Ven, 25 Nov 2011
La forza della pazienza
è la risorsa degli esseri nobili:
possono venire incatenati,
sopportare attacchi fisici e verbali
senza abbandonarsi alla rabbia.
Dhammapada, 399
L’impulso moraleggiante dentro di noi va domato. Più siamo intelligenti, più dobbiamo essere cauti. Più la nostra parola è eloquente, più abbiamo bisogno di contenimento. Solo quando sappiamo di poter dire “no” a noi stessi, quando sappiamo di non dover sempre essere il vincitore possiamo apprezzare il potere trasformante della paziente tolleranza.
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Bhikkhu Munindo
Bhikkhu Munindo
(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)
14 Commenti a “La nobile forza”
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25 Novembre 2011 alle 4:51 pm
E’ chiaro e mi va bene, quasi tutto. Ma l’impulso moraleggiante… cosa c’entra con la paziente tolleranza? o, meglio: cos’è in pratica l’impulso moraleggiante, oltre che una straordinaria rottura per chi è vittima del moralismo altrui?
25 Novembre 2011 alle 5:50 pm
Penso che qui con “impulso moraleggiante” si intenda la “giusta indignazione” di fronte al reprobo. Gli romperesti la testa, lo consegneresti ai carabinieri perché gli facciano quel che fanno loro; poi una pausa, un sospiro. E domani è un altro giorno.
25 Novembre 2011 alle 7:30 pm
>possono venire incatenati,
sopportare attacchi fisici e verbali
senza abbandonarsi alla rabbia…
“… altrimenti questa non è perfetta letizia, frate Leone.”
e lo disse dalle parti di Perugia. ci voleva giusto la pazienza del Poverello.
25 Novembre 2011 alle 8:59 pm
Ci crederai, ma mi è venuta a mente la stessa storia…
Scrivi, frate Leone!
27 Novembre 2011 alle 12:55 pm
“La forza della pazienza..”
“..il potere trasformante della paziente tolleranza”:
l’etica come prassi, ovvero l’etica che ha come presupposto il riconoscimento dell’altro semplicemente come “l’altro da me” (e “di me”), ovvero dal suo esserci indipendentemente dalla sua prospettiva di senso.
Una “posizione” che è oltre ogni posizione, la quale mostrando il limite della pretesa superiorità di ogni logica affermativa indica ciò che sta “al di là” di ogni posizione di senso:
praticamente un elogio del dialogo:-)
27 Novembre 2011 alle 1:01 pm
Ciao Dario, bentornato. Sì, penso anch’io sia un elogio del dialogo tra … separati in casa. Non nel senso che l’altro non è me, per carità. Ma nel senso che l’altro, lo sciocchino, può fare un po’ quel che vuole. Molto vicino alla concezione dell’arhat “secondo” il buddismo antico.
27 Novembre 2011 alle 2:32 pm
E che mi dite della paziente intolleranza? Che la pazienza avvolga tutto, è un gran bene. Ma, santa pazienza!, non s’ha mica da tollerare tutto. Il sempre invocato Francesco da Assisi, pur predicando la perfetta letizia, che evidentemente era anche per lui un’aspirazione, pare demolisse a colpi di piccone le casupole che i confratelli infreddoliti si erano apprestati per ripararsi dalle intemperie in sua assenza. Se dunque l’amato alter ego mi appare smisurato nel suo esser “ego”, non è male forse che da buon alter suo io lo riprenda e lo ammonisca invece di limitarmi a tollerare con serafica pazienza le sue “debolezze”. Facendo sempre però molta attenzione al rischio di guardare e catechizzare la trave nell’occhio altrui ignorando la pagliuzza nel mio: basta una pagliuzza nell’occhio per confonder le cose e prendere lucciole per lanterne…
27 Novembre 2011 alle 5:30 pm
giusto, jf, non confondiamo il bodhisattva con il beotisattva.
27 Novembre 2011 alle 5:31 pm
Ben detto, ben detto, frate Jf. Ma presto verrà il Redivivo a por le cose nelle loro dimensioni.
Però, mannaggia, aspettavi qualche ora e questo commento non avrebbe rotto le uova nel paniere…
Oggi son sibillino più dei monti.
27 Novembre 2011 alle 5:39 pm
bravo, ti affideremo un governo tecnico.
27 Novembre 2011 alle 6:30 pm
Ma mi lasciate anche aprire un tavolo?
27 Novembre 2011 alle 6:49 pm
Beh, mym 9, consideriamolo un assist, e pazienza… Il doc non se ne avrà a male, proverbialmente paziente qual’è, e poi ha confezionato un’ottima frittata!
27 Novembre 2011 alle 7:05 pm
@mym 11
sì, per il picnic.
27 Novembre 2011 alle 9:07 pm
Certamente la disponibilità deve accompagnarsi al senso del limite, così come la libertà non può essere disgiunta dalla responsabilità.
Non tener conto di entrambe non è educativo per nessuno nello spazio della convivenza.
“Primo non nuocere”, questo principio dovrebbe valere per tutti nel gioco della vita.