l’albero non fa il voto di fare ombra
Come chi cerca il cuscino nella notte
Così con ogni mio respiro risveglierò ogni essere
Come non potrebbe essere altrimenti?

01.03. 07
h. 6.26

sc

Questo articolo riassume la conferenza tenuta il 1° febbraio 2007 al Liceo scientifico “Galileo Galilei” di Perugia nell’ambito del seminario di studio “Dante tra poesia e scienza”, organizzato dai docenti del triennio Ilva Simoncini (Italiano) e Gildo Castellini (Scienze). Il secondo incontro del seminario si terrà al Liceo Galilei di Perugia il 1° marzo, sui canti VIII e XI del Paradiso, con conferenza dal titolo “La provvidenza: la complessa matematica della storia”.

1) L’universo di Dante (che lui a sua volta riprende da Tolomeo), visto con gli occhi di oggi, ha parecchi problemi.

La Terra si trova al centro dell’universo, e intorno le ruota la Luna, e fin qui il modello è comprensibile. Dopo la Luna ci aspetteremmo Marte, e invece c’è Mercurio: in pratica è come se l’uomo, dopo aver raggiunto la Luna, dovesse mirare a Mercurio; progetto che la NASA non ha mai accarezzato. Quanto a Marte, secondo Dante si troverebbe più lontano del Sole, perciò dovrebbe essere più facile inviare una sonda sul Sole che su Marte. Le stelle si trovano tutte sulla stessa superficie, come quelle di un presepe, ecc.

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Eppure, in mezzo a questa cosmologia un po’ sorpassata, spunta qualche idea moderna. Per esempio il nono cielo, detto Primo Mobile (non previsto da Tolomeo), è invisibile ma trasmette il movimento al cosmo intero. In fondo, anche adesso la Fisica afferma l’esistenza di realtà che non si vedono: buchi neri, materia oscura… e che sono fondamentali per il funzionamento dell’universo. Quanto al fatto che la Terra sia collocata al centro, di per sé non è un errore: Einstein insegna che nessun osservatore ha un punto di vista privilegiato, quindi va altrettanto bene prendere come punto fisso la Terra o il Sole, con buona pace di Galileo.

1 bis) Che però l’universo di Dante sia più complesso del previsto lo dimostra il canto 22 del Paradiso, quando il poeta osserva sotto di sé tutti i pianeti e rimane stupito dai loro movimenti e rapporti reciproci. In teoria dovrebbe essere tutto assai lineare, con la Terra immobile al centro e i cieli che le ruotano intorno seguendo orbite regolarissime, e invece Dante si accorge che la faccenda è più intricata. Come se non corrispondesse all’ipotesi di partenza.

2) Soprattutto, Dante rivela la sua modernità scientifica quando parla degli angeli. O che c’entrano con la scienza? C’entrano, perché per Dante gli angeli sono i motori dell’universo; sono loro stessi a costituire le leggi fondamentali dell’universo, svolgendo il ruolo che oggi noi assegneremmo al Big Bang, alla luce, alla teoria della relatività.

Tre punti, riscontrabili in Paradiso, canti 28 e seguenti:

* Il numero degli angeli è incalcolabile, supera le nostre capacità matematiche. Lo stesso vale per il cosmo, secondo la scienza del XX-XXI secolo.

* La disposizione degli angeli in paradiso costituisce il modello dell’universo, ma modello e universo non combaciano, anzi sembrano opporsi: i cerchi angelici hanno una forma, l’universo ne ha un’altra, così che la corrispondenza va trovata con il ragionamento. Allo stesso modo, tutta la Fisica attuale è altamente speculativa, non immediata. Esempio: quando Newton diceva che le mele cadono a terra, è una cosa che possiamo constatare con i nostri occhi. Quando invece l’attuale teoria delle “corde” o “stringhe” sostiene che nello spazio esistono una decina di dimensioni, si tratta di pura matematica astratta: noi di fatto vediamo solo tre dimensioni, le altre sono “arrotolate”, eppure la loro presenza impercettibile renderebbe ragione dei macro-fenomeni del cosmo.

* Dante inoltre dice che l’universo fu sconvolto meno di 20 secondi dopo la creazione, a causa della caduta di Lucifero, la quale ebbe anche conseguenze fisiche, non solo morali. Così, con un linguaggio medievale spontaneo, Dante anticipa la teoria del Big Bang, secondo cui tutto si è giocato nei primi tre minuti, che hanno condizionato ogni sviluppo successivo.

3) Due passi nella fantascienza.

* A ben pensarci, il Paradiso dantesco è rivoluzionario: non è un “al di là” ma coincide con il cosmo fisico. Dante visita la luna, i pianeti, le stelle e vi trova… forme di vita intelligente (che per lui sono le anime dei beati), esseri luminosi come gli alieni di Incontri ravvicinati o Cocoon.

* E ancora, arrivato all’Empireo, vede tutti i beati radunati in una sorta di mega-stadio. Questo oggetto è creato dalla luce di Dio che si riflette sulla superficie del Primo Mobile. Ma un’immagine tridimensionale prodotta da un raggio riflesso si chiama “ologramma”: è senza dubbio il primo ologramma della storia.

4) Nella visione finale di Paradiso 33, Dante vede tutte le cose “conflate”, concentrate all’interno di Dio stesso. Con un passo ulteriore, negli ultimissimi versi, contemplando il mistero di Cristo Dio-Uomo, dice che in lui i confini di Dio coincidono con quelli della materia, “si convenne l’Imago al Cerchio”. Sì, la materia è infinita, è un attributo di Dio stesso – e qui ci sta bene un parallelo con la filosofia di Baruch Spinoza.

Riassumendo: si parte da un modello del mondo che sembra riduttivo, poi invece ci si allarga sempre di più, fino a concepire un universo infinito.

… E chiamatelo “medievale”!

dr

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Il sito ha una nuova collaboratrice, Cristina, ed una nuova pagina: All’ombra del Partenone dedicata interamente alla cultura greca antica.

Forse vi sarà chi si chiede che rapporto abbia la cultura greca antica con il buddismo.

È una buona domanda, anche se sarebbe bene chiedersi prima che cosa c’entri tutto il resto, con il buddismo. In senso per nulla pessimistico, penso che the show must go on nel modo meno smandrappato (1) possibile.

Senza arrivare ad estremi al limite della neurodeliri quali: “Non ti lamentare, crepa in silenzio e sii un bel cadavere” vorrei ricordare che sono almeno 30 secondi che state leggendo queste righe.

mym

(1) Smandrappato: (gerg.) scamiciato, vestito con abiti sgualciti o laceri; anche: malridotto, scalcinato. Etimo incerto. (Dizionario di Italiano, UTET-De Agostini, Novara 2004)

Buddazot

E’ uscito il nuovo numero di Buddazot , il n.7, di Paolo Sacchi, disponibile anche in PDF sotto la licenza Creative Commons.

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