Generali


Nell’Abazia di San Giuliano
Buon Dio nel quale non credo, buon Dio che non esisti,
(non sono gli oggetti mai visti più cari di quelli che vedo?)

Io t'amo! Ché non c'è bisogno di creder in te per amarti
(e forse che credo nell'arti? E forse che credo nel sogno?)

Io t'amo, Purissima Fonte che non esisti, e t'anelo!
(Esiste l'azzurro del cielo? Esiste il profilo del monte?)

M'accolga l'antica Abazia; è ricca di luci e di suoni.
Mi piacciono i frati; son buoni pel cuore in malinconia.

Son buoni. "Non credi? Che importa? Riposati un poco sui banchi.
Su, entra, su, varca la porta. Si accettano tutti gli stanchi."

Vi seggo - la mente suasa - ma come potrebbe sedervi
un tale invitato dai servi e non dal padrone di casa.

"Riposati, o anima sazia! Riposati, piega i ginocchi!
Chissà che il Signore ti tocchi, chissà che ti faccia la grazia."

"Mi piace il Signore, mi garba il volto che gli avete fatto.
Oh, il Nonno! Lo stesso ritratto! Portava pur egli la barba!

O Preti, ma è assurdo che dòmini sul Tutto inumano ed amorfo
quell'essere antropomorfo che hanno creato gli uomini!"

"E non ragionare! L'indagine è quella che offùscati il lume.
Inchìnati sopra il volume, ma senza voltarne le pagine,

o anima senza conforti, e pensa che solo una fede
rivede la vita, rivede il volto dei poveri morti."

"O Prete, l'amore è un istinto umano. Si spegne alle porte
del Tutto. L'amore e la morte son vani al tomista convinto."
Guido Gozzano


….ah, mentre ero al paese natio una ex compagna di liceo mi ha “accusato” di volermi creare una religione a mio uso e consumo, perché dicevo di fare un mix tra Cristo, Buddha e Nietzsche. Eravamo a tavola al ristorante e non sono stato lì a questionare, ma la pazzeschità del mix avrebbe dovuto perlomeno metterla in guardia!
A proposito, come seguace di questa improbabile trimurti ho appena scoperto di avere un illustrissimo e ironico precedente piemontese: Guido Gozzano, anzi “guidogozzano” come si cosificava lui. Dopo che si è letta la sua opera omnia si buttano a mare il crepuscolarismo e baggianate interpretative consimili.

Cibì

Il nuovo anno ci porta un nuovo intruso, una sorta di Cavaliere Inesistente di calviniana memoria o uno sguardo che ci segue anche al buio con i suoi occhi irregolari, diversi uno dall’altro? Cibì pare propendere per la prima ipotesi. Ma, si sa, Cibì ama Poe e… al cuor non si comanda.

INTRUSO, FRATELLO MIO / 8

A fissarci così negli occhi è l’“Uomo oceanico” di Alberto Martini (olio su tela, 1929, cm 46 x 55). Il quale è stato uno dei massimi intrusi nell’arte italiana ed europea di inizio Novecento. Lo è ancora adesso. Le sue opere dovrebbero…

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da Retropensieri, Buddazot – Auguri 2009
buddazot-auguri-2009

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Qui trovate anche gli auguri di fine e inizio anno da parte di padre Luciano

Mesi addietro vi annunciammo l’apertura di una nuova pagina tematica, Libronline, nella quale pubblichiamo testi non più reperibili in libreria o altrove. Oggi la pagina si è arricchita di un nuovo scritto, che non è un libro ma è un documento raro e molto particolare: il discorso d’addio ad Antaiji di Kosho Uchiyama roshi.

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Non penso proprio che il roshi si aspettasse che le sue parole di quel giorno comparissero qui, 33 anni più tardi. Nella foto che vedete qui a fianco sono rappresentati, a sinistra, Kosho Uchiyama e, a destra, Kodo Sawaki alla fine degli anni ’40.

Louis, un amico blogger di quelli che trovano tutte le novità della Rete quasi prima ancora che siano on line, mi ha segnalato un piccolo video molto

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interessante, la storia delle religioni mondiali: non ho mai visto una storia di 5 mila anni così concentrata e completa. Il file è nel formato swf, particolarmente leggero e maneggevole anche per chi ha la connessione “lenta”. Per tornare a questa pagina potete dare il comando “indietro” al vostro browser.

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie

recita una nota poesia di Ungaretti, intitolata Soldati, bosco di Courton luglio 1918. Il tema della fugacità della vita è al centro della nuova puntata de All’ombra del Partenone. Un’audace e azzeccato richiamo al Leopardi e la Grecia antica ci parla del dramma del tempo che sfila via mentre la vecchiaia annuncia la fine della vita. Una traduzione originale, sempre per la penna di CC.

Come le foglie
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“Noi, quali le foglie che la stagione di primavera dai molti fiori genera non appena crescono ai raggi del sole, ad esse simili godiamo per il tempo di un cubito dei fiori di giovinezza, dagli dei non sapendo né il bene né il male; ma già ci stanno vicino le nere Parche, reggendo l’una il termine dell’odiosa vecchiaia, l’altra quello della morte: il frutto della giovinezza dura un attimo, quanto sulla terra si diffonde il sole. Ma quando il termine di questa stagione sarà passato oltre,

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Leggendo il numero 30 (ottobre 2008) della rivista Dharma, ho trovato un articolo particolarmente interessante, del birmano Sayagyi U Ba Khin. Stimolante per più di una ragione. Prima di tutto non è “farina” della famiglia detta del buddismo mahayana a cui -più o meno consapevolmente- aderiscono i frequentatori dei dojo zen italiani.

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Vi si usa un linguaggio molto diverso da quello cui siamo abituati. Sia nel lessico (molti i termini in pāli) sia nel tipo di logica: anche le finalità stesse del buddismo sono presentate da un’angolatura inusuale. Tutto questo, se vogliamo capire il senso profondo, ci costringe a leggere con attenzione, a consultare dizionari per capire il significato delle parole e poi indagare l’origine, il fondamento sul quale poggiano molte delle affermazioni che vi troviamo.

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