Dom, 19 Dic 2010
Nel post precedente, prendendo spunto da un articolo di giornale, abbiamo posto un problema che poi ho compendiato (@ 39) con le parole: “possibile che i buddisti, gli zen, con tanta voglia di pontificare, insegnare, aprire centri, far vedere quanto sono bravi, illuminati e svegli non sappiano dire una cosa che fanno tutti i giorni cento volte al dì, ovvero: come si distingue il bene dal male? Su quali basi appoggiamo (appoggi, appoggio) la nostra etica? Senza affrontare questo punto “dirsi”, “sentirsi”, “viversi” come buddisti è aria fritta”. I motivi per cui continuo a porre il problema etico all’attenzione di chi ci legge, sono di carattere generale e contingente.
Ritengo che un uomo, una donna di religione non possa prescindere dall’etica, cosa che invece pare possibile nel panorama buddista europeo dove circola un malinteso senso di superiorità dello zen nei confronti dell’etica. I motivi contingenti, già ampiamente premessi nell’articolo citato dal post precedente, sono elencati con toni estremamente forti ed espressioni anche sopra le righe nell’articolo di don Farinella che vi proponiamo oggi, e che trovare qui di seguito. È un esempio che riguarda la contingenza ed è anche di parte, ma è un coinvolgimento etico. Dallo zen, -non tanto su una qualche situazione come l’attuale italiana che è e resta un caso particolare- sull’etica, che suggerimento possiamo trarre?
Sig. Cardinale,
speravamo che lei non fosse andato al pranzo governativo del mercato dei cardinali o, meglio, vi fosse stato escluso dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, per il quale ormai abbandoniamo ogni velleità di conversione. In ambedue i casi, lei appariva un gigante, seppure in miniatura, …
nonostante il suo silenzio, o peggio, il suo parlare per allusioni su tutto l’«affaire Berlusconi». Poi, inaspettato, lei rompe il silenzio per dire, con linguaggio curiale, che «il Paese chiede governabilità». L’ultimo barlume di speranza è crollato con le sue parole.
Chi le ha detto che il Paese chiede la governabilità di questo governo, capeggiato da un mafioso corrotto e corruttore che ha ridotto la Nazione ad un cencio insozzato come dimostra il mercato inverecondo di parlamentari per restare a galla e salvarsi dai tribunali? Lei sa bene che Berlusconi nel Paese è minoranza, ma lei, i suoi colleghi vescovi e il Vaticano, oscenamente, lo tenete in piedi perché fa comodo e perché vi ha promesso che farà tutto quello che voi gli chiederete. Invece di stare dalla parte dei giusti, voi avete scelto di immergervi nella sentina e di rinnegare la vostra stessa morale, quella che esige il perseguimento del bene comune, che condanna il ladrocinio, la corruzione, la bestemmia, la bugia e lo spergiuro. Avete inventato anche «il contesto della bestemmia» per non censurare un uomo che ha avvelenato un intero Paese con la sua violenza e la sua immoralità. Ecco l’uomo del «partito dell’amore»! Trentanove «leggi private» ha emanato e voi avete taciuto!
Lei non ha parlato quando il suo protetto si sollazzava con le minorenni; ha taciuto quando ha inaugurato «il metodo Boffo»; si è girato dall’altra parte quando ha trasformato le sue ville in sedi istituzionali con decreto della presidenza del consiglio, adibendole a lupanari con prostitute a pagamento, signorine e signore (?!) che si offrivano in cambio di posti in parlamento o in tv; lei ha taciuto quando da vero estremista comunista bolscevico (non a caso il suo amico del cuore è Putin ex Kgb) ha preso d’assalto il parlamento dissacrando l’ultimo margine di democrazia, comprando e corrompendo deputati e senatori, promettendo incarichi e scambiando soldi.
Lei che non tralascia occasione per parlare di «principi non negoziabili». Dov’era quando tutti i principi su cui si basa la moralità pubblica, sono stati calpestati, derisi, violentati da un uomo che definire perverso è fargli un complimento? Dov’era lei, quando costui inoculava il virus dell’egoismo individualista, distruggendo il patrimonio solidale e cooperativistico che è la forza del nostro popolo? Dov’era quando inneggiava all’evasione fiscale, al disprezzo delle istituzioni e varava leggi contro il diritto internazionale, contro i poveri immigrati, immagine perfetta di Cristo crocifisso? Dov’era quando legiferava contro i lavoratori e per aumentare i precari e i disoccupati per manovrarli contro il contratto nazionale del lavoro? Dov’era, quando trasferiva alle scuole cattoliche i soldi dell’evasione fiscale, della mafia, della prostituzione, della droga e del riciclaggio (v. scudo fiscale)?
Un prete genovese molto anziano oggi, 17 dicembre 2010, mi ha telefonato per dirmi che la stimava perché la conosceva, ma ora, dopo questo intervento, lei gli è scaduto moralmente e lo reputa responsabile del degrado della nazione. «E’ crollato un mito!» sono state le sue parole che condivido pienamente. Lei e il Vaticano avete perso il diritto di parlare di morale, perché siete solo complici di immoralità e sostegno di una indecenza che spadroneggia sull’Italia e sequestra il parlamento rendendolo un postribolo di infima categoria, dove si consuma prostituzione a basso costo, senza preservativi. Non è il metodo che piace a voi?
La vostra prostituzione di vescovi e di sedicenti garanti della moralità di convenienza vi esclude dal consesso della civiltà e vi colloca nell’inferno berlusconiano dove «tutti fuor cherci questi chercuti» (Divina Commedia, I, VII, 38-39) che popolano il «pied à terre» berlusconiano e la sua corte, dove voi vescovi vi siete accontentati di essere servi, schiavi e diaconi ossequienti. Contenti voi! Come potete pretendere di parlare del Regno?
Noi non ci stiamo e vi riteniamo responsabili della caduta etica dell’Italia, del dissesto democratico e della corruttela berlusconista che voi appoggiate e condividete. Per questo non avete più l’autorità di parlare di etica e tanto meno di Dio e del Vangelo che voi avete rinnegato per assidervi a mensa con il corruttore più immorale esistente, il quale se ne vanta anche, pago del vostro silenzio colpevole. Ritornate ad essere pastori degni del vostro popolo, altrimenti valgono per voi le parole di Ezechiele profeta (sec. VI a. C.): «Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! Per colpa del pastore si sono disperse [le mie pecore] e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto» (Ez 34,2.5,6.10).
In nome di Dio, vescovi e cardinali, tornate al Vangelo e al vostro Popolo, da cui vi siete separati per ingordi interessi, peccando e delinquendo con chi della delinquenza ha fatto sistema di potere e di governo. Un’amica mi manda questa parola di Gandhi: «La disobbedienza civile diviene un dovere sacro quando lo Stato diviene dispotico o, il che è la stessa cosa, corrotto. E un cittadino che scende a patti con un simile Stato è partecipe della sua corruzione e del suo dispotismo» (Ghandi).
Voi non potete più celebrare l’Eucaristia con buona e retta coscienza. Se lo fate commettete sacrilegio.
Paolo Farinella, prete – San Torpete, Genova
(lettera pubblicata da Il fatto quotidiano del 17 dicembre)
39 Commenti a “Continuare a provarci”
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19 Dicembre 2010 alle 6:35 pm
Ma cosa pretende ‘sto Don? Di cambiare con una lettera un istituzione di potere e privilegi che dura da 2000 anni? Ma si limiti a badare alla parrocchia e smetta di disturbare…
19 Dicembre 2010 alle 6:43 pm
Ciao Louis, ben tornato. Il don non mi è particolarmente simpatico, sembra arrivato da marte benché abbia 63 anni (tutti trascorsi sulla terra, suppongo) ed usa un linguaggio inutilmente provocatorio (la parte sul preservativo, per es., ce la poteva risparmiare), tuttavia da uomo sul territorio -come ora s’usa dire- pone un problema etico al suo vescovo (quindi, spero, a sé stesso). Io vorrei che con la medesima urgenza “gli zen” il problema etico lo ponessero a sé stessi. Oltre che ai loro vescovi.
19 Dicembre 2010 alle 7:15 pm
Grazie, ne abbiamo bisogno. In effetti “i buddisti” (basta dir così e c’è un coro di: “chi, io? Mai detto di esser buddista, io…”) almeno a livello mondiale non son messi meglio del vaticano. Ma in Italia, in Europa, prima che il tutto prenda la solita piega vorrei ci si pensasse un po’.
19 Dicembre 2010 alle 8:15 pm
Mah, sull’insieme – virgola più virgola meno – mi pare che l’intervento di Louis n. 1 colga nel segno.
La Chiesa gioca costantemente su 2 tavoli. Se tutti le danno ragione, dice: “Visto? Veniamo accolti come fondamento della civiltà. Quindi siamo nel giusto”. Se tutti le danno contro, dice: “Visto? Siamo perseguitati come Cristo. Quindi siamo nel giusto”.
Quella del “don” è una battaglia persa in partenza. E la sua rabbia (cfr. seconda nobile verità) non fa che alimentare il Sistema.
– – – – –
Lasciando da parte le seghe mentali sociologiche, per rispondere alla VERA domanda di mym: normalmente, se una mia azione è bene o male, lo scopro solo a posteriori… Il luogo comune per cui “ciò che conta è l’intenzione” (previa all’azione stessa) è privo di senso. Non a caso l’antica saggezza insegna che “di buone intenzioni sono lastricate…”
20 Dicembre 2010 alle 11:51 am
La sociologia (e non SOLO perché insegno a Sociologia 😎 qui è importante. Ci tiene legati al terreno in una dimensione che va dall’uno ai molti. L’etica del risultato, IMHO, è utile in un’ottica politica in cui posso anche accettare che chi dirige il comune sia un ladro (un puttaniere, un dissoluto ecc.) purché i servizi per i cittadini funzionino a dovere. Se allungando una mano per salvare te che stai affogando urto inavvertitamente mia suocera che cade in acqua e annega il senso etico della mia azione non può essere equiparata a chi ha pianificato ed eseguito la medesima operazione. La mia domanda di base si riferisce a come e perché decido. Le buone intenzioni sono una delle possibilità anche se insufficienti e rischiose visto che da un lato tendono alla superficialità ed allo stereotipo, dall’altro possono autorizzare ogni sciocca ingerenza: all’origine di molti disastri c’è qualcuno che poi dichiara “ma io pensavo di fare bene…”.
20 Dicembre 2010 alle 1:16 pm
Propongo tre possibili criteri: 1. ridurre il campo di azione; 2. frequentare buone compagnie; 3. valutare l’etica del futuro più di quella del presente. I tre non sono separabili ma procedono di pari passo. 1 significa riflettere su cosa è bene e cosa è male per me e per il mio prossimo immediato nei loro reciproci rapporti; 2 significa frequentare solo le persone che mi stimolano alla ricerca del bene; 3. pensare alla mia azione in termini di risultati che non vedrò, riducendo il rischio di decidere per il mio vantaggio immediato.
20 Dicembre 2010 alle 1:52 pm
Le bombe nucleari uccidono anche le mosche, è vero. Ma se devo decidere (al volo, come quasi sempre) se glielo dico o no, se mi astengo o intervengo, se intervengo di qua o di là…
La 2 non te la passo perché il romitaggio non mi attira più 🙂
20 Dicembre 2010 alle 2:39 pm
La 2 non ha per forza a che fare col romitaggio. Per frequentare solo buone compagnie intendo una (necessariamente) ristretta cerchia di persone (come una sorta di primo anello) che so che condividono la problematica e con cui ho un linguaggio comune (tocca capirsi): da lì il discorso si può allargare. Se devo decidere al volo la riduzione del danno può essere un criterio orientativo di massima.
20 Dicembre 2010 alle 3:31 pm
Comunque don Farinella è un esagitato. Qualcuno che gli vuole bene e che ha a cuore la causa della Chiesa cattolica nonché della limitazione dei danni (tanto della chiesa medesima che del suddetto don) dovrebbe dirgli che argomentazioni scomposte, anatemi inconcludenti e sparate inutilmente offensive non solo lasciano il tempo che trovano, sono proprio più dannose che utili al rinnovamento che il Nostro giustamente propugna. Se io fossi il cardinale destinatario dell’invettiva, liquiderei la questione con un paterno crollare del capo accompagnato da un ruttino in memoria della lauta cena consumata a via del Corso: tanto il buon Farinella continua certo a testimoniare il Vangelo sui marciapiedi di qualche angiporto e si sa, la compagnia dei derelitti un po’ dà alla testa, faceva quell’effetto anche al figlio del boss…
20 Dicembre 2010 alle 3:41 pm
Il motto di questo sito dovrebbe diventare quello che fu del Corriere dei Piccoli: “Educare divertendo”.
E sono vere entrambe le cose.
20 Dicembre 2010 alle 5:28 pm
La riduzione del danno è molto interessante, ma scavalca il problema, come una meta di vacca (mucca non è italiano corretto) sul sentiero. In effetti son d’accordo anche con il ridurre al minimo e ben scelte le frequentazioni (anche epistolari) ma questo solamente riduce il problema. Non è poco ma non risponde. Su che cosa poggia (è bene che poggi. E siamo già nei guai…) il senso di bene e male un buddista? O, se il buddista stona, un essere umano?
20 Dicembre 2010 alle 5:56 pm
Dirlo a priori, su cosa possa poggiare una scelta così frequente nel quotidiano, forse è poca cosa. Nell’attimo concreto in cui decidi (fai fronte) intervengono molti fattori e potresti essere sorpreso dalla tua decisione. I commenti letti fin qui sono interessanti e da approfondire (per me almeno) e sono certamente faro. Si potrebbe riflettere (studiare) cosa in concreto abbiamo fatto fino ad ora, se le nostre decisioni hanno prodotto bene o male. Ad esempio ora ho deciso di aggiungere il mio commento.
Saluti
20 Dicembre 2010 alle 6:01 pm
Un amico mi parla di oggetto di culto e pare che da esso dipendano le sue scelte di bene o male…
20 Dicembre 2010 alle 6:02 pm
Per me, “poggia” sul fatto di… non poggiare. Ossia, quando un’azione è compiuta con la levità del volo di un pesce-rondine sulla superficie del mare. Senza “attaccamento”, anche se si tratta di una cosa che riteniamo giustissima. Sentendosi liberi di fare anche una cosa diversa, nel momento stesso in cui si fa – giustamente- QUELLA.
In quei casi, qualunque azione sia, importante o ludica, lascia una traccia luminosa in sé e negli altri.
Capita assai di rado, comunque.
20 Dicembre 2010 alle 6:28 pm
Ci provo così, al volo: sul fatto che “tu”, vissuto da te, lo dici “io” come lo dico di “io” vissuto da me. Incommensurabile identico.
Ora vado a casa e ci ripenso. A domani
20 Dicembre 2010 alle 8:31 pm
>sul fatto che “tu”, vissuto da te, lo dici “io” come lo dico di “io” vissuto da me.
una volta tanto, jf mi lascia perplesso. non so manco “chi” sia io, o “quanti” siano: farne la base per l’agire etico…
20 Dicembre 2010 alle 8:37 pm
Ma noo, lui dice che tu sei io quando lo dici tu e tu quando lo dico io, così lui è io se lo dice lui e lui se lo dico io. Ma sono sempre io.
Solo che a volte lo dici tu a volte lo dice lui. Basta mettersi d’accordo su chi lo dice.
Però l’etica non ci azzecca, mi pare.
20 Dicembre 2010 alle 8:52 pm
Senza attaccamento, l’azione leggera ecc. ecc. benissimo, la purezza aiuta a vivere liberi. Il problema che pongo riguarda come decidere se agire e, nel caso, come dirigere l’azione. Ovvero: qual è il valore guida? Se c’è. E se non c’è, come si fa?
20 Dicembre 2010 alle 8:53 pm
I buddisti sono buoni? (Si chiedono spesso in Papuasia)
20 Dicembre 2010 alle 9:07 pm
Su Don Farinella: certo non ha usato il fioretto, però qualche volta bisogna parlar chiaro, e oggi mi sembra sia il tempo di farlo.
Sul bene e il male: SEMBRA che nell’uomo ci sia innato un ‘certo’ senso della distinzione tra bene e male
Le religioni dovrebbero contenere nelle loro indicazioni di ‘pratica’ un senso nel quale trovare la distinzione
I buddisti? come gli altri, nel momento in cui si aderiscono al senso della pratica dovrebbero continuamente cercare di viverlo verificandone gli ‘effetti’
Il TENTATIVO di testimonianza religiosa non è già pregno della domanda(penso mai risolvibile)sul bene-male?
20 Dicembre 2010 alle 9:12 pm
Mi piace la proposta di Ricoeur:
Il “male c’è già”
ma anche, nell’uomo, in ogni momento la possibilità di liberarsi dalla sua logica
20 Dicembre 2010 alle 10:55 pm
>Il problema che pongo riguarda come decidere se agire e, nel caso, come dirigere l’azione
Penso che questo dipenda da un milione di (f)attori. Prima “facciamo” e poi “decidiamo” che “volevamo” farlo…
Però direi che lo scopo della formazione non è rafforzare un (f)attore a scapito degli altri – la famigerata Mente, Sé ecc. – ma provare a insegnare un po’ di leggerezza a “tutti loro”.
Dopodiché il nostro comportamento resterà al 99% istintuale e governato da un milione di spinte incatalogabili, ma assumerà, un pochino, un “colore” diverso.
Ossia EFFETTI diversi, ribadisco. E per definizione gli effetti li si vede DOPO. “Li giudicherete dai loro frutti”, Ipse dixit. E allargherei: “Vi giudicherete dai vostri frutti”.
21 Dicembre 2010 alle 11:35 am
@ Doc 20: io penso di sì, nel senso che -ritengo- la chiave sia nel tentativo di essere buddisti. E uno degli elementi imprescindibili per un tentato buddista occidentale è porsi di fronte alla fonte delle proprie azioni anche in modo etico. Per i buddisti orientali (generalizzo un po’) il problema è risolto dal loro substrato culturale nel quale non esistono termini quali “etica” e “morale” col significato che gli diamo noi.
L’esistenza della “fonte della morale (dentro di noi)” di cui parlava Kant non solo non è scontata ma possono esservene diverse e pure divergenti.
In altro ambito è tutto più facile: basta chiedere ad un prete, lui sa che cosa vuole (il suo) dio, te lo dice e bona lì.
21 Dicembre 2010 alle 11:52 am
Dhr 17: non importa che tu sappia o no chi è io, né quanti siate là dentro: sempre di io si tratta. “Dacci oggi la nostra pena quotidiana…”
Mym 18: l’etica ci azzecca come etica della relazione: mettersi d’accordo su chi dice io, momento per momento, è la base della pace.
Dario 21 & 22: Don Farinella non parla chiaro: parla forte e non è la stessa cosa, infatti fa confusione. La legge morale dentro di noi… magari, ho qualche dubbio persino sul cielo stellato, sopra…
Per Ricoeur: dare realtà ontologica al male è una tentazione fortissima, impone la ricerca del bene, ma è un gioco di specchi, è speculare a sostenere che il male non esiste.
Sulla vexata quaestio: Mym 19: Il valore guida è credere nel valore guida (il bene oltre il bene-male) sapendo che non c’è nessun valore guida che tenga (nessun bene che non possa diventare male) e quindi affermando il valore guida (il bene). Dal bing bang in poi è volta per volta. E io sbaglio sempre.
E ora chiedo venia e mi sto zitto per un po’.
21 Dicembre 2010 alle 12:21 pm
Il big bang ed il relativismo di massa… Se ci sente Bertone ci frigge e ci in-Farinella 😛
Poter dire di sbagliare (di aver sbagliato) è già molto, ma -suppongo- non sarà in base al risultato raggiunto. Altrimenti Berlusconi è l’unico faro. Ma se non è in base al risultato … si torna a Kant. Mettersi d’accordo su chi dice io va bene, stabiliti i ruoli si sa chi comanda ed abbiamo anche chi stabilisce del bene e del male. Anche Confucio, quando ha dovuto dichiarare cosa trasportava, s’è visto che dopotutto nascondeva solo la biancheria, però ci ha costruito un impero che dura ancora.
21 Dicembre 2010 alle 1:48 pm
mah. saranno le atmosfere natalizie, che rendono tutti più cattivi, ma stavolta né MYM né JF riescono a con-tro-vincermi.
cioè, di solito controbatto a tutto, ma perché sono d’accordo. stavolta NON sono d’accordo, quindi non replico.
PS ma… e l’intervento di Hmsx? è già a Sharm el-Sheikh a godersi tutti i soldi che incassa come avvocato?
21 Dicembre 2010 alle 3:01 pm
Ciao, volevo dare un modesto contributo alla discussione. Personalmente mi sono capitate alcune situazioni problematiche dal punto di vista etico, ma sono una rarità. Credo che vi sia nell’uomo un senso etico, forse innato (effettivamente qualche ricerca antropologica sembra indicare che è così), che ci “indica” la direzione; il problema poi è seguirla davvero, il che è diverso.
Inoltre, credo che nell’azione eticamente orientata (passatemi il termine, forse vago), vi sia un aspetto che definirei conoscitivo: nell’etica, secondo me, si sperimenta un livello più profondo della realtà, forse più autentico…è azzardato dire che la via del bodhisattva è quella più “vera” perchè coglie questo livello profondo, va direttamente all’essenza?
Ciao
21 Dicembre 2010 alle 8:47 pm
Larga la foglia…
Hmsx? Invece che con la cassa è scappato con l’avvocato. A Sharm, naturalmente…
21 Dicembre 2010 alle 10:14 pm
Penso che:
Sul senso innato di bene-male: “fra” Kant e Schopenhauer mi appare l’esperienza della vita con i suoi incontri; peraltro SEMBRA che anche alcune ricerche cognitive ce lo indichino (v.M.Tomasello- Why we cooperate).
Sul male metafisico non so.. certamente è reale il male “fisico” che è già in atto o in potenza alla nascita
Grazie Ciao
21 Dicembre 2010 alle 10:22 pm
JF
a Don Farinella..
http://www.famigliacristiana.it/Informazione/News/video/guccini-dal-vivo-la-locomotiva.aspx
22 Dicembre 2010 alle 12:08 pm
22 Dicembre 2010 alle 12:22 pm
Altro esempio (ricollegandosi al n. 29 e precedenti).
“Un uomo aveva due figli. Disse al primo: Va’ a lavorare nella vigna. Lui rispose no, ma poi ci andò. Il padre disse al secondo: Va’ a lavorare nella vigna. Lui rispose sì, ma poi non ci andò. Chi dei due ha eseguito la volontà del padre?”
Gli risposero: “Il primo”.
22 Dicembre 2010 alle 1:27 pm
Colpito dalla tegola della ‘disillusione trascendentale’ non mi raccapezzo più: è come se bene e male si siano scambiati di posto – la vita pare sempre più indesiderabile.. Ormai stimo come unica cosa vera il principium individuationis, cioè il “si salvi chi può!”su cui poggia l’etica contemporanea: chi non si salva da sé è perduto…Ma mi piace questa definizione di morale: l’ attitudine a prendersi cura degli altri, dove aver cura non significa ‘curarli’, ma creare quello spazio in cui la loro parola non cada nell’insignificanza.
PS: il mar rosso ricorda tanto…il mio conto in banca! I giovani avvocati sono la nuova frontiera della povertà…(e sono tantissimi)
22 Dicembre 2010 alle 1:53 pm
Ciao Hmsx, bentornato. In effetti per molti buddisti l’etica fai da te porta al si salvi chi può. L”insignificanza ha un che di radicale, insanabile. La sofferenza, lo star male per fortuna hanno rimedio, altrettanto radicale e prossimo all’insignificanza. Mantenere uno spazio aperto è curare con molta… cura la domanda, senza ignorare del tutto le risposte ma tornando sempre alla domanda in quanto necessaria all’azione (morale, intellettuale, pratica).
Doc 32: bella questa cosa di Guccini, non la conoscevo. Dario 28: non capisco che cosa c’entri la locomotiva…
Dhr 33: questa parabola non mi ha mai convinto: chi dice di sì ma poi non fa a volte (a volte) ha ottimi motivi, chi dice no e poi ci ripensa spesso (spesso) non ha spirito religioso. La scelta del risultato non mi convince.
22 Dicembre 2010 alle 2:45 pm
Proprio così (Hmsx 34) “l’attitudine a prendersi cura degli altri, dove aver cura non significa ‘curarli’, ma creare quello spazio in cui la loro parola non cada nell’insignificanza”.
L’azione non è la risposta che esaurisce la domanda, è la domanda stessa senza punto interrogativo.
22 Dicembre 2010 alle 5:02 pm
Però, Jf! La poesia di linguaggio nobilita l’arte.
Ogni volta è un tentativo, ogni volta si poteva fare meglio.
22 Dicembre 2010 alle 9:58 pm
MYM 35
era un tentativo (maldestro) di alleggerire la discussione sul “bolscevico” Don Farinella 🙂
22 Dicembre 2010 alle 11:57 pm
ciao hmsx, ben tornato in AZIONE.
😛
il mio n. 33 era solo una provocazione, mica sta scritto nel vangelo! oops…
23 Dicembre 2010 alle 11:16 am
In effetti Gesù non diede soluzione al quesito, lo fecero i suoi interlocutori ritenendo che il no pentito, poiché si accoda alla volontà del Padre, sia la via “gggiusta”. Però poi Gesù parte con un’invettiva verso i peccatori che si può -volendo- vedere come indirizzata proprio a coloro che diedero quella risposta…