Generali


Nuove policy di registrazione degli utenti

Per iniziare bene l’anno, in questo 2011 abbiamo dato un impulso alla manutenzione del sito cercando di colmare le lacune del passato.

Considerando che la comunità di lettori (un paio di centinaia di visitatori ogni giorno) è piuttosto esigente, stiamo facendo molti sforzi per mantenere uno standard qualitativo elevato. Non è facile perché questo blog contiene circa un migliaio fra articoli e pagine, piu’ di 5000 link che vanno mantenuti aggiornati, ci sono 300 commentatori iscritti che hanno scritto più di 3000 commenti. Sul nostro blog vige la regola che chi vuole commentare deve iscriversi. Ogni giorno se ne iscrivono parecchi, la maggior parte dei quali tuttavia non lo fa per commentare seriamente, ma solo per inserire links di carattere discutibile o per tentare (inutilmente finora) di compromettere la sicurezza di casa nostra. I nostri sistemi antispam in genere fanno un buon lavoro, ma poco possono fare con coloro che sono seriamente intenzionati a farci perdere del tempo. Questi ultimi visitatori non sono i benvenuti. Ci rendono necessario il lavoro manuale (un po’ fastidioso) di cancellarli dall’archivio degli utenti.
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Come certamente avrete notato, terminato il mese di Tinapec, il sito si è rinnovato nell’aspetto e in alcuni contenuti. Anche dove non si vede. Sino a poco tempo addietro tutte le nostre carabattole erano ospitate in un server (la scatola dentro la quale sono riposti gli ordini cifrati che fanno sì che sullo schermo del vostro PC appaiano queste parole) che gratuitamente si prestava alla bisogna. A causa di un increscioso incidente, i padroni di quel server si sono improvvisamente negati a quel generoso compito mettendo i nostri circuiti elettrici in mezzo ad una strada.
Pierinux, il nostro incomparabile Webmaster, nel mezzo della notte si precipitò,

raccolse amorevolmente i pezzi del nostro sito mentre stavano per finire in un tombino, li scaldò e riversò piano piano tuttecose in un nuovo server, acquistato per la bisogna. Che, come si sa, ha sempre fame: di energia elettrica, di spazio dove esser conservato, di manutenzione e disinfestazione dai virus e dagli hacker… Insomma, come dicono a Roma: costa ‘na cifra. È così che il sito si è arricchito di tre finestre: due nella colonna di destra ed una sotto ai commenti ad ogni post. Finestre dalle quali appaiono in successione le réclames che Google “spara” nella pancia del sito secondo affinità. Ciò significa che le pubblicità che appaiono non sono scelte da noi come le spigole al mercato, ma siete voi, siamo noi con i nostri commenti e, naturalmente, con ciò che viene pubblicato, a determinare, per affinità, il tipo di pubblicità che vedete. In questo modo contiamo di guadagnare alcune centinaia di migliaia di millesimi di euro e di far fronte alle faraoniche spese di cui sopra.
Ma le novità non terminano qui. Dal top sono scomparsi due vecchi compagni di strada: il link a La Rivista ed il link alla Casa di Galgagnano. Ambedue defunti, abbiamo pensato fosse terminato il giusto lutto e li abbiamo rimandati alla casa del padre. Chi volesse fare un tuffo nei ricordi trova qui e qui molto materiale nel quale, volendo, rinvangare e meditare…
Least and last, in alto a dex trovate la barra di ricerca rinnovata: basta scrivere una mezza parola, cliccare “cerca nel sito” e ve ne trova qualunque accenno, per tutto il sito, anche se la mezza parola compare in un pdf: miracoli della tecnica, regalo del grande Pierinux.

Buon anno a tutti.
Più delle altre volte transitare per il primo gennaio mi ha fatto sentire intenso l’esser vivo. Il sentimento associato a questa consapevolezza non è stato di gratitudine, come a volte si dice dovrebbe essere, ma di … scuse. La pulsione a scusarmi d’esser vivo.
Dopo questo simpatico siparietto personale che va ad incrementare il già corposo capitolo Checceneimportannoi, iniziamo da dove ci eravamo lasciati. Se seguo il buddismo, gli insegnamenti del buddha per dirigere la mia vita, dovrei farlo anche (soprattutto?) in senso etico. In termini pratici concreti, che cosa significa? Dovrei seguire i 5, gli 8 o i 10 precetti? Conosco i precetti? Posso prescindere dai precetti? Se sì, perché? Se no, perché?

L’argomento, mi pare, riguarda i buddisti e tutti, non lascia fuori nessuno, anche chi non ha alcun legame con la religione: chiunque compie scelte probonus.
Un’occasione per proseguire la riflessione ce la offre un articolo comparso il 23 dicembre sulla prima pagina di La Repubblica col titolo Società plurale e morale comune che trovate qui in fondo. Era firmato “Angelo Scola, Patriarca di Venezia”. Ora, ho molto rispetto per i patriarchi in generale ma in questo caso penso valga la pena cercare il pelo nell’uovo, anche perché -a me pare- uovo pelosissimo è. Tralasciando i vagheggiamenti del Patriarca su un tempo in cui pare fosse possibile una “morale comune” o in cui fosse possibile parlare di una “percezione morale” (moral insight) per sua natura universale e propria di ogni uomo in quanto uomo, mi sembra degna di un buon cercatore di verità la frase: Importanti correnti del pensiero morale concordano nell’affermare che per cogliere l’autentica natura della morale si debba partire dalla esperienza elementare del bene che ogni uomo vive. Notiamo che se per sondare l’autentica natura della morale partiamo dall’esperienza dell’uomo, il bene in sé (e perciò il male in sé) cui dice di richiamarsi il Patriarca, subisce ontologicamente un duro colpo. Ma, soprattutto, da qui in poi cominciano i problemi…

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-Buon tutto da buddazot: l’unico, inimitabile fumetto buddista del blog buddista di un sito buddista con lettori budd… Vabbe’, dai 🙂 cliccate qui se volete sbirciare BuddaZot n° 17, come sempre made by Doc!-

Click per ascoltare la musica allegata

Nel post precedente, prendendo spunto da un articolo di giornale, abbiamo posto un problema che poi ho compendiato (@ 39) con le parole: “possibile che i buddisti, gli zen, con tanta voglia di pontificare, insegnare, aprire centri, far vedere quanto sono bravi, illuminati e svegli non sappiano dire una cosa che fanno tutti i giorni cento volte al dì, ovvero: come si distingue il bene dal male? Su quali basi appoggiamo (appoggi, appoggio) la nostra etica? Senza affrontare questo punto “dirsi”, “sentirsi”, “viversi” come buddisti è aria fritta”. I motivi per cui continuo a porre il problema etico all’attenzione di chi ci legge, sono di carattere generale e contingente.

Ritengo che un uomo, una donna di religione non possa prescindere dall’etica, cosa che invece pare possibile nel panorama buddista europeo dove circola un malinteso senso di superiorità dello zen nei confronti dell’etica. I motivi contingenti, già ampiamente premessi nell’articolo citato dal post precedente, sono elencati con toni estremamente forti ed espressioni anche sopra le righe nell’articolo di don Farinella che vi proponiamo oggi, e che trovare qui di seguito. È un esempio che riguarda la contingenza ed è anche di parte, ma è un coinvolgimento etico. Dallo zen, -non tanto su una qualche situazione come l’attuale italiana che è e resta un caso particolare- sull’etica, che suggerimento possiamo trarre?

* * *

   Sig. Cardinale,
speravamo che lei non fosse andato al pranzo governativo del mercato dei cardinali o, meglio, vi fosse stato escluso dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, per il quale ormai abbandoniamo ogni velleità di conversione. In ambedue i casi, lei appariva un gigante, seppure in miniatura, …

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Porgiamo all’attenzione del dotto pubblico un articolo (La Repubblica, 4 dic. 2010, p. 18) a firma Benedetta Tobagi che ci pare interessante. Ma non interessante e basta. Il desiderio, sino a prova contraria, in tutte le culture orientali (induista, buddista, jaina, confuciana, daoista) è considerato molto vicino a ciò che noi consideriamo “peccato”, non tanto nel suo sorgere perché -si sa- siamo tutti di carne, ma nel suo svilupparsi davanti ai nostri occhi (quelli della coscienza intendo), prendere forma, identificare la preda, congeniare tutti i sotterfugi affinché la cattura possa avvenire

e … poi ancora e ancora, senza fine. Senza limite di quantità, di tempo, niente.
Secondo quelle culture, religioni nulla è più vicino ad essere la causa prima di tutti i nostri guai di quanto lo sia nutrire e lasciar sviluppare il desiderio. Nell’articolo invece, con aria di nulla, in modo convincente, circostanziato si sostiene che solo il desiderio può salvare questa Italia sospesa nel vuoto, pietrificata nel cinismo, esausta, smarrita, sfibrata. Il desiderio come nuovo umanesimo italiano? Possibile? Non vi è nulla di meglio da proporre?

Nuovo umanesimo antidoto al vuoto

“Rilanciare il desiderio”: non è la ricetta di un manuale per coppie in crisi, ma l’invito conclusivo della serissima relazione del Censis, fotografia di un’ Italia che ha retto ai colpi della crisi economica, ma appare esausta, smarrita, sfibrata. Contro “il deserto che cresce” dentro e fuori dagli italiani,

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Sabato 27 novembre, a Torino, organizzato dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, si è svolto il convegno Democrazia, diritti umani, libertà religiosa: rapporti con il pensiero laico, il cattolicesimo e le altre confessioni religiose.

Tra gli invitati al convegno vi era anche la Stella. Offriamo alla vostra attenzione la relazione che Paolo Sacchi (ai frequentatori di questo blog più noto come Doc, il babbo di Buddazot) ha tenuto al Convegno, relazione dal titolo Pratica buddista e sue ricadute sul tessuto sociale.
Siamo abituati a leggere il buddismo prodotto da filosofi o dai cosìddetti professionisti della religione (magari della famigerata “combriccola del soto zen”, cfr. qui, n° 219), la relazione di Paolo è figlia di altro padre, con altra esperienza ed altra formazione.
Per carità, intendiamoci, son le solite cose. Son le cose che non son mai le stesse.
Per chi ama cercare il pelo nell’uovo: il fatto che il titolo del convegno porti al centro il cattolicesimo mentre le altre religioni sono, appunto, “le altre”, è voluto (almeno lo speriamo): dice proprio quanto vi sia da lavorare affinché il pensiero laico, non condizionato da una parte, abbia libero e pieno corso.

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