Ven, 29 Ott 2010
Non è facile la vita di chi
conosce la vergogna,
è umile, puro di cuore
e distaccato, ha integrità
morale ed è riflessivo.
Dhammapada, 245
Se ci ritroviamo a pensare: “Questo è troppo. Non posso lasciarlo andare”, dobbiamo essere ancora più attenti. È facile lasciar andare piccoli attaccamenti ma quelli davvero seri sono un’altra storia. Il Buddha conosceva quest’altra storia, quella nella quale tendiamo a credere quando siamo di fronte ad attaccamenti profondi […]
Bhikkhu Munindo
(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)
23 Commenti a “O tempora…”
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30 Ottobre 2010 alle 7:58 am
sono troppo profondamente attaccato a questo sito… non riesco a fare a meno di cliccarci
😉
1 Novembre 2010 alle 10:49 pm
tre libbre di lino
2 Novembre 2010 alle 3:22 am
@ dhr
Do per assodato che la rete “pensa”, sicché riflettere sul contenuto di questo pensiero non è un noioso esercizio accademico, e non è neppure l’aggiunta di un inutile zavorra alla fruizione di un prodotto di intrattenimento, quale è comunque un social network. Al contrario, sono persuaso che non si possa veramente “godere” del sito della Stella, se ci si priva di quell’intenso piacere che è dato dal confrontarsi con ciò che esso “dice” intorno ad alcuni fra i grandi temi che ci appassionano – che ci provocano tristezza o ci regalano momenti di gioia. Non sprofondare in questo pensiero, non “combattere” con esso in un corpo a corpo nel quale siano impegnati oltre al cervello, anche il cuore e le viscere, non è vivere.
2 Novembre 2010 alle 8:41 am
Sono d’accordo.
2 Novembre 2010 alle 10:16 pm
A proposito di Dhammapada preferisco questo:
“Assiduity, the way of immortality. Self-indulgence, the way of death. Those who apply themselves with devotion will never die.
Those who give themselves to self-indulgence, though they may be alive, are as if already dead.
– Dhammapada 21
Scusate l’inglese ma l’edizione italiana, curata da Pio Filippani Ronconi per la Utet, non mi piace.
3 Novembre 2010 alle 6:56 pm
Beato te che hai addirittura delle traduzioni “preferite”. Io mi sto ancora arrabattando per capire la differenza tra brama, desiderio e attaccamento …
3 Novembre 2010 alle 7:05 pm
Grappa, barolo e bracchetto?
Ciao Marta, bentornata.
4 Novembre 2010 alle 6:55 pm
Ciao Marta, in effetti…Forse l’orizzonte ideale non è altro che una negazione del comprendere, una specie di porta chiusa dinanzi a ciò in cui soltanto comincia il proprio ‘mondo’, inteso come spirito e natura. Non un mondo nel mondo, un mondo “intellegibile” in un mondo più o meno inintellegibile , ma una continuazione della propria natura con i relativi pericoli, mete e ambizioni.
Tuttavia la natura che ci attornia – solida, liquida o aeriforme – in modo ben chiaro e concreto, e che da dentro ci riempie e muove, NON SI SA CHE COSA SIA; di sicuro l’ascetica sapienza degli yogi è inumana o accorta.
4 Novembre 2010 alle 6:56 pm
PS: mettere in gioco la propria vita, la propria salute, il proprio onore, è la conseguenza dell’audacia e di una volontà prodiga che trabocca: non per amore degli uomini, ma perché ogni grande pericolo provoca la nostra curiosità in rapporto alla nostra forza, al nostro coraggio. Per questo l’idealista ha buone ragioni per NON conoscere se stesso: egli è sufficientemente intelligente da restare all’oscuro anche su queste ragioni…
7 Novembre 2010 alle 4:32 pm
Ciao, ti spiacerebbe spiegarmi ulteriormente ciò che intendi con “forse l’ orizzonte ideale è la negazione del comprendere..”?
Mi interessa … grazie
8 Novembre 2010 alle 7:08 pm
Ci provo. Soddisfatto è solamente colui il quale, a certo momento, cessa dal pensare, e si mette ad ammirare se medesimo, cioè il suo cadavere di pensatore; e fa oggetto delle sue cure non l’arte o la filosofia – che descrivono mondi ideali -, ma la sua propria persona.
Ciò che si chiama IDEALE è semplicemente ciò che fino ad oggi si chiamava verità ma la realtà, destituita del suo valore, del suo senso, della sua veracità nella misura in cui si è dovuto FINGERE un mondo ideale, un “mondo apparente” contrapposto al “mondo vero”, è diventata abbreviazione e compendio visibile di problemi oggettivi insuscettibili di essere ridotti in cifra. L’impennata fantastica e visionaria,‘idealistica’, forse è solo un modo per non divenir coscienti – non comprendere la nostra impotenza di essere umani.
8 Novembre 2010 alle 7:31 pm
Fino a “… cadavere di pensatore” capisco e condivido. Poi mi perdo nella musica… E son sicuro (non dico quindi forse) che l’impennata fantastica è fuga dal tremendo. Divenire amici, intimi del bhairava, il tremendo, questo intendo per contemplazione.
8 Novembre 2010 alle 7:40 pm
Grazie… ciao
9 Novembre 2010 alle 9:28 pm
E’ un po’ criptico. Volevo dire che la menzogna dell’ideale, ad es. il progresso infinito, la famiglia mulino bianco etc, è stata una specie di maledizione scagliata sulla realtà; a causa di essa l’umanità è diventata ipocrita e falsa fin negli istinti più profondi – fino ad adorare valori contrari a quelli che soltanto le garantirebbero prosperità, futuro e un diritto sovrano all’avvenire. (Cfr. Ecce homo, Prologo 2)
11 Novembre 2010 alle 3:22 pm
In effetti, ti dico serenamente che spesso faccio fatica a seguirti nei tuoi percorsi dialettici.. traducendo in linguaggio un po’ banale ( giusto per vedere se ho interpretato abbastanza correttamente quanto dici) si potrebbe dire che una visione ideale della realtà ( qualsiasi essa sia ) è comunque una sovrastruttura ( creata e continuamente riflessa dal pensiero) che risulta per lo più ( o solo ) negativa perché nasconde la realtà sostituendosi ad essa?
Quindi, tornando alla questione di partenza, si potrebbe dire che il cercare di “comprendere” questa non – realtà ( non so se si possa dire così ) sia cosa inutile?
11 Novembre 2010 alle 7:20 pm
Anch’io, da quando sono inciampato in Nietzsche e Morgan (sono stato uno dei “morganiani” più corrotti), spesso mi perdo nei miei labirinti..Credo che l’uomo non possa vivere senza ideali. Da un punto di vista fisiologico derivo l’accezione negativa di ‘ideale’ dall’essere una sovrastruttura prodotta dalla stanchezza; la vita non è che questo oscillare dalla stanchezza alla forza, dove per forza intendo un’agire incosciente: il futuro come ripetizione meccanica del presente.
11 Novembre 2010 alle 7:21 pm
Però, come dire, c’è la nozione di “contemporaneità” che abolisce il tempo, il ‘cronos’ comunemente inteso, e immette una emozione di contemporaneità rispetto a quello che per me è il massimo evento morale: la morte termica del sole; l’esaurimento del sistema e della vita così come è stata sempre concepita. Questa contemporaneità è appunto l’emozione: non un’emozione apocalittica, ma il legame genetico della specie che diventa forte in occasione di catastrofi.
>E’ un po’ divenire amici, intimi del bhairava, il tremendo.
11 Novembre 2010 alle 7:22 pm
La menzogna può servire per un momento, ma alla lunga essa è necessariamente dannosa, e la verità alla lunga serve necessariamente, sebbene possa accadere che sia al momento dannosa.
11 Novembre 2010 alle 8:25 pm
Devo confessare la mia ignoranza: cosa vuol dire ” divenire amici, intimi del bhairava, il tremendo”?
11 Novembre 2010 alle 9:03 pm
Diventare amici, cioè uniti, nel tremendo, nella catastrofe = bhairava
Le immagini di bhairava (che si trovano facilmente su internet) possono leggersi come un tentativo di esorcizzare la catastrofe.
(cfr. commento 12)
12 Novembre 2010 alle 9:32 am
Grazie… Alla prossima
12 Novembre 2010 alle 11:55 am
Ciao Marta, la frase “Divenire amici, intimi del bhairava, il tremendo, questo intendo per contemplazione” da me citata al n.12 e poi ripresa da Hmsx, è una rappresentazione dello zazen. Nella cultura indiana antica (prima nell’induismo poi anche nel buddismo soprattutto di scuola vajrayana) “il tremendo” o bhairava rappresenta la consapevolezza della impermanenza che svela la completa vacuità di ogni essere, ogni cosa. Vacuità-tempo-morte che tutto divora. Bhairava potrebbe essere tradotto (almeno un aspetto) con l’espressione horror vacui.
12 Novembre 2010 alle 7:22 pm
Ti ringrazio per l’ulteriore delucidazione e per l’immagine che definerei abbastanza inquietante..
Un caro saluto