Ven, 3 Feb 2012
Buongiorno. È stata assegnata la borsa di studio messa in palio dalla Stella del Mattino per l’anno accademico 2010-2011. Dopo un testa a testa sul filo di lana, il Comitato Tesi, composto dai
Chiarissimi proff. Luigi Alfieri e Cristiano Bellei della Università di Urbino, nonché dal Consiglio Direttivo della Stella, ha proclamato vincente la tesi di laurea dal titolo L’etica ambientale nel buddhismo. Dalla scuola di Kyoto ad Arne Naess, Gary Snyder e Thich Nath Hanh. Ce ne congratuliamo con l’autore, Fabrizio Di Berardino, che ha discusso questa tesi laureandosi magna cum laude nel corso di laurea magistrale Sociologia della Multiculturalità.
Pubblichiamo qui l’indice e l’introduzione e qui le conclusioni della tesi.
PS: la stampa indiana qui sopra riprodotta è di epoca incerta. Non siamo in grado di stabilirne il secolo per una datazione accurata.
127 Commenti a “Non di solo pane…”
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5 Febbraio 2012 alle 1:32 pm
L’autore, sepolto nella neve in quel di Urbino, ringrazia lo staff della Stella.
Se son rose fioriranno!
5 Febbraio 2012 alle 6:24 pm
Prego, a nome dello staff.
5 Febbraio 2012 alle 6:37 pm
Buondì. Alcuni mi chiedono di poter leggere la tesi di FdB pubblicandola come già avvenuto per le altre. In questo caso però siamo un poco avari. Vi offriamo quindi soltanto la possibilità di leggere l’indice e l’introduzione della tesi. Sperando che questo susciti sufficiente interesse da far sì che essa vada a ruba quando, divenuta libro, sarà in libreria.
7 Febbraio 2012 alle 10:21 am
Complimenti al tesista, il tema è di grandissima importanza. Se non
riusciremo a risolvere il problema dell’ecologia non ne avremo altri da porci temo, ma finchè il metro principale di come vanno le cose saranno lo spread e il mibtel non penso faremo molta strada.
Peccato non poter sbirciare il resto della tesi.
8 Febbraio 2012 alle 6:28 pm
Degenerazioni.
Non sarei così pessimista, caro angelo. La crisi economica ha acuito la nostra sensibilità per temi impossibili come spread e il mibtel: l’imminente(?) disastro ambientale ci renderà consapevoli della centralità del problema ecologico.
Se il buddismo è l’espressione pura di una religiosità cosmica, un’etica ambientale buddista non rappresenta una contraddizione? Non esprime il carattere antropomorfo dell’idea di Dio (Deus sive Natura)?
Se il “buddista” è cosciente della vanità delle aspirazioni e degli obiettivi umani – gli scarsi risultati conseguiti dai trattati internazionali in materia ecologica rafforzano questa impressione – egli riconosce un’impronta sublime e ammirabile anche in una natura distruttrice che spazza via l’uomo .
Anzi, certificata l’impossibilità di invertire il corso della storia, una autentica pratica buddista – intesa come “strumento concreto e quotidiano di trasformazione del mondo”- non dovrebbe accelerare gli eventi? Dare una mano allo sfacelo totale affinché si realizzi?
(magari un modello sostenibile di relazione dell’uomo con l’ambiente naturale è possibile dopo un’ immane rovina che dimezzi la popolazione mondiale)
8 Febbraio 2012 alle 7:25 pm
Su “5- Degenerazioni”: alcuni pensieri.
a) Se per “religiosità cosmica”(termine su cui ci sarebbe molto da discutere)si intende la “coproduzione condizionata”, non vedo contraddizione.
b) per lo stesso principio non penso si possano contrapporre uomo e natura
c)esiste una idea non antropomorfa di “Dio”?
d) sulla “impronta sublime e ammirabile” di una natura distruttrice (..autodistruttrice)e sul fatto che il “buddista” dovrebbe favorire lo “sfacelo totale”, non sono un esperto ma non mi sembra la via indicata dagli insegnamenti.
e)Questa visione sembra presuppone una natura che segue il “corso della storia”: idea contraddittoria mi pare, laddove si considerano uomo e natura come due esseri indipendenti.
8 Febbraio 2012 alle 8:23 pm
a) Una “religiosità cosmica” nel senso che nel buddismo non vi è nessuna idea di un Dio antropomorfo: l’uomo è insignificante rispetto al tutto e quindi può pure schiattare;( la “coproduzione condizionata” è talmente vera da certificare la mia impotenza rispetto ad alcuni fenomeni. Cfr. punto e) infra )
b)cfr. punto e) infra;
c) esiste una idea non antropomorfa di “Dio”? Penso proprio di no, ma un’ecofilia buddista non pone l’uomo al centro di tutto?
d) dunque gli insegnamenti dovrebbero salvare…chi? E perché?
e) “Ed è per una volontà dissimulatrice, credo, che tali disastri continuiamo a definirli “ambientali” o, addirittura, “naturali”. Perché la maggior parte di essi sono legati, direttamente o indirettamente, alle attività antropiche e al modo in cui scegliamo di abitare il mondo”.
Cioè, l’idea pare contraddittoria, ma in realtà è l’uomo che si comporta come se fosse indipendente dalla natura (lo dice l’ottimo tesista).
La tua obiezione sarebbe vera se l’uomo fosse pura “volontà di vivere”: invece è soprattutto “volontà di potenza” (cieca e distruttiva) al punto da mettere al repentaglio la sua sopravvivenza per accrescerla.
8 Febbraio 2012 alle 8:45 pm
Ciao Hmsx, ciao Dario. Il lavoro in oggetto è più interessante e ampio di “etica umana” e perciò di “ecologia/ecofilia umana (o per l’uomo)”. Pubblico anche le conclusioni, che un poco chiariscono.
9 Febbraio 2012 alle 8:07 am
> Pubblico anche le conclusioni, che un poco chiariscono.
“Tornare a pensare l’uomo come il luogo in cui il mondo si prende cura di se stesso attraverso il sé che si prende cura di sé, (..)”
Ahhh!Adesso è tutto più chiaro….:-)
Nonostante alcune riserve su introduzione e conclusione, il corpus sembra interessante.
Sincere congratulazioni dottor FdB!
9 Febbraio 2012 alle 8:54 am
sono convinto anch’io, come Hmsx, che c’è qualcosa di sfalsato nel discorso. per un paio di motivi o tre:
1 – l’uomo esiste perché (co)generato dalla natura stessa, quindi sono cavoli suoi (di “lei”)
2 – se poi la natura “decide” che il gioco è stato bello ma ora basta, almeno il buddismo eviti di unirsi al coro delle lagne antropocentriche, anche perché il Sutra del Diamante docet
3 – che l’uomo sia “il luogo in cui il mondo si prende cura di se stesso”, chi lo ha deciso? da che cosa lo si vedrebbe, poi? (a meno che non si citi Genesi capitoli 1-2, ma allora si va fuori tema).
in definitiva, l’agire buddista deve sì essere improntato alla quarta Nobile Verità e alla com-passione, ma non perché ha visto il TG, ha sentito un paio di gridolini isterici degli ambientalisti, e si è spaventato…
9 Febbraio 2012 alle 12:02 pm
Ciao dhr, questo punto di vista è chiaro. Naess e Snyder son due vecchie volpi non ci cascano. Ci ha già lavorato su anche George Carlin con buoni risultati direi…
9 Febbraio 2012 alle 12:20 pm
questi sì che son input. thanks!
9 Febbraio 2012 alle 12:58 pm
@ Hmsx 9: insomma, a parte tutto, quel che resta non è male, eh? 🙂
9 Febbraio 2012 alle 1:54 pm
Dialogando tra ecofilia e ecofobia.
a)Sulla “natura”. Condivido in parte alcune riflessioni sul rapporto tra uomo e natura, e su ciò che definiamo natura, soprattutto l’idea che sia un sistema “self correcting”, ciò che non mi dice nulla è invece l’affermazione che “esiste e basta”(v. video): su quale sia la struttura del Kosmos e la sua tendenza (il suo “senso”) in relazione a ciò che non riusciamo a vedere (per cui siamo costretti ad interpretare)esistono in fisica teorie differenti; l’esistenza sembra essere abitata da tendenze opposte: 1-contrazione ed espansione, 2- entropia e sintropia.
Come diceva un pensatore francese: “per esprime un giudizio definitivo bisognerebbe avere di fronte a sé tutte le ragioni”
b)sulla compassione: le “tre menti” mi sembra siano un indicazione alla buona pratica, peraltro non penso sia necessario essere buddisti per provare quel sentimento, basta stare a fianco di chi soffre con il cuore libero da pregiudizi
(e non credo siano lagne antropocentriche) che l’uono non è solo “volontà di potenza”.
9 Febbraio 2012 alle 1:59 pm
sul 14: mi sono dimenticato di cancellare le parole dopo l’ultima parentesi..
9 Febbraio 2012 alle 3:47 pm
Quel che scritto è scritto.
> l’uomo non è solo “volontà di potenza”.
Concordo.
Sebbene la VdP sia una teoria elaborata più di cent’anni fa da uno un po’ svitato, – una idea limite oltre la quale c’è il nulla -, funziona come spiegazione ultima dell’universo; si può dire che la “volontà di vita” è una configurazione virtuosa-armonica delle (al plurale) volontà di potenza (intese come quanti energetici) mentre la VdP tout court è mero accrescimento della forza fine a se stessa (caos per l’eternità).
Un esempio paradigmatico è il nostro apparato tecnico-economico il cui unico scopo è quello di accrescersi – con buona pace dell’ambiente e dell’umanità.
Sulla natura un aforisma di Goethe (introvabile su internet) diceva, pressappoco, che è la generosità e sovrabbondanza di ricchezza della natura a far perire gli esseri per far posto ad altre forme eternamente nuove.
> Naess e Snyder son due vecchie volpi non ci cascano…
Infatti sarebbe gradito se il tesista si svegliasse dal letargo e desse in pasto al dotto pubblico qualche pillola di Ecologia profonda. (Giusto per mettere a fuoco le “PROSPETTIVE DI ETICA AMBIENTALE ..)
Grassie.
9 Febbraio 2012 alle 4:16 pm
E speriamo che il tesista ti senta. Benedetti ragassi, son due settimane che a Urbino le lezioni son sospese ma a casa non ne è tornato uno solo. Tutti lì, nell’attesa spasmodica che l’attività didattica riprenda, penso… 😕
9 Febbraio 2012 alle 5:17 pm
La natura riempie con la sua sconfinata fecondità tutti gli spazi. Tutto quello che chiamiamo infelice e cattivo proviene dal fatto che essa non può dare spazio a tutte le creature, e ancor meno conferire loro durata. E non si può neanche dire che la natura sia cattiva. (Goethe)
(..sovrabbondanza di ricchezza – O Gesù!)
> Tutti lì, nell’attesa spasmodica che l’attività didattica riprenda,..
Naaa! Ai miei tempi ogni occasione era buona per spassarsela lontano da casa.. Benedetti ragassi ve la state spassando, nevvero?
9 Febbraio 2012 alle 6:02 pm
“La natura riempie con la sua sconfinata fecondità tutti gli spazi”: questo è un blog per famiglie, niente allusioni, svp!
“Tutto quello che chiamiamo infelice e cattivo proviene”: dal chiamarlo così.
Oh, Hmsx, hai un ché di diverso.
9 Febbraio 2012 alle 6:27 pm
@ 10: Purtoppo io penso che i gridolini degli ambientalisti siano pienamente giustificati. Mi riesce difficile immaginare un motivo migliore per rivedere le nostre posizioni etiche della questione ecologica.
L’apparato tecnico-industriale, l’enstablishment ecc ecc. traggono la propria forza essenzialmente dal fatto che gli uomini credono che essi esistano per davvero, al di fuori delle loro menti. Lo stesso dicasi della “volontà di potenza” – è una pessima filosofia, perchè porta a risultati disastrosi sia a livello del singolo che della collettività. Una persona che pensi a se stesso in quei termini non migliorerà la propria vita, ne quella degli altri. Qualcuno a dubbi su questo? E’ una ragione più che sufficiente per lasciarla perdere.
9 Febbraio 2012 alle 6:30 pm
Tatàààn!
9 Febbraio 2012 alle 7:43 pm
Tààà tààà tààà ta tatàààn ta tatààn
Scusa Angelo, senza offese, ma “gli uomini credono che essi esistano per davvero, al di fuori delle loro menti” è proprio una frase ad minchiam.
Tu esisti dentro la mia mente, ma pure (e soprattutto) fuori – non ho capito.
“Lo stesso dicasi della “volontà di potenza” – mmmmm – è una pessima filosofia, ecco, mica tanto: è proprio la configurazione della realtà (questa sì, pessima)
penso che i gridolini degli ambientalisti siano pienamente giustificati.. non in termini filosofici ma sentimentali; tuttavia, essendo un buddista della vecchia scuola, me ne fott…cioè resto imperturbabile e seguo la via che conduce alla pace del mente.
Oh,mym, c’hai proprio le antenne.
9 Febbraio 2012 alle 7:52 pm
Buonasera a tutti. Siccome, pur essendo giovane (o, anzi, forse proprio per questo!) sono lento nel leggere, capire e formulare una risposta ai commenti, mi limito a rispondere solo a Homosexual 5 e seguenti.
Può darsi che una persona che vive secondo gli insegnamenti dell’induismo o dello jainismo sia d’accordo con te, ma nel caso del buddismo, mi pare di capire, la scelta è differente. Sakyamuni divenne Buddha dopo aver deciso di abbandonare l’ascetismo estremo, di mangiare e vestirsi, riaffermando il valore della vita umana, l’idea che l’estinzione del dolore e quella della vita non dovessero per forza coincidere.
Per Snyder “Non c’è morte che non sia cibo per qualcuno, e non c’è vita che non sia la morte di qualcuno”, cioè ogni forma di esistenza, per essere tale, implica necessariamente la limitazione o addirittura la soppressione totale della possibilità di sopravvivenza di altre forme di vita. La prima forma di “coproduzione condizionata” è proprio la catena alimentare. E’ il modo in cui funziona il mondo da sempre, essendo esso un gigantesco e infinito processo di trasformazione dell’energia e della materia da stati caotici a stati ordinati, e viceversa of course. Ma questo non dovrebbe diventare la scusa per continuare a fare quello che stiamo facendo all’ambiente, cioè al tutto che comprende anche me e voi.
Il problema di fondo è se l’uomo (che, d’accordo, non è affatto al centro del cosmo ma, nondimeno, non può non vedere la realtà che dal proprio punto di vista) sia in grado di accettare e vivere l’interdipendenza e l’impermanenza della vita, dell’esistente, così come sono… oppure ne voglia fuggire. Fuggire dalla propria mortalità. Perciò il problema è a mio avviso anche religioso e ogni “buddista” può legittimamente porselo.
Quella della fuga dalla propria condizione basilare non è pura illusione, anzi. Grazie alla tecnologia (ma non solo), e muovendo una crociata contro la natura madre e matrigna, l’uomo è riuscito davvero a costruirsi spazi reali e simbolici depurati dalla morte. Ma adesso le conseguenze di questo modo di muoversi nel mondo iniziano a farsi sentire.
Allora se non vogliamo arrenderci a posizioni lassiste (del tipo “visto che comunque vivendo in un modo o nell’altro inquino, tanto vale che me la godo!”) o misantropiche (“la purezza si avrà solo quando l’uomo sparirà dalla faccia della terra!”), una soluzione concretamente praticabile può essere quella di valorizzare un “pensiero” che fa volentieri a meno delle distinzioni nette tra “sé” e “mondo”, “interiore” ed “esteriore”, “uomo” e “ambiente”. Ma penso che tutto questo, chi quotidianamente si sforza di muoversi nel mondo con ahimsa e con compassione, già lo sappia.
9 Febbraio 2012 alle 7:54 pm
@ 22: Ma noooo, ma nooo, la pace della mente la pace della mente. Ecologia buddista della vecchia scuola. E gli altri? Tutti nel catrame. Non ci sono “gli altri”? Bene, allora me ne fott… è di troppo.
Eh, Hmsx, ma … le tre emme? Non ci posso credere!
9 Febbraio 2012 alle 7:55 pm
Ma fammi capire: se pensi che la volontà di potenza sia la configurazione della realtà perchè resti imperturbabile e segui la via che conduce alla pace della mente? Non ti sembra una contraddizione?
Secondo me quanto dicono gli ambientalisti è giustificato in termini fattuali. Tu puoi restare impertubabile, ma se il mondo intorno a te frigge…
9 Febbraio 2012 alle 7:58 pm
Fiuuu! È arrivato FdB, o il pub ha finito le scorte o…
Ciao Angelo, bentornato.
9 Febbraio 2012 alle 7:59 pm
Azz non faccio a tempo a scrivere un post che me ne compaiono 2! Ovviamente 25 è rivolto a 22
9 Febbraio 2012 alle 8:08 pm
Quanto a ciò che dicevo sull’establishment ecc. nota che mi sono espresso al plurale. Mettiamola pure in modo meno enfatico: il problema secondo me è che tutti quanti, come cultura, non riusciamo ad uscire da un certo schema mentale.
9 Febbraio 2012 alle 8:55 pm
@ mym
Ma nooo! Mi sono espresso in modo troppo colorito! Volevo dire che, anche se gli altri finissero nel catrame, proverei comunque a cercare la pace della mente (al fine di placare quella collera che monta ogniqualvolta si commette un crimine).
@ angelo
Non ho i testi sotto mano, cmq LA volontà di potenza non esiste! Esistono quanti energetici che ogni volta si configurano in maniera diversa e, in astratto, potrebbe configurarsi una volontà di potenza ‘positiva’.
@ FdB
Desolato. L’imminente cena mi obbliga ad abbandonare la disputa. Ci penso su.
9 Febbraio 2012 alle 8:57 pm
..ogniqualvolta si – commette – assiste ad un crimine..
9 Febbraio 2012 alle 9:06 pm
A Angelo:
condivido la prima parte di ciò che ha detto @22 (a parte l’ ad minchiam:-)), anzi credo che il problema delle relazioni tra gli uomini stia proprio in quella concezione della mente, per cui se esisto solo come mente nasce inevitabilmente un conflitto sulla verità ultima del senso.
Mi appare più vera la posizione di Wittgenstein per il quale ciò che chiamiamo “mente”
è più nel mondo che nel cervello: l’uomo è linguaggio e “cultura” grazie all’incontro con gli altri uomini al mondo, ed è proprio a partire da questa evidenza che ogni uomo non può che essere una delle tante prospettiva prima di tutto percettive e poi di senso nel mondo.
Praticamente un elogio del limite che mostra il dialogo come “necessità”.
9 Febbraio 2012 alle 9:58 pm
@ FdB
>Fuggire dalla propria mortalità: L’uomo non fa altro (costruisce palazzi, scrive libri, fa figli proprio per questo…)
Il punto non è arrendersi a posizioni lassiste o misantropiche, ma vivere in modo autentico seguendo il vero.
È verace l’uomo che, sapendo di non poter cambiare il mondo – perché non dipende dal singolo, dai singoli, dalla comunità etc –millanta di poterlo fare, oppure chi, accettando stoicamente il suo destino, rifugge la romantica illusione?
La scelta è differente proprio perché affermo il valore della vita umana e l’idea che l’estinzione del dolore e quella della vita non debbano per forza coincidere.
Mi spiego. Partecipare ad una manifestazioni per la difesa della ambiente, ad es., a me provoca sofferenza perché mi fa nascere sentimenti di fiducia nel futuro, speranze del tutto immotivate che mi fanno sentire stupido (non è che l’arida contemplazione mi riempia di entusiasmo..È che non ho una soluzione. E se il problema fosse tale perché non ha soluzione? Nescio)
10 Febbraio 2012 alle 1:11 am
Il mio destino è non cambiare il mondo – pensava il lombrico procedendo e rivoltando.
10 Febbraio 2012 alle 10:10 am
Ciao Doc, concordo, il lombrico mi sta bene, non starnazza, migliora quel che consuma, fa felice il pesce, o l’uccellino, che se lo pappa… In quanto lombrico è difficile capire se ne è soddisfatto o se aspira a qualcosa di più. Proporre di far cambio… così, su due piedi, non me la sentirei. Allora perché concordo? Mah, chiederò a mia moglie …
10 Febbraio 2012 alle 11:17 am
Ciao mym.
Perchè far cambio? vai benissimo così.
Non saranno il pesce o il pettirosso, ma qualcuno ti gradirà.
(Comunque il riferimento era a HMSX @32)
10 Febbraio 2012 alle 11:26 am
Vado benissimo così, ovvero: aspettare qualcuno che mi si pappi? Ommaigaaaad! (in inglisc)
10 Febbraio 2012 alle 12:46 pm
Ciao doc, mym.
Ragazzi, siete così troppo umani che a volte dubito esistiate per davvero. Andate alla grandissima.
10 Febbraio 2012 alle 1:07 pm
A Hmsxl @32: Non penso sia una questione di natura umana e di destino. La situazione attuale, tale per cui non è escluso che l’uomo sia il primo animale a realizzare la propria autodistruzione, la si può pensare anche come il frutto del solidificarsi nel pensiero moderno di uno schema di ragionamento che separa nettamente soggetto e oggetto, coscienza e mondo e quindi anche società e ambiente. Si è finiti per pensare che questi due ambiti fossero governabili separatamente e quindi che ogni forma d’intervento sull’ambiente fosse ammissibile e giustificabile. Non sono un filosofo, ma mi sembra di capire che la tanto conclamata divisione del sapere nei due ambiti delle scienze “dure” e delle scienze umane provenga da qui. La soluzione forse sarà in una nuova cultura che ci renda tutti un po’ lombrichi, cioè ci insegni come si vive nel cosmo pur non essendone il centro.
10 Febbraio 2012 alle 1:12 pm
@mym11: grazie per il video di Carlin.
10 Febbraio 2012 alle 1:49 pm
Ciao AHR, ben tornato.
@Hmsx 37: tuvvofà l’americano. Sarà mica perché ho nominato la moglie? (che, se non l’hai notato, comincia per EMME. Cfr. 24).
I lombrichi son parecchi secoli che li sfrucugliano, porelli. Già in Cina temporibus illis c’era quella storia del lombrico tagliato in due con le due parti che si muovevano è il rompino di turno che chiedeva: papàaaaa, in quale delle due è la … ?
Come si dice?
Mah, storie di lombrichi.
10 Febbraio 2012 alle 1:52 pm
@ Hmsx grazie per le tue risposte, ora mi è più chiaro il tuo punto di vista.
@ 38: non credo che saremmo i primi animali ad autodistruggerci. Le estinzioni delle specie animali sono ovviamente “naturali”, e dipendono anche dal comportamento delle specie stesse. Noi però saremmo i primi (per quanto ne sappiamo) ad autodistruggerci, avendo i mezzi, la conoscenza e la consapevolezza necessarie per evitarlo. Questo è l’aspetto più tragico, o forse grottesco, della situazione. Se destinassimo la spesa mondiale in armamenti per il rinnovamento delle fonti energetiche avremmo probabilmente già risolto la questione.
10 Febbraio 2012 alle 2:18 pm
Non credo che un’etica buddhista consideri un ‘problema’ ecologico, a sé stante.
La medicina si rivolge all’uomo in carne e ossa e mente. Qualora, beninteso, l’uomo abbia avvertito, attraverso concreta esperienza, che i conti non gli tornano. E consideri ciò, come un disagio da eliminare.
Nell’assunzione della medicina, durante la cura, l’uomo, se ‘paziente’, realizza che
è facile, per sua stessa natura, essere vittima di fraintendimenti di fondo.
Dunque, di quel che definisce/definiva uomo non rimane un granché.
Al contempo, però, potrebbe realizzare che non vive in un mondo di morti. Che quel pensiero di contrapposizione all’altro, è ciò che spucula sulla sua stessa fine, ora.
E’probabile che si accorga che tutto lo ri-guarda, proprio come lui guarda il tutto. Come dice mym, non mi conviene poi molto, distinguere tra me e l’altro.
Vale la pena aggiungerne dell’altra?
Alla luce di questo, la terra farà certo a meno dell’uomo, tuttavia sono un uomo e mi domando: cosa porta lo sciupio di quel che ho ricevuto e ricevo ogni giorno?
In questa ottica, sì, quale etica governerà il mio agire nel mondo?
Ma senza un ulteriore visione cui aggrapparmi per riporre l’argomento su un binario di separazione.
O no?
P.S.
Complimenti a FdB per lo stile chiaro e molto scorrevole. Grazie.
10 Febbraio 2012 alle 2:21 pm
[…]Vale la pena aggiungerne dell’altra?[…]
di sofferenza
10 Febbraio 2012 alle 4:09 pm
@ FdB 38
Penso che la frattura tra società e ambiente sia insanabile proprio a causa della natura umana.
Uno dei difetti del pensiero liberistico-empirista è di credere che gli individui siano originari; cioè che l’economia – della vita e della società -nasca dal libero accordo tra gli individui e che questi contrattano e si scambiano le merci per creare ricchezza. Tutto ciò è ovviamente falso. Gli individui non sono all’origine della società, semmai è la società all’origine degli individui. Ad ogni modo ciò comporta una lotta per appropriarsi della ricchezza che è violentissima.
Siamo veramente convinti che la proprietà privata sia sacra?
Gli esperimenti di non proprietà privata sono falliti ma ciò implica il diritto all’appropriazione individuale delle risorse della comunità?
La soluzione, La soluzione…quale sarà? Una nuova cultura, forse una antica ..e se fosse ibrida?
Imperturbabile percorro la via che conduce alla pace della mente.
10 Febbraio 2012 alle 4:11 pm
@ mym 40
Ah, già, le tre EMME: Brancolo nel buio! (che figura..)
Ma quale americano, è che a @ doc 33 mi è venuta in mente una storia strappalacrime da lombrichi:
“Il verme calpestato si rattrappisce. E questo è intelligente. Diminuisce infatti la probabilità di venir calpestato un’altra volta. Nel linguaggio della morale: umiltà.”
10 Febbraio 2012 alle 5:13 pm
Banda di estremisti. Oh.
Non penso si tratti di trovare un’ecologia che vada bene a tutti. Nello sforzo di un’ecologia che non danneggi nessuno. Ma è impossibile: chi produce gas mortali dovrà ridurli e ciò lo danneggerà.
Lo danneggerà?
Siccome non saprò mai se ciò che vedo è ciò che vedo o ciò che penso di vedere, un sistema c’è. Provare a vedere e basta. Di lì in avanti poi si può parlare di ecologia, che non danneggi nessuno. Qualcuno a cui non va ci sarà sempre.
Nel frattempo: se calpestati, allargarsi bene per farsi vedere meglio e non prendere un altro pestone o rattrappirsi per ridurre la superficie calpestabile?
10 Febbraio 2012 alle 7:31 pm
Proviamo a vedere e basta. Secondo me vediamo tutti la stessa cosa.
L’analisi di FdB @ 38 è perfetta (in filosofia corrisponde, pressappoco, alla sterile contrapposizione tra idealisti e materialisti. La realtà è “spirito” (dialettica) o “materia”? Mi sento di dire che la realtà è l’inestricabile intreccio di spirito e materia. Da qui il venir meno delle distinzioni nette (cfr fdB commento 23, in fine).
Ma anche l’analisi di Angelo @ 28 “non riusciamo ad uscire da un certo schema mentale”, ovvero dalla ideologia del possesso: “quel bene è mio e non tuo”. Si può dire, con licenza, che il grado di separazione (=indipendenza) di un individuo dalla società si misura dalla ricchezza che egli ha accumulato.
10 Febbraio 2012 alle 7:33 pm
> non saprò mai se ciò che vedo è ciò che vedo o ciò che penso di vedere..
Se così fosse come si spiegherebbero i voli spaziali? L’uomo ha scrutato lo spazio, lo ha pensato, e lo ha compreso. Probabilmente la mente umana non comprenderà tutto l’universo ma la porzione di spazio che abita, e molti dei fenomeni intra-umani, si spiegano benissimo con la logica (magari con il susseguirsi di teorie sempre più precise che tuttavia non cambiano la sostanza del discorso. Buddha docet)
Dopo quest’ultima temerarietà mi faccio piccolo piccolo e sparisco nella nuda terra.
10 Febbraio 2012 alle 7:52 pm
“Si può dire, con licenza, che il grado di separazione (=indipendenza) di un individuo dalla società si misura dalla ricchezza che egli ha accumulato” interessante. Al posto di indipendenza avrei messo alienazione.
Mia nonna ai viaggi nello spazio non ci ha mai creduto. Si è rifiutata di pensarli e per lei non sono esistiti. Non c’è niente da spiegare.
Se vediamo e basta … “Secondo me vediamo tutti la stessa cosa” non sta.
11 Febbraio 2012 alle 6:31 pm
dimenticavo di fare i complimenti per l’immagine di apertura: non si solo pane, ma di porno-casalinghe…
che sia un complotto ultra-tradizionalista per “convertire” homosex, con tutta quella “grazia di Dio”?
11 Febbraio 2012 alle 6:40 pm
Qualcuno ai lati del naso ci ha gli occhi allora!?
Porno-casalinghe porno-casalinghe, si fa presto a dire.
E quella è solo la copertina 😯
Per convertire Hmsx (che ora fa Hmsxual) occorrerebbe capire la “posizione” di partenza…
11 Febbraio 2012 alle 6:41 pm
La miseria è peggio dell’opulenza ed è più alienante se non è una scelta alla San Francesco ma ci sei nato. Anche perchè in genere ti toglie la possibilità di ricevere un’istruzione.
Rispetto a quanto dice Mym a 46, lo stallo attuale nasce proprio dalla difficoltà di mettere insieme interessi divergenti. Al momento l’unica via sembra prendere l’iniziativa ed agire unilateralmente, anche andando apparentemente contro i propri interessi di parte. L’Europa e, pare, la Cina sembrano andare in quella direzione. Passando al livello individuale, ciascuno di noi può fare la sua parte, per cominciare, rinunciando alla carne bovina. E magari anche facendo parte di un movimento d’opinione. Le cose si stanno muovendo, anche se molto lentamente.
11 Febbraio 2012 alle 6:44 pm
Uè io ci avevo già provato a mezzo comunicazione privata ad avere il testo indiano sull’arte della filatura. Ma il Marassi è inamovibile :-).
Adesso però capisco perchè Gandhi sognava un arcolaio in ogni casa indiana….
11 Febbraio 2012 alle 6:47 pm
@ 52: “La miseria è dolore” è detto infatti. L’opulenza è un ostacolo.
Sono veramente dispiaciuto ma la scelta che ho fatto di non pubblicare la tesi la mantengo. Sono dispiaciuto perché in essa trovereste LA soluzione.
Che non è del tutto estranea all’immagine in apertura…
11 Febbraio 2012 alle 10:23 pm
Sì riguardo alla ricchezza sono d’accordo. Vorrei introdurre due temi, secondo me importanti. Il primo è che la questione dell’ecologia non è scindibile da quello della giustizia sociale. Non penso che potremo fare pace con la terra se non ci sarà pace tra noi. Peraltro entrambi gli aspetti dipendono dalla pace interiore. La nostra cultura ed il nostro modo di vivere dovranno essere più miti, cioè più pacifici, perchè ci sia una terra da ereditare.
Il secondo è questo: va bene evitare l’antropocentrismo, ma non sminuiamo l’uomo. Se andremo a farci benedire sarà un’enorme opportunità sprecata per il cosmo. E’ in mezzo a noi e tra la nostra miseria che hanno camminato il Tathagata e l’Emmanuele. Il potenziale dell’uomo è immenso e si proietta oltre i nostri limiti attuali.
11 Febbraio 2012 alle 11:31 pm
>Se andremo a farci benedire sarà un’enorme opportunità sprecata per il cosmo
Onestamente, leopardianamente, penso che al cosmo ‘un jiene possa fregà dde meno.
12 Febbraio 2012 alle 11:07 am
Noi siamo il cosmo; in noi sono riassunte tutte le cose. La nostra coscienza e la nostra intelligenza non sono degli strani epifenomeni comparsi per caso: sono l’aspetto più raffinato dell’evoluzione cosmica.
Il famoso dialogo tra la Natura e l’islandese si basa su una scissione che non ha ragion d’essere; o meglio, è solo un momento dialettico. Noi uomini potremmo essere il luogo in cui la natura si volge consapevolmente al bene, emendando le storture e le sofferenze necessarie al processo creativo: i bodhisattva del cosmo. Oppure mandare tutto in vacca, perchè siamo liberi di fare l’uno o l’altro.
12 Febbraio 2012 alle 11:10 am
Molto poetico 57 eh? Vabbhè torniamo coi piedi per terra. Probabilmente abbiamo raggiunto il picco della produzione del greggio nel 2007; il prezzo del petrolio strozza la crescita mondiale perchè l’offerta non soddisfa la domanda. Una nuova fase è alle porte in ogni caso, non c’è scelta
Ciao
aa
12 Febbraio 2012 alle 11:52 am
Il Genere Umano: “Signore! Ci stiamo estinguendo, signore!”
Il Cosmo: “Vabbuo’, ja”
Il “problema” ecologico nel b. mahayana è ovviamente compreso in b.=bodhisattvayana per cui io=sé=cosmo secondo ahimsa.
Poi ognun declina come può. Apprezzati quelli che si dedicano allo sport preferito da Pascal: starsene tranquilli in una stanza.
12 Febbraio 2012 alle 12:02 pm
>Noi siamo il cosmo; in noi sono riassunte tutte le cose.
hai visitato tutto il cosmo? puoi confermare?
12 Febbraio 2012 alle 1:28 pm
Ahimsa
“Ognuno ha un’idea diversa del bene, e precisamente da qui nasce la tendenza a virgolettare tutto, a confutare e relativizzare ogni cosa. …Solo una cosa non è virgolettabile, dunque in alcun modo confutabile, falsificabile. Questa cosa è il male, è la sofferenza. Per questo secolo e fino ai giorni nostri è l’orrore di Auschwitz, il gelo, la fame e l’annientamento della Kolym; è il genocidio dei tutsi in Rwanda e dei musulmani in Bosnia; sono le gole sgozzate di donne e bambini in Algeria e sono i deportati albanesi del Kosovo. E prima ancora è il genocidio degli armeni […]. Non ci si unisce nel bene o in vista del bene, ma nella sofferenza e in vista della lotta contro il male e grazie alla memoria del male patito. Non è detto che io possa fare la felicità dell’altro, anche quando gli voglio bene: ma almeno posso sforzarmi di non volere il suo male”.
Barbara Spinelli “Ricordati che eri straniero” Ed.Qiqajong
12 Febbraio 2012 alle 4:53 pm
Di fronte alla capacità dell’ uomo di perpetrare il male credo sia difficile dir qualsiasi cosa…
Tornando al tema iniziale del post mi è sorta qualche perplessità sull’ abbinamento buddismo- ecologia, o buddismo-movimento per la pace e altro..
Sembra abbastanza chiaro che vivere seguendo la visione del mondo offerta dalla dottrina buddista fa ( dovrebbe? ) nascere un atteggiamento improntato al rispetto della vita, della natura ecc.
Peraltro sembra evidente che colui che segue la via buddista è anche un uomo-cittadino, abitatore dell’ universo e come tale, non come buddista, si occupa di ecologia, ecosofia e quant’altro, approfondendo e praticando la vita secondo il modo peculiare che gli è capitato di essere.
Sottolineare e ricercare i vari accostamenti tra la dottrina buddista e la possibilità di trovare soluzioni al problema ambientale e quant’altro, non so, mi sembra possa essere fuorviante; mi sembra che si sovrappongono due piani diversi, con il rischio di, come dire, rimanere attaccati ad un ‘qualcosa’, ad un’idea, sia pure così nobile come l’ idea di come sia possibile la salvezza del mondo, (che peraltro appare così complessa che la scienza stessa offre visioni costantemente in evoluzione), con tutte le conseguenze del caso..
Ma..forse sto sbagliando punto di vista
12 Febbraio 2012 alle 5:21 pm
Buon pomeriggio a tutti.
@mym 59 mi ricorda dove comincia l’ “ecologia” (la suggestione è “oikos” – la propria casa) e una recente rilettura (per chi ne ha abbastanza… non è mai abbastanza) di Dōgen (citazione da Fukanzazengi e traduzione di J.Forzani del 2010):
“Separati e abbandona qualunque relazione, lascia riposare qualsiasi attività, non pensare né al bene né al male, non occuparti di vero o falso (pro o contro). Arresta il moto dello spirito, dell’intelletto, della coscienza, blocca l’analisi e la valutazione dei pensieri, delle idee, delle visioni. Non avere il disegno di edificare Buddha. Non essere interessato alla posizione assisa immobile”.
In altro contesto si parla, altrettanto chiaramente, di togliere la trave prima della paglia dal proprio occhio; appunto: vedere prima di tutto… “chi” vede.
Chiedo scusa se torno quasi sempre sul tema della pratica. Evidentemente le proprie mancanze si fanno sentire…
Grazie,
giorgio
12 Febbraio 2012 alle 5:36 pm
@60: il fatto è che certe cose le ho sentite tante volte dal prete sotto casa che è un po’ come il rumore del treno per chi abita vicino alla ferrovia.
Ciao Dario. Il “discorso” della Spinelli è corretto ma minimale. La proposta di cui parlo al 59 è ottimisticamente attiva. Il fatto è che prelude INDISPENSABILMENTE a 63 (ciao Giorgio) per questo mi richiamo a Pascal.
Ciao Marta, la sfida che il testo in questione affronta è proprio quella di riuscire in modo pulito a sovrapporre fondendoli due piani diversi. L’ecologia di occuparsi del proprio giardino quando esso è l’universo presuppone quantomeno che uno lo sappia maneggiare, l’universo.
12 Febbraio 2012 alle 5:47 pm
Un vero peccato, per noi tutti, quando una persona così non riesce ad imparare a vivere.
12 Febbraio 2012 alle 6:33 pm
Grazie per l’ascolto.
Si è portata via la sua sofferenza, e viceversa, lascia un’eco di note celestiali, blowing in the wind. Thank you, Withney!
12 Febbraio 2012 alle 8:32 pm
mym, non mi è chiaro quando replichi “@60: il fatto è che certe cose le ho sentite tante volte dal prete sotto casa…”.
cioè il prete sotto casa ripete in continuazione che nell’universo non contiamo niente? non dovrebbe ripetere il contrario, per contratto?
vabbeh che “sotto casa tua” c’è il mare, quindi ‘sto prete deve essere originario di Atlantide, e si sa che fine hanno fatto: avrà ancora l’angoscia ecologica per quella volta là.
12 Febbraio 2012 alle 8:33 pm
@65 e 66
Withoutney Houston
12 Febbraio 2012 alle 8:49 pm
@67 Ciao dhr, sono stato troppo sintetico. Mi aggiungevo al tuo commento, considerando che affermazioni quali “Noi siamo il cosmo; in noi sono riassunte tutte le cose” oppure “Dio si è compiaciuto nella creazione e l’Uomo è il suo apice” and the likes sono le frasi che (quasi) in ogni predica “il prete sottocasa” ammanisce senza assumersi responsabilità perché tanto… così va il mondo.
12 Febbraio 2012 alle 8:51 pm
per carità, ci sono anche Autorevolissimi Autori Multireligiosi e Dialoganti che presentano l’Uomo come sintesi, coscienza e custode del cosmo… ma neppure “loro” riescono a convincermi 😉
12 Febbraio 2012 alle 9:11 pm
Ci ha profato anke un senzadio, il pastore dei pastori tetescki (e non solo), Herr Heidegger, con la storia del pastore dell’Essere, peccato che poi, in un eccesso di zelo, i pastori, prima o poi, siano presi dal vezzo di portare almeno una parte del gregge non proprio all’ovile… noi pecore preferiamo errare qua e là, in ambo i sensi, solitarie o a gruppetti, e soprattutto fare a meno del pastore, sai mai che voglia avviarci alla soluzione finale…
12 Febbraio 2012 alle 10:31 pm
jf 71 mi ha ricordato un passo del Nuovo Testamento, che penso di aver rintracciato.
Marco 6,34 (salvo errore) caratterizza, prima di tutto, non la figura del pastore, ma quella delle pecore senza pastore. Carattere del pastore appare invece il provare “compassione” (forse più aderente “l’essere turbato sin nelle viscere”) per la sofferenza.
Non c’è che dire, un bel richiamo a un possibile respiro più spazioso del testo e delle sue relazioni.
Mentre scrivo poi mi ricordo che il pastore in altro luogo viene definito come colui che dà la vita per le pecore; il tema indispensabile (grazie mym 64) dell’abbandono ritorna quasi circolare.
12 Febbraio 2012 alle 10:58 pm
@60: Anche se andassimo a spasso insieme per la galassia non usciremmo dai confini dell’umano, perchè non ci allontaneremmo da noi stessi. L’uomo troverà se stesso ovunque andrà. Chi può indicare i confini di ciò che è umano? Che cos’è la porzione del cosmo che ne esula?
Ovviamente la questione se il cosmo se ne frega o no presuppone la presenza dell’uomo che se la pone, dopo di noi non avrà nessun senso. E’ il nostro sguardo sulle cose che è insostituibile: senza di noi l’Universo versione sapiens sapiens non ci sarà più.
E tutti i discorsi sulla mente o buddisti? C’è la mente in assenza gli uomini?
@ dhr se in giro per il cosmo mi si buca la tuta tu non stare a farti questioni, mettici una pezza 🙂
12 Febbraio 2012 alle 11:02 pm
@ 69: in noi sono presenti tutte le cose perchè noi siamo presenti in tutto ciò che percepiamo e conosciamo.
12 Febbraio 2012 alle 11:30 pm
D’accordo comunque con 59 seconda metà.
Forse ci salverà il confucianesimo alla fine. Se i cinesi si convincono che è il caso di muoversi lo fanno in massa, specie se fiutano il business nella green economy
13 Febbraio 2012 alle 12:01 am
@ angelo (numerazioni assortite)
noi “ci portiamo in giro” sempre, ma l’universo ha tanti modi per dimostrarci che non gliene cala. cfr Leopardi, “La ginestra”.
13 Febbraio 2012 alle 12:39 am
Una delle debolezze, forse la più invalidante, della metafora del pastore è che, se le parole hanno un senso (e le metafore son fatte di parole) il pastore non è una pecora: ragiona da pastore, non da pecora, e alle pecore non resta che sperare che il pastore sia buono e farsi condurre. Ma si è mai chiesto qualcuno che cos’è un “buon pastore” dal punto di vista di una pecora? E non ditemi che non si può sapere, non essendo nella testa di una pecora, perché questo annulla il valore metaforico della storia, che presuppone che il pastore sappia il bene delle pecore. Darà pure in qualche caso la vita per il gregge, andrà pure a cercare la pecora “smarrita”, ma ragiona sempre da pastore, cioè da uno fuori dal gregge, che crede di saperla più lunga. Se poi si passa ad affermare che le pecore sono fesse, per antonomasia e prova provata, e hanno bisogno di un pastore, beh, qui si aprono spazi sconfinati, e ce n’è per tutti i gusti: i deliri leaderistici dei pastori erranti, dell’Asia come di quelli nostrani, trovano qui la loro giustificazione.
13 Febbraio 2012 alle 8:38 am
… e JF ci porta a conoscenza del punto di vista del lupo.
parole sante, fratello.
13 Febbraio 2012 alle 12:21 pm
@72: son d’accordo. In questo caso, (Marco 6,34 ss.) l’accento è su prendersi cura. Nelle parole del blog attuale: ecologia. Se tralasciamo (gioco pericolosetto) la fine del versetto (“… e si mise a insegnare loro molte cose”), il resto (vv. 35-44) rispecchia la follia che in @ 64 ho definito “saper maneggiare l’universo”. Gioco molto molto pericoloso. Al punto che astenersi, in senso verticale, è già un grosso passo avanti.
13 Febbraio 2012 alle 12:53 pm
Cosa significa, in concreto, astenersi in senso verticale?
Per uscire dall’economia del petrolio avremo la necessità di un coordinamento e di una linea politica almeno su scala continentale, il che tira in ballo per forze di cose che qualcuno abbia un ruolo direttivo. Sappiamo quello che è necessario fare, non è più un problema di conoscenze e neppure di deficit tecnologico.
13 Febbraio 2012 alle 12:59 pm
Un dué, un dué, passo!
Ecco, astenersi in senso verticale è non arrivare nemmeno a pensarla una cosa così… 😉
13 Febbraio 2012 alle 1:13 pm
Il problema è che non ti puoi astenere. Prima della seconda rivoluzione industriale il 90% della popolazione lavorava nei campi. L’agricoltura intensiva, che consente a tutti noi di dedicarci ad altro, è un prodotto della rivoluzione industriale. Praticamente ogni bene disponibile, dai farmaci, al vestiario deriva dal petrolio. Internet consuma parecchia energia, attualmente in gran parte di tipo fossile.
L’iniziativa individuale è insufficiente.
13 Febbraio 2012 alle 1:43 pm
Sì capisco. Però insisto, spegni il PC, siediti e taci una ventina d’anni. Poi ne riparliamo, se ci sarò ancora. Oppure -chissà- magari sarai al mio “posto”.
Così la tua iniziativa individuale sarà stata piùcchesufficiente. Abbondantina, direi.
13 Febbraio 2012 alle 4:29 pm
Ovviamente è un “tu” generico, nessuno può evitare di avere un impatto ambientale pesante vivendo dentro la nostra società. E’ per questo che, data la gravità della situazione, io penso che sia necessario agire a quel livello, e rapidamente.
13 Febbraio 2012 alle 5:51 pm
@80-82-84…dove si narra del pastore che ha bisogno del gregge… perché il gregge ha bisogno di LUI (NOI)! (dall’epopea di fantasocioecoloreligione “Il big-bang della sineddoche, ovvero Il pastore perde il pelo…”)
13 Febbraio 2012 alle 6:16 pm
Glielo dico spesso anch’io che sarebbe stato un prete… ooops, pardòn: un pastore! coi controcosi.
In effetti questa è una differenza importante: aver cura della realtà in quel senso eco-buddista di cui sopra, non è perché la realtà abbia bisogno di noi. È il contrario. Se il samaritano non fosse intervenuto… quel tale sarebbe morto o sarebbe stato aiutato da qualcun altro, non è dato sapere, in ogni caso è nell’ordine delle cose. È al samaritano che è andata bene.
13 Febbraio 2012 alle 6:19 pm
Che l’ecologia coinvolga la politica mi sembra evidente Jiso. E’ un livello ineludibile, dico solo questo. Dobbiamo muoverci in modo coordinato, come società, mettendo in campo tutte le risorse disponibili. Può essere che un sistema di rete funzioni meglio di una leadership (comunque democratica, è chiaro).
13 Febbraio 2012 alle 6:21 pm
Ah ma voi non mi capite. Io c’ho paura, come hmsx. Soprattutto per mia figlia. Non ci dormo di notte su sta cosa
13 Febbraio 2012 alle 6:40 pm
non dormendoci, contribuisci ad aumentare il samsara. circolo vizioso.
13 Febbraio 2012 alle 6:43 pm
@88 lo ssssapevo! Non ci dormi la notte… e se fosse la causa piuttosto che l’effetto? per il bene che ti voglio… Guarda tua figlia come dorme beata la notte (spero proprio) lasciati ispirare da lei… e come diceva Lucia: “paura di che…?”
13 Febbraio 2012 alle 6:46 pm
Anch’io sono dispiaciuto per il mondo che lasciamo alla prossima generazione: una vera schifezza, anche per merito nostro.
In ogni caso penso che il b. funzioni nelle condizioni date, qualsiasi esse siano.
Però abbiamo fatto veramente un disastro.
13 Febbraio 2012 alle 7:02 pm
Si poteva fare moooolto peggio…
13 Febbraio 2012 alle 7:11 pm
Be’ sì, c’è anche chi non s’è impegnato abbastanza, nel far danno. Ma quel che fatto è fatto, è inutile piangere su quello che non abbiamo rovinato… 😛
13 Febbraio 2012 alle 7:39 pm
Approposito di paure. Per restare in tema ecologico, visto che il problema nasce da lì…
In un gruppo di buddisti, tempo addietro, si discuteva di questo e di quello. Chiesi a ciascuno se poteva dirmi con chiarezza perché praticava il b. Di tante risposte una, di un giovanotto, mi è rimasta impressa: ho paura di vivere e ho paura di morire.
Beato quel tempo in cui si dorme sereni.
13 Febbraio 2012 alle 8:22 pm
Avverto che la metafora pecore/pastore (da 71 a 86) è piuttosto feconda di risonanze (e attriti), analogamente a quanto è accaduto a me all’inizio, con il richiamo alla pratica di mym. Bene.
Comprensibile che vi sia anche sotteso il rapporto maestro/discepoli (potere) con i relativi usi e abusi, anche su larga scala.
Ma qui il tema, appunto, è ecologico.
Proviamo allora a trasformare, non solo la metafora, ma tutto il passo di Mc 6,34 e segg. in una specie di koan che valga per ciascuno di noi; può darsi che ci aiuti a chiarire la “proposta ottimisticamente attiva” di mym e il suo nesso con ahimsa e “il prendersi cura” (59 e 79).
Il gregge è disperso e – che cerchi o meno il pastore – sta di fatto che ha fame. Il pastore in questione peraltro ha deciso di “astenersi in senso verticale” avendo rinunciato in tempi non sospetti a scorciatoie di vario tipo (quando se ne stava seduto nel suo deserto, per esempio, vedi Lc 4).
In senso orizzontale però, di fronte alla fame degli altri, non se la sente, evidentemente, di predicare l’astensione, e quindi chiede ai suoi di provvedere. Ma anche i suoi hanno fame e non hanno una lira, come gli fanno subito presente, per dirla in breve, con vivo stupore, soprattutto quando si sentono dire: date dunque voi stessi loro da mangiare.
Ed ecco qui il nostro koan, per il vero piuttosto imbarazzante (soprattutto quando lo incontriamo in prima persona – sempre più di frequente – attraversarci la via).
COME È POSSIBILE MOLTIPLICARE LA MANCANZA ASTENENDOSI DAL CONTAMINARE ?! (risorse scarse per bisogni infiniti si continua a reiterare… e la risposta che abbiamo sotto il naso non è proprio il massimo dell’ecologia).
Ma, a questo punto, riproponendo la sollecitazione pascaliana di mym, penso valga la pena di stare un po’ a sedere, ciascuno come può, lasciando la presa e non indulgendo a uno scioglimento frettoloso
13 Febbraio 2012 alle 8:33 pm
L’analisi è chirurgica. La domanda non la capisco. Certo, essere frettolosi nell’astenersi è non aver neppure cominciato.
13 Febbraio 2012 alle 8:41 pm
Eh be ho paura nel sentire che il permafrost si sta sciogliendo e potremmo attenderci un estinzione di massa, ritornare al pleistocene ecc.
Non solo abbiamo rovinato. Continuiamo a farlo, non abbiamo smesso. Oltre che aver paura, mi sento pure in colpa. E’ praticamente impossibile non contribuire, anche se uno ci sta attento.
13 Febbraio 2012 alle 9:15 pm
ué, ué, ma qui ci stiamo dimenticando tutti del Supremo Vertice Cosmico della Com-Passione: “salva il mondo mandando un sms al numero… donerai 2 euro”.
13 Febbraio 2012 alle 11:11 pm
@96, chiedendo scusa per la concisione di prima, provo a riformulare il koan, per chi è interessato.
“Come fanno, in ipotesi, i discepoli (tutti i sedicenti discepoli, anche i traditori; ma questo è un altro discorso e non lo coltiviamo qui) a placare la fame della gente (che è anche la loro fame, non solo quella degli altri– e questo è già un indizio di soluzione…) se non hanno che pochezza di mezzi?
In altre parole, come facciamo a moltiplicare per tutti il poco che abbiamo?
E questo senza cedere alla tentazione dell’intervento verticale (~ del potere miracolistico)?”
(Nota a margine, ma non marginale: la risposta non sta nel miIracolo, infatti, perché a quello ha già rinunciato il pastore, come ricorda il titolo, a questo punto quasi profetico: ” non di solo pane”….
14 Febbraio 2012 alle 10:17 am
Il pane è stato sufficiente perchè il problema non era che mancasse, ma che era mal distribuito. Infatti la traduzione secondo cui moltiplicò il pane è erronea, quella corretta è che lo suddivise. Bisogna cambiare le regole del gioco, anche rovesciando il tavolo se serve (sempre rimanendo entro i riferimenti evangelici)
14 Febbraio 2012 alle 10:21 am
L’apocalisse (temuta, sperata, intravista…) è (quasi sempre) la rivoluzione di chi non è (stato) capace di farla. Un discorso non isterico sulla “questione ecologica” dovrebbe, a parer mio, prendere seriamente in considerazione il fatto che le cose non potrebbero andare meglio di così, che non c’è mai stata tanta abbondanza per così tanti (veniamo da qualche millennio di penuria generalizzata, di soprusi globali), che fino a ieri si crepava a quarant’anni (saremmo quasi tutti già morti noi qui che blogghiamo) per un graffio infettato, che tanto sentenziare ecologista (che spesso è sputare nella mangiatoia in cui ci si abbuffa) è un lusso spocchioso di chi nuota nel surplus e neppure lo apprezza ecc… Pensare di vivere nel peggiore dei mondi equivale a pensare l’opposto. La paura è una cosa seria, come insegna il giovanotto opportunamente citato @94. E’ un bene prezioso, come l’acqua, non va sprecato. Torna dunque la questione: paura di che?
14 Febbraio 2012 alle 10:31 am
Tra le balle raccontate dagli ecologisti andrebbe annoverato anche l’allarme per lo scioglimento del permafrost. Il motivo è semplicemente che stiamo ANCORA USCENDO dall’ultima glaciazione.
Già, perché la Groenlandia si chiama così? perché era una “terra verde” senza ghiacci, e tornerà a esserlo. Ai Vikinghi piacque moltissino così, e non ne dedussero la fine del mondo (che infatti è ancora qui).
14 Febbraio 2012 alle 12:02 pm
E’ utile e necessario continuare a chiedersi se un problema è veramente un problema. Un problema è sempre una costruzione sociale e, si sa, quando si tratta di costruire qualcosa insieme bisogna che il “perché” di questo costruire sia chiaro a tutti, e in grado di motivare tutti. Intanto però, sopra, sotto e di lato rispetto al nostro interrogarci, le cose continuano ad accadere. E può succedere che una fabbrica, nonostante la comunità scientifica si sgolasse dal 1962 sulla pericolosità dei materiali da essa prodotti, continuasse a produrne sino e oltre la metà degli anni ’80.
Intanto, giusto per rinfocolare il desiderio: gli autori che tratto nel lavoro di tesi, oltre ad essere estranei a un certo catastrofismo di maniera, cercano di trasformare questo: “b.=bodhisattvayana per cui io=sé=cosmo secondo ahimsa” (mym . 59), in una proposta culturale integrata, in grado di fondere il piano della responsabilità individuale con quello della progettazione sociale e, soprattutto, laica, nel senso di recepibile anche da chi non nutre un sentimento religioso.
14 Febbraio 2012 alle 12:10 pm
@99: “Come fanno, in ipotesi, i discepoli a placare la fame della gente (che è anche la loro fame, non solo quella degli altri– e questo è già un indizio di soluzione…) se non hanno che pochezza di mezzi?”. Uuh, dirlo così può sembrare … un po’ crudo però il fatto è che la preoccupazione va intesa al rovescio: quello che è richiesto è dare tutto, senza tener da parte neppure una bricciola.
Ponendo il problema al diritto, ovvero come placare la fame, non basta e non basterà mai.
14 Febbraio 2012 alle 12:18 pm
Ciao FdB, bentornato.
Ben detto, ben detto. Purché non si dimentichi che “trasformare b.=bodhisattvayana per cui io=sé=cosmo secondo ahimsa” (mym . 59) in una proposta culturale integrata, in grado di fondere il piano della responsabilità individuale con quello della progettazione sociale e, soprattutto, laica, nel senso di recepibile anche da chi non nutre un sentimento religioso.” come non trasformare è stato insegnato. Insomma, è sempre valida la versione:
Il Genere Umano: “Signore! Ci stiamo estinguendo, signore!”
Il Cosmo: “Vabbuo’, ja”
14 Febbraio 2012 alle 12:44 pm
Certo. E forse l’estinzione avverrà… di Domenica 🙂
Ricordo un giorno un dibattito televisivo sul cambiamento climatico. Un tizio, un professorone, sosteneva che comunque la gran quantità di anidride carbonica e altri gas che mandiamo verso il cielo comunque non possono far così male all’ambiente, a un sistema così grande e complesso come quello dell’atmosfera terrestre. E un tizio anonimo dal pubblico:- “Beh, non faranno male alla Terra, ma fanno male a noi!”
14 Febbraio 2012 alle 12:52 pm
P.S. Interessante che il mio Dom-nica si sia automaticamente corretto in Domenica.
14 Febbraio 2012 alle 12:55 pm
Per far funzionare quel “automaticamente” occorre star sul pezzo sulle 10 ore al giorno… 😛
14 Febbraio 2012 alle 1:15 pm
@ jf e dhr: l’IPCC è un organismo serio, e ha raggiunto la conclusione che la temperatura terrestre è in aumento come conseguenza di fattori antropici. Secondo un’analisi di PNAS (proceedings of the national academy of science)questa conclusione è condivisa dal 98% degli autori di pubblicazioni su riviste peer reviewed di climatologia. Sempre secondo l’IPCC se dovessimo continuare come ora “business as usual”, possiamo aspettarci un aumento delle temperature medie terrestri di 3-4 gradi, sufficiente a distruggere l’ecosistema. Del resto il ragionamento è semplice: i livelli di CO2 in atmosfera sono aumentati fortemente dall’inizio dell’epoca industriale (questo è un fatto, ben documentabile), e la CO2 è il principale regolatore della temperatura terrestre. Non si scappa. Aggiungo che i dati della rilevazioni dello scioglimento della copertura di ghiaccio artica sono peggiori rispetto alle proiezioni dell’IPCC. Se perdiamo la calotta artica dimuirà l’albedo terrestre,ed innescheremo una serie di circoli viziosi irreversibile.
Bisogna vedere le cose come sono, non come vorremmo che fossero, sono d’accordo. Facciamolo. Se Hansen, il maggiore esperto di clima statunitense e una tra le maggiore autorità mondiali di glaciologia mi dice che le cose vanno in un certo modo, è irragionevole non dargli retta. I Ghiacci della Groenlandia e della penisola antartica sono in controtendenza perchè è cambiata la circolazione locale dei venti.
14 Febbraio 2012 alle 1:19 pm
@ 103: quanto scrivi nella seconda metà del tuo post mi sembra il punto fondamentale, sul quale interrogarsi. Raggiungere un accordo ed una modifica dei comportamenti, evitando derive autoritarie: come? Senza dimenticare che questo deve tradursi in un impegno ed un investimento su larga scala, su questo insisto.
14 Febbraio 2012 alle 1:57 pm
@ 109, con tutto il rispetto Angelo, ma “possiamo aspettarci un aumento delle temperature medie terrestri di 3-4 gradi, sufficiente a distruggere l’ecosistema” è una palla … per farci giocare i bambini.
14 Febbraio 2012 alle 2:14 pm
Non c’entra niente, ma una pausa ci sta, con permesso: scopro spiluccando informazioni su san Valentino, oggi ricorrente, che fu vescovo martire e venne decapitato dal soldato romano Furius Placidus: non a tutti è dato di essere decapitati da un ossimoro… quando la raccolsero la testa sorrideva ancora…
14 Febbraio 2012 alle 3:20 pm
jf sempre fuoriclasse *thumbs up*
14 Febbraio 2012 alle 3:29 pm
Per condividere il pollice su (e non gli dispiacerebbe, credo…) “quando la raccolsero la testa sorrideva ancora” è una citazione surrettizia da Paolo Poli, thank you.
14 Febbraio 2012 alle 4:03 pm
anche saper citare è un’arte 😉
d’altra parte, a proposito di ossimori in carne e ossa, da queste cyberparti circola un tizio il cui nome (buddista) e cognome significano “Cuore allegro / Vipere”.
14 Febbraio 2012 alle 4:57 pm
Dipende. Se ci mettiamo a bruciare il carbone e le sabbie bituminose potremmo arrivarci. Ho riportato il dato da un testo di Jeremy Rifkin “la terza rivoluzione industriale”; viene citato come un’analisi fornita al vertice di Coopenhagen, come il worst case scenario, d’accordo.
Comunque. se qualcuno ha dei dati convincenti e contrari al ragionamento che ho fatto, sono il prima a rallegrarmene, dormirò sonni più tranquilli.
Dario, Mym, ditemi, mandatemi i riferimenti, ben felice di ricredermi.
14 Febbraio 2012 alle 5:02 pm
Sarei particolarmente interessato alle fonti secondo le quali il riscaldamento attuale sarebbe semplicemente il risultato della fine della glaciazione. Dico sul serio, mi conforterebbero.
14 Febbraio 2012 alle 5:12 pm
Non è il vento, non è la bandiera…
Ciò detto, se la bandiera si logora bisogna rattopparla. Sennò non fa più ‘flap’ ‘flap’…
14 Febbraio 2012 alle 5:16 pm
angelo:
come l’ossimorico mym ha tentato più volte di suggerire nel corso di questa conversazione, non si tratta di mettere l’esperto tv X contro l’esperto tv Y, ma di spegnere la tv.
14 Febbraio 2012 alle 5:27 pm
Ma non eravamo nella morsa del gelo? o è il riscaldamento che prende la rincorsa?
14 Febbraio 2012 alle 5:36 pm
Scusa ma chi è che ha scritto 102? Comunque d’accordo passo e chiudo. Rispetto a quanto ho scritto, aggiungo solo, giusto come promemoria, che il programma di sviluppo energetico della comunità europea ha lo scopo di mantenere l’aumento di temperatura sotto i 2 gradi entro la fine del secolo, ed è basato su alcune assunzioni ottimistiche. Questo è il quadro previsto SE di interviene.
14 Febbraio 2012 alle 5:40 pm
Temperatura MEDIA globale Jiso. Ah no no scusate mi sto zitto
14 Febbraio 2012 alle 6:46 pm
A volte mi vien di pensare che il mix uomo+cosmo è venuto maluccio e non a motivo di qualche storia del cosmo (inteso come tutto, a parte l’uomo). Perciò potrebbe anche essere visto come un … dovere? Un compito compassionevole? anche lavorare affinché ‘stuomo si estinguesse in fretta; mo’ ben ben.
In ogni caso Angelo, non temere: non cela faremo mai a mandare tutto ma proprio tutto a remengo. Se pensassi che ci sia (che ci fosse? Che ci stesse? Mah) la possibilità… un pensierino ce lo farei 😉
21 Febbraio 2012 alle 5:56 pm
ciao a tutti, ciao mym.
Complimenti per la tesi è anche per la stampa indiana. Non capisco il collegamento, ma è molto simpatica.
Ho solo una domanda: cosa diavolo sta facendo la ragazza in alto a destra?
21 Febbraio 2012 alle 6:05 pm
Ciao Sumire, come va?
La ragazza in alto a dx, dici, eh. Hmm, ecco come dicevo, siamo un blog per famiglie per cui più di tanto…
Mai sentito parlare della “mossa (o posizione) dell’arcolaio”?
25 Febbraio 2012 alle 1:02 pm
L’arcolaio!! Non ci sarei mai arrivata, al massimo sospettavo un origami…
Eh, allora devo purtroppo ammettere di averle provate tutte, tranne questa 🙂
25 Febbraio 2012 alle 1:06 pm
Tutte? Ohmmaigaaaad! 😉
PS: la posizione dell’origami non la conosco, veh!