Gio, 12 Feb 2015
In principio fu Mazzocchi, che -parlando della strage di Parigi- segnalava il terrorismo dei kalashnikov […] e il velato ma altrettanto violento terrorismo della satira, perché, è il senso del suo scritto, “libertà di stampa sì, però…”. Poi, lasciato Luciano alle sirene televisive, è iniziata la serie di dichiarazioni del papa: la frase “sul pugno”, poi la precisazione su quella frase col vangelo che è vero in teoria e il paragone tra le famiglie numerose e le conigliere.
Recentemente, ancora da parte del papa, vi è stata la legittimazione ai genitori che picchiano i figli, purché i bambini non li si colpisca in faccia però! I genitori violenti sono da scoraggiare; invece così: “l’ha detto anche il papa!”, e giù botte.
Fatte salve buona fede, buone intenzioni ecc. ecc. da parte di entrambi, poiché pare che nessuno dei due sia in grado di uscire da sé stesso ritengo che in proposito occorra un chiarimento su un piano non banale.
La guerra, -che sia dell’ISIS, in Ucraina o in Nigeria- si alimenta di violenza a cui si risponde con violenza, che a sua volta…
Il vangelo taglia questa catena senza l’uso del senso comune, del pensiero logico, umano, che pesa i fatti della vita di ogni giorno. Altrimenti sarebbe intelligenza e nulla più. È un piano religioso perché attinge ad un livello etico inumano, assurdo pur di essere giusto. Infatti propone amore in cambio di violenza. Questo è porgere l’altra guancia e ama il tuo nemico. Non il: “vabbe’, gli ha dato un pugno, però aveva insultato sua madre…”. È la non logica del: “hai insultato mia madre. Mi dispiace, mi fa soffrire e ti voglio bene ugualmente”.
Se così non fosse la croce non avrebbe senso religioso, ma solo giudiziario. E Gesù, bestemmiatore e arruffapopolo, un rompiscatole come tanti.
Se coloro che si fregiano del titolo di cristiani, soprattutto il papa, vicario di Cristo, non testimoniano lo scandalo della croce ma si aggiungono al coro dei “signora mia…” è la fine del vangelo. Che, da solo, non interromperà mai le guerre. Non è fatto per quello. Esiste per indicare la via della pace nel cuore di ciascuno, ad uno ad uno.
Ai leader cristiani si chiede di testimoniarlo con la vita, propugnarlo al di là del loro interesse e del loro stesso pensiero, dicendo alle centinaia di milioni di cristiani che è tutt’altro dal senso comune. Allora, forse, ci saranno meno (sé dicenti) cristiani ma qualcosa cambierà, persino nell’ISIS.
Altrimenti Gesù, la croce, non solo se l’è andata a cercare, ma del tutto inutilmente.
84 Commenti a “Il vangelo il senso comune e BuddaZot”
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24 Febbraio 2015 alle 11:52 am
Buongiorno. Le numerose persone che hanno letto il post non hanno lasciato un commento.
Interrompo questo silenzio spiegando, per grandi linee, i motivi personali di questo post. Vi è chi mi ha scritto che (riassumo):”…sì, tutto giusto, ma perché intervieni in casa altrui?”. Non è casa altrui. In primis perché, pur praticamente “a mia insaputa”, sono stato battezzato, comunicato e cresimato e questo fa di me un “avente diritto”. Ma, soprattutto, perché lasciare l’amministrazione delle religioni ai soli specialisti, preti o assimilabili, è un errore da non compiere più. Hanno già fatto troppi danni e gli effetti di questi danni li paghiamo tutti. Quindi: non è casa altrui, è doppiamente casa mia.
25 Febbraio 2015 alle 3:25 pm
Ciao mymy.
Concordo.
Sull’assenza di commenti solo azzardo un’ipotesi, un po’ ruvida (confido in una certa franca consuetudine reciproca).
Forse, è il discorso sull'”amministrazione delle religioni” e con i suoi funzionari che non interessa più. Ma probabilmente è un fatto solo mio.
25 Febbraio 2015 alle 4:34 pm
ops, “mymy” sta per “mym”, chiedo scusa
25 Febbraio 2015 alle 5:19 pm
Ciao Giorgio,
Confida, confida pure.
Può essere che sia come tu dici.
Può essere che sia una pausa di riflessione.
Ciao
y
PS: mymy non è male…
26 Febbraio 2015 alle 3:25 am
Voglio fare i complimenti a Don Luciano. Un bell’uomo. Telegenico. I santini andranno a ruba. Tuttavia se dialoga con lo zen così come dialoga con la Stella non c’è molto da compiacersi. Quién sabe? Magari Iddio fa una delle sue chiamate ultratrascendentali e aggiusta le cose. Una di quelle chiamate che fa al vecchio papa per esempio. Piace segnalare che dopo le ispirate parole di Bergoglio molti dei principali politici locali hanno intasato la mia timeline di facebook con status del tipo: “Evviva! Urrà! Ci vuole il pugno chiuso con questi mussulmani! Questo è un grande papa!”.
Chiedo a Don Luciano – semmai si degnasse di rispondere – se il concetto di “prossimo tuo” si applichi al suo stretto circondario, oppure se non è il caso di alzare il naso e guardare lontano. Anche perché se i vari Charlie Hebdo non sono “prossimo” cosa sarebbero? Nemici? E che si fa con i nemici? Li si ama, in teoria, in pratica gli si spara.
Don Luciano si guardi la mano e si chieda quanti giorni sono passati, o quanti minuti, dall’ultimo sasso che lei stesso ha lanciato. Perché è facile amare il prossimo quando lo si guarda negli occhi, difficile è amarlo quando il prossimo viene trucidato a mille miglia di distanza.
26 Febbraio 2015 alle 9:01 am
Buongiorno Hmsx. Concordo. Buona parte del problema sta nella pretesa di scegliere il “prossimo”.
Che è esattamente il contrario del senso della parabola del samaritano. Il sacerdote e il levita scelgono e perciò scartano. Il samaritano, benché samaritano ovvero un diverso, si fa interprete di una realtà che ha bisogno di lui. Anche se impersonata proprio da qualcuno che, forse, sino al giorno prima era tra quelli che lo discriminavano perché non era israeliano o israelita d.o.c.
Sì, Luciano in tivì riesce bene, dovrebbe andarci più spesso.
27 Febbraio 2015 alle 3:28 pm
Secondo me la domanda da farsi è: cosa vogliono i cattolici?
Personalmente faccio molta fatica a vedere la chiesa come un’ istituzione religiosa. Proprio perchè a mio avviso un’istituzione non può esserlo. Cioè, è quasi matematico che lo scopo primo di un’istituzione diventi la propria sopravvivenza. Anche a costo di contraddire in toto i propri “codici etici” fondanti.
27 Febbraio 2015 alle 3:29 pm
Detto ciò, il papa a mio avviso non è che l’amministratore delegato dell’azienda chiesa. Che deve ovviamente fare i conti con gli azionisti e tenerseli buoni. In questo caso gli azionisti sono i credenti (tralasciando qui il lato strettamente economico, ior e blablabla)
Quindi il Papa non ha nessun interesse a dire cose contro il senso comune, scatenerebbe semplicemetne del risentimento nei fedeli. Lo dico perchè m’è capitato di vivere questa cosa più volte al termine di prediche in cui il prete si era azzardato a trasporre il messaggio evangelico alla vita di tutti i giorni. C’era fastidio nell’aria.
Non so chi l’ha detto, ma da qualche parte ho letto una roba come: “ognuno trova l’insegnante che si merita”.
27 Febbraio 2015 alle 5:10 pm
Fago, sei simpatico, ma quello che scrivi è incomprensibile (ti prego non provare a rispiegare). La chiesa è un’ istituzione religiosa in base alle leggi vigenti dell’ordinamento giuridico. Fai fatica… a fare che? 2+2? Va bene, non c’è bisogno di farlo sapere in giro.
(scrivendo)
27 Febbraio 2015 alle 5:23 pm
Hmsx: ogni volta che su questo blog si affaccia un nuovo commentatore fai lo sprezzante. In questo caso, a mio avviso, non hai capito che cosa diceva Fago (ciao). Proprio perché è un ente giuridico, diceva, non può essere un ente religioso anche se tale è il suo nome. Giusta l’etichetta ma il contenuto non è quello indicato.
Dove non concordo con Fago (e questo è poi il senso del post, spiegato nel @1) è chiedersi, dal di fuori, che cosa pensano i cattolici. È ora di esser noi, ovvero tutti, a mettere i piedi nel piatto perché le decisioni/pensieri della chiesa (dei cattolici) influiscono pesantemente sulla nostra vita, la vita di tutti, per cui è bene che interveniamo tutti.
27 Febbraio 2015 alle 5:43 pm
mi scuso. ho avuto una brutta giornata.
27 Febbraio 2015 alle 5:43 pm
Prego, Hmsx, nessun problema.
27 Febbraio 2015 alle 5:44 pm
@7-8-10 (grazie Fago).
Al proposito illuminanti le osservazioni di Simone Weil sul “grosso animale” sociale, sintetizzabili nella conclusione “l’istituzione, in sè e per sè, è nemica del Bene” (che infatti costò il posto a un amico religioso).
27 Febbraio 2015 alle 5:53 pm
Sì, la Weil (da pronunciarsi, tassativamente!, “vail” mi corresse un gesuita di quelli in cui incappo ogni tanto) rappresentò con precisione il pericolo dell’istituzione (sedicente) religiosa. Tuttavia, e lo dico per esperienza, muoversi a livello transpersonale in assenza di una forma istituzionalizzata presenta difficoltà quasi insormontabili.
27 Febbraio 2015 alle 6:56 pm
@14 – Corretto, l’istituzione è necessaria, ma senza mai dimenticare (e qui sempre la Weil, che cita la sorgente greca) “la distanza tra la necessità e il bene” (“distanza” = “distacco”?).
27 Febbraio 2015 alle 7:03 pm
Una volta iniziato, ovvero realizzata seppur di poco quella distanza, pare che sia tutta terra da arare. Mantenere quella distanza al minimo, ovvero impedire che la struttura cresca, è proprio difficile. Tutto spinge nell’altra direzione.
27 Febbraio 2015 alle 10:39 pm
Penso che una cosa fondamentale sia tenere ben presente la possibilità (necessità?) di un “suicidio” dell’istituzione una volta che quella distanza (@giorgio15) inizia a diventare “controproducente”. Che poi c’è il solito problema, non c’è la prova del palloncino che ti dica quando sei “fuori”.
27 Febbraio 2015 alle 10:48 pm
@mym10:
Concordo sulla necessità di mettere i piedi nel piatto.
Il fatto è che mi pare estrememente difficile un dialogo religioso vista quella che mi pare essere l’intenzione di chi decide di far parte della tradizione cattolica rappresentata dalla Chiesa. Che mi pare essere (l’intenzione) non tanto il “re-ligarsi”, ma piuttosto il trovare una presunta giustificazione divina alla separazione.
Poi vabè, generalizzare è sempre stupido, però…
28 Febbraio 2015 alle 8:51 am
@17: il seppuku istituzionale funziona. Purtroppo lascia seri danni collaterali, persone che ne soffrono. Può essere un’idea istituzionare il suicidio istituzionale 😯 ovvero stabilire dall’inizio che “questa congregazione/chiesa ecc. si scioglierà tra 10 anni” e, per es., che se ne viene fondata una nuova, debba avere una dirigenza rinnovata. Qualcosa di molto simile era stabilito ad Antaiji riguardo all’abate, anche se ora pare diventato un incarico a vita.
28 Febbraio 2015 alle 8:58 am
@18 La mia proposta non è di dialogo. Volendo possiamo definirla “oltre il dialogo”. Si tratta di dire noi, senza paura. Ieri è venuto il prete a benedire casa mia. Compie un servizio, anche abbastanza faticoso e perciò ho fatto un’offerta (pensando a tutti i quattrini che incamerano con l’8×1000 mi piangeva il cuore ma quello che è giusto è giusto). Gli ho parlato 20 minuti. Non è riuscito a spiccicare parola. Penso che difficilmente dimenticherà quest’occasione.
28 Febbraio 2015 alle 10:14 am
@19 Ricordo la proposta di un maestro francescano, di sciogliere ogni ordine alla morte del fondatore… Era un contributo sorridente a una conversazione privata, ovviamente 😉 ma mi fa piacere leggere la versione di mym.
28 Febbraio 2015 alle 10:32 am
Il principio è quello, ma non è da prendere alla leggera. Spesso, ed a volte auspicabilmente, chi entra a far parte di un ordine o anche di una comunità religiosa lo fa pensando di aver tagliato i ponti dietro di sé e che da quel momento in poi … totus tuus. Poi arriva uno che suona la campanella e dice: signori, si chiude. Può essere una botta tremenda. Se lo si dice prima… dirai tu. Ma poniamo, per es., che sia scritto da qualche parte e in modo palese che fra uno-due dieci anni una certa congregazione si scioglie. Chi taglierebbe i ponti alle sue spalle per entrarvi secondo una scelta radicale?
1 Marzo 2015 alle 10:23 am
@mym19:
istituzionare il suicidio istituzionale lo ucciderebbe… 🙂
Secondo me deve rimanere un atto “fresco”, altrimenti rischia di creare solo danni. Riprendendo l’esempio di Antaiji: se l’attuale abate avesse seguito la “regola” dei 10 anni, ora probabilmente il tempio sarebbe chiuso.
Riguardo ai danni collaterali e al “dirlo prima” effettivamente è un bel dilemma
1 Marzo 2015 alle 10:29 am
@mym20:
“Si tratta di dire noi senza paura”
penso di aver colto il senso, ma mi pare ancora più utopica come cosa! Se già non si riesce a dialogare..
1 Marzo 2015 alle 10:54 am
Chiaramente @23 è sottinteso il mio personale parere che la pratica portata avanti attualmente ad Antaiji sia “cosa buona”.
1 Marzo 2015 alle 11:44 am
Buongiorno Fago.
23-24-25@: le spari al volo tu, eh!
Così, tanto per vedere se sotto al vestito c’è qualcosa: senza sbrodolarti, mi dici svp che cosa intendi per “fresco” in 23@?
Su cosa fondi l’opinione “che la pratica portata avanti attualmente ad Antaiji sia “cosa buona”?
Quando dici “se l’attuale abate avesse seguito la “regola” dei 10 anni, ora probabilmente il tempio sarebbe chiuso” che cosa intendi, che sarebbe una iattura? Una cosa buona? Indifferente?
Riguardo a @24: monologare, lipperlì, è molto più facile che dialogare.
1 Marzo 2015 alle 12:42 pm
Buondì, rispondo in ordine:
– per “fresco” intendo un atto compiuto in base ad una visione chiara della situazione presente ed esente da calcoli utilitaristici
(per quanto possibile)
-l’opinione è fondata sulla lettura dei testi scritti dalla persona che ora guida la pratica e dai praticanti stessi. Riconosco che siano “prove” insufficienti. AAAcercasi opinioni più fondate
-intendo che sarebbe un peccato
@”Riguardo @24 ecc”.. : chiederei delucidazioni se possibile, perchè ci sono un paio di modi per interpretare la frase e non so quale sia l'”originale” 😉
1 Marzo 2015 alle 12:56 pm
Cominciamo dal fondo: il monologo è quello che è avvenuto ed avviene tuttora. Qualcuno (spesso sul pulpito) spiega quale sia la volontà del tuo dio e tu… zitto. Propongo di invertire. Ovviamente riuscendo a farsi ascoltare. Per nulla facile.
La morte del bruco è la vita della farfalla: Antaiji è morto molti anni fa. Ora c’è un’altra cosa. La sua vita sarebbe farfalla se si svolgesse altrove ed in una forma diversa. Così è bruco che non muore e farfalla che non nasce.
Su “fresco” sono d’accordo: le tue regole sarebbero un buon modo di istituzionalizzare il suicidio. Ma senza un orizzonte temporale il più definito possibile (ad Antaiji “10 anni” era un termine chiaro, infatti Watanabe fu abate per 12) siamo in mano alle buone intenzioni.
Che come si sa…
1 Marzo 2015 alle 6:05 pm
Anno 10 dell’era Zuckerberg.
[è il 2016, insultarsi è il nuovo dialogo moderato, ma cosa vi offendete, a quest’età poi]
M’ è partita la brocca su *perchè*. @8. Si scrive con l’accento acuto perché la vocale è chiusa. Quando la vocale è aperta si scrive *è*.
Ripensadoci, io, scrivevo peggio 🙂
[non è vero non è vero… ]
@20
Il prete responsabile della parrocchia ha 70 anni. Ha vissuto 25 anni ad Avellino. Sempre nella stessa camera. Allocata a qualche centinaio di metri dal passaggio a livello! Ogni mattina alle 6.45 scampana. Meno male che mi sono incazzato e si è ridimensionato. “Solo sette” scampanate al dì da due minuti.Considerato il giorno di ventiquattro ore fanno un quarto d’ora al giorno. Esclusi funerali, feste, etc. Allora scampanata. Sempre due minuti. Non trentasecondi come dice la legge.
Ad ogni modo un buon risultato, la pianta di spezzarsi la schiena. Una volta – pensate – scampanava per cinque minuti. Altri tempi. Era giovane.
Ha preso così sul serio la mia incazzatura che ha insistito affinché portassi a casa un libro di fotografie dedicato alla sua persona e il giornalino parrocchiale. Ogni mercoledì scrive l’Arcivescovo “Superbo”. Si chiama proprio così.
La questione dei decibel è stata affrontata in questi termini: “gli ombrelli li diamo ai poveri, eh sì i bimbi africani sono belli”.
Fortuna che la scommessa è andata a buon fine. Contro Pascal.
1 Marzo 2015 alle 7:11 pm
Quando scrivi bene scrivi davvero bene.
Ma a tutti, prima o poi, sfugge un accento.
Ora, molti non ci fanno neppure caso, come alle maiuscole e gli a capo.
Che ci vuole fare, signora mia, ora scrivono tutti; del resto di che si stupisce, anche l’operaio vuole il figlio dottore.
2 Marzo 2015 alle 11:16 am
@HMSX29:
We, mi sun de Milan. U mai sentì un “perchè” cun la E sarada :))
3 Marzo 2015 alle 10:31 am
Ueé, polentò, facìte o piacere: parlate tricoloore!
4 Marzo 2015 alle 10:58 am
Bè, questo Papa è biblico e evangelico a seconda dell’occorrenza…deve risollevare le sorti di una chiesa fortemente compromessa e assolutamente contradditoria…come sempre nella sua storia.
Pur condividendo lo scritto di mym, mi chiedo chi ha destabilizzato un’area pericolosissima come quella? Per quali scopi?
La risposta è abbastanza facile ma nessuno, Papa incluso, la dice.
4 Marzo 2015 alle 7:31 pm
Ciao Nello, bentornato.
Per area destabilizzata intendi la fascia che va dall’Afghanistan… alla Libia?
Puoi essere più chiaro per favore? Grazie.
5 Marzo 2015 alle 2:09 am
Non si dovrebbe dare credito alla gente che ha capito tutto della vita. “Il papa è il papa”, “quel che dice è saggio” “il papa è (umilmente per carità) infallibile” … anche fosse in contraddizione con il papa precedente, col Libro o il buon senso (in ordine di importanza? boh)… quindi?
Secondo me da tutte queste menate per ora se ne esce solo su un piano personale, con un * ben detto. Collettivamente, con voci numericamente trascurabili, non c’è via d’uscita nè modo di non passare per fessi. La norma corretta/salutare sembra quella di delegare la propria opinione ad un leader/papa/maestro/guru, a qualcuno con un qualche sacramento distintivo.
Delegare è diverso dall’ascoltare. C’è stato chi si è costruito un proprio status religioso con contorno di infallibilità, in sicura deroga alle proprie condizioni (sulle intenzioni non si può certo dire). L’ha anche lasciato come eredità al proprio lignaggio.
Se trovo divertente come non si colga la dissonanza tra papi che propongono Cristo e la chiesa (si propongono) in modo così differente … quel che trovo difficile da sopportare è il dover subire volenti o nolenti questo carnevale. Ormai inutile brusa-crist convinto.
5 Marzo 2015 alle 9:38 am
Ciao brusa-crist, bentornato.
Il numero, da un lato, non conta. Non si tratta di far la rivoluzione e prendere il potere o di ottenere la maggioranza. O meglio: sì, si tratta di quello ma non “fuori”.
Per cui il prete sul pulpito dirà quel che vuole: che diventi cieco o che Gesù si addolora, ma se tu nel frattempo pensi “prima o poi anca lù se ne farà ‘na ragione…” e, naturalmente, fai il bravo, allora … allora cosa?
Va bìn parei!
Il teismo esasperato necessita di definire la volontà di dio. Gran brutto guaio.
Ma è un guaio loro se non te ne fai coinvolgere. Poi occorre che a tempo debito si esprima opinione, questo sì, altrimenti comandono “loro” e la legge sul divorzio saremmo ancora lì ad aspettarla…
Riguardo ai lignaggi infallibili: tempo un due trecento anni nessuno se ricorderà più.
5 Marzo 2015 alle 10:58 am
Ciao mym, mi riferisco ai fatti più tecenti, quali L’Egitto, la Libia e la Siria (a margine l’Ucraina, il Kossovo, ecc…).
C’è una precisa regia e sceneggiatura, a Hollywood sono molto bravi in questo genere di cose.
E’ evidente che una certa parte di mondo, per mantenere leadership e privilegi, confligge a 360 gradi con gli altri.
E finisco con gli studi del Prof. Serge Latouche: “se tutto il pianeta consumasse con gli standard americani, sarebbero necessarie le risorse di otto pianeti come la Terra”…
E’ evidente l’intenzione di destabilizzare l’Europa (con il cavallo di Troia inglese dentro che boicotta finemente), e soprattutto la Russia che non ha l’anello al naso ed è tecnologicamente pari agli USA, mentre i cinesi no, per esempio, quindi nell’immediato non sono un problema.
Il problema per gli USA è l’unione naturale di Europa e Russia che li relegherebbe dove è naturale che stiano, vale a dire nel loro inferno o immondezzaio consumista, amorale, relativista.
Ma ti pare che i russi gli facciano mettere delle basi militari in Ucraina…ti ricordi quando Kruscev voleva mettere le basi a Cuba, rischiammo grosso, ora gli USA sono già in Polonia, in Turchia e dintorni…
Il vero pericolo per tutti è la geopolitica USA. Non è tollerabile, e solo dei politici da poco come merkel, hollande, renzi, e soci possono sostenere l’insostenibile.
5 Marzo 2015 alle 11:25 am
La rozzezza della politica estera USA (e di chi l’appoggia) è evidente: portare la democrazia per il mondo è uno slogan perverso e dannoso. L’altra faccia della medaglia dei dittatori che hanno imposto per anni in Sud America. Putìn, d’altronde, non è il Carla Fracci della situazione.
La regia politica delle crisi anche religiose è possibile però perché vi sono religioni che confondono il diritto con la fede, ancora più rozze dei Bush di recente memoria.
Siamo un povero blog che si occupa della vita secondo la sua declinazione religiosa, quella è l’angolatura che ci (per scelta) compete.
6 Marzo 2015 alle 1:15 am
Sarà la demenza senile che “incipie”, ma non reggo più qualsiasi cosa che riguardi Dio, i teisti, la religione nel senso “collettivo” e i discorsi dei vari unti dal Signore … preferisco curarmi della trave nel mio occhio che degli slogan pubblicitari del redentore di turno … forse sbaglio ma ad un certo punto per me occorre semplificare, ed escudere a prescindere questo o quello, perchè energie e tempo sono limitate. E poi il vaticano generosamente si arroga il diritto di decidere quali affetti siano veri, quali vite siano sante, quali scelte siano da portare avanti ecc … del resto loro sono in missione per conto di Dio. purtoppo però non come Jake & Elwood Blues…
6 Marzo 2015 alle 9:11 am
In effetti, se i predicatori di turno (qualche volta lo sono anch’io, eh!) avessero un po’ di senso dell’umorismo quando ci spiegano quello che dio vuole o non vuole almeno finirebbe a pacche sulle spalle.
Invece finisce che qualcuno poi su ‘ste cose ci fa la guerra.
Il teismo a oltranza è una malattia inguaribile.
6 Marzo 2015 alle 10:59 am
A proposito di umorismo.
Il filmato (che ho visto senza audio, ma basta) mi sembra, al di là di tutti i limiti, una buona predica sull’impermanenza.
(se ricordo bene, sfrutta un’idea del film, non eccezionale, “Samsara”, l’incontro dell’eremita, sorridente, con il giovane monaco).
6 Marzo 2015 alle 11:24 am
Molto bello, grazie.
Certo migliore di quella scena, che però nell’economia del film ci stava, visto i luoghi.
6 Marzo 2015 alle 6:24 pm
I fanatici dell’antiamericanismo non li capisco. È vero, gli americani sono rozzi e pragmatici, tuttavia la loro democrazia è quella che funziona meglio nonostante sia una macelleria sociale. La catastrofe europea dipende da noi stessi. Gli americani hanno tutto l’interesse che l’Europa si regga sulle sue gambe. Questo è però un blog religioso. Dunque, il capostipite dell’antiamericanismo italico si chiama Diego Fusaro. A proposito del terrorsimo islamico dice “i signori dell’ISIS hanno lo stesso grado di esistenza del dottor Balanzone del carnevale bolognese o del Gianduja del carnevale torinese”(*) perché li ha visti solo alla TV che non è neutra ma manipolata dal mondialismo. E poi, se quelli dell’ISIS sono contro gli americani, cattivi cattivi proprio non devono essere. Insomma, un folle.
(*)sul profilo facebook di Fusaro, status del 6/3/2015 ore 7.20.
6 Marzo 2015 alle 6:25 pm
Le osservazioni di Massimo mi fanno venire in mente le parole di Ennio Flaiano, Diario degli errori:
“Preferire sempre di no. Non rispondere a inchieste, non firmare manifesti, perché tutto viene utilizzato contro di te, in una società che è chiaramente contro la libertà dell’individuo e favorisce però il malgoverno, la malavita, la mafia, la camorra, la partitocrazia, che ostacola la ricerca scientifica, la cultura, una sana vita universitaria, dominata dalla Burocrazia, dalla polizia, dalla ricerca della menzogna, dalla tribù, dagli stregoni della tribù, dagli arruffoni, (…) dalla Chiesa, dai servi, dai miserabili, dagli avidi di potere a qualsiasi livello, (…). Rifiutarsi, ma senza specificare la ragione del tuo rifiuto, perché anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata. Rispondere: no. Non cedere alle lusinghe della televisione. (…) Non preferire l’amore alla guerra, perché anche l’amore è un invito alla lotta. Non preferire niente. Non adunarti con quelli che la pensano come te, migliaia di no isolati sono più efficaci di milioni di no in gruppo. Ogni gruppo può essere colpito, annesso, utilizzato, strumentalizzato. Alle urne metti la tua scheda bianca sulla quale avrai scritto: No. Sarà un modo segreto di contarci. Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì. I quali si chiederanno che cosa non viene apprezzato nel loro ottimismo”.
6 Marzo 2015 alle 6:49 pm
@44: Mi piace la prosa di Flaviano, seppure utopica. Mi rammenta un altro, più realista però: Enzo Biagi.
@43: Concordo sul fatto che, per governare noi occidentali, la democrazia sia il sistema migliore. Se in Europa (a parte Irlanda, Kosovo, Ukraina e poche altre…) non ci sono state guerre da circa 70 anni è merito della democrazia.
Però non funziona dappertutto, per es. dove ci sono situazioni tribali con forme di governo che garantiscono un equilibrio tra le tribù. Lì, se ci “porti” la democrazia fai disastri. Molto più pesanti del male che vorresti curare. La realtà, a me pare, parla chiaro.
Ma, come dici, questo è un blog religioso.
11 Marzo 2015 alle 6:15 pm
ragazzi, “religioso” non esclude nulla e da questa parte di mondo, è sempre stato commisto (trono e altare).
Se poi parli dell’islam, lo “stato” può solo essere confessionale…
Ribadisco: E’ l’America il più grande pericolo per la pace nel mondo, ed è sempre stata una realtà imperialista, altro che “democrazia”.
L’unica democrazia vera è solo quella Svizzera, il resto è altro.
11 Marzo 2015 alle 6:18 pm
Noam Chomsky: “L’America non è mai stata tanto pericolosa come ora.”
Questo nella sua ultima recente visita in Italia.
E per dargli una sfumatura religiosa potremmo dire che la religione del dio dollaro necessita dei suoi sacrifici.
11 Marzo 2015 alle 6:48 pm
Ciao Nello.
@46: il fatto è che hai ragione, “la religione non esclude nulla” ed è pure vero che, sino ad ora, in un’ottica islamica, tra stato e religione la differenza è solo una questione di dosaggi, Paese per Paese. E così è pure in un’ottica buddista: pensando a Myanmar (alias Birmania), Thailandia, ex Tibet, Nepal et alia. Per non parlare di Italia, Spagna e Paesi del Sud America in area cristiano cattolica ecc. ecc.
Ma il piccolo compito che la Stella si assume qui è quello di dire che così non va. Religione è tutto del mio comportamento ma in libertà. Ossia: il mio comportamento non può/non deve essere regolato da una legge dello stato condizionata dalla religione. Quindi stato e religione devono essere, stare separati. E chiedere l’8×1000 è già sovrapporli.
“La democrazia -diceva Churcill- è la peggior forma di governo. A parte tutte le altre”. Nel senso che non c’è da scandalizzarsi. Ma è “meglio” della guerra per bande.
Non penso che imperialismo e democrazia si escludano a vicenda. Il contenuto della democrazia (per es. il dio denaro come anche in Svizzera o l’imperialismo) è altro (può essere altro) dalla democrazia, che è un modo di organizzarsi, non un imperativo etico. Altrimenti sarebbe religione.
14 Marzo 2015 alle 11:32 am
Pur comprendendo la critica radicale che MYM fa al senso fondamentale del dare (vivere) un significato religioso alla vita, e il conseguente invito ad una altrettanto radicale coerenza, data la complessità del tema e la difficoltà a sintetizzare questa in poche righe mi sono fin qui astenuto dall’intervenire. Pur avendo delle perplessità sul linguaggio usato da papa Bergoglio, credo che i possibili effetti sulla realtà POTREBBERO essere positivi (per l’intera pianeta), anche se apparentemente non in linea con una “forte” struttura teologica.
Visto quindi questo, a mio parere, interessante articolo, laicamente condivido.
http://ilmanifesto.info/bergoglio-il-fascino-non-e-eterno/
14 Marzo 2015 alle 6:07 pm
Ciao Dario.
Sì, capisco quello che vuoi dire. Una risposta mi viene da uno slogan che usava 40anni fa nel “movimento”: i liberali son peggio dei fascisti perché fan sembrare buono il padrone.
Se la positività ipotizzata sta nella nuova capacità della chiesa di attrarre le masse mi lascia parecchio freddo. Soprattutto se il tutto è fatto nominalmente per la misericordia, ma in realtà giustificando la strage di Charlie perché ‘sti vignettari avevano esagerato.
Impegno radicale non significa per forza volto severo e bastone del senso di colpa.
Significa provare a vivere davvero il Vangelo. Allora essere misericordiosi avrà il senso dell’autenticità.
In realtà, dal punto di vista concreto, non so nemmeno che cosa sia un giubileo, un anno santo. Ma immagino che si farà parecchio baccano, si esibiranno parecchie stole dorate e tiare intarsiate di gioielli in lunghe cerimonie concelebrate da stuoli di preti.
Misericordia è, per esempio, andare a lavorare e fare anche il prete, con la messa la mattina ecc. Ovvero una forma di condivisione.
Non dico che questo dovrebbe essere il modello fisso ma qui il modello fisso è il contrario.
Così misericordia son solo discorsi al vento. Ci hanno messo 35 anni a riconoscere che Romero era un brav’uomo.
15 Marzo 2015 alle 12:24 pm
Penso che Marx, nonostante abbia drammaticamente sbagliato sulla proposta/ previsione politica, abbia colto la logica dei processi economici e le loro conseguenze sull’uomo: la natura umana modellata dalla struttura dell’economia.
La cosiddetta società globale si sta trasformando in un mercato globale in cui l’uomo è una merce e le relazioni identitarie sono fondate sul guadagno.
Quindi, non entrando nella complessa discussione sulle ragioni teologiche/filosofiche per cui le religioni hanno favorito o consentito (anche attraverso la loro indifferenza)questa patologia planetaria, come essere vivente penso che tutto ciò che aiuta ad uscire da questa situazione (in modo non violento) va ascoltato e anche favorito. In questa emergenza che rapidamente degenera penso vadano tentate convergenze sui frutti più che divergenze sulle radici.
Per essere chiari ci sono “religiosi e religiosi” (Bertone e Luigi Ciotti) e “laici e laici” (Gino Strada e Antonio Angelucci.. o Landini e Marchionne:-)
Ps penso che anche questo sia “religioso” in senso morale
15 Marzo 2015 alle 3:16 pm
Guardando da un punto di vista politico, quello che dici è chiaro e, in un’ottica di parte, condivisibile. Ma la religione non è politica. Per questo ho usato quello slogan per risponderti: è la traccia di quando si mischiavano e confondevano politica e religione. Più o meno vuol dire: padrone=diavolo per cui vade retro. Qui si vede bene la differenza: in un’ottica democratica della politica, con la parte avversa (il padrone o il dipendente, l’altro partito ecc.) si può e si deve trattare. In religione col diavolo non si tratta. In senso politico è bene che Bergoglio abbia tolto Bertone dalla sala comando da cui si decidono le politiche dello IOR. Magari ci avesse messo don Ciotti. In senso religioso evangelico è lo IOR come tale che non ci dovrebbe essere. La politica, in democrazia, è compromesso. Il vangelo e lo zazen non si possono compromettere, altrimenti scompaiono.
Per cui: politicamente parlando il fatto che la CEI abbia agitato il ditino contro l’ex cav è cosa apprezzabile. Dal punto di vista religioso puzza alla grande.
Landini e Marchionne sono ben differenti e rappresentano scelte e mondi differenti, sia in senso politico che in senso umano. Al punto che, da un punto di vista laico, ritengo che la loro differenza sia anche morale. Ossia (non li conosco, perciò è un azzardo): il loro comportamento mi pare che poggi su basi morali diverse.
Ma se venissero a fare zazen con noi li tratterei allo stesso modo, come è normale che sia.
16 Marzo 2015 alle 12:34 pm
Il giubileo sarebbe anche un evento interessante, nelle intenzioni. Istituito nell’AT (Levitico 25,8 e segg.) una volta ogni cinquanta anni, doveva essere un anno di riposo, anche per la terra e gli animali, prevedeva l’annullamento dei debiti, la restituzione delle terre, la liberazione dei servi… Insomma, una specie di azzeramento collettivo. Non risulta sia mai stato messo in pratica e dubito che sia questo che papa Francesco intende proporre ai potenti del mondo, non fosse che ai cattolici. Ai greci piacerebbe, comunque…
16 Marzo 2015 alle 2:22 pm
Sino ad ora, chi durante il giubileo si recava a Roma, riceveva indulgenza plenaria.
Credendoci, non è poco.
Aspettiamo e vediamo.
16 Marzo 2015 alle 5:51 pm
Questa questione dell’indulgenza dà da pensare. E’ legata a una parola del Vangelo che non mi è del tutto chiara, e che ricorre in almeno tre passi: per tutti Matteo 18,18 “Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”. Non tutti i cristiani la leggono nello stesso modo, ma certo il cattolicesimo ci ha costruito sopra l’edificio del potere sulle anime. Un conto è il “potere” del perdono, che è incondizionato, assoluto, gratuito. Ma perché abbinarlo al potere di legare? qui si pesca nel torbido. Ho chiesto in giro, ma nessun cattolico mi ha spiegato in modo soddisfacente, finora. Ma son fuori tema, pardon.
16 Marzo 2015 alle 8:35 pm
Il tema, di solito, lo spostiamo dalle parti dell’ultimo commento.
Il potere di slegare può essere inteso come far scomparire il senso, la paura, la convinzione (ossia l’illusione) di essere legati. Mi sembra un bel lavoro, allegerisce. Il potere di legare pare inteso come il suo contrario: ti convinco che sei… fregato per sempre. O almeno sino a quando lo dico io.
Quando entra in gioco il potere qualcuno ci rimette sempre.
Giusto per non far dei paragoni: non ce lo vedo il Buddha che prende da una parte Ananda e Subhuti e gli fa il discorsetto dei poteri.
Le differenze, anche di livello culturale, tra la letteratura cristiana e quella buddista sono evidenti.
17 Marzo 2015 alle 12:33 pm
Un fraintendimento della Chiesa
Il ladrone nella croce: se pure il delinquente, che sopporta una morte dolorosa, pensa: «così, come questo Gesù, senza ribellarsi, senza ostilità, indulgente, sottomesso, così soltanto è giusto» ha affermato il Vangelo, egli è perciò in Paradiso. Il regno dei cieli è uno stato del cuore (dei fanciulli è stato detto «perché di essi è il regno dei cieli»); non è qualcosa che sta «sopra la terra». Il regno di Dio non «viene» cronologicamente, storicamente, secondo il calendario, come qualcosa che un giorno c’è e il giorno prima non c’era: ma esso è un «mutamento di senso del singolo», qualcosa che avviene in ogni tempo e in ogni tempo non c’è ancora.
Morale: il fondatore del cristianesimo ha dovuto pagare il fatto di essersi rivolto allo strato più basso della società e dell’intelligenza ebraica. Essa lo ha interpretato secondo lo spirito che essa capiva.
17 Marzo 2015 alle 12:35 pm
Questo papa è simpatico. Se qualcuno t’offende glie devi da’ un cazzotto, anche se nel vangelo c’è scritto porgi l’altra guancia, perché quella è teoria. Se sono i bimbi a mancare di rispetto, bisogna picchiarli, ma non in faccia. È una questione di dignità. Pochi figli, massimo tre, ché non siamo conigli. Così dice Bergoglio. Mò un anno santo straordinario dedicato alla misericordia. In effetti, a una attenta analsi, considerate le premesse, Francesco è proprio uno esperto di Misericordia in senso cristiano. La misericordia è un po’ come il regno dei cieli: è legato ai cristiani e abita solo i cristiani: gli irriverenti, gli empi, come charlie, è giusto che abitino l’inferno.
ps: se il papa è un idiota, rilevarlo mi rende colpevole agli occhi di dio o lodevole? e non ammettere che il papa dica idiozie, cosa fa di me? un filisteo, se diamo retta all’esempio di Gesù. la questione è semplice. se poi uno dice una idiozia e si fa finta di niente solo perché è il papa a dirla, evidentemente seguiamo fedi diverse. forse la mia è più verace. forse. sicuramente non mi rende così cieco da perdere il senso critico.
17 Marzo 2015 alle 5:44 pm
L’umorismo della cultura europea: ritiene vera una cosa e se ne fa un’altra; per esempio a cosa serve ogni tecnica di lettura e di critica se l’interpretazione ecclesiastica della Bibbia (sia protestante che cattolica) si mantiene come prima?
17 Marzo 2015 alle 6:15 pm
Ciao Hmsx.
Carramba! Direbbe el señor Bergoglio.
@57: un commento ispirato.
Può essere, però, che la conclusione non sia -solo- come tu dici: anche il fondatore apparteneva a quell’ambiente. Lo scatto, lo stacco dalla mentalità preistorica è poderoso, perciò: complimenti. Ma, come dicevo sopra (@56), la letteratura buddista ‘i dà di bèl! (gliene da delle belle). C’è da dire però che -quella buddista- è nata in un ambiente in cui c’erano già le Upanishad…
@58: sull’ipotesi che Francesco sia un po’ cogl…e ne abbiamo discettato un paio di post or sono. Penso che, carte alla mano, vada detto.
@59: c’è la versione CEI e la versione CEI rinnovata, che cosa vuoi di più? Cerchi rogne? Eh? Ti do un pugno, sai! 😯
21 Marzo 2015 alle 8:09 pm
Cara catastrofe,
mi chiedo se la menzogna non sia qualcosa di divino; se il valore di tutte le cose sia nel fatto che sono false. Se la disperazione non sia la più pura conseguenza di una fede nella “divinità della verità”… Se proprio il *mentire * e il *falsificare* (trasporre in falso), l’introduzione di un senso, non sia un valore, un senso, un fine; se non si debba credere a Dio, non perché è vero, ma perché è *falso*.
21 Marzo 2015 alle 8:13 pm
PS: non voglio litigare, è che è stata una settimana ispirata da dio, con tanta nuova buona musica. Peccato che non ho più l’età per fare il juke box.
Nessuno vuole sapere niente. Pare che il termine ignorante sia impronunciabile. Guai a dire ad un ignorante che è un ignorante: apriti cielo. Bisogna dimostrare di sapere qualcosa, anche se quel “qualcosa” è il tuo mestiere, il tuo bagaglio, quello che hai studiato per una vita intera. Torno a cantare tra “Cielo e terra”; nella metrica di Dante; nella pioggia ovunque cada; nella voce del cantante; nella vita che degrada; nel tempo che farà. 🙂
21 Marzo 2015 alle 8:53 pm
@61: Dio non può essere falso. È come dire che l’acqua non bagna: se è acqua bagna. Irrimediabilmente falso è ciò che si dice di Dio.
Credere a Dio è una sovrastruttura inutile e religiosamente nociva. Il Dio che è tale implica che non ci sia bisogno che si creda in “qualcosa” chiamandolo “Dio”.
@62: l’amore in cielo e in terra…
Benedetta gioventù.
23 Marzo 2015 alle 11:00 am
Faccio una deviazione…ho letto “The Eight Gates of Zen, di John Daido Loori, Shambala ed.”, mi è piaciuto, qualcuno lo ha letto? Cosa ne pensate mym e jf della linea Maezumi?
23 Marzo 2015 alle 11:01 am
“qualcosa”…è già…
23 Marzo 2015 alle 11:02 am
@63
23 Marzo 2015 alle 11:03 am
@66 completa @65, scusate
23 Marzo 2015 alle 11:03 am
riferito a @64
23 Marzo 2015 alle 5:07 pm
Ciao Nello
@64 La linea di Maezumi? Mah, a parte che si scopano pure i tappeti non c’è molto da dire. Maezumi era il “classico” giapponese faso tuto mi che gli amerlocchi (i.e. alcuni allocchi tra gli americani) hanno idolatrato salvo poi accorgersi che … era la volpe nel pollaio. Questo a proposito delle vite private.
Poi chi fa zazen fa zazen, e con san Pietro se la vedrà lui.
Certamente una linea in cui sesso e discepolato si mischiano non è né zen né buddismo.
Non è il sesso che non va bene, quel che non c’entra sono lo zen e il buddismo.
23 Marzo 2015 alle 5:12 pm
@65: se non ci metti qualcosa nel credere… non è credere in o credere a.
23 Marzo 2015 alle 11:16 pm
Chiamato in causa (Nello @64 – Ciao!) eccomi. Per prima cosa penso che nel buddismo dovrebbe esserci solo la linea Sakyamuni, ed è pure già un rischio anche solo chiamarla così. Quanto a Maezumi penso sia stato uno della banda “le zen c’est moi!” con le conseguenze che mym ci rammenta. Per fortuna il tempo di questi pionieri self made è finito, speriamo che prima o poi se ne accorgano anche i loro seguaci: l’ombra che proiettano è ancora spessa e qualcuno la prende ancora a riparo della propria ignavia spirituale.
24 Marzo 2015 alle 9:35 am
Amen
25 Marzo 2015 alle 10:50 am
Grazie mym @69 e jf @71 l’America è l’apoteosi del relativismo…tuttavia, l’esperienza di Daido Loori mi sembra positiva, poi c’è tutto il resto che è appunto America. Per esempio, Shunryu Suzuki ha creato un certo sangha, poi il suo successore…americano…Sorge anche la domanda: è circoscrivibile alla sola America il problema? Comunità miste avranno sempre attività del genere. E’ il momento di separare i generi? Dove va a parare il farlo? E’ bene precisarsi in questo senso, a priori, a monte. Nel testo di Daido Loori che ho citato, quanto meno si è tentato di precisare le funzioni del monaco e del laico nel sangha, poi c’è tutto il portato di Yasutani Hakuun e la mescolanza di elementi rinzai e soto…che però, nel caso di Daido Loori mi sembrano formativi, educativi, nel senso corretto.
Il mondo è grande e vario…
La carne è sempre stata debole
25 Marzo 2015 alle 10:53 am
mym @70, non me la voglio tirare dogenianamente ma, “qualcosa”, nella mia intenzione, era soggetto-avverbio-predicato.
25 Marzo 2015 alle 8:53 pm
@74: “qualcosa” come avverbio…
qualunquemente… 😛
@73: non ho letto il libro di Loori. Però “precisare le funzioni del monaco e del laico nel sangha” così, a naso, mi suona proprio male. Lo zen non è la chiesa cattolica ed inoltre le funzioni possono essere ben fluttuanti. Per di più il mahayana nasce proprio perché non vi sia più differenza sostanziale tra chi vive nel chiostro e chi si siede vivendo nel mondo.
Riguardo invece al sesso nella sangha, il sesso tra persone che fanno zz non è un problema di per sé, lo diventa se avviene tra due che appartengono ad un gruppo di persone che si riunisce (è riunito) per fare zz. Perché sconbussola i rapporti al punto che quel gruppo non è più un gruppo dei pari e quasi sempre, come gruppo di zz, si sfalda. Di questa cosa ne ho scritto anni fa.
L’unica comunità mista sopravvissuta a lungo di cui sono a conoscenza è Antaiji.
Il problema è quando colui che dovrebbe essere un padre si comporta da … porco. Uso questo termine perché non è lo stesso di quando due nel gruppo dei pari finiscono a letto assieme. È completamente un’altra cosa. È usare la vicinanza, fiducia che si crea in un rapporto intimo di tipo religioso per motivi del tutto impropri. Su questo io sparerei a zero. È normale, probabilmente necessario, che quando un anziano cura, assiste lo sviluppo spirituale di un giovane si crei un contatto molto profondo, intimo. Che per essere ciò che è, ovvero un canale di profonda comunicazione, deve assolutamente rimanere puro. Approfittare di quel canale per altri scopi, qualsiasi essi siano (anche “solo” per farsi dipingere la casa), è una porcata.
26 Marzo 2015 alle 12:46 pm
grazie, mym @75, penso che sia molto difficile non attraversare lo sfaldamento e prodursi nella eventuale ricomposizione su basi sempre più profonde di un sangha. Penso sia molto difficile precisarsi a priori circa l’esperienza dello zazen che può iniziare con certe caratteristiche che via via producono quello che è inevitabile si produca, vale a dire il karma. Come si fa a pensare uno zazen che da subito abbia le caratteristiche che enunci e secondo me frutto di una crescita comune entro l’esperienza stessa dello zazen che, qui e ora è diversa per ognuno?
26 Marzo 2015 alle 1:00 pm
Si fa, non c’è bisogno di pensarlo. Lo zazen non può e non deve essere piegato alle voglie personali. Non è questione di avvicinarsi a poco a poco. Una cosa non è un’altra.
Che poi ciascuno a modo suo sbagli, è vero. Ma certi errori non sono “perdonabili”: chi li compie è (già) fuori.
Se questo non è chiaro, come non lo è nei vari dojo americani in cui hanno confuso lo zazendo con il lettone di Putìn, allora zen e buddismo non c’entrano, sono il nome di copertura per delle “carriere”. Siccome sono attaccati alle “linee”, alle ordinazioni, e a tutto ciò che deriva dall’essere diventati “qualcuno”, molti da quelle parti (che comprendono anche la Francia) invece di riconoscere che si è andati in un’altra direzione e quindi occorre tornare indietro e ricominciare da capo (letteralmente), cercano di salvare capra e cavoli, dicendo (riassumo): era sì un porco ma ANCHE un grande maestro zen. Così, automaticamente, possono dire: lo zen che mi ha trasmesso (altra cavolata) è autentico perciò anch’io…
Lo zen del porco non sta in piedi.
26 Marzo 2015 alle 4:30 pm
Boia!!! Sei chiarissimo. E condivido quello che affermi e che è.
26 Marzo 2015 alle 5:21 pm
Tatàààn! 😉
27 Marzo 2015 alle 9:17 am
Chi sostiene che si deve distinguere l’uomo dal maestro, per cui la medesima persona può essere umanamente infima e dharmicamente eccelsa (e chi approfitta della propria posizione di potere per sedurre l’altrui mente e corpo è infimo) opera la separazione fra vita vissuta e dharma, che è la negazione del buddismo Mahayana e dello Zen, di cui quel grande maestro dovrebbe essere il testimone e in nome del quale si impalca a maestro. Ragionando così la frattura non si chiude ma si amplia: per sanarla non c’è che tornare al punto di partenza. 1/2
27 Marzo 2015 alle 9:18 am
Immaginiamo che effetto avrebbe un big master che, guardandosi una volta allo specchio per vedersi e non solo per specchiarsi, dopo aver vomitato, dica (prima di tutto a se stesso): “Ma che c…o sto facendo?!” e, sceso dall’alto seggio, ricominci daccapo, come un nuovo arrivato. Smontando il castello di sabbia, aiuterebbe forse anche i “suoi” devoti discepoli a guardare a se stessi. Chissà se questo intendeva quel tale che, con il suo linguaggio un po’ bislacco e non di rado greve, ha detto: “C’è più gioia in cielo per un peccatore che si pente…”? 2/2
27 Marzo 2015 alle 4:53 pm
Ciao Jf, com’è la grande ville? È primavera anche lì?
Mitigherei solo un poco quanto scrivi, per evitare idealizzazioni che rischiano di vedere il bambino giù nello scarico insieme all’acqua.
Confortato da Dogen e dal Raihai Tokuzui, Inchinarsi rispettosamente è raggiungere il midollo, spezzo una lancia per le donne, gli uomini pieni di difetti, magari dal passato turbolento, dal carattere difficile e … antipatico che cercano sinceramente di praticare e seguire la via. Quelli che sembra che non ne azzecchino una perché hanno modi ruvidi, e perché come tutti a volte sbagliano. Anch’essi, se disposti a guardarsi in quello specchio (anche nel segreto) e a riprendere da capo ogni volta sono “buoni amici”.
Anche “più” (però in questo campo le quantità non sono di casa) di chi non sbaglia perché non rischia.
Certo qui il porco, quello che se ne approfitta non c’entra.
27 Marzo 2015 alle 7:40 pm
Beh, dài… sfondi una porta aperta. Dogen conforta anche me: il passato, i difetti, il carattere, gli errori a ripetizione, sempre gli stessi: c’è tutto! E in casa, chiuso l’uscio, ogni tanto allo specchio un’occhiata la do.
La grande ville stempera il freddo al primo sole: i volti sono ancora arrossati, ma i passi si fanno snelli e leggeri.
28 Marzo 2015 alle 12:10 pm
Quei passi snelli e leggeri meritano ben … una messa? 😛
Aggiungo al discorso degli ultimi commenti postati una considerazione generale, per cui facilmente opinabile: non esistono casi generali parlando delle persone e soprattutto dello zz.
Raro trovare tra gli assidui praticanti di zz persone “normali”, ossia nati in case serene dotate di tutto e amorevolmente accompagnati sin nella vita adulta.
Non intendo dire che solo i disadattati siano in grado di compiere il necessario distacco, ma ribadire da un altro punto di vista quello che già negli antichi sutra era palese: la via è difficile da raggiungere per i nati nei vari paradisi, per i bravi ragazzi insomma.