Lun, 30 Nov 2009
Vi è una giovane donna che si sta per laureare, un padre -io- che tenta di fornire supporto alla sua formazione e informazioni sulla natura del mondo nel quale ci troviamo. Da quando ha iniziato l’università le consiglio di provare a pensare ad un futuro all’estero. Con molte resistenze, a volte con angoscia ma sempre più sicuro di indicarle una via di fuga da una nave che affonda, con falle tali da impedirne la salvezza. Oggi, 30 novembre, su La Repubblica ho trovato questo articolo, ve lo propongo per intero sia perché le conclusioni sono identiche a quelle che ho tratto, sia perché -dopotutto- la sua analisi è più ottimistica della mia. L’autore è Pier Luigi Celli, direttore generale della Luiss, Libera Università internazionale degli studi sociali.
Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.