Generali


A fine mese, a Bard, vicino ad Aosta, vi sarà una tre giorni dedicata alla ricerca, e cura, del sé. Eclettica e di rilievo la composizione dei relatori, fra essi anche un buddista (?). Cercare il sé, per curarlo per di più!, non pare un’attività seria, specialmente per un buddista. Forse per questo lo sventurato rispose e accettò. Staremo a vedere. Chi volesse il programma completo lo trova qui. Se poi voleste saperne di più (addirittura iscriversi?) potete trovare qui i contatti adatti.

PS: Prima che si scateni la caccia all’ignorante bloggher: il titolo del post è un LIBERO adattamento della frase dell’Alighieri…

Tempo addietro abbiamo pubblicato il testo della conferenza sul tema La pratica Zen tra laicità e religione

tenuta a Torino da Jiso Forzani e organizzata dal Soto Zen Dojo di Torino, in collaborazione con la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni. Grazie al lavoro di varie persone siamo ora in grado di offrirvi, in formato pdf, la sbobinatura di una parte del dialogo tra Forzani e il pubblico al termine della conferenza. La registrazione audio completa è reperibile qui.

Attenzione attenzione: a causa di un problema tecnico siamo costretti a tenere attivo il server web con i contenuti aggiornati a qualche giorno fa.

I contenuti saranno ripristinati lunedi mattina 10 maggio 2010. Non ci sono state perdite di dati, si tratta soltanto di un problema transitorio

Confidiamo nella vostra comprensione e pazienza

Update: problema risolto, potete ricominciare a parlare del nulla, come nulla fosse successo 😉

In una conferenza tenuta al Congresso mondiale degli abati benedettini a Roma nel settembre 2000, Timothy Radcliffe – maestro generale dei domenicani dal 1992 al 2001 – affermava che i monasteri sono, o dovrebbero essere: «Luoghi in cui la gloria di Dio rifulge, troni per il mistero. Questo non per una sorta di diritto divino, né per qualche automatismo nominalistico, ma proprio a causa di ciò che i monasteri non sono e di ciò che

non fanno, perché l’invisibile centro della vita monastica si manifesta nel come i monaci vivono. I monaci, infatti, non fanno nulla di particolare, non comprendono se stessi né sono compresi come quelli che hanno una particolare missione o funzione nella chiesa: essi sono là e, felicemente, continuano a essere semplicemente là… Le loro vite non conoscono carriere e promozioni, non hanno altro traguardo che la venuta del Signore: sono fratelli e sorelle, non possono aspirare a essere nulla di più, non hanno altra via di progresso che quella dell’humilitas».
Se al posto di “humilitas” inseriamo “zazen” (humilitas viene da humus)

(altro…)

Nella pagina Tesi on line vi è una new entry, un lavoro particolarmente rarefatto, che pone a confronto proprio le due parti più indicibili del cristianesimo e del buddismo. Ovvero quello che è nascosto nel termine “mistica”.

Lo offriamo volentieri ai frequentatori del blog della Stella pur sapendo che il tema non è di facile approccio. Anche per le dimensioni di questo lavoro -circa 180 pagine- che ne fanno uno dei più completi sino ad ora pubblicati in Italia sull’argomento.

Giorni addietro ho scritto ad un amico e concludevo dicendo: «Un saluto e, comunque tu l’intenda: buona Pasqua». Prontamente quell’amico mi rispose: «In effetti quelli (cristiani) che sanno delle mie simpatie buddiste mi chiedono se devono farmi o no gli auguri, come devo comportarmi in questi casi?? E se mi chiedono cosa festeggio? Ci sarebbe una festività buddista ricorrente prossima alla pasqua?»
Riporto qui sotto la mia risposta ai suoi quesiti.

«L’handicap di una religione per la quale la non appartenenza è un valore è che non offre rifugio identitario. Questo fa sì che nel tempo in ogni cultura si finisca per appioppare al buddismo anche la funzione di religione popolare, ovvero rassicurante: primi tra tutti di solito arrivano i funerali poi i matrimoni e via via tutti i riti di passaggio che all’uomo paiono irrinunciabili. Per cui, visto che ad essere sinceri si rischia di confondere -se non di offendere-, conviene dare la risposta più adatta a ciascuno. A seconda del livello intellettuale si può partire da un “il buddismo è un continuo passaggio/Pasqua per cui ci sentiamo molto vicini ai fratelli cristiani che vi dedicano tanta importanza” sino a “le tradizioni della mia terra sono legate alla mia anima prima che diventi buddista” oppure, giù per li rami sino a un “per me franza o spagna…. basta che se magna!” 😉
Se poi vuoi davvero qualche festività buddista a copertura della pasqua, i buddisti italiani riuniti nell’UBI(Unione Buddista Italiana) celebrano il Vesak di questi tempi. Non ci sono mai andato ma ne dicono bene.
Se abitassimo in Africa forse avremmo lo stesso problema riguardo al giorno dedicato alla danza della pioggia.
Se i riti (il funerale di mio padre l’ho fatto celebrare in chiesa, io mi sono sposato anche in chiesa) servono, direi di usare con dignità quelli che già ci sono, il fatto che siano “di” un’altra religione, purché fatti bene, non è un problema. Con la franza o… »
Buona Pasqua a tutti.

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