Mer, 2 Apr 2008
Dr ci manda una scheda su un testo che possiamo definire paradigmatico sul dialogo inter-religioso.
Penso che l’esperienza di una persona allevata in un certo ambiente religioso che da adulta scelga di trasformare interiormente la propria vita seguendo un’altra via religiosa, sia l’elemento più solido di quello che si intende con “dialogo”. Il quale diventa un fatto inevitabile, per non essere spaccati, in conflitto con una parte di noi che è noi e lo sarà sempre.
Claire Ly, Ritorno in Cambogia, Paoline, Milano 2008
Il libro che ha reso celebre Claire Ly è Tornata dall’inferno, racconto della sua vita tra la Cambogia e la Francia, Paese in cui è riuscita a rifugiarsi dopo l’avvento al potere dei Khmer rossi che le hanno ucciso il padre, i fratelli, il marito. In questo nuovo volume l’autrice trova finalmente il coraggio di visitare la sua patria di origine, vincendo l’orrore che le è rimasto inciso nella memoria. Non è solo il punto di incrocio tra due momenti di vita o due culture, ma anche tra due religioni: nel frattempo infatti Claire Ly ha abbracciato il cristianesimo, e si ritrova a fare i conti con la buddista che conserva dentro di sé.
Il dialogo interreligioso “interiore” funziona? Riportiamo alcuni brani, lasciando che sia il lettore a decidere; e magari a offrire un suo contributo di riflessione.
[pag. 171] I primi anni della mia vita in seno alla Chiesa di Francia, per cambiare del mio cambiamento di tradizione adottavo ingenuamente il linguaggio corrente dei convertiti. Ogni convertito pensa che la tradizione che ha scelto sia sempre migliore della sua tradizione d’origine. Argomentavo la mia conversione mettendo in rilievo, nella tradizione cristiana, la generosità dell’impegno, la bellezza della relazione, il senso profondo della vita, il valore della persona. Ero consapevole dello sguardo ironico della buddista nei confronti di questo discorso un po’ vuoto. Ma rifiutavo di aprire la mia sfera cristiana. Dopo il primo contatto con la mia terra natale, ho capito che la mia fede in Gesù Cristo non poteva crescere nell’aria chiusa di una stanza.
[pag. 173] Sul mio cammino spirituale, la buddista è attaccata alla cristiana, e la cattolica è dipendente dalla buddista. Questa complicità piena di attenzione l’una per l’altra permette a ciascuna di decentrarsi per vivere un’ospitalità creativa. Questa ospitalità è fondamentale nella mia vita di donna e spesso esige l’abbandono dei sentieri segnalati.
[pag. 173, più avanti] Il continuo scambio tra la buddista e la cristiana mi ha guarita da una malattia occidentale molto grave per il dialogo fra i popoli, che consiste nella volontà di dare sempre. Il malato che si ignora tale vuole dare tutto: materiale, denaro, consigli, lezioni… Lo fa con grande bontà di cuore perché crede di stare meglio di tutti gli altri… “Illusione!” dice la buddista.
(A cura di Dario Rivarossa)
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