Generali


Riceviamo da un amico e volentieri pubblichiamo una riflessione sulla intempestiva critica dell‘Osservatore Romano a proposito di José Saramago.

Miraggio portoghese

Nella nota polemica, poco evangelica e assai veterotestamentaria (occhio per occhio, invettiva per invettiva), che il quotidiano della Sede Santa riserva alla dipartita di José Saramago, si coglie, fra le righe del bollettino di postuma vittoria del sopravvivente, un curioso lapsus. Scrive l’articolista dell’Osservatore Romano che il defunto premio Nobel “si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell’inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle ‘purghe’, dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi.”

Ora che il sonno eterno ha placato tutte le insonnie dello scrittore, colpisce che il giornale del Sacro Soglio disinvoltamente abbini e apparenti crociate e genocidi, inquisizione e gulag e samidzat religiosi. Che l’argomentazione critica poggi sul fatto che se Saramago non dormiva bene pensando alle crociate avrebbe dovuto non trovare riposo anche al pensiero delle efferatezze della “Chiesa di fronte” (come la chiamava Sciascia), non depone a favore del rigore logico di chi si è preso la pena di scrivere l’articolo. Ma soprattutto, l’eccesso di vendicativo zelo gioca uno scherzo curioso all’impietoso scrivano: allora è vero, lo sapete anche voi, che crociate e inquisizione sono state infamia ripugnante, come i genocidi, i gulag, le purghe staliniane! Tanta ammissione è una novità storica, che io sappia, da parte dell’organo ufficiale vaticano. L’indomito portoghese, dall’eterno riposo, sorridendo annuisce.

Nudelook

Ringraziamo Tommy (e la raganella) per la foto

Chi va sempre in cerca
dei difetti degli altri
moltiplica i propri vizi
e si allontana dalla libertà.

Dhammapada, 253

Siamo lontani dalla libertà perché ci siamo allontanati dal luogo in cui la libertà dimora […] Cosa accade se, quando si manifesta la tendenza a criticare, semplicemente la osserviamo? Non ci muoviamo, non seguiamo il movimento della mente, restiamo dove siamo più a nostro agio, a casa.
Con metta

Bhikkhu Munindo, Santacittarama
(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)

Sembra facile. Eppure spesso decidiamo chi è saggio e chi no, chi sia mediocre e, perciò, chi eccelle. Il metro che usiamo qui è la nostra zavorra. Sembra facile. Eppure distinguerci e giudicare ci sono comuni al punto da non vederli più. Sembra facile starsene semplicemente a casa.

mym

Dall’amico DHR riceviamo, e volentieri vi proponiamo, la recensione di un libro di un autore cristiano, personaggio religioso e politico del nostro tempo.

Monachesimo extraparlamentare

Herman Melville diceva che, per scrivere un grande libro, occorre un grande argomento. È ciò che avviene nel volume La coscienza del fine, che raccoglie gli Appunti spirituali 1939-1955 di Giuseppe Dossetti,

appena pubblicato dalle Paoline (pagg. 286, euro 21). In sintesi: un grande personaggio affronta grandi temi in un periodo cruciale della propria vita, nonché della società italiana e internazionale.
Gli anni dal ’39 al ’55 sono quelli in cui Dossetti offriva un contributo politico fondamentale per la nascita dell’Italia post-bellica, lavorando alla stesura della Costituzione, poi cooperando / scontrandosi a muso duro con i vertici della Dc, incluso De Gasperi. Dopodiché, in modo progressivo, aumentò in lui l’esigenza di una scelta di vita di tipo monastico, che si sarebbe realizzata in forma definitiva nel 1956 (cioè all’indomani del limite cronologico di questa raccolta).

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Ma chi non prova neppure a cercarlo vive come un babbuino. Con tutto il rispetto per i babbuini. Metto qui a vostra disposizione il testo dell’intervento a Bard, sul tema della ricerca del sé. Vedendo quel che accadeva intorno a me, le persone convenute per parlare o per ascoltare, alcuni lì per non mancare, altri per poter dire d’esserci stati, le toilette e le mise di signore un filino appariscenti, le auto blu, le scorte, i telefonini (vi era chi ne

usava tre, con l’aiuto di due assistenti), pensavo che l’argomento per il quale eravamo lì convenuti non pareva essere al centro delle preoccupazioni nostre. Questa la cornice. Entrando invece nel quadro la vista era certamente migliore, non solo è stato un raduno di competenze ad alto (… 😀 ) livello ma vi è stato da parte di tutti uno sforzo per fornire un contributo affinché la nostra realtà -nazionale soprattutto- contenga e proponga domande sulla vita, sulla morte, sul senso di “tutto questo”. Non come un episodio per pochi ma come standard di vita da offrire, proporre, anche dopo che le luci si sono spente sulla kermesse.

Riceviamo da un amico, ahi lui, da tempo in terra straniera, lontano dall’Italia, perso nelle opulenze di una grande città europea. Privo del conforto di moglie, figli, suoceri (conviventi), gatto, cagnolo e pesce rosso: solo, tra le tentazioni di Parigi, tal che ben sa perché disse il poeta: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”.

A parte le scale (abita al rez-de-chaussée o piano terra…) il resto ce lo rammenta e quasi lo vediamo addentare pensoso un tondino croccante di baguette col foigras, come sperso tra un boulevard ed un bistrot mentre le minettes d’intorno sfarfallano mostrandosi, gareggiano con la tarda primavera …
Dimenticavo: volentieri pubblichiamo il suo sapido, poetico invio.

Il vanto del cigno

Il lago Daumesnil, nel parco di Vincennes, è circondato da un sentiero, meta prediletta di podisti corridori più o meno dilettanti, che inanellano giri di ansimante sudore, per lo più apparecchiati con auricolari e Ipod, da cui sfuggono a tratti spruzzi di note a lambire per un attimo l’orecchio del rilassato flaneur, che con passo incurante percorre lento lo stesso cammino. Una bolla racchiude all’istante l’atleta spasimante e il lemme viandante, per un attimo insieme nell’alveo di uno sprazzo di suoni, e subito di nuovo distanti, uno portato via con la sua musica dalla falcata dello sforzo, l’altro ristante nella lentezza del suo silenzio pensoso.

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A fine mese, a Bard, vicino ad Aosta, vi sarà una tre giorni dedicata alla ricerca, e cura, del sé. Eclettica e di rilievo la composizione dei relatori, fra essi anche un buddista (?). Cercare il sé, per curarlo per di più!, non pare un’attività seria, specialmente per un buddista. Forse per questo lo sventurato rispose e accettò. Staremo a vedere. Chi volesse il programma completo lo trova qui. Se poi voleste saperne di più (addirittura iscriversi?) potete trovare qui i contatti adatti.

PS: Prima che si scateni la caccia all’ignorante bloggher: il titolo del post è un LIBERO adattamento della frase dell’Alighieri…

Tempo addietro abbiamo pubblicato il testo della conferenza sul tema La pratica Zen tra laicità e religione

tenuta a Torino da Jiso Forzani e organizzata dal Soto Zen Dojo di Torino, in collaborazione con la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni. Grazie al lavoro di varie persone siamo ora in grado di offrirvi, in formato pdf, la sbobinatura di una parte del dialogo tra Forzani e il pubblico al termine della conferenza. La registrazione audio completa è reperibile qui.

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