Mer, 14 Nov 2012
Come alcuni ricordano, il mese scorso vi fu ad Urbino il convegno-seminario Il Sutra del Diamante in Italia
Finalmente siamo riusciti a produrre, in pdf, le relazioni degli intervenuti.
Potete trovare qui la relazione di Jiso Forzani. Che però una relazione non é: siccome parlò -come s’usa dire- a braccio, non gli fu possibile fornire il testo scritto di quel parlare. Così non ha scritto quello che ha detto ma quello che avrebbe detto se … Se avesse parlato come ora ha scritto 😕 . Insomma: grazie, è stato un impegno notevole.
Trovate qui la relazione di Patrizia Gioia, della Fondazione ARBOR e qui la traccia scritta dell’intervento di Gennaro Iorio. Infine, pur minore tra tanti e tali, ecco anche il testo di mym.
Putroppo non è stato possibile avere la relazione del professor Luigi Alfieri; tuttavia un amico ha registrato le sue parole. Trovate qui sotto il file audio dell’intervento di Alfieri e, per non farci mancare nulla, ecco anche il file audio degli interventi più cogenti del pubblico in sala.
Luigi Alfieri: | |
Interventi e risposte: |
21 Commenti a “Final mente, relati”
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16 Novembre 2012 alle 12:26 pm
Grazie. Mi adopero per arredarmi ‘a camera di risonanza’, dunque. Seppure non sarà possibile fregiarsene neanche in una buona conversazione con amici in un dopocena. O_O
16 Novembre 2012 alle 5:02 pm
Ciao AHR, ci credi se ti dico che non ho capito un’acca?
17 Novembre 2012 alle 3:09 am
Ci credo, ci credo. Era intenzionale.
17 Novembre 2012 alle 1:41 pm
Ah, allora ho capito. 😯
17 Novembre 2012 alle 7:41 pm
dopo la lettura di JJ:
>Dunque l’opera di traduzione (…) è inevitabilmente un’opera di alienazione dal messaggio originario?
va’, va’, che non fosse per i traduttori, i testi zen sarebbero in cinese, invece li abbiamo a disposizione in sanscrito. che culo eh?
17 Novembre 2012 alle 7:54 pm
dopo la lettura di JF:
>C’è chi sostiene come fosse un’ovvietà il fatto che cristianesimo e buddismo siano inconciliabili fra
loro nel fondo e nella sostanza. Questa convinzione non può essere apodittica ma andrebbe dimostrata
argomentatamente…
Mah, mi pare che nel tuo intervento (pur “falso d’autore”), spec. nelle pagine conclusive, poni la questione del rapporto buddismo/cristiaesimo sul piano di una roba chiamata “Dio”. Sarebbe più calibrato giocare la partita in rapporto a un signore di nome Jehoshuach di Nazareth.
Come si è detto più volte su queste pagine – con tuoi rilevanti interventi – il cristianesimo non parla di un Dio generico ma punta tutto su: “Cristo ha vinto la morte”.
A questo punto, nell’ottica buddista, il dialogo diventa problematico, perché: 1) chi ha deciso che la morte sia un nemico? – 2) perché rallegrarsi se uno si è preso la briga di sconfiggerla?
cerèa 🙂
18 Novembre 2012 alle 1:54 pm
Forse, se fossi un teologo cristiano, risponderei che quel Signore di Nazareth ha vinto la morte non per virtù propria ma per forza di Dio, che chiamava Abba, e che quella forza ha operato (anche) grazie all’abbandono di Dio. Il dialogo con il buddismo (con i buddisti) potrebbe servire a disporsi ad abbandonare Dio (magari prima di finire in croce, mica tutti hanno quella chance…).
1) chi ha deciso che la morte sia un nemico? Beh, ognuno ha i suoi problemi. I buddisti (genericamente parlando) ritengono che il problema sia dukkha, il malessere, il disagio, la sofferenza. Si propongono di sradicare il problema e credono che Buddha lo abbia fatto indicando la via per farlo. I cristiani, tu affermi, ritengono che il problema sia la morte (ma non sono del tutto sicuro che tutti i cristiani la pensino così). E 2) credono che Gesù Cristo abbia sfondato quella porta, e si rallegrano perché ha l’ha lasciata aperta. Buon per loro. Fossi buddista, quale sono e fui, non vedo grossi problemi. Mi basta che l’idolatria non diventi gesuolatria. Cosa serva ai buddisti il dialogo con i cristiani attendo fiducioso (non da ieri) che me lo dica un cristiano (convincente.
18 Novembre 2012 alle 4:41 pm
>… che il problema sia la morte (ma non sono del tutto sicuro che tutti i cristiani la pensino così)
Basta vederli quando si avvicina. Non li consola _neppure_ la cosiddetta speranza nell’aldilà. Segno che non solo è quello IL punto dolente… ma è _così_ dolente che, sotto sotto, non si fidano della presunta “vittoria” del loro Dio. Una vita di fede sprecata.
>quel Signore di Nazareth ha vinto la morte non per virtù propria ma per forza di Dio, che chiamava Abba, e che quella forza ha operato (anche) grazie all’abbandono di Dio.
Ottimo punto — sicuro di NON essere un teologo cristiano? 😉 E però ribaltabile: perché Dio si sarebbe dovuto impegnare in un’impresa del genere? Regalare l’inferno chiamandolo paradiso.
Non credo di essere etichettabile come “convincente”, comunque hai ragione, il dialogo serve a poco, a parte a scopo di approfondimento culturale ecc. Ma sul piano strettamente “salvifico” il cristianesimo ha una serie di prodotti da piazzare, e gira-gira cerca di piazzarli.
Il discorso sulla teologia dell’abbandono è “alto” ma appunto per questo: a) può interessare solo gruppi ristretti, b) e viceversa, se per paradosso fosse adottato in massa, farebbe scomparire il cristianesimo nell’arco di una generazione. Dopodiché con chi si dialogherebbe/litigherebbe?
18 Novembre 2012 alle 5:45 pm
Chissà se Yeshua, il figlio del falegname, avrebbe trovato interessante (o solo vagamente comprensibile) il discorso. Di certo non era un teologo.
A me personalmente, per quello che vale, non interessa molto la questione della vittoria sulla morte ecc. Mi interessa l’etica che viene proposta nei sinottici: ama il tuo nemico, se qualcuno ti chiede il mantello dagli anche la tunica (o era il contrario?), prima di andare al tempio rappacificati con il tuo fratello. Roba molto semplice, ma a me dice molto. Se un buddista trova nella propria religione questo (e non ho dubbi in merito) beh, ottimo. Perchè provare a piazzargli prodotti che ha già in casa?
18 Novembre 2012 alle 6:19 pm
>Di certo non era un teologo.
Per 1.900 anni (a esclusione degli ultimi emlensi decenni) i suoi seguaci hanno sostenuto che lo fosse. Da cosa deriva la tua certezza?
18 Novembre 2012 alle 6:20 pm
ERRATA CORRIGE: melensi
18 Novembre 2012 alle 7:17 pm
Per 1900 anni i cristiani hanno ritenuto che Gesù sia stato un teologo?!? Quello che guariva i malati, faceva fuggire gli spiriti immondi e “passava beneficiando”? Io direi che è più roba da santi. A te sembra che il Gesù dei Vangeli sinottici parli di teologia? Parla ben poco di “Dio”.
Ma soprattutto: che cosa intendi con giocare la partita in rapporto a un signore di nome Jehoshuach di Nazareth?
18 Novembre 2012 alle 8:29 pm
1) Sì. Se non altro perché nei vangeli lui “è” il Logos Theou.
2) Quello a cui Jiso ha già risposto: il cristianesimo esiste in funzione di Cristo, ossia di Gesù di Nazareth in quanto morto in croce, risorto, e identificato con (il Figlio di) Dio.
18 Novembre 2012 alle 8:30 pm
P.S. chi lo ha deciso che i vangeli sinottici siano più affidabili del quarto vangelo?
18 Novembre 2012 alle 8:57 pm
Yeshua di Nazareth e il Gesù Cristo dei Vangeli non coincidono. E’ proprio lì che si gioca la questione sul primo, che diversamente non sussisterebbe. Nei sinottici Gesù non è il Logos Theou (“perchè mi chiami buono soltanto Dio è buono”).
Il quarto Vangelo è totalmente incompatibile con l’ambiente culturale della palestina del primo secolo; dal punto di vista teologico può interessare o meno ma quanto ad attendibilità storica…
18 Novembre 2012 alle 9:18 pm
>Yeshua di Nazareth e il Gesù Cristo dei Vangeli non coincidono
continui a fare affermazioni apodittiche. su che basi?
>Il quarto Vangelo è totalmente incompatibile con l’ambiente culturale della palestina del primo secolo
falso. anzitutto all’epoca di Gesù non esisteva la “Palestina”. in secondo luogo, esistevano ad es. raffinati circoli intellettuali esseni anche a Gerusalemme — dove in teoria non dovevano stare. per favore smettiamola con questa idea delle civiltà antiche come terre di pecorari che capivano solo le parabole aventi per protagoniste le pecore.
19 Novembre 2012 alle 10:41 am
Gioco ancora al teologo cristiano (honoris causa). Mi pare difficile negare uno statuto di “teologo” (mutatis mutandis) al Gesù dei vangeli, che a dodici anni commentava le scritture stupendo i dottori (Luca 2,41 e sgg) e lungo tutto l’arco della sua vita pubblica viene interrogato sulle scritture e a tono risponde. Da un po’ di tempo sembra essere in auge una visione “pretoperaista” di Gesù, che ne fa una sorta di lavoratore manuale proletario e populista. Direi che i vangeli (tutti e quattro) non ce lo mostrano mai con la pialla in mano, e rimandano semmai l’immagine di un uomo profondo conoscitore delle scritture e molto attento ad esse, conscio del suo ruolo di “rabbi” (nel citato -aa 15- episodio a chi lo chiama “maestro buono” intima di non attribuirgli il qualificativo “buono” accettando implicitamente la definizione di “maestro”) condannato proprio per la sua interpretazione “eretica” della parola di Dio.
L’interessante “dibattito” mi conferma che non è facile identificare un’essenza e un fondo comune al credo dei singoli cristiani.
19 Novembre 2012 alle 11:18 am
>mi conferma che non è facile identificare un’essenza e un fondo comune al credo dei singoli cristiani
. . . soprattutto se i cristiani in questione sono buddisti 😀
19 Novembre 2012 alle 11:58 am
Veramente dhr, non è che tu ti sforzi particolarmente di supportare quanto dici. Non ho mai affermato che le civiltà antiche siano state terre di pecorai. Sono d’accordo, sostanzialmente, con 17; tuttavia il contesto di Gesù non fu quello della teologia ellenistica.
Dhr, sei tu che hai tirato in ballo il sig. “Yehosha di Nazareth”. Perchè hai utilizzato questa espressione? Se tu utilizzi il nome ebraico, e per di più ci metti davanti il “sig.”, stabilisci in modo implicito una distinzione tra il personaggio storico (sai qualcosa a riguardo?) ed il personaggio letterario dei Vangeli.
Il Vangelo di Giovanni è imbevuto di antisemitismo e di una percezione fortissima di alterità tra “noi” – la comunità cristiana giovannea- e “loro” gli “ebrei”, che non poteva appartenere a Yeshua l’ebreo, profeta di Israele, che poteva insegnare nelle sinagoghe e non intendeva cambiare “neppure una iota della Torah”.
19 Novembre 2012 alle 1:07 pm
>Se tu utilizzi il nome ebraico, e per di più ci metti davanti il “sig.”
no, mi piace semplicemente fare accozzaglie di parole.
il Vangelo di Giovanni non è antisemita. Gli ebrei (come i buddisti della Stella) hanno sempre amato litigare TRA loro. poi è arrivata la Chiesa “dei pagani” è ci ha costruito sopra il razzismo.
20 Novembre 2012 alle 11:24 am
La questione è che la partita su Yeshua (il Gesù storico) non è giocabile, perchè nessuno sa chi egli fosse. Non è neppure facile trovare un accordo sul “Cristo della fede”, dal momento che nei Vangeli è presente un mosaico di ritratti e punti di vista, talora contradditori e non ricomponibili, in cui ognuno vede cose differenti. Penso abbia ragione jf in 17.
E’ più facile intendersi ed avere un confronto su “Dio” che su Gesù (il che è tutto dire)