Generali


Grande è l’essere
che non si ferma su questa sponda
né sull’altra
né su sponda alcuna.
Un essere così non è legato da nulla.

Dhammapada, 385

Che tipo di persona possiamo considerare grande? Nella nostra società,
dove si può trovare l’eccellenza? È una domanda importante perché
quello che qui cerchiamo è la qualità o la persona da emulare nella
ricerca della realizzazione. Il Buddha dice che un grande essere non
si attacca a una posizione fissa; è un essere libero da qualsiasi
attaccamento; un essere non ostacolato dall’aggrapparsi ai beni
materiali come pure alle idee. Un tale essere non è irresponsabile
nelle sue azioni. È più corretto dire che è pienamente responsabile.
Una persona che non si attacca può vedere con chiarezza, sentire con
accuratezza e rispondere sinceramente. Tutto cambia. Attaccarsi a
opinioni rigide e ai possessi materiali porta solo stress. Nella
confusione, lottiamo per aggrapparci ancora di più, sperando che ci
sia d’aiuto. Quello che veramente aiuta è imparare il giusto modo di
lasciar andare.

Con Metta

Bhikkhu Munindo

(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)

Alcuni giorni orsono abbiamo annunciato una conferenza, a Torino, sul tema La pratica Zen tra laicità e religione. Ora abbiamo ricevuto il testo della conferenza da parte del suo autore e volentieri ve lo proponiamo: lo potete leggere o scaricare qui, in formato pdf.
Appena sarà disponibile pubblicheremo anche la parte dell’evento che si è sviluppato in domande e risposte, parte importante per comprendere l’insieme del discorso.

Vulture Peak

Come forse sapete, nei giorni scorsi presso la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, Jiso Forzani ha tenuto una conferenza (il cui testo ci ripromettiamo di pubblicare “al più presto”). Da cosa nasce cosa… Più di un partecipante a quell’occasione di incontro, oltre al presidente di quella Consulta, suggeriscono che la Stella del Mattino vi aderisca in modo da partecipare -quando e se del caso- alle sue attività.

Che cosa ne pensate?

Per saperne di più potete visitare il sito ufficiale della Consulta, nel quale trovate lo statuto, la carta dei principi, gli organismi statutarii della consulta, l’elenco delle 70 associazioni che già vi hanno aderito, nonché informazioni sul coordinamento nazionale e sulle altre 4 consulte (3 più la consulta di Pesaro-Urbino in allestimento) presenti in Italia.
Associarsi non è difficile: è sufficiente compilare un modulo e versare una quota associativa di 100 euri all’anno. Se gli aderenti/simpatizzanti/frequentanti della Stella esprimeranno un’opinione (via mail o postando un commento qui) a proposito di questa opzione, gli infiniti meriti così accumulati saranno tali e tanti da non aver luogo dove essere raccolti. Come sempre: astenersi sia chi non ha tempo da perdere sia chi ne vuol far perdere.

mym

Giovedì 18 febbraio 2010, alle ore 18, presso la sede dell’Unione Culturale “Franco Antonicelli”, via Cesare Battisti 4, Torino,

Giuseppe Jisō Forzani
(Direttore dell’Ufficio Europeo del buddismo Soto Zen)
terrà la conferenza sul tema
La pratica Zen tra laicità e religione

Presiede:
Paolo Sacchi, del Soto Zen Dojo di Torino
Introduce:
Tullio Monti, Coordinatore della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni

La conferenza è organizzata da Soto Zen Dojo di Torino, in collaborazione con la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni.

Porto all’attenzione del dotto pubblico che frequenta questo sito, un breve testo da me composto su un tema non più eludibile. Qualche cosa di così potenzialmente distruttivo per la comunità buddista e così evidente

da aver attirato l’attenzione anche della cultura non buddista: lo scrittore Giampiero Comolli se n’è occupato di recente nell’articolo La crisi della spiritualità orientale, che -al di là delle conclusioni e delle analisi- vi segnalo per l’aver colto dall’esterno (Comolli è un valdese) quello che non molti dall’interno hanno percepito. Come sempre pacatamente, ma senza risparmiarci nulla, potremmo commentare.

Mandarini buddisti

Nella geografia dei buddismi giunti in Occidente, è noto che il buddismo zen proviene dal Giappone, sede di una cultura il cui tessuto sociale è organizzato su basi confuciane. In quel Paese le gerarchie, i ranghi, le cerimonie formatisi nei secoli -soprattutto alla corte imperiale cinese nella casta detta dei mandarini (1)- accompagnano lo zen come il guscio dell’uovo.

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Scrive Nietzsche in un suo frammento del 1887: “Volontà di verità è una parola che sta per volontà di potenza”
Lettere da Repubblica delle Donne
(Risponde Umberto Galimberti)

Alcuni dati indicano come circa l’80% degli italiani, come unica fonte di informazioni sul mondo, non abbia che la televisione. L’uomo pericoloso è l’uomo che ha letto un solo libro, diceva un vecchio adagio. Figuriamoci se non ne ha letto nessuno. Un curioso episodio capitatomi in una tabaccheria del centro di Venezia, città antileghista e antifascista – ancora per quanto? – è più rivelatore che tanti studi sociologici su questa povera patria. Una signora avanti con gli anni stava giocando il lotto ed io ero dietro di lei, in attesa del mio turno. Con il proprietario parlavano di un argomento a caso dell’Italia televisiva: il presidente del Consiglio. Dai loro discorsi evincevo che l’attuale presidente del Consiglio è un uomo del fare, a differenza di altri suoi predecessori che evidentemente avevano fatto poco. Lo ammetto, non sono riuscito a rimanere distaccato e mi sono tradito con una smorfia dubitativa.

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Un solo giorno
vissuto consapevoli
della natura fugace della vita
ha più valore
di cento anni
inconsapevoli di nascita e morte
Dhammapada, 113

Alcune settimane addietro pubblicammo la provocatoria proposta da parte di un padre -nonché professore della Luiss- che invitava il proprio figlio a lasciare l’Italia per organizzare il proprio futuro.

Da parte della generazione a cui quella lettera era indirizzata ricevo ora, e vi propongo, un’altra lettera che ritengo particolarmente importante. È un modo molto pragmatico di affrontare “lo stato delle cose”, di un privilegiato se volete, ma -a ben vedere- è una domanda radicale a proposito di che-cosa-stiamo-a-fare-noi-qui.
Se avete risposte: ben vengano.

«Lei alla mia eta non si sentiva “fregato”? nel senso: ho 21 anni, sono giovane e forte, ho voglia di fare, non ho i mezzi per essere indipendente. Non li avrò prima di altri 5-6 anni.
Quando li avrò sarò comunque senza una casa e, a meno di essere un’eccezione, avrò poco denaro. Passerò la mia restante giovinezza

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