Mar, 2 Nov 2010
Il tre novembre, mercoledì, presso la basilica di san Carlo, a Milano in p.zza San Carlo, alle ore 19 si terrà la commemorazione di Raimon Panikkar, una liturgia che comprende la proiezione di un video.
Informazioni: tel. 0276020496 – 0277330248
Trovate qui il programma completo
128 Commenti a “Commemori”
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2 Novembre 2010 alle 10:19 pm
Preferisco una sesshin di 49 giorni per commemorare Daido Strumia sensei.
2 Novembre 2010 alle 10:21 pm
Il “dialogo” inter-religioso, lo trovo di una noia mortale, soporifero, stucchevole, pressochè inutile, una perdita di tempo.
2 Novembre 2010 alle 10:59 pm
Sono d’accordo.
….. ma allora sto “dialogando”!
Ergo, non sono d’accordo.
……. ma allora, NON ritengo che il dialogo sia inutile, e quindi dialogo.
aiuto!
3 Novembre 2010 alle 8:42 am
A Nello 1:
Perchè preferire ?
Si può fare entrambi…
Ma tu quando mai hai fatto una Sesshin di 49 giorni ?
3 Novembre 2010 alle 12:32 pm
«Che farsene di un pozzo se c’è acqua ovunque?»
Udāna, Versi ispirati, 7.9 (60).
3 Novembre 2010 alle 4:33 pm
La religione (religio = legame secondo l’etimo) è basata sul sentimento dell’unione con gli altri esseri e col tutto. Idem per la morale che innalza a soggetto unico non Dio ma l’intero genere umano. Tuttavia è necessaria la doverosa parzialità verso i migliori. I piccoli, i peggiori, si coalizzano contro i grandi e, col favore del numero, riescono spesso vincitori. Ma spesso non vuol dire sempre. Alla fine sono sempre i grandi a guidare la storia, anche nel male, cioè nei casi di solidarietà degenerata – overossia quando la società non riesce ad organizzarsi con procedure non violente – per la semplice ragione che la grandezza è essa stessa suscitata dalla storia come risposta fondamentale dell’epoca.
3 Novembre 2010 alle 4:44 pm
Nell’uomo tutte le manifestazioni obbediscono a una certa coerenza e anche una sfumatura di gusto o disgusto può essere un segno da non trascurare: per questo la moralità è il punto d’arrivo, il terminale di quella linea che passando per la vitalità della specie risale fino alla forza. Questa si può anche chiamare volontà di potenza, ed è un tragitto dall’interno verso l’esterno, dalla qualità verso la quantità, dal valore verso il non-valore VS ogni errore della percezione!
3 Novembre 2010 alle 6:23 pm
Per commemorare Massimo Strumia sarà celebrata, secondo sua esplicita volontà, una festa con musiche dei Pink Floyd e compagnia bella.
Non credo però che durerà 49 giorni.
Non tutti i gusti sono alla menta.
3 Novembre 2010 alle 6:32 pm
Freddy Mercury, buonanima, organizzava feste, da vivo, che duravano tre giorni e tre notti. Pare che, alla fine, li sgomberassero con la pala.
Senza il dialogo per noi nati cristiani (volenti o nonlenti: non possiamo non dirci ecc.) il buddismo è tante chiacchiere.
3 Novembre 2010 alle 6:59 pm
E’ così. Abbiamo la religione, abbiamo il fuoco, abbiamo ragione: saremo più grandi, saremo più uniti, saremo più forti.
I have my Sound and Vision.
(e tre!, chiudo)
3 Novembre 2010 alle 10:27 pm
Per nekosan #4,
dici, “Perchè preferire?”,
La vera dichiarazione del mio assunto è: “non mi interessa quel piano”, che può anche essere interpretata come una semplice preferenza.In contemporanea mi sono permesso di lanciare l’appello adaffondare nel buddhismo, questo mi interessa.
Spero sia chiaro, se non lo fosse, dillo pure.
Sul fatto che si possa “fare entrambi…”, può anche essere, l’importante è capire che “49 giorni” sono paradigma di un tempo ben superiore…Personalmente, mi includo in questo tempo, quindi, posso dire di esserci da sempre nei “49 giorni”.
Questo è il significato di quell’invito-induzione che va ben oltre il fatto che io ci sia, o ci sia mai stato dentro. E supera anche la volontà specifica del diretto interessato cui sarebbero dedicati i 49 giorni.
Se non fosse chiaro, chiedi pure di chiarire.
Ciao.
3 Novembre 2010 alle 11:02 pm
Per mym #9,
il “dialogo” è un piano.
Il “dialogo inter-religioso” è un piano.
Il “dialogo” è giustamente inevitabile.
Il “dialogo inter-religioso” può avvenire con modalità non “canoniche” e io preferisco queste modalità. Il bla bla bla a cosa serve?
Per il resto…c’è “nato cristiano” e “nato cristiano”.
Preferisco le “chiacchiere” buddhiste a quelle altrui.
Se poi uno pensa che qui ci siano le “chiacchiere” e altrove no, o meno, allora dovrebbe scegliere in quale ambito identificarsi meglio.
Per me, io sono nato buddhista, è il buddhismo che mi ha scelto.
Poi, ovviamente, qui ed ora è, e sarà sempre, diverso per ognuno. L’importante sarebbe sapere quale è il nostro “qui e ora”.
4 Novembre 2010 alle 8:05 am
Si è mai notato che la musica RENDE LIBERO lo spirito? Mette ali al pensiero? Il grigio cielo dell’astrazione è come solcato da lampi; i grandi problemi stanno per essere afferrati; il mondo è come scrutato dall’alto di un monte. A mia insaputa mi cadono addosso RISPOSTE, una piccola grandine di ghiaccio e di saggezza, di problemi RISOLTI…Dove sono io la musica mi rende feconda. Ogni cosa buona mi rende feconda.
Io non ho alcun’altra gratitudine, non ho neppure alcuna altra PROVA per ciò che è buono.
4 Novembre 2010 alle 8:08 am
QUESTA musica mi sembra perfetta. E’ malvagia, raffinata, fatalista: malgrado ciò essa resta popolare – ha la raffinatezza di una razza, non quella di un individuo.
E’ ricca. E’ precisa. Costruisce, organizza, porta a compimento: con ciò è l’antitesi alla musica tentacolare, alla “melodia infinita”. Si sono mai uditi accenti più tragici e dolorosi senza la MENZOGNA del grande stile?
Questa musica considera intelligente, persino come musicista, l’ascoltatore – anche in QUESTO essa è il contrapposto di quella di un certo signore, il quale, comunque possa essere giudicato sotto altri aspetti, è in ogni caso il genio PIU’ SCORTESE DEL MONDO.
4 Novembre 2010 alle 11:40 am
«Così bisogna far la musica; senza coscienza, semplicemente, come la sfera celeste che ci contiene»
Clarisse, ne L’uomo senza qualità, Musil.
Dialogare è chiedersi, zitto zitto, che cosa c’entra il sutra del diamante con “non avere dove posare il capo” o se la parabola del samaritano (Lc 10, 25-37. Da leggere con molta attenzione, please) parla di buddismo più di tanti che blaterano di karuna e ahimsa e la mente e tante storie.
Ovvio che, in questo caso, buddismo non vuol dire buddismo. Vuol dire buddismo.
4 Novembre 2010 alle 12:07 pm
per non parlare di Buddy-Buddy o di Bud Spencer
4 Novembre 2010 alle 12:13 pm
Bu… Bu…? È quella roba lì che penso io? 😛
4 Novembre 2010 alle 12:19 pm
non saprei, anche perché “pensare” e soprattutto “io” è la cosa meno definibile che esista…
😛 😛
4 Novembre 2010 alle 12:22 pm
Capito: una bella orgetta e domani è un altro giorno… 😉
4 Novembre 2010 alle 1:27 pm
mannò, Buddy-Buddy era il mitico film con Jack Lemmon e Walther Matthau! ah ‘sti giovani sempre connessi a internet, che non sanno più cos’è la cultura…
quando a Bud Spencer, chi meglio di lui aiutava a “non costruire”? a demolire proprio, anzi.
4 Novembre 2010 alle 2:07 pm
Sei un santo!
4 Novembre 2010 alle 3:29 pm
… Simon Templar!
… o ti sei perso pure quello?
🙁
4 Novembre 2010 alle 5:26 pm
Commemorando…
Sia fatta la sua volontà? Fate questo in memoria di me? Invocare la volontà di un defunto per fare la propria (fosse anche quella di ottemperare alla sua), riesumarne la fresca memoria per celebrare un party, mi sembra costringere Daido in un ruolo che non merita, neppure da morto. Nel nostro piccolo (inarrivabile, ahimé, l’esempio di Freddy [mym 9]) a suo tempo animammo, da vivi, alcune festicciole, quelle sì “memorabili”. Bastavan la voglia e le materie prime, senza bisogno di convitati fantasma, per dare la stura.
Quanto al sesshin (di quarantanove giorni o di uno, trentatre, centootto…) che c’entra coi morti? Quando mai per fare zazen c’è bisogno di alibi e giustificazioni, di dediche e commemorazioni?
Panikkar aborriva il dialogo interreligioso mentre considerava indispensabile (anche perché inevitabile) quello che chiamava dialogo intrareligioso, qualcosa di affine a quanto indica mym (15) a parte forse il “zitto, zitto”, che non era propriamente la sua specialità.
4 Novembre 2010 alle 8:06 pm
Interessante…
Si è artista al prezzo di percepire come CONTENUTO, come “la cosa stessa” quello che tutti i non-artisti chiamano “forma”. Con ciò ci si trova naturalmente in un MONDO ALLA ROVESCIA: perché ormai il contenuto diventa qualcosa di formale, – inclusa la nostra vita.
In questa “fisiologizzazione del pensiero”, a differenza di qualcun altro, tutto ciò che si patisce come sofferenza, si trasforma mirabilmente, grazie al genio, in sanità e salute mediante lampi di anticipazione circa le conseguenze della décadence sul futuro che ci attende.
Si inquadra nella teoria più generale della preminenza del corpo sulla mente, ovvero sulla preminenza degli stati fisiologici rispetto a CERTE giustificazioni razionalmente argomentate.
4 Novembre 2010 alle 8:40 pm
Quoto mym (15). Hai letto il SALMO 149?
Parla di buddismo (e di dharma) più di tanti che blaterano di karuna e ahimsa e la mente e tante storie.
PS: per l’etimo…il bianco, ovvero colui che spicca per malvagità (da un vecchio dizionario ebraico) HU!HU!
5 Novembre 2010 alle 11:21 am
A HMX
Salmo 149? ‘Cantate al Signore un canto nuovo’: quello?!
Davvero neikososfico: hai il gusto dell’orrido.
5 Novembre 2010 alle 11:26 am
In effetti è un po’… pulp? : […la spada a due tagli nelle loro mani, per compiere la vendetta tra i popoli e punire le genti; per stringere in catene i loro capi, i loro nobili in ceppi di ferro; per eseguire su di essi il giudizio già scritto: questa è la gloria per tutti i suoi fedeli]. Cioè, il dialogo, dici. Sì, capisco. Però se al vicino di casa rinfaccio subito che l’igiene delle sue unghie non è perfetto difficile poi che mi presti i suoi dvd. C’è un libro: “Dio. Una biografia” di Miles Jack, un ex prete (una sorta di insider trading), c’è tutto quello che sempre avremmo voluto sapere e mai abbiamo osato chiedere…
5 Novembre 2010 alle 11:55 am
Piano, piano, per favore. Il salmo 149 va letto con molta attenzione, così come la parabola del samaritano di cui sopra. E’ il salmo conclusivo (il 150 è la musica dei titoli di coda) e celebra lo smascheramento e la sconfitta di ogni potere (“incorona gli umili di vittoria”). La spada a due tagli è rivolta all’interno e all’esterno ed è strumento principe del dialogo. Non perché si menano fendenti a destra e a manca, partendo dal presupposto di essere nel giusto, ma perché il dialogo è incontro di persone, di viventi presenti esseri umani, e se non ci si pota l’un l’altro del superfluo e del dannoso, allora si ricade nella pantomima. O no?
5 Novembre 2010 alle 12:43 pm
Il tentativo è pregevole.
Però se la spada, magari a due tagli, è lo strumento principe del dialogo allora c’è già un sacco di dialogo. Forse il problema è: chi impugna la spada? Oppure, che è lo stesso: chi decide chi o cosa tagliare? Very dangerous.
5 Novembre 2010 alle 12:44 pm
mmmmh!… Ciao Jf.
L’uomo ragno era un dilettante!
Mi pare una lettura fuori contesto biblico: va bene il dialogo, ma…
5 Novembre 2010 alle 12:46 pm
I ‘fedeli’ sono i ‘figli di Israele’ (ultima riga del S. 148). Le nazioni sono i popoli nemici (di Dio e quindi di Israele).
A Sichem se ne ricordano ancora, delle metafore.
5 Novembre 2010 alle 2:27 pm
a mym 29: proprio così, very dangerous. Un po’ come la storia della spada che dà la vita degli zen nipponici. E, per restare in Israel “Non sono venuto a portare la pace ma la spada” (Mt 10,34). Io non userei un linguaggio del genere, non mi ci trovo a mio agio, ma una volta che ci si imbatte in esso, la lettura letterale non basta. Del resto senza correre il pericolo, non c’è religione e neppure gusto.
a doc 31: too easy. Ora sono un po’ di fretta, e non entro nel merito, ti consiglio per intanto il commento di sant’Agostino al salmo medesimo, che trovi qui: http://www.sant-agostino.it/italiano/esposizioni_salmi/esposizione_salmo_207_testo.htm&rct=j&sa=U&ei=gfbTTPjJCIifOo3T3dwF&sqi=2&ved=0CCwQFjAD&sig2=8OnvY4Wu_lNKl4Grp75w4Q&q=salmo+149&usg=AFQjCNHr6Jlj9lOtO1cjJhn_HiQVncXM0Q
Mamma mia, quant’è lungo! Ciao
5 Novembre 2010 alle 2:58 pm
Ohibò!, mi sento di concordare. Per il Buddha il dharma è puro pensiero ovvero la immanente potenza dell’autocoscienza: sia che si estrinsechi nelle percezioni sensibili che nel pensiero puro. Tuttavia i buddisti non sono gli unici custodi della tradizione dharmica. Nella tradizione hindi il dharma talvolta è identificato con Yama, il dio della morte che ha sperimentato il trapasso; è concepito come padre naturale di Yudhisthira, il “dharma incarnato”, e l’avvento di Yama estingue le illusioni esistenziali. In questa tradizione la funzione normativa del dharma diventa dogma a cui ci si deve attenere, non per trascenderlo sul piano mistico e spirituale, bensì come dovere per mantenere l’assetto regolare della società. Insomma esiste anche un dharma che legittima la ‘violenza gloriosa’, la himsa. La domanda è: dagli ebrei la salvezza?
5 Novembre 2010 alle 3:45 pm
Visto S. Agostino. Troppo ‘costruito’, per quanto mi riguarda. Non mi convince.
5 Novembre 2010 alle 3:54 pm
Il commento di S. Agostino non lo trovo (concordavo con i ‘dialoganti’), allora provo a commentare il salmo 149 con le parole del profeta Neemia: “Non abbiate paura di loro! (cioè dei governanti e notabili corrotti) Pensate che il Signore è grande e terribile, e combattete per i vostri fratelli, i vostri figli, per le vostre figlie, le vostre mogli e le vostre case!” (Neem 4,8)
PS: a ben vedere odiare i mascalzoni significa onorare gli onesti.
# 33 E.C. al terzo rigo ‘pensare puro’ in luogo di ‘pensiero puro’.
5 Novembre 2010 alle 4:27 pm
HMSX, ne sai appacchi. Sei più imprevedibile di te medesimo, che non è poco.
Hu! Dimenticavo: secondo il Codice da Nello non si dovrebbe parlare delle persone. Be’ allora: come non detto.
PS: il salmo 149 secondo Agostino lo trovi qui, specie dal 12 in poi.
5 Novembre 2010 alle 5:05 pm
Ho capito! Esiste una giustizia karmica infallibile che governa senza errori ed incertezze l’ordine ontologico del mondo oltre le forme soggettive ed illusorie del PRINCIPIUM INDIVIDUATIONIS. Difatti la giustizia eterna inerisce all’ordine ontologico e non a quello fenomenico, non la si deve cercare nell’ambito delle esistenze individuali. La dottrina induista e buddista si avvicinano di più alla verità filosofica in quanto la giustizia karmica insegna che le sofferenze e le malvagità inflitte ad altri durante la vita saranno punite con ugual sofferenza in una vita ulteriore, grazie al concetto di metempsicosi.
5 Novembre 2010 alle 5:06 pm
Insomma, in parole povere, la giustizia si dilaziona nel tempo in quanto essa sposta nel futuro ciò che esiste già adesso, proprio come lo sterminato esercito di stelle brilla costantemente sopra il mio capo ma diventa visibile solo dopo il tramonto.
PS: al 14 mi riferivo al sig. Morgan, noto cantautore italiano. Credo che al 24 HMSX si riferisse a Gesù Cristo. (vado in ufficio, bacini)
5 Novembre 2010 alle 5:12 pm
Capperi! Se al 24 Hmsx si riferiva DAVVERO al Nazareno (per cui -come corollario- questo comporta che tu l’abbia capito e -come cor. bis- che fosse possibile capirlo) vuol dire che c’è tutto un mondo che mi sfugge là fuori.
Per dialogo religioso non intendo scambiarsi le opinioni.
5 Novembre 2010 alle 5:16 pm
Isabela, mannaggia, [La dottrina induista e buddista si avvicinano di più alla verità filosofica in quanto la giustizia karmica insegna che] non si dice, non sta bene. Se continui così resti (ancora) zittella! 😛
5 Novembre 2010 alle 5:25 pm
Caro doc (34) se Agostino non ti piace (io non lo direi costruito, semmai è ispirato, il che può infastidire alcuni) puoi provare con la Baghavad Gita, testo dharmico indù in cui Arjuna, incalzato da Krishna nelle vesti di auriga e maestro, stermina i propri famigliari: per Gandhi, che guerrafondaio non era, si tratta del testo che più ha influenzato le sue scelte e la sua vita. E non si dica che la Gita è metafora e i Salmi storia: il fondamentalismo indù non ha fatto meno vittime di quello ebraico, cristiano, islamico, buddhista… ciascuno coi propri metodi e nei propri ambiti. Se ne deduce che ciò che conta sono gli occhi che leggono e la chiave di lettura. Si può fare della compassione un’arma di sterminio, e di una spada un vomere (Isaia).
5 Novembre 2010 alle 6:28 pm
Accidenti! Declino il verbo a singolare e metto i due punti al posto di ‘in quanto’.
> si avvicina di più alla verità filosofica: la giustizia karmica insegna
Taccio fino a quando non ho finito gli esercizi di grammatica.
Ciao
5 Novembre 2010 alle 6:40 pm
A Jf, 41
La Gita trae pretesto da una scena di battaglia imminente – poi realmente avvenuta – e non cerca affatto di trasfigurarla metaforicamente: ma la usa come pretesto per l’esposizione delle yoga (dell’azione e non solo, se ben ricordo). Senza ambiguità. Anche se Yogananda, ad es., dà anche del preambolo una lettura metaforico-esoterico-spirituale. Ma mi pare un caso isolato.
Un tempo la gente si scannava davvero (mica come oggi 🙂 ).
Ed anche sui territori biblici la gente si scannava davvero: quello è il ‘contesto’ biblico.
Di Agostino non mi convince la lettura del VT con gli strumenti del NT. Mi pare strumentale. Ma non mi addentrerei in una questione sulla quale sono così poco preparato e con uno strumento come il blog. Mi piacerebbe sentire però cosa ne pensa un ebreo, di quella lettura.
5 Novembre 2010 alle 7:05 pm
Agostino “Piè di papera”
(Giovanni Verga, I Malavoglia)
5 Novembre 2010 alle 7:12 pm
La questione è in effetti complessa, ma sta nel discorso del dialogo religioso. Agostino legge i Salmi con gli occhi del Vangelo, così come noi leggiamo il Dammapada con occhi mahayana – o, per dirla con mym, troviamo più dharma nella parabola del samaritano che…. Un ebreo leggerà i Salmi con gli occhi della Torah, che non è per lui il Vecchio Testamento tanto quanto il Dammapada non è un testo hinayana per un teravada. Sarebbe interessante sentire come un ebreo legge quel Salmo da ebreo, e come la lettura di Agostino può dargli un altra prospettiva. Anche questo è dialogo.
5 Novembre 2010 alle 9:27 pm
A quanto ne so, le comunità monastiche cristiane di Terrasanta hanno eliminato dal breviario i Salmi “territoriali” perché “gli ebrei li leggono in senso nazionalista”.
6 Novembre 2010 alle 8:36 am
Per quelle che sono le mie dilettantistiche competenze, e per la doverosa brevità della risposta, concordo con dhr. Per me lo scandalo della Bibbia sta nell’unire libri profondamente diversi. Il Dio del VT è crudele, forte, vigoroso; quello del NT è mansueto, malato, impotente; un involontario ribelle che sfida la gerarchia costituita e finisce dritto dritto sulla croce. Per molti aspetti il buddhismo è cento volte più realistico del cristianesimo: non ‘lotta contro il peccato’, ma ‘lotta contro il dolore’.
S. Agostino mi sembra antievangelico, un erudito che conduce il cristianesimo sulla via di un’assurda metafisica.
6 Novembre 2010 alle 8:38 am
In qualità di amateur ricerco le leggi che regolano l’apparire del concetto di Dio in una mente,- essendo la mancanza di questo concetto un difetto che segue alla mancanza di attenzione- e, in una fede senza fiducia che si contrappone a Gesù, gli stati psicologici si riducono a stati teologici che mettono in risalto lo stato affettivo verso Dio: apatia, fastidium Dei etc.
6 Novembre 2010 alle 11:06 am
A me pare emerga, dal passo di Agostino, soprattutto la preoccupazione di proseguire l’opera di accreditamento del NT sulla base del VT, già iniziata fin dalla stesura dei vangeli. Questa opera si rese necessaria per evitare che la nuova religione (cristianesimo) si esaurisse in tempo breve, come una delle tante sette religiose dell’epoca di cui non è rimasta traccia . In questo modo si rivendicava inoltre una dominanza morale e spirituale – anche attraverso ardite reinterpretazioni (vedi ad es. le frasi sul matrimonio) – che legittima(va) il diritto dei cristiani di ficcare il naso nelle questioni ebraiche e quindi il diritto-dovere di convertire (vecchio pallino dei nostri) gli ebrei al cristianesimo. Sappiamo dalla storia dove ha condotto questa pretesa superiorità, non solo per quanto riguarda gli ebrei. A volte la spada della lingua può far più danni della spada di ferro a due tagli.
6 Novembre 2010 alle 3:30 pm
Ancora uno spunto (di riflessione, di dialogo?) per Jf 45. Io non so se noi davvero leggiamo l’hinayana (chiamiamolo buddismo antico, prima che il garante per il religiously correct ci dia una tirata di recchie)con occhi mahayana.
In tal caso direi di darci una regolata fin da subito.
Per quanto mi riguarda, piccolo e grande veicolo sono le due facce di una stessa medaglia, come lo Yn e lo Yang del cerchio vuoto del Tao. E ciascuno dei due contiene in sè la traccia ed il seme dell’altro.
7 Novembre 2010 alle 11:08 am
A quelli che non accettano il dialogo (e ce ne sono)
La forma espositiva del dialogo risponde all’esigenza di derivazione orale di pervenire alla “verità” (aletheia) attraverso il “dibattito” di posizioni, spesso dialetticamente ed artatamente contrapposte, dove il risultato di un sapere ‘superiore‘ s’impone dal “di dentro” del pensiero stesso, è, per così dire, la sua necessaria conseguenza logica al fine di eliminare ogni ambiguità dell’espressione linguistica, e rendere univoca, per quanto possibile, la valenza semantica dei vocaboli.
Ciak! 1:3 “coniugare”(ahiahiai!)
La dottrina induista e buddista si avvicina di più alla verità filosofica: la giustizia karmica insegna che le sofferenze e le malvagità inflitte ad altri durante la vita saranno punite con ugual sofferenza in una vita ulteriore grazie al concetto di metempsicosi.
7 Novembre 2010 alle 11:10 am
Ogni questione che sia tanto oscura e incerta da far sì che la ragione non possa arrivare, in proposito, ad alcuna determinazione fissa, sembra condurci, a voler trattarla ugualmente, in modo naturale allo stile del dialogo e della conservazione.
@ 49 concordo. Oltre ad un’operazione di accreditamento è stata fatta anche un’operazione di assorbimento di culti locali. Ad es. a Viggiano (pz) si celebra la ‘Madonna Nera’ che è a tutti gli effetti un culto pagano e ricorda tanto Proserpina.
7 Novembre 2010 alle 11:41 am
1) Interessante (Doc 49) questa cosa che il cristianesimo è stato riagganciato all’ebraismo da Agostino (et alia?) per dargli fondamento tradizionale. In effetti, libero dal dio geloso e vendicativo, dall’ascia bipenne e dalla cultura del sacrifico del sangue, mi pare più snello e brillante. La crocefissione? La cultura del sacrificio e del sangue, appunto. Vi è anche chi la sta riscoprendo come possibilità dello zen.
2) Il fatto è che “gli hinayana” (doc 50) non sono mai esistiti se non nella penna di chi con quel nome voleva (di solito: ancor vuole) intendere “buddismo errato”. Il termine hinayana compare una sola volta (per ciò che mi consta) nei sutta e nei sutra e in quel singolo caso non indica un genere o una scuola. In senso discriminatorio inizia ad essere usato dai cinesi nel VI-VII secolo e poi ripreso dagli inglesi nel XIX. Per questo si può parlare di mahayana/grande veicolo mentre invece l’uso di hinayana/piccolo/inferiore veicolo è comunque sconsigliato.
7 Novembre 2010 alle 11:49 am
A Isabela 51, sul ‘dialogo’.
Ben detto, ben scritto. Grazie; la faccio mia, quella definizione. Se non c’è copyright… 😉
Manca però un ingrediente: la totale buonafede dei dialoganti.
Nella realtà: troppe volte, quando si dialoga, si rimpiange di non essersi preventivamente muniti di mutande di latta.
Ma come parli bene, tu…
7 Novembre 2010 alle 12:01 pm
Però ‘sta cosa qui che la dottrina buddista patapìn e patapùn… con la metempsicosi c’entra nulla. Direi che la convinzione che la metempsicosi faccia parte della dottrina buddista è una sorta di psicosi occidentale (e non solo).
7 Novembre 2010 alle 1:32 pm
# 52. Ehm..conversazione ^^
Non c’è copyright. Nella realtà manca troppo spesso una autentica collaborazione tra i dialoganti che è solo supposta.
Se lo dici tu, mym, mi fido. Può darsi che così come la dottrina di Gesù presuppone l’AT, così quella del Buddha presuppone l’induismo ove la dottrina della trasmigrazione è parte essenziale. Borges in ‘Cos’è il budddhismo’ parla dei Sei Cammini della Trasmigrazione ponendo l’accento sull’importanza di profittare della nostra condizione umana giacché solo gli uomini possono raggiungere il nirvana (cita la parabola della tartaruga marina che ogni cent’anni prova a infilare la testa in un anello che galleggia sul mare).
7 Novembre 2010 alle 1:54 pm
Il fatto è che i buddisti indiani vivono in un ambiente in cui la trasmigrazione da un corpo all’altro dell’atman era una credenza così consolidata da essere scontata. Per cui utilizzano parabole ecc. che rimandano a tale credenza. Se invece ci riferiamo alla “dottrina” (insegnamenti, sutra ecc.) prtatityasamutpada, sunya, e in particolare ogni volta che si parla di anatman, sono tutte posizioni antitetiche alla trasmigrazione da un corpo all’altro che prevede la consistenza ontologica dell’anima/atman/jiva ecc. Il fatto che molti cristiani “credano” a Berlusconi non significa che la dottrina cristiana…
7 Novembre 2010 alle 3:05 pm
56 ‘Supposta’?! In relazione alle mutande…?! Già, già…
7 Novembre 2010 alle 3:05 pm
57 Persino Cornu, nel suo Dizionario di Buddismo, concorda. Anche se poi avvalla l’ipotesi di un continuum della coscienza, che passerebbe da una vita all’altra (pag 685).
7 Novembre 2010 alle 5:27 pm
Anch’io avallo l’ipotesi: se le cellule/atomi/molecole del mio corpo sono già state usate (e lo saranno poi) da tanti altri corpi perché non pensare che anche il resto (emozioni, pensieri, convinzioni, conoscenze ecc.) vada riciclato un po’ qui un po’ là? Però un conto sono le ipotesi, negate avallate, un conto un insegnamento religioso. O quel che l’è il buddismo.
7 Novembre 2010 alle 6:27 pm
Concordo al 100% con Isabela 51 primo capoverso e consiglio, in proposito, la lettura di un delizioso e non arduo libriccino “L’Europa e la filosofia” (Marsilio 1999) in cui Gadamer da par suo sostiene la stessa argomentazione: dialogo come dibattito verso la verità (e critica, pur rispettosamente, Heidegger, il che non dispiace). Con tale presupposto la buonafede dei dialoganti dovrebbe essere implicita, perché se uso il dialogo per ricercare insieme la verità vuol dire che non penso di possederla. A titolo cautelativo, comunque, le mutande di latta son sempre consigliabili, non fosse che per non indurre in tentazione…
7 Novembre 2010 alle 6:44 pm
Trasmigrazione… Panikkar, visto che da lui siamo partiti, sosteneva (a voce, ma forse si trova anche scritto da qualche parte) che neppure la tradizione indù ne fa’ oggetto di fede. In tutti i Veda, diceva, si trova menzionata una sola volta, nell’asserzione che solo Ishvara si (ri)incarna, dove Ishvara è il nome divino del principio vitale universale: ergo si rincarna la vita, non il soggetto. La prendiamo per buona, visto che non credo nessuno si prenderà la briga di andare a controllare i Veda verso dopo verso?
7 Novembre 2010 alle 6:54 pm
Improbabile (doc 49) che Agostino si preoccupasse di accreditare il NT sulla base del VT per evitare che la nuova religione si esaurisse: siamo al tempo di Ambrogio vescovo di Milano, che fondava basiliche ai quattro canti, il cristianesimo non era già da un pezzo una nuova religione, ma già consolidata e potente. Semmai intendeva inglobare il VT nel cristianesimo, come “roba nostra” relegando così l’ebraismo al ruolo di “religione incompleta” e di qui la presunzione sinistra di voler convertire gli ebrei “per il loro bene”, of course! Tra l’altro la dizione Vecchio Testamento (risibile e/o offensiva dal punto di vista ebraico) è non meno insensata di quella “hinayana” rispetto a mahayana. Che razza di Dio è quello che fa due patti, uno vecchio e uno nuovo? Sarebbe come dire Vecchio Dharma e Nuovo Dharma…. Vecchio scarpone….
7 Novembre 2010 alle 7:12 pm
Confermo (ci ho lavorato un po’) che nei Veda non è univoco l’imput verso la trasmigrazione di fiore in fiore ma è certo invece che le Upanisad (che sono il discorso portante, sia in senso sapienziale che colloquiale, dell’induismo) lo teorizzano a fondo: addirittura nella Chandogya U. (ve la siete cercata…) si parla della cavità del cuore (il cui spazio è omologato allo spazio cosmico) quale sede dell’atman (un vero e proprio homunculus) che -dice la Tattirya U.- alla morte, lasciata la cavità del cuore attraverso un sottile canale, arriva alla sommità del capo e… Invece la Brhadaranyaka U. sostiene che l’uscita non è dal sincipite ma dall’occhio. Riguardo all’epoca di composizione, la prima e la terza ora citate sono le più antiche tra le U. (VI secolo a.C.?) per cui giustificano la teoria che l’idea della reincarnazione sia entrata in India -semplificando- via Pitagora.
7 Novembre 2010 alle 7:37 pm
Merci per la conferma e il dotto nonché prezioso chiarimento. Dunque teoria “straniera” rispetto alla sapienza dei rsi vedici… fan bene gli indiani a non fidarsi di quel che vien da fora…
7 Novembre 2010 alle 7:43 pm
Le teorie son molteplici, un’altra fa risalire i dravidi all’Australia e li considera portatori del fattaccio. Teorie sì, ma gli Indiani da un bel po’ ci credono alla grande.
7 Novembre 2010 alle 7:50 pm
Certo che dialogavano un bel po’, gli antichi: indiani, australiani, greci… e senza neppure i voli low cost…
7 Novembre 2010 alle 7:52 pm
Vero, il diaologo nasce dal non-dialogo. Altrimenti… tutti al mare tutti al mare…
7 Novembre 2010 alle 9:30 pm
Facciamo un riassuntino per compassione ?
Non intendo qualcosa di “riduttivo”, magari una mappa semplice semplice. Pardon mym… confido nella tua pazienza.
7 Novembre 2010 alle 10:48 pm
Per jf #23,
carissimo, ognuno ha la propria sensibilità.
A dire che la TUA, non è la verità tout court…questo per affermare che, per ME, lo zazen (sulla sua durata quantificabile in giorni, ho detto anch’io che è simbolica)ha una attinenza assoluta sia coi vivi che coi morti.
Circoscriverlo, limitarlo, a una componente, costituisce, a mio parere, un serio limite tutto attribuibile al circoscrivente e limitante.
Il significato dei “49” giorni, va ben oltre qualsiasi finalità che TU gli possa ascrivere.
Per me, lo zazen è mushotoku.
Per me, semplicemente é.
Le TUE attribuzioni a questo “è”, riguardano solo te.
Saluti buddhisti, che vuol dire proprio quello che dice, ovvero buddhisti.
8 Novembre 2010 alle 12:51 am
Caro Nello, essendo un simpatizzante del dialogo, provo a seguirti. Se affermi, come sovente fai, che non vi è che la SOGGETTIVITA’ e dunque la verità è soggettiva tout court, perché mai la mia è men vera della tua? Tutte le soggettività sono vere ma alcune son più vere di altre? E quale sarebbe la componente cui circoscrivo, limito lo zazen? Le mie attribuzioni riguardano certo me, ma quelle che mi attribuisci di attribuire, senza che io neppure sappia di che si tratta, beh, almeno quelle un po’ ti dovrebbero riguardare, o no? Saluti cordiali, che vuol dire proprio quello che dice, ovvero cordiali.
8 Novembre 2010 alle 4:52 am
Caro jf, “provi a seguirmi” ma non ci riesci!
Io non ho MAI detto che la “verità” sia soggettiva. Hai uno strano modo di “leggere”.
Le risposte alle tue domande sono contenute nelle tue affermazioni al post #23, che ti ho indicato ad inizio di #70, e che riporto dal TUO intervento:
“Quanto al sesshin (di quarantanove giorni o di uno, trentatre, centootto…) che c’entra coi morti? Quando mai per fare zazen c’è bisogno di alibi e giustificazioni, di dediche e commemorazioni?”
E’ abbastanza inutile che ti ripeta il mio post #70 che risponde comunque alle tue affermazioni prima, e domande poi.
Circa il tempo, mi ero espresso in #11.
Penso dovresti chiarirti questo aspetto dottrinale:
* Mahayana (in Mahayana (Buddhism): Awakening)
…samsara and nirvana cannot be sustained. As developed by later philosophers, such as Jnanagarbha in the 8th century, the doctrine of the Two Truths, absolute truth (paramarthasatya) and conventional truth (samvritisatya), resolves the apparent conflict by stating that ultimately things do not exist as such,…
* saṃvṛti-satya (in saṃvṛti-satya (Buddhist concept))
…of ordinary people. It refers to the empirical reality usually accepted in everyday life and can be admitted for practical purposes of communication. It is distinct from the ultimate truth (paramārtha-satya), which lies beneath empirical phenomena and is beyond verbal expression. This ultimate truth is that of universal emptiness (sunyata), regarded as the true nature of the…
Citations
MLA Style:
“paramārtha-satya.” Encyclopædia Britannica. 2010. Encyclopædia Britannica Online. 07 Nov. 2010 .
APA Style:
paramārtha-satya. (2010). In Encyclopædia Britannica. Retrieved November 07, 2010, from Encyclopædia Britannica Online: http://www.britannica.com/EBchecked/topic/442953/paramartha-satya
8 Novembre 2010 alle 9:20 am
Ciao Nello,
ma perchè hai sempre questo atteggiamento astioso e rissoso ??
Ha qualcosa a che vedere con lo Zazen che pratichi ?
Avevo scritto questo commento nel post ‘Animali’ ma siccome è stato pubblicato tardivamente e si è inserito tra commenti precedenti forse ti è sfuggito….
Lo ripubblico qui:
Bentrovati a tutti.
Leggo con interesse il vostro blog da un pò di tempo e solo ora ho sentito la necesità di intervenire.
Mi piace il modo garbato ed ironico con cui Mym tiene le fila di commenti che spesso faccio fatica a seguire (ma è senz’altro un mio limite).
Devo invece dire che mi turbano i modi di Nello.
Forse mi toccano in modo particolare perchè ho frequentato anch’io Fudenji e mi sembra di riconoscere nel modo di interloquire di Nello quell’atteggiamento sprezzante/disprezzante nonchè poco accogliente e rispettoso delle sensibilità altrui che mi ha fatto prendere le distanze (insieme ad altri atteggiamenti su cui preferisco soprassedere).
Mi dispiace per la nota polemica ma dopo un pò che ascolto sento il bisogno di dirlo…
8 Novembre 2010 alle 10:31 am
Se il dialogo è ‘dibattito per la verità’ (per riassumere 51 e segg. compresa l’idea di buonafede), l’altra posizione sembra qualcosa di molto vicino al fondamentalismo. Anche se mi era sempre sembrato assurda l’idea di un fondamentalismo buddista.
Il fatto è che il dialogo – come qui lo intendiamo – presume il ‘non avere un luogo dove posare il capo’. Inclusa la coda di paglia.
Ma poi ci sono i limiti soggettivi. Benvenga dunque anche una certa rissosità, se può servire a far cadere i salvagenti.
8 Novembre 2010 alle 11:47 am
A Nello 72: non sempre si riesce a fare quel che si prova: questa volta è andata così, pazienza, me ne farò una ragione. Avevo compreso, da tue ripetute maiuscole asserzioni, che non ci fosse altro che la soggettività, a tuo dire, e che dunque, se tutto è soggettività, anche la verità lo fosse. Ora sento che così non è, che tu non hai mai detto che la verità è soggettiva. Bene, ne prendo contezza. Dunque, mi par di capire, c’è qualcosa (la verità) che soggettività non è: sembra quasi una buona notizia…
Peraltro, continuo a non capire (che ci vuoi fare, la lentezza è soggettiva) dove mai la mia frase che amabilmente citi (“Quanto al sesshin […]che c’entra coi morti? Quando mai per fare zazen c’è bisogno ecc…)equivalga a circoscrivere lo zazen limitandolo a una componente, come asserisci (70). Se le parole hanno un significato condivisibile e zazen è sedere immobili in silenzio su un cuscino a gambe incrociate (Dogen and friends), per far questo esser vivi è requisito fondante.
Ti ringrazio, infine, dell’invito a chiarirmi alcuni punti dottrinali e volentieri lo accolgo: c’è sempre bisogno di imparare, non si finisce mai e a volte capita di scordarselo.
8 Novembre 2010 alle 11:58 am
A Doc 74. Parole sante. Non avere luogo dove posare il capo né dove nascondere la coda di paglia: abbiamo un’ottima definizione di dialogo, da capo a coda. Il fondamentalismo buddista esiste eccome: non in quanto buddista ma in quanto fondamentalismo – se uno attraversa una fase fondamentalista, lo è dovunque vada e qualunque dottrina indossi. Concordo sul bucare o far cadere i salvagenti (anche se ce ne è certi quasi indistruttibili): non servono nel mare del dharma, per dirla in modo aulico, in quell’acqua non annega nessuno. Nella tinozza delle proprie contraddizioni si annega facile, invece, e lì si che il salvagente serve: il benedetto dialogo potrebbe essere uno.
8 Novembre 2010 alle 12:48 pm
Morale della favola (?):
“Se incontri il Buddha, uccidilo.”
8 Novembre 2010 alle 12:50 pm
Allora (69 AHR), si commemora Panikkar, uomo del dialogo intra religioso. Si comincia col dire che il dialogo rel. è una ciofeca, arrivano le truppe cammellate pro dialogo e, mentre si stracciano (moderatamente) le vesti, prendono a dire che senza non si campa. Nello li impallina tutti. E loro lì, a porger l’altra guancia. Per ora siamo arrivati qui.
8 Novembre 2010 alle 12:59 pm
Hic manebimus optime.
8 Novembre 2010 alle 1:01 pm
a mym: io non porgo affatto l’altra guancia, ma applico il detto evangel-buddista “la vendetta è un piatto da consumare freddo”
😀
8 Novembre 2010 alle 1:16 pm
Grazie mym per 78.
Se già apprendessi questa capacità di sintesi…
8 Novembre 2010 alle 1:42 pm
Piano. Piano, nèh ….
Stracciarsi le vesti?!: con quel che costa il lino alla libbra! 😉
8 Novembre 2010 alle 2:07 pm
Clap clap clap, bravi! Biiiis!
8 Novembre 2010 alle 10:46 pm
Per nekosan #73,
non avevo letto il tuo post.
Relativamente al tuo disagio rispetto a quello che sostengo, ti dico che io qui sono OSPITE tanto quanto lo sei tu e vi partecipo da qualche mese, non faccio parte della Comunità Stella del Mattino e nemmeno di quella di Fudenji. Rappresento quindi solo me stesso.
Relativamente ai rilievi che produci sulla mia persona, dovresti fare esempi di: astiosità, rissosità,insensibilità, sprezzante, poco accogliente…e così via.
Questo perchè, QUI ED ORA E’ DIVERSO PER OGNUNO, e se non ti è chiaro questo, o non lo puoi accettare, non abbiamo nulla da dirci.
Ho già ripetutamente detto che i rilievi alla persona non li accetto, in un contesto del genere si deve STARE sugli argomenti con argomenti, vale a dire che TU, e chiunque, se vuoi farmi degli appunti, lo puoi fare SOLAMENTE entro le argomentazioni, è lì dentro che devi sviscerare i miei eventuali limiti.
Non so che cosa tu abbia capito e cercato nello zen, tuttavia, se si entra in un luogo sacro, bisogna capire bene dove ci si trova e nel caso non piacesse, basta uscire.
La storia dello Zen è ricchissima di figure completamente originali, qui in occidente, siamo appena agli inizi e quando si è molto giovani è abbastanza facile sbagliare.
Relativamente a te, dal mio punto di vista, tu non ci sei mai stato veramente a Fudenji.
Nel senso che non hai capito dove eri.
Personalmente, per ammettere chiunque entro una comunità zen, sono per un tangaryo molto rigoroso.
Saluti.
8 Novembre 2010 alle 11:13 pm
Per jf #75,
Per me il “requisito fondante” dell'”esser vivi” è includervi anche i “morti”. Ovvero,
vivi e morti costituiscono un INTERO.
Non è difficile no!?
Questo “sedere immobili in silenzio su un cuscino a gambe incrociate (Dogen and friends)”, è molto, molto vasto e include tutto, quindi anche i morti. “Sotto lo zafu nulla, sopra lo zafu nessuno”. Quindi, cadono tutte le qualificazioni, i vivi i morti il silenzio le gambe incrociate, le motivazioni, eccetera, eccetera…
Relativamente alla “soggettività” e dintorni, come ho già avuto modo di dirti, bisogna fare attenzione a non attribuire ad altri quello che potrebbe essere il nostro limite rispetto alla nostra parziale o inadeguata comprensione di quanto l’altro ha espresso e rappresentato. Ovvero, l’occhio non vede se stesso, che non sono le pagliuzze o le travi…
Ti rinnovo l’invito ad approfondire la comprensione dei due piani di realtà e la loro interazione/integrazione.
Ciao.
8 Novembre 2010 alle 11:32 pm
Il punto non è il “fondamentalismo buddhista”, (che per me è un complimento), il punto è essere o non essere, dove “essere” assume il significato ontologico di riconoscimento/identificazione del reale tale quale esso è, vale a dire impermanente.
Mujo-Bussho.
9 Novembre 2010 alle 10:34 am
Per Nello #84
Ci sono stato eccome a Fudenji…
Tu piuttosto sei il tipico frequentatore domenicale, o dovrei dire della domenica ?
Qui e ora sono diversi per ognuno, purchè non sia un alibi.
Ti saluto.
9 Novembre 2010 alle 3:57 pm
per Nello 85
Mah…
9 Novembre 2010 alle 9:27 pm
Incredibile. Nello.. Svegliati! Siamo tutti, qui e ora, appartenenti alla famiglia umana, senza distinzioni etc art. 3 della Cost., che tu lo voglia o no; ed è lo stesso per tutti. Difficile?
9 Novembre 2010 alle 9:46 pm
Ho capito! Nello è un ‘fondamentalista’, cioè è un buddista 24 ore al giorno no-stop; io solo per qualche ora. Dopo la pratica rinasco cittadina, fidanzatina etc. Negli scritti buddisti si sprecano le parole per descrivere l’annullamento della coscienza intellettuale dell’io la c.d. ‘azione’, o zazen, o quel che è; ma come si concerta una sistema senza l’ ‘io’? Questo ‘io’ che tutto conosce e da nessuno è conosciuto?
9 Novembre 2010 alle 11:36 pm
Per nekosan 87,
Per ME, per mia opinione, tu, non sei nemmeno arrivato alla periferia di Fudenji…poi, siccome QUI E ORA E’ DIVERSO per ognuno, sei libero di pensare di “conoscere…” una realtà che non hai nemmeno sfiorato per quanto mi riguarda.
In zazen gli “alibi” scoppiano tutti.
Continui ad entrare nel mio personale, stai sugli argomenti.
Quando ti dico che TU, non sei mai stato a Fudenji, significa che sei lontano dalla realtà buddhista tout court e non solo da Fudenji.
E questa è una mia personalissima e soggettivissima opinione sulla TUA pratica buddhista, o supposta tale, e non su di te in quanto te.
Spero sia chiaro quindi che non sono su un piano strettamente personale ma teoretico.
Saluti.
9 Novembre 2010 alle 11:38 pm
Per jf 88,
non male.
9 Novembre 2010 alle 11:44 pm
Per Isabela 90,
Lascia stare quello che pensi possa essere io.
Occupati di te. Stai su.
Per ora, per quanto mi riguarda, del buddhismo non hai capito NULLA (e qualcuno qua sopra potrà anche dirti che è meglio così, non per me).
Continua a praticare zazen…forse un giorno…chissà!
Saluti
9 Novembre 2010 alle 11:53 pm
propongo una miglioria nella tecnica sesshin: stare seduti di fronte a un muro bianco, a gambe in posizione fior di loto, schiena dritta, con tazza di camomilla a portata di mano.
10 Novembre 2010 alle 12:56 am
Per Nello 93,
Ma chi te pensa!?
Sempre così… Mi piace stare piegata.
10 Novembre 2010 alle 7:41 am
Per Isabela 90,
Un sistema senza l'”io”, è la Verità del Dharma, la Verità Universale ed eterna.
Un sistema con l'”io”, la sua degenerazione, corruzione.
La Verità buddhista si produce esattamente nel mezzo che si muove.
Beninteso, per “Verità buddhista”, non si intende nulla di precostituito.
10 Novembre 2010 alle 7:50 am
Per dhr 94,
la “tecnica” nelle scoasse
10 Novembre 2010 alle 10:25 am
Per la serie “tecnica” nelle scoasse, le discoteche sono dei piccoli Nirvana dove il solenne fragore del rock fa assaporare il piccolo nulla al figlio di Siddharta. Non essere per un poco, è tutto quello che si chiede. Dei piccoli “niente” di cui la vita dell’individuo odierno ha bisogno per rinascere, e vivere un’altra settimana. Il grande Nulla, maestoso e benevolo, concede questi minuscoli strappi alla sua integrità. Del resto, chi l’ha visto?
10 Novembre 2010 alle 10:48 am
Per Nello #91
Ti lascio alle tue incrollabili certezze….
Comunque ti ho visto a Fudenji con la tua frequentazione da turista della Domenica…
Forse è per questo che non sai quel che accade davvero in quei luoghi.
10 Novembre 2010 alle 11:15 am
Per il dotto pubblico: in Veneto le scoasse son la spazzatura.
10 Novembre 2010 alle 2:26 pm
il che non toglie che la camomilla conservi intatta la propria utilità, per certuno…
10 Novembre 2010 alle 4:57 pm
Poi tutti lì a criticare il quietismo buddista…
Nekosan, anche se ti si pizzica da qualche parte, gli incontri extraurbani con altri frequentatori del blog lasciali fuori, por favor. Altrimenti racconto di quella volta che ti ho visto io e… lui racconta di quella volta ch’era a letto con me e non so se mi spiego.
PS per i malfidenti: a letto ci vado solo per dormire.
13 Novembre 2010 alle 10:54 pm
Per Isabela 98,
Sono per la chiusura immediata di tutte le discoteche del pianeta.Immediata.
Saluti
13 Novembre 2010 alle 11:04 pm
Per nekosan 99,
non mi conosci.
Che significa che non puoi “vedermi” nella mia realtà anche se fossimo nello stesso luogo. Così come non sei in grado di “vedere” Fudenji nella sua reale storia.
Ribadisco, TU, per me, a Fudenji non ci sei mai stato e da quanto scrivi, deduco che hai una idea comunque ristretta di buddhismo.
Non è grave, tuttavia, è importante non convincersi che quanto si crede di avere visto, possa realmente essere quanto si è visto.
14 Novembre 2010 alle 11:38 am
@ 103: con la gente ancor dentro o … ? 😛
15 Novembre 2010 alle 5:10 pm
Con Isabela dentro e Don Oreste Benzi che la catechizza…
15 Novembre 2010 alle 5:40 pm
Grande! Nello che fa battute, ti quoto.
Se famo ‘e primarie d’oozzen c’hai il sicuro affuturato, c’hai.
16 Novembre 2010 alle 5:23 pm
…ma Don Oreste è morto!
Inoltre: è qui riportato con valore di stima?
E’ pertinente quel che chiedo?
Mah! Ritorno nell’ombra cercando di decifrare i curiosi codici della stella
P.S.:
‘se famo ‘e primarie dô zzen..’
dello
de lo
d’ ‘o
dô
16 Novembre 2010 alle 5:27 pm
Ad esempio: esiste una visione non ristretta di buddhismo: qual’è, nel caso?
Quoto anch’io la battuta, senza nuocere però ad Isabela beninteso
16 Novembre 2010 alle 6:39 pm
Sto sugli argomenti. Una idea ristretta di buddhismo: quella di Nello. La parola Buddhismo è di recente coniatura, introdotta in Europa nel XIX secolo, non ha molta pregnanza. C’è una materia – si studia ancora? – chiamata Orientalismo, ovvero come gli europei vedevano l’oriente. Una specie di fantasmagoria perché all’inizio del XX sec. le più importanti spedizioni scientifiche che lo studiavano erano naziste. Il Dharma, tutto l’universo di cui abbiamo conoscenza, non è tutto l’universo. E’ un campo di osservazione, tra tanti campi di osservazione. Il fatto che il termine Dharma sia caratterizzato da una certa indeterminatezza e infinitezza mostra solo che il pensiero degli antichi era essenzialmente sintetico e non analitico come quello dei moderni. – Perché chiudere le discoteche? Sono così piene di belle ragazze; a trovarla qualcuna, come me, che “catechizza” con un po’ di “conoscenza biblica”. (PER ME è impallinato)
16 Novembre 2010 alle 7:05 pm
AHR 109: cerrrrto che c’è una visione non ristretta del buddismo. È nota, in sanscrito, come “brodo allungato”. L’altra, certamente meglio, ‘a chiameno consommé.
17 Novembre 2010 alle 3:00 pm
Allora chiedo a Nello: Qual’è la tua visione del buddismo?
18 Novembre 2010 alle 2:49 pm
E’ evidiente la visione del Buddhismo di Nello:
QUI E ORA E’ DIFFERENTE PER OGNUNO.
E, anche: io so io e voi nun siete un….
18 Novembre 2010 alle 4:56 pm
Nekosan, sei provocatorio e malfidente. Vedrai, quando meno te lo aspetti si aprirà una crisalide e …
Se “metti in bocca” le parole (del Grillo!) a qualcuno ti sei già squalificato da per te. Lo so che tra i buddisti lo fanno quasi tutti, ma -dialogando- non c’è nulla di meno buddista.
Eppoi: qui e ora è differente per ognuno solo dove ci sono differenze, dove si tratta del più e del meno, tra un “signora mia” e un “freddino, oggi, eh?”. Per non parlare delle difficoltà a circoscrivere il “qui” (metri quadri? Ettari?). Ecc. ecc.
18 Novembre 2010 alle 11:24 pm
Per AHR 109, 112,
per vedere il “restringimento”, dovresti leggere nekosan.
La mia “visione” del buddismo è qui ora.
Vale a dire, completamente impossibile.
18 Novembre 2010 alle 11:39 pm
Per Isabela 110,
tralascio di commentare le boiate che hai detto e resto sul tema disco…
Le ragazze, vi entrano, ed escono sempre più brutte…e non sto parlando di estetica. Quindi, per non incrementare ulteriormente le brutture dilaganti, chiudiamole.
A te Isabela, ti vedrei bene in un coro di gregoriano.
19 Novembre 2010 alle 10:43 am
Bravo Nello (bravo e impossibile? Cfr. 115), Isabela in un coro gregoriano ci starebbe da … papessa. Però rifugiarsi nell’impossibile non è da te, lo sai che il vero buddista, quello che la sa davvero lunga, provando compassione per noi poveri pollastroni si sbilancia, la dice, la offre, lo mostra, fa il possibile insomma.
“Qui e ora” “qui e ora” era il ritornello di un merlo se non sbaglio… Chi per primo scopre il riferimento vince un premio: un uicchend in una baita con Nello!
19 Novembre 2010 alle 12:54 pm
>“Qui e ora” “qui e ora” era il ritornello di un merlo… Chi per primo scopre il riferimento
Ricordavo solo un corvo che ripeteva “Mai più”.
(nel senso piemontese dell’espressione??)
19 Novembre 2010 alle 12:59 pm
No, non in quel senso lì (e brau merlu!), si tratta di un testo che all’epoca andava per la maggiore…
19 Novembre 2010 alle 1:38 pm
Il merlo maschio! EVVIVA! Un weekend con nelluccio..LASCIATELO A MEEE! A parte che le ‘boiate’ sono bellamente attinte da Guénon e altri (che la sapevano lunga), nelle discoteche si celebra la furia di generazioni senza più passato, di tribù di suburbani. Le discoteche sono la versione ultramoderna di antichi riti primordiali. Un campo dove osservare il Buddha inteso come lo Spirito (atman) e l’Uomo Interiore di tutti gli esseri; egli è “Quell’Uno’” che si fa molteplice e nel quale tutti gli esseri “ridiventano uno” (pur rimanendo separati)
ACROBATicamente – XXX – W LA discoteque!
PS: sono portata per la lirica, o forse per l’astrofisica? ^^
19 Novembre 2010 alle 1:41 pm
None, non è Il merlo maschio, niente uicchend a cheektocheek con Nelluccio nostro, mi spiace…
19 Novembre 2010 alle 1:52 pm
Me ne farò una ragione.
19 Novembre 2010 alle 2:40 pm
sarà il merluzzo? quanto a capacità di immersione in silenzio, batte il Shakyamuni in persona.
19 Novembre 2010 alle 3:32 pm
Dai alziamo la posta, così chissà…: offro MEZZO uicchend con Nello!
19 Novembre 2010 alle 4:11 pm
Siddharta, il merlo indiano?
19 Novembre 2010 alle 4:18 pm
Quand canta al mérel, a san fóra dl’invéren
19 Novembre 2010 alle 4:36 pm
O forse no, è Il lupo della steppa, il teatro solo per pazzi. Comunque è roba da Hesse.
19 Novembre 2010 alle 5:17 pm
Sapevo che così vi attizzavo… No, niente Hesse né proverbi polentoni. Il merlo in questione è sì indiano ma non è della varietà sakyamone, per altro molto rara. Se volete l’aiutino: ci si può mettere d’accordo, una mano lava l’altra…