Ven, 6 Apr 2012
Forse son prevenuto, tuttavia ogni anno trovo che le parole associate alla Pasqua, il “passaggio” secondo il suo senso etimo, mettano poco l’accento sulla morte e molto sulla resurrezione. Si festeggia la seconda e si dimentica (esorcizza?) la prima. Come non fossero indispensabili una all’altra,
come se non fossero la stessa cosa. Il “Buona Pasqua di resurrezione” che circola di solito mi appare allora marketing di bassa lega. Come a voler dire “sì, c’è anche la morte, ma poco poco, poi scompare ed ecco di nuovo la vita”. Se così fosse allora non ci potrebbe essere resurrezione, che non è la vita “di prima”, quella se la prende la morte. Che non dura poco poco, se c’è resurrezione. Se invece dura poco poco: poca resurrezione. Allora, cheffamo? Buona Pasqua di morte? No, ci mancherebbe altro. Ma occorre andare molto cauti nel dire “resurrezione”. Pensiamoci bene, insomma. Non vogliamo morire? E allora niente resurrezione.
Buona Pasqua!
Grazie a dhr per l’immagine nel post: “il santo Sepolcro è il cranio di un dinosauro (Deinonychus)”
27 Commenti a “Buona Pasqua?”
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6 Aprile 2012 alle 9:03 pm
Un cranio di Deinonychus?! ovviamente!
(chi non lo aveva capito?…)
7 Aprile 2012 alle 10:26 am
Be’, certo, volevi mica che usasse un banale cranio di diplodocus o, imperdonabile!, quello di un triceratops…
Che fosse uno cranio di dino lo avevo capito, non avevo capito che fosse il sepolcro… 🙁
7 Aprile 2012 alle 6:44 pm
comunque grazie della bellissima immagine.
Auguri.
8 Aprile 2012 alle 9:05 pm
grazie a voi, ragazzi.
in ogni caso, per raffigurare il Getsemani, questa è un’immagine perfettamente “orto d’ossa”.
10 Aprile 2012 alle 12:12 pm
Mi accodo volentieri alla sana “provocazione pasquale” di mym, per dire che secondo me i cristiani (in questo caso tutti in solido) hanno manipolato in modo ambiguo la storia del passaggio, ben più chiara nel campo ebraico, dove è nata. Mi chiedo se c’era proprio bisogno di ficcarsi in questa grana della risurrezione, appizzandola per di più alla pasqua (per quanto la cosa abbia “reso” molto nei secoli, oggi mostra chiaramente i suoi limiti). Si direbbe che la prendono come un passaggio, frettoloso e provvisorio, attraverso la morte e via, di nuovo in pista (sepolcro vuoto, carne e ossa, pesce arrosto e dita nelle ferite…).
Invece, se proprio il medico celeste gli ha prescritto questa storia della risurrezione, mi pare più appropriato intenderla nel senso di “transumananza”, come trans-umanare: e cosa c’è di più oltre umano che morire del tutto, tutto tutto? La morte non è umana, è il limite invalicabile dell’uomo, dall’uomo.
Eppur si muore… E’ sempre il solito vizietto (ce l’abbiamo un po’ tutti, ma qualcuno francamente eccede): tirare di qua ciò che è di là, parlarne come fosse un altro “di qua”. Non son più io che vivo ma Cristo vive in me dunque son sempre mi sol che non son più io. E invece impegnarsi a vivere fino in fondo, dunque morire del tutto, ivi comprendendo l’ansia e la voluttà di mettere le mani sull’oltre, che in quanto oltre è appunto oltre, se no che oltre è, gente di poca fede?
10 Aprile 2012 alle 4:12 pm
Sotto cento chili di cielo il tempo circolare e il tempo vettoriale.
Le cose stanno al limite della parola. Ma stare al limite significa frequentare una storia vivente, una storia non confinata in fatti empirici, ma una storia mentre si svolge e si reinterpreta di continuo all’indietro e in avanti, nella sua origine e nel suo destino.
Parlare di Resurrezione per me è come parlare delle stagioni: non ci sono più sig.ra mia!
La storia profetica di tornare dal regno dei morti per comandare al tempo vettoriale di farsi circolare non regge: il cristianesimo è finito.
Al di ‘qua’ dell’ al di là, direi proprio nell’oltre, sta il pallido ricordo del tempo circolare maciullato dal tempo vettoriale – The sweet killing kapitalis’m proget – (dimenticato a memoria)
A differenza di quella profezia, il marketing di bassa lega capitalista mantiene ciò che promette. Tutto può essere comprato, anche la buona coscienza timorata dal Signore. L’uomo è al pari delle altre merci.
Ma allora..
Religioni di tutto il mondo, unitevi!, e lasciate perdere il regno dei morti… 🙂
Il fumo è il nutrimento dell’anima (cit.)
10 Aprile 2012 alle 4:13 pm
Lasciato in balia di se stesso alla ricerca del punto che circonda la terra. (cit.)
10 Aprile 2012 alle 5:27 pm
Un giorno dopo l’altro, la vita se ne va…
Il tempo puntiforme?
La terra circondata dal tempo vettoriale lo pensa circolare e lui, il birbante, si mostra puntiforme.
Bentornati jf e hmsx, e buone feste fatte.
10 Aprile 2012 alle 10:17 pm
L’età disperde quel che credevo e non sono.
Una vita mortale è confinata nel suo tempo cronologico che è il suo tempo; nato il … e morto il …;. ma, attenzione, è confinata per il racconto di un altro, non il suo. Un altro osserva da fuori e, disponendo dei calendari e della cronologia, può designare i confini di una vita mortale. Ma il vivente mentre vive no, non può farlo; perché la sua vita non è terminata – sebbene egli sappia che è finita, cioè mortale. Saranno gli altri a farsi carico del significato di quella vita, inserendolo nel limite della propria.
Moriamo agli altri, ed è agli altri che è affidato il significato della nostra vita. Agli altri, al loro mobile giudizio e alla loro fragile memoria, che si riconfigura di continuo entro il limite di una storia vivente.
Allora che ne pensate di ‘sta religione farlocca?, di ‘sti libri di testo per le scuole medie?
della prostituzione intellettuale di preti potenti e di politici corrotti, pagati con ingaggi da sicari, e che se ne vanno solo con liquidazioni miliardarie?
Il punto non è quanto siamo religiosi, buoni e giusti: il punto è che siamo in tanti, e siamo innocui.
11 Aprile 2012 alle 9:14 am
Voli, sempre voli…
L’uomo è condannato alla religione farlocca, come tutto quel che c’è. I 5000 che si alzarono e lasciaron l’assemblea, di poca fede sì ma ci avevano le loro ragioni: una volta che me l’hai raccontata è farlocca. Se non me la racconti con la scusa che il silenzio quello voleva dire passano i camion a rimorchio: belli ma farlocchi.
Però, non vedo ragione di esser pessimisti: è una vita che va tutto giudiziosamente a remengo e non succede niente. L’andar naturalmente in vacca è il dolce fluire, memento del viver farlocco.
11 Aprile 2012 alle 9:58 am
Farloch Ness
11 Aprile 2012 alle 10:01 am
Il lago dei desideri
Cara vecchia Nessy
11 Aprile 2012 alle 11:25 am
.. fuffa siamo, e fuffa ritorneremo.
11 Aprile 2012 alle 11:31 am
Ciao vicky, ben venuta.
La fuffa è quasi tutto. E dico “quasi” solo per carità di patria.
Però, visto che, allora fuffa sia!
E fuffa fu.
11 Aprile 2012 alle 11:40 am
Se si vuol proprio parlar di tempo, tempi, come genialmente avevano compreso i latini che lo hanno inventato, l’unico tempo che “esiste” (con licenza parlando) è il futuro anteriore: l’unico domani che c’è è quello che immediatamente sarà ieri, altrimenti nisba – ergo, tutto è trascorso. Al massimo resta il “problema” dell’ultimo oggi, quando nessun domani sarà ieri, ma con evidenza è un falso problema, dal punto di vista del tempo, almeno. Meglio trastullarsi con altre occupazioni.
11 Aprile 2012 alle 11:47 am
Che tempi
sig.ra mia
11 Aprile 2012 alle 1:21 pm
Too late to die young.
Sono diventato così filosofo da disprezzare cose che comunemente vengono stimate, mentre ne apprezzo altre che sono al contrario dimenticate…
Per il momento posso confessare che sono più disposto a scrivere di quanto non fossi prima.
Le evidentissime argomentazioni di ‘sta religione farlocca non le difenderle per niente al mondo contro l’Autorità. Do la giusta importanza alla fama, e non sono così attaccato alle mie idee da sostenerle con sofismi.
PS: se fossi stato veramente saggio non mi sarei mai fatto conoscere come scrittore.
11 Aprile 2012 alle 1:43 pm
I selvaggi credono sagge le scimmie; credono che se solo lo volessero, sarebbero in grado di parlare. Se ne astengono perché così non sono obbligate a lavorare.
Non sono stato ugualmente prudente, non ho più a disposizione quel tempo libero e quella tranquillità che potrei godere se fossi stato così previdente da tacere.
Geloso della mia libertà, felice, ben nascosto, al riparo da importuni e perdite di tempo vivo e muoio fino in fondo, in tranquillità d’animo. Condizioni che nessun tiranno potrà mai permettersi.
11 Aprile 2012 alle 3:06 pm
@ 17, e.c. “Le evidentissime argomentazioni di ‘sta religione farlocca non le difenderei per niente al mondo contro l’Autorità”.
11 Aprile 2012 alle 4:29 pm
@ 17 ecc.: gesù come sei filosofo!
11 Aprile 2012 alle 4:31 pm
@10:
“Però, non vedo ragione di esser pessimisti: è una vita che va tutto giudiziosamente a remengo e non succede niente. L’andar naturalmente in vacca è il dolce fluire, memento del viver farlocco.”
è una delle più belle e opportune esemplificazione che miè mai accaduto di leggere ascoltare.
Salve a tutti.
11 Aprile 2012 alle 4:43 pm
Ciao AHR, bentornato.
Grazie grazie, troppobbuono.
È il secondo principio della legge buddanica.
Il terzo riguarda lo zero assoluto: roba che scotta…
11 Aprile 2012 alle 4:44 pm
@21:
“esemplificazione” – leggi: chiarimenti
che mi sia capitato di leggere o ascoltare.
11 Aprile 2012 alle 4:45 pm
Qualche indiscrezione sulla roba che scotta?
11 Aprile 2012 alle 4:52 pm
Siamo qualcosa che non resta frasi vuote nella testa…
Due fermate oltre la paura.
11 Aprile 2012 alle 5:05 pm
In un Incontro che ebbi a casa sua, quando mangiavo chilometri in una vita precedente, mi disse di questo verso, ma non compresi molto. che sciocco.
11 Aprile 2012 alle 5:58 pm
Tirém innanz.
Prendersi sul serio è il retro della campanella che segna la fine del gioco.