Ven, 5 Ott 2007
L’ultima puntata de L’arte da parte. Un ringraziamento all’amico dr.
Questo bellissimo mutante visto di schiena non è un X-Man. È un angelo, e non uno qualsiasi: è il “ministro divino” che sta sulla porta del Purgatorio di Dante, nell’interpretazione grafica di un artista siciliano di nome Beppe Madaudo.
Un illustratore e pittore colto, a volte forse un po’ troppo raffinato, che per la Divina Commedia ha fatto cose che noi umani non possiamo neanche immaginare. Dopo una ricognizione maniacale su tutta l’arte dedicata al poema dell’Alighieri in sette secoli,
il nostro Madaudo secondo noi merita il primo premio. Più grande perfino di Doré. Ma non ha risposto, tre anni fa, a un messaggio in cui lo si invitava a parlare del proprio lavoro. Più o meno nello stesso periodo, ha trasferito il suo studio a Milano, quasi incrociando in senso inverso me che mi trasferivo più a sud. Dopodiché… il suo sito Internet, propagandato dagli organi di informazione di settore, è scomparso improvvisamente nel nulla.
I Quadri di Divina Commedia di Beppe Madaudo, Milano Libri Edizioni, 1982, meritano che si spenda qualche parola in più, prima di arrivare al dunque. Sono una di quelle cose che uno si porta dietro da una vita e per una vita. Acquistato da ragazzino in una libreria incongrua di un paese di montagna in Piemonte, ha accompagnato l’acquirente in tutte le sue peregrinazioni per la Penisola, sempre nello zainetto degli oggetti “da non affidare a nessun corriere”. In questi ultimi vent’anni è riaffiorato, lasciando da parte e-Bay, solo una volta a un mercatino rionale di Roma. Le due pagine bianche al fondo del volume hanno dovuto subire appunti con tutti i generi di commenti, citando da Emanuel Swedenborg a William Blake, da Arthur Schopehnauer a Giovanni Pascoli a Jurassic Park. Manca Buddha perché lo spazio è esaurito.
Torniamo all’X-Man portinaio del purgatorio. Questo è il retro; la vista frontale è ancora più strabiliante: è evidente che Madaudo NON sta illustrando Dante ma seguendo un percorso ulteriore. Visto di davanti, l’angelo appare come una reinterpretazione dello Zeus di Ingres, con una postura che ricorda il Risorto di Piero della Francesca, e con un volto luminoso come il Risorto (biiip, segnale spia) di Mathis Grünewald. Dove però si tocca l’apice dell’adrenalina è nella scena di Inferno 25, con la fusione di uomo e serpente (biiip) in un’unica creatura lacerata e contraddittoria. In confronto, la Cosa di John Carpenter è banale. Tuttavia non si è inserita sul sito questa immagine, perché va scoperta con trepidazione scorrendo le pagine fruscianti, non sbattuta elettronicamente in prima pagina.
Va scoperta con trepidazione, non sbattuta in prima pagina. E qui, essendo esaurito lo spazio sulle pagine bianche del libro, aggiungiamo una citazione dalla tradizione buddista: “Se incontri il Buddha, uccidilo”.
Rien ne va plus. Un ragazzino, frugando nel retro di una libreria stranamente fornita di cultura per essere in una località turistica, trova un libro che lo lascia di stucco. Non lo compra, perché gli pare che il disegnatore abbia esagerato con gli effetti speciali (per la verità c’è anche del sesso esplicito tra Paolo e Francesca). Accampa questa giustificazione con la mamma e la zia, incredule che abbia rinunciato a un libro su Dante.
Qualche ora dopo, torna indietro e lo prende.
Trascorrono gli anni, il libro segue il proprietario da una parte all’altra dell’Italia, viene sempre riposto nel “cassetto delle cose preferite”, rimirato infinite volte, praticamente mai mostrato a nessuno. Dal quel giorno, il demone dell’Indecifrabile Rapporto tra Immagine e Irrapresentabilità ha posseduto un bambino.
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