Generali


L

o stesso è ciò che è vivo e ciò che è morto, che è desto e che dorme, che è giovane e che è vecchio: queste cose mutando sono quelle, e quelle di nuovo mutando sono queste” (88 DK). Così scriveva Eraclito, “l’inventore” del logos, tòpos dell’anima e di questa il fondo. La sapienza dell’era assiale pare echeggiare nelle sue parole, quasi un ponte tra Cina, India ed Hellas.
Di questo e di più ne I Confini dell’Anima, la nuova puntata de All’ombra del Partenone, come sempre a cura di CR.

I confini dell’anima

“I confini dell’anima non li puoi trovare andando, pur se percorri ogni strada: così profondo essa ha il logos.” (Eraclito, 45 DK).
Eraclito, soprannominato dagli antichi skoteinos, l’Oscuro, era evidentemente di difficile interpretazione anche per loro, i quali disponevano del testo completo della sua opera.

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Un caso incredibilmente delicato, in questi giorni, tiene banco in Italia, accompagnato da una sguaiatezza da parte della Presidenza del Consiglio e della Chiesa cattolica -nonché da sostenitori dei due- degna delle dispute da bar.
Luciano Mazzocchi ne scrive con pacatezza, delicatezza e acume. Pubblichiamo il suo scritto, del quale uno stralcio è apparso l’8 febbraio tra le “Lettere” de La Repubblica

sia che viviate sia che moriate

Il caso Eluana, come ci è commentato dai mass media, sembra essere vissuto con partecipazione solo da chi si schiera in due posizioni: i favorevoli e i contrari a staccare il sondino dell’alimentazione. Purtroppo, ai due gruppi vengono date denominazioni di comodo e sommarie: contrari i cattolici, favorevoli i laici. Questa faciloneria amareggia molti, tra i cattolici come tra i laici. Oggi si discorre sul caso Eluana un po’ dappertutto: in treno, sul lavoro, ovviamente anche in chiesa coi fedeli e anche tra sacerdoti. La gente, per fortuna, non deve salire sul podio dell’una o dell’altra parte per ripetere frasi ufficiali, e per questo parla di Eluana senza arroccarsi in definizioni; anzi, le evita quasi percependo che in questi casi non ci sono parole esaustive, né soluzioni esemplari. La gente parla dei casi pregni di dolore quasi in silenzio. Non dà ragione né all’una né all’altra parte; o, forse, dà ragione a tutte e due. Così, dopo aver discorso, il discorso riconduce al silenzio.

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L’ amico dr mi scrive: Caro mym, se sei d’accordo, interromperei almeno momentaneamente le rubriche in corso per una “new entry”. Il termine inglese s’impone: un redattore di una piccola casa editrice anglosassone infatti mi ha appena inviato una raccolta di haiku di un certo Alan Lasting, che era… il suo ex farmacista.

Farmacista per costrizione, si era appassionato al buddismo (di che scuola? va’ che l’esperto sei tu) e raccoglieva le sue riflessioni sotto forma di brevissimi componimenti poetici. Mi sembrano carini da presentare “in esclusiva per l’Italia sulla Stella del mattino, ta-daaan”. Fammi sapere. Di ogni haiku fornirei

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Sinora abbiamo sempre pubblicato video musicali del nostro chitarrista preferito: Butchlazy, un grande sia con la chitarra acustica sia con quella resofonica. Questa volta lo “tradiamo”. L’amico Louis ci ha segnalato una musica mondiale. Forse (forse!) non tutti gli interpreti sono politically correct o degli esempi di vita, ma l’effetto val bene un piccolo tradimento… 😉


Tutte le sante domeniche e le altre feste comandate, dalla vicina chiesa degli Agostiniani alle sette del mattino (e poi ogni mezz’ora, sino ad una sorta di incongrua apoteosi a mezzogiorno) si leva un festoso e rumorosissimo scampanìo, insistito, lungo, fastidioso soprattutto perché la chiesa non ha campanile e perciò non ha campane. L’invadente buongiorno è infatti orchestrato da un aggeggio ad orologeria collegato a due grandi altoparlanti. Specialmente d’estate, a finestre aperte, il suono è così forte che addirittura occorre sospendere la conversazione altrimenti si dovrebbe, letteralmente, urlare per farsi sentire anche da un interlocutore molto vicino.

La cosa mi è tornata alla mente sabato scorso leggendo l’articolo de La Stampa di Torino Poletto: “Niente minareti in città”. In sostanza, l’ottimo Poletto dice: “poiché a Torino i battezzati sono tra l’80 e l’85% della popolazione non sarebbe giusto che la maggioranza fosse disturbata dal richiamo alla preghiera del muezzin, solo per rispettare il diritto di una minoranza”. Però in certi quartieri di Torino le percentuali sono molto diverse, la maggioranza non è più cristiana ma islamica: certamente Poletto avrà già zittito le campane delle chiese in quelle zone.

PS: lo yatagan è una sorta di corta scimitarra ricurva tristemente famosa sulle coste del Tirreno sottoposte alle scorrerie dei Saraceni

Giornata della Memoria 2009

Una favola per sopravvivere: “Brundibar”
di Hans Krasa

Auditorium “Verdi” Milano,
24 gennaio 2009 ore 15,30

Teatro Comunale di Lonigo (Vicenza),
1 Febbraio 2009, ore 17,00

con il coro dei Pueri Cantores di Vicenza e
l’ orchestra “Verdi” di Milano
Direttore: Roberto Fioretto

Cecoslovacchia, 23 settembre 1943, nella cittadina di Theresienstadt si mette in scena l’operina per bambini “Brundibar” di Hans Krasa. I piccoli artisti e l’orchestra sono eccellenti, la sala è gremita, il pubblico applaude entusiasta, ma…. tutto ciò si svolge in un campo di concentramento; il pubblico, gli artisti, lo stesso Krasa, sono prigionieri ebrei, deportati da Cecoslovacchia, Austria, Germania, Danimarca.

Theresienstadt, Terezin in ceco, nel sistema dei lager nazisti rappresenta un’eccezione. Nonostante l’inverosimile ammassamento di prigionieri e l’uso del terrore come sistema di controllo (sia pure in termini meno espliciti che altrove) vi si mantenne un certo ordine sociale. Nel costante pericolo e tra spaventose difficoltà, autorevoli personalità furono capaci di irradiare attorno a loro l’idea di un’esistenza ancora possibile, sostenuta dall’arte e dalla cultura.

I piccoli deportati ebrei, interpreti o spettatori di questa vita artistica, ricevettero un aiuto fondamentale per la loro breve esistenza. Attraverso l’arte, si liberarono nelle persone forze animiche nascoste che crearono momenti di gioia, vitalità e coraggio.

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Ho spalancato le porte

Ora il vento entra vorticoso

Mi toglie il fiato.

Ho paura

Ma non ho scelta

Non ho scampo.

Chi vive veramente

E chi ama follemente

Non ha garanzie.

cs

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