Generali


Un poco perché fa caldo, un poco perché mi è stato ricordato da una mail, un poco perché non sempre i validissimi collaboratori del sito forniscono materiale con cui tenere fresca la home di questa pagina, questa volta non pubblico un inedito.

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E’ un articoletto già uscito sulla Stella cartacea un paio d’anni orsono. In origine era nato come collaborazione ad un lavoro sulla morte elaborato da alcuni amici del dojo di Torino, poi mi è parso divertente e così eccolo qui.

Il ritardo della morte

I buddisti (gente idola, già diceva Marco Polo settecento anni or sono) spesso sostengono che il futuro non esiste poiché, al pari del passato, è solo immaginato. Atteso. Sperato. E quando si presenta lo può fare solo in quanto presente; quindi lui, il futuro, è comunque estraneo, non ha un permesso di soggiorno nella realtà agìta e vissuta; quella vera, fatta di sudore e di fatica. Però, se ci fate caso, per dire tutte queste belle cose, dobbiamo essere vivi: non so voi, ma io non ho mai visto né sentito di nessuno che, non vivo, ossia già bello che morto, andasse sproloquiando di futuri e di presenti.

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San Giovanni della Croce, La notte oscura, a cura di Grazia Sanguinetti in Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, presentazione di mons. Santino Chiappe, Piero Gribaudi Editore, Milano 1993

La non paura della notte

S. Giovanni della Croce in quest’opera compie e fa compiere un “cammino”. Non si tratta di un “cammino” semplice, accompagnato da una luce o da una guida. L’uomo è solo in una notte oscura. Capiamo la forza semantica dell’aggettivo oscuro, soffermandoci durante la lettura a riflettere sul suo significato.

Se proviamo un senso di smarrimento significa che stiamo vivendo il testo da un angolatura mistica. Questo testo, come altri appartenenti al campo della mistica, è una spina nel fianco per ogni formalismo religioso; per questo motivo e per altri, la mistica non è stata ben vista dalle gerarchie fino a poco tempo fa.

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1999
La poesia è un’amante capricciosa.

Ho atteso più volte alla sua porta

Mentre lei non mi faceva entrare.

Poi in un attimo, un giorno

Ti sorprende

Ed hai il suo corpo fra le tue mani

Un lampo!

E ti ritrovi un istante dopo

Ad arrancare un verso.

La poesia ha un difetto

Non te ne puoi liberare

Un’amante almeno, la puoi uccidere!

Ora è meglio che torni allo Zuimonki

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Raimon Panikkar, a cura di Milena Carrara Pavan, presentazione di Julien Ries, La pienezza dell’uomo. Una cristofania. Jaca Book, Milano 1999.

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La sfida di uno spirito raro.
Nelle pagine di questo libro sono condensati 50 anni di riflessioni e studi.

La lettura non è semplice, richiede impegno; l’autore ci chiede di seguirlo attraverso il percorso spirituale che il testo intraprende. La fatica viene compensata da pagine davvero dense di bellezza.

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Per quanto possa apparire incredibile McDonald’s riesce ancora una volta a stupirci inventando un nuovo “mostro”: le patatine che non deperiscono mai.

Se ne parla sul blog Protonutrizione.

Ricordate Morgan Spurlock regista

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del documentario Supersize me reportage in cui Spurlock stesso si sottopone a un esperimento per dimostrare come ci si riduce dopo 30 giorni mangiando tre pasti consigliati o sponsorizzati da Mc Donald’s? Ora Spurlock ha prodotto un video che è un vero e proprio horror alimentare…

Hannah Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1964.

Titolo originale: Eichmann In Jerusalem.

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La filosofa affronta, in questo libro, un problema ancora oggi irrisolto: la mancanza di un diritto internazionale, riconosciuto da tutti i paesi. Il processo Eichman, che lei racconta, è solo lo sfondo sul quale vengono proiettate una serie di problematiche come il male, la pace, la responsabilità.

Chi è Eichmann? Uno spietato criminale nazista, oppure un semplice funzionario che obbedendo agli ordini faceva partire in orario i treni per la deportazione degli ebrei?
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AA.VV., Il Papa chiede perdono, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000.
Un testo di coraggio e che invita a saperne di più.
Vengono riportati vari passi di discorsi fatti da Giovanni Paolo II

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durante il suo pontificato. Elemento centrale di questi discorsi è il perdono, che la Chiesa chiede e concede. Una forte opera di purificazione della memoria di un istituzione di cui Giovanni Paolo II fu a capo e di questa responsabilità sentì profondamente il peso. (altro…)

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