Sab, 20 Apr 2013
A se stesso
Perché fuggi lontano?
se lo cerchi non lo troverai
stando fermo ecco ti troverà!
Perché scolpisci nella pietra?
ogni cosa nasce da se
perfetta nel grembo dell’essere
Che cosa vuoi preservare?
il bruco non diviene farfalla
non diverso dal mutevole è l’eterno
Perché cerchi il tuo viso?
tutto in sé si rispecchia
non v’è apparenza né illusione
Se cerchi l’unità
troverai solo riflessi,
invece guarda senza vedere:
D’inverno, la neve sul lago
d’estate, la luce sull’acqua
da sempre il tuo cuore pulsa
in seno al respiro del mondo
aa
12 Commenti a “Senza sé. Con qualche ma”
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28 Aprile 2013 alle 12:26 pm
Si, d’accordo, se lo cerco non lo trovo. Ma se sto ferma, niente e nessuno viene a cercarmi… Di chi è la poesia? Rispondo con un’altra ben nota: Ognuno sta solo sul cuor della terrra ecc.
So che ho cambiato argomento, naturalmente!
28 Aprile 2013 alle 5:17 pm
La poesia, come indicato, è di aa.
A parte questo non chiedi nulla quindi… nulla ti troverà 😉
Non so se hai cambiato argomento: quale il primo e, eventualmente, quale quello da te introdotto?
30 Aprile 2013 alle 9:34 am
Ciao Cristina, “spiegare” le poesie è un pò imbarazzante. Non saprei dirlo meglio di come ho cercato di farlo in versi. Però il punto non era tanto il cercare fuori di se (nell’altro) in opposizione al cercare nella propria interiorità; piuttosto la tensione è tra attività-concettualizzazione e accettazione-esperienza diretta. Anche le altre strofe seguono la stessa direzione. Nell’ultima strofa la tensione si scoglie perchè il punto di vista non è più soggettivo ma “ecologico”; non c’è più polarizzazione perchè c’è fusione.
Oddio il critico letterario di me stesso…ma quello che conta credo sia: t’è piaciuta o no?
Ciao
aa
7 Maggio 2013 alle 11:53 am
Chiedo scusa per il ritardo: ohibò, le vicende della vita! mym, certo che ho cambiato argomento: dal tema della “ricerca” sono passata a quello della “solitudine”. aa, ti ringrazio della spiegazione: sotto ai versi c’è sempre, o almeno è auspicabile che ci sia, un pensiero, ma non è detto che quest’ultimo risulti chiaramente a chi legge. Non a me, perlomeno. Ora che me lo hai spiegato, la poesia mi piace di più!
7 Maggio 2013 alle 11:53 am
Chiedo scusa per il ritardo: ohibò, le vicende della vita! mym, certo che ho cambiato argomento: dal tema della “ricerca” sono passata a quello della “solitudine”. aa, ti ringrazio della spiegazione: sotto ai versi c’è sempre, o almeno è auspicabile che ci sia, un pensiero, ma non è detto che quest’ultimo risulti chiaramente a chi legge. Non a me, perlomeno. Ora che me lo hai spiegato, la poesia mi piace di più!
7 Maggio 2013 alle 11:54 am
Doppione meccanico…
7 Maggio 2013 alle 12:31 pm
Galeotto fu il meccanico… 🙂
Ciao, mym
17 Agosto 2013 alle 10:50 pm
queste tue parole, aa, mi riportano alla mente le parole-azioni di Andy Goldsworthy in “Rivers and Tides”, riflessione “ecologica” sulla circolarità e linearità del tempo http://youtu.be/AT3lveJmjY8
17 Agosto 2013 alle 11:51 pm
Elias Canetti,ne “La rapidità dello spirito” esprimeva cosí simil vissuti:
La superficie delle cose
Perché vuoi sempre spiegare?
Perché vuoi sempre scoprire che cosa c’è dietro?
E più dietro ancora, sempre e solo dietro?
Come sarebbe una vita limitata alla superficie?
Serena? E sarebbe da disprezzare solo per questo?
Forse c’è molto di più alla superficie, forse è tutto falso ciò che non è superficie, forse tu vivi ormai tra immagini illusorie, continuamente cangianti, non belle come gli dèi, ma svuotate come quelle dei filosofi.
Forse sarebbe meglio: tu allineeresti parole (giacché hanno da essere parole), ma ora sei sempre alla ricerca di un senso, come se ciò che tu scopri potesse dare al mondo un senso che il mondo non ha.
http://it.wikiquote.org/wiki/Elias_Canetti
19 Agosto 2013 alle 1:12 pm
Ciao Pievarino, bentornato.
Mi piace questa cosa di Canetti, grazie. Mi pare un’ottima critica alla psi (canalisi, cologia ecc.).
19 Agosto 2013 alle 4:45 pm
Ciao pievarino, c’è un passo del Sutra del Diamante che mi ha molto colpito, soprattutto nella versione di Kumarajiva che Mym riporta nelle noticine sottotesto (leggetele che meritano): Vera apparenza delle cose, vera apparenza delle cose, come non vera apparenza della cose è stato insegnata dal Risvegliato, per questo è detta vera apparenza ecc.
L’apparire, il mostrarsi delle cose è sempre veritiero rispetto al soggetto che le esperisce. Vero/falso rispetto a che cosa? Qual’è il metro di riferimento “esterno” per giudicare il valore o l’autenticità di un’esperienza? Quasi sempre IMHO si tratta di un metro culturalmente imposto ed arbitrario, per quanto ampiamente condiviso. E qui son d’arrordo con Mym 10 la psi non è logia/scienza, è moda/cultura/opinione/letteratura (a volte di qualità non eccelsa).
Sto giusto scrivendo un paio di cose sul tema….
24 Agosto 2013 alle 11:59 pm
salute aa, (salute mym 😉 )
per comprender meglio il tuo commento (11) sono andato a rispolverare un articolo del 2010 sulla fisica quantistica. http://bit.ly/19EErsT
Al di là dei dettagli, il messaggio chiave è che le teorie che i fisici stanno sviluppando rimettono in questione la percezione e la misurabilità della *realtà*. In estrema sintesi la conseguenza di tali teorie è che basta voler osservare un oggetto per fargli cambiar natura.
“Penso di poter affermare che nessuno capisce la meccanica quantistica”, si potrebbe dire citando Feyman (nobel per la fisica). Tuttavia penso che l’approccio zen aiuti a comprendere che « la realtà si divide semplicemente in tanti mondi paralleli quante sono le misurazioni possibili. E uno di questi mondi contiene noi e la realtà in cui viviamo.» (vd. articolo)
In quest’ottica passo alla lettura della letteratura zen http://www.lastelladelmattino.org/8344