Lun, 19 Lug 2010
Nei giorni scorsi ho scritto agli abbonati della mailing list Notiziedallastella, un messaggio dal titolo Tonache e bottoni al quale avevo allegato un breve scritto dal titolo Illuminazione? No, grazie. Il messaggio lo trovate nell’archivio della mailing list.
Ambedue gli scritti vertevano sullo stato delle cose nello zen, oggi, in Occidente. Dal discorso avevo lasciato fuori -tra gli altri- due argomenti che, a mio parere, è opportuno affrontare: il primo è il sesso, il secondo riguarda i sesshin, i ritiri zen dedicati soprattutto allo zazen. Più in generale nel discorso sono coinvolti tutti i rapporti umani che, in ambito zen, sono su un piano molto diverso dal piano comune. Questa volta ho scelto il blog come mezzo di diffusione invece della mailing list perché l’argomento riguarda più direttamente i praticanti e solo marginalmente chi non siede zazen; la mailing list, invece, ha indirizzi di persone che potrebbero non avere alcun interesse all’argomento. Preferisco non disturbarle inutilmente.
Come sempre il testo è contenuto in una pagina.
152 Commenti a “Sesso, zen e paideia”
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19 Luglio 2010 alle 7:54 pm
Capisco il sesso e la paideia… ma lo Zen che roba è?
19 Luglio 2010 alle 7:59 pm
Beato te, io, nemmeno gli altri due…
19 Luglio 2010 alle 8:19 pm
Sulla paideia, è da mo’ che attendiamo delucidazioni da Cristina.
Quanto al sesso, “tutto ciò che non avevamo mai osato chiedere” ce l’ha già detto Woody Allen.
19 Luglio 2010 alle 9:37 pm
No! Sono stata snobbata, accusata di dare i brividi a qualcuno… Cosa volete da me? Con tutto ciò, la tentazione è forte: si tratta di affrontare uno dei termini più densi di significato della lingua greca. Non so fino a che punto io sia all’altezza di farlo. Ci provo. Paideia è lettaralmente ” l’educazione del pais, (cioè del ragazzo)”. I problemi nascono da qui, cioè dal valore che si da’ al termine “educazione”. Si intende in genere , nell’Atene del V secolo, la preparazione del ragazzo ad essere persona preparata per cultura, istruzione, capacità di pensiero e quant’altro, a partecipare in modo attivo alla vita della polis, il che è la massima aspirazione della vita ateniese (cfr. anche Platone). Questo non vale né per le altre poleis, né per età diverse… E tutto questo non c’entra niente col discorso di mym sullo zen!
19 Luglio 2010 alle 10:34 pm
Premesso che Cristina dice il vero, per Aristotele lo scopo della paidea era il realismo pratico. In particolare, dissezionando il carattere del giovane uomo, non si dovrebbe cedere a visioni moraleggianti, edulcorate, indulgenti o fustigatrici, cioè il compito pratico della paidea E’ quello di temperare gli eccessi della giovinezza.(cfr. Techne rhetorike, I, 5, 1360b).
Usare la cultura classica come semiotica dell’oggi è una idea bislacca?
Per i grecisti pare di si.
Allora la uso come semiotica di me stesso, si può tollerare?
19 Luglio 2010 alle 11:08 pm
PS: manca anche a me la faccina che sbuffa.. C’è un mondo per correggere ‘sti commenti? Mi sono perso le ‘i’.Che talpa che sono!
A dhr: ma lo sai che al post precedente solo dopo alcuni giorni ho letto ‘attendo quad’ in luogo di ‘attento quad’..
20 Luglio 2010 alle 1:01 am
Oops, i did it again..Mi prendo la ‘n’ di mondo,la metto sotto il naso di modo da coprire la bocca e me ne esco con una citazione dotta: “Chi conosce le lingue è un idiota” (Nietzsche il selvaggio).L’ho fatta franca anche stavolta o devo aspettarmi una nemesi?
NB: non trovo la citazione letterale in cui il baffuto danzatore sostiene che non è così importante che i giovani conoscano la lingua greca per capire la visione della cultura ellenica.Io gli credo.
20 Luglio 2010 alle 2:36 am
Errata corrige: cfr Techne rhetorike,II, 13,1389b-1390a.
Mi ritiro in un imperscrutabile silenzio e provo a capire la relazione tra zen, sex e paideia.
20 Luglio 2010 alle 7:42 am
Ecco quindi appurato il nesso tra Zen e paideia propedeutica:
“Se non sono matti, non li vogliamo”.
😀
20 Luglio 2010 alle 9:40 am
Un’occhiata internautica alla parola “paideia” fa intuire che oceani di altre parole son stati scritti per disanimarla (toglierle l’anima?). Se le cose stanno come dice Cristina, ogni parola nasce e subito muore, si può usare solo una volta in quel contesto e in quel tempo. Ma le lingue (anche il greco, voglio credere)sono felicemente inesatte, e dunque inesattamente traducibili (il che conferma la rude affermazione del “baffuto danzatore”). Tradurle vuol dire portarle fuori da se stesse, ucciderne (lasciar morire) la lettera per salvargli l’anima. L’anima di paideia è l’educazione del giovane: fuori dal quadro attico del V secolo, si può ancora parlare di educazione come formazione integrale, corpo e spirito, secondo un ideale che fu greco? Credo di sì, soprattutto se quel giovane sono prima di tutto io, quale sia la mia età.
20 Luglio 2010 alle 10:46 am
Certo, jf, che le lingue sono felicemente inesatte: ogni parola è la trascrizione grafica di un pensiero, ma purtroppo il pensiero è estremamente più compesso di quanto si possa esprimere in una parola!Per cui, e ciò vale per tutte le lingue! il senso di ogni parola complessa non può essere definito al di fuori del contesto in cui la parola stesa si trova. Hai messo a fuoco esattamente il “punto” della paideia, qualunque significato specifico abbia in contesti ed epoche diverse (residuo di ricordi liceali?). E auguriamoci che quella forma di educazione sia possibile sempre….
20 Luglio 2010 alle 11:22 am
Proprio così, cara Cristina: “il senso di ogni parola complessa non può essere definito al di fuori del contesto in cui la parola stessa si trova”. La città odierna, piccola o grande che sia, con la trama di relazioni che propone e impone non ha nulla da spartire (piaccia o dispiaccia) con la polis (Atene) greca. A mo’ di esempio, se l’educazione del giovane ateniese comprendeva la preparazione alla guerra, nobile attività virile, oggi il mito del polemos pare ribaltarsi nel mito (peraltro ancora incerto e indefinito) della pace. La quale è peraltro “attività” non meno pugnace della guerra. Sia come sia, l’educazione dell’anima (che è sempre giovane) non smette di essere necessaria nel corso dei secoli. E c’entra, con lo zen, più di quanto non paia. Imparare a pensare è indispensabile per non pensare senza annichilire.
20 Luglio 2010 alle 11:52 am
Quoto jf.
Parlare è tradurre da un linguaggio di angeli in un linguaggio degli uomini: tradurre cioè pensieri in parole, fatti in nomi, figure in segni che possono essere poetici, simbolici, geroglifici..o filosofici e caratteristici.
Qualcuno mi spiega il “ pensiero complesso” di offrirsi per dare delucidazioni su Omero e poi non rispondere all’appello? Ah..forse si usa il greco per innalzare se stessi ed abbassare gli altri? Se così fosse – wow! – che brividi..
Se proprio devi, rispondimi in pvt. L’indirizzo mail lo conosci, sono stanco di fare il buio a dei commenti scemi, parole tue, cara Cristina.
20 Luglio 2010 alle 11:55 am
Grazie jf! Già, imparare a pensare, meta che è molto difficile da raggiugere se non si è ben educati e non si continua ininterrottamente ad autoeducarsi a questo. Come la metti tu, intravvedo il nesso con lo zen.
20 Luglio 2010 alle 11:56 am
Posa la draghinassa, Hmsx. Fa caldo…
Invece mi vien da giocare un po’ con la punteggiatura in jf 12. Se fosse: [Imparare a pensare è indispensabile per non pensare. Senza annichilire], eh?
20 Luglio 2010 alle 12:09 pm
Excursus fuori tema. “Democrito, perduta la vista, certamente non poteva distinguere il bianco e il nero: ma invero poteva distinguere il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, il dignitoso e il vergognoso, il grande e il piccolo, e senza la varietà dei colori gli era possibile vivere felicemente, senza la consapevolezza delle cose non lo sarebbe stato. E quest’uomo pensava che l’acutezza dell’animo fosse addirittura ostacolata dalla vista degli occhi e, mentre altri spesso non vedevano ciò che era davanti ai loro piedi, quello vagava per tutto l’infinito così da non fermarsi a nessun confine.” Credo che il mito della cecità sia ben chiarito da questo passo di Cicerone (Tusc. 5, 39). In Grecia, la solita Grecia del V sec., i filosofi dicutevano sull’origine della conoscenza e alcuni la fondavano sull’esperienza sensoriale che altri, invece, sostenevano essere falsa e illusoria. Quest’ultima teoria sembra prevalere nettamente: è proprio nel V secolo che, attraverso la scrittura, i miti tramandati oralmente per generazioni e generazioni assumono la loro forma definitiva, ed è allora che il poeta, l’indovino – personaggi mitici – capaci di conoscere al di là di ciò che si vede, assumono caratteristiche personali tra cui è frequente quella della cecità.
Uh come mi diverto!
20 Luglio 2010 alle 1:15 pm
A mym 15. Ci avevo messo una virgola, poi l’ho tolta [aforisma di quel simpatico (a volte) frescone di O. Wilde: “Ho lavorato tutto il giorno a una poesia: al mattino ho aggiunto una virgola, al pomeriggio l’ho tolta”]. Il punto però giova, non ci avevo pensato (appunto!). Grazie.
20 Luglio 2010 alle 2:32 pm
Wilde di solito è così paradossale… ma stavolta non capisco: che c’è di strano? non è normale impegnare così le proprie giornate?
“Aggiungici tre punti e virgola!” (Antonio De Curtis)
20 Luglio 2010 alle 2:55 pm
Noio ci basta un punto, al capo. E la malafemmena, of course.
20 Luglio 2010 alle 5:34 pm
Qui piove.
E brava Cristina. Finalmente hai partorito, e ti sei pure divertita!
Un po’ in ritardo, come al solito,ma una femmina che non si fa attendere che malafemmina sarebbe?
20 Luglio 2010 alle 7:30 pm
Hmsx, cosa pretendi? Per completare la gestazione ci vogliono in genere nove mesi, e io ho fatto molto prima! Mi auguro che non sia un parto prematuro… La prossima volta che mi soffi sul collo mi arrabbio anch’io!
20 Luglio 2010 alle 9:32 pm
A mym grazie: SESSHIN= prendersi cura del “cuore” (non conoscevo..)
Se intendo..sesshin come rapporto con un insegnamento-“non insegnabile” ? allora mi sembra interessante per un approfondimento l’accostamento alla “paideia” (peraltro tradotta da platonisti come formazione- cultura, diversamente da educazione-trophè. v.repubblica III 412b).
ciao
20 Luglio 2010 alle 9:35 pm
PS. se avessi materiali sull’origine dell’ideogramma cuore mi piacerebbe approfondire.. grazie ancora
20 Luglio 2010 alle 10:42 pm
Oh, Cristina!Straordinaria avanguardia di giovinezza e vecchiaia all’unisono: sfrontata bellezza!
Prenditi i tuoi tempi, non ho fretta 8-).Esiste una parte considerevole di esperienza personale che resta ineducabile. Non coltivo la pretesa illuministica di un’educazione che può tutto e di conseguenza di un ottimismo sprovvisto di dubbi tipico delle recenti pedagogie. Il dialogo e la comunicazione – l’essenza dell’educazione – si arrestano di fronte al limite posto dalla impenetrabilità di una Erlebnis mai conosciuta fino in fondo ovvero alle soglie dell’area vitale del soggetto riducendo le pretese di ottenere trasparenza e perfetta conoscibilità. Stessa sorte per l”educazione’.
21 Luglio 2010 alle 8:19 am
“Signori, un po’ di educazione!”
finale del “Pendolo di Foucault” di Umberto Eco; notare in che contesto viene pronunciata la frase
21 Luglio 2010 alle 9:16 am
Elogio dell’ineducabile all’uso dei giovani educandi. Diffidate di chi propugna l’educazione totale, mente sapendo di mentire e se non lo sapesse sarebbe ancor peggio. Educazione è anche proteggere inviolato l’intangibile. Non è questo un altro aspetto della relazione fra “paideia” (ormai metabolizzata ai nostri luoghi e giorni!?) e zen? Par di notare, ahimé, che resta fuori il sesso (metaforicamente, svp)…
21 Luglio 2010 alle 10:39 am
Ciao Dario (22). Non sono un esperto di ideogrammi, però in questo caso è relativamente facile: è noto che il segno tradotto “cuore” nasce come pittogramma che imita nella forma l’organo cardiaco. I cinesi ritenevano il cuore sede sia del pensiero sia dell’etica/morale, per cui spesso 心 è tradotto con “mente” ingenerando confusioni. Per esempio nel Sutra del cuore la traduzione cinese propone (a mio parere erroneamente) 心 per hrdaya…. ecc. ecc. Comunque, c’è tutto sui libri.
21 Luglio 2010 alle 10:41 am
Hmsx, terribile polemista! Se c’è un “popolo” cultore dell’individualità e dell’individualismo, questo è il Greco: la “paideia” come mi sembra di aver già accennato, è anche “conoscenza e cura del sé”. A volte fino all’eccesso: pensa a personaggi pubblici, come per es. Alcibiade discepolo di Aristotele, e alla singolarità della sua azione politico-militare. L’educazione totale corrisponderebbe a una sorta di lavaggio del cervello: anche per questo gli Spartani che pretendono di farlo sono tenuti in alto disprezzo dagli Ateniesi…
21 Luglio 2010 alle 10:43 am
>I cinesi ritenevano il cuore sede sia del pensiero sia dell’etica/morale
Anche nella Bibbia ebraica era così.
“Cuore” non era sinonimo di sentimento, o peggio di sentimentalismo.
21 Luglio 2010 alle 10:45 am
Ciao jf 26. Lasciamo fuori il sesso, sì. Quando il sesso è un discorso, meglio fuori che dentro.
21 Luglio 2010 alle 11:36 am
Neppure io sono un esperto di caratteri cinesi, ma stimolato da mym (sesshin = prendersi cura del “cuore”)ho fatto una piccola ricerca (Grande Dizionario della lingua buddista, in giapponese). Il primo significato di sesshin è appunto “prendersi molta cura del cuore” (c’è anche un termine sanscrito equivalente); il secondo significato (pare esserci una consequenzialità anche temporale) è: concentrare il “cuore” in modo da unificarlo, dominarlo, renderlo coerente (anche qui c’è il sanscrito appropriato); il terzo significato: “facendo zazen, unificare lo spirito a un oggetto, senza far confusione. In seguito, nell’ambito Zen, durante un periodo appositamente stabilito, praticare zazen continuativamente, senza distinzione di giorno e notte”. Voilà. Chiedo scusa per l’eccesso specialistico, ma penso a qualcuno possa interessare.
21 Luglio 2010 alle 2:22 pm
(siccome c’entrano vagamente con i temi di questo thread, li inserisco qui anziché nel precedente)
BIOS
il gene-karma
ci fece a morte per
zanne, non letto
ETHOS
empio è colui
che in A-B non vede altro
che i punti A B
21 Luglio 2010 alle 2:42 pm
a dhr 32
Elogio del trattino, ovvero
ZOE
il dharma-dato
vivi ci vive a vita
morti alla morte
21 Luglio 2010 alle 7:42 pm
>Oh, Cristina! Straordinaria avanguardia di giovinezza
Paid-eia-eia-alalà !!
21 Luglio 2010 alle 9:28 pm
“Straordinaria avanguardia di giovinezza” Dhr, da dove mai ti viene questa esclamazione? Sei sicuro di star bene? E l’altra, se non sbaglio una reviviscenza fascista… bada a te!
21 Luglio 2010 alle 9:42 pm
J-.
,Before I sing,came on, baby, back into my harm..
I wanto to feel, I want to hear..il coraggio di una farfalla che senza paura prova a volarmi nella mano.Suvvia CARA, dalla..
Il genio del cuore.
21 Luglio 2010 alle 9:56 pm
Usate più cervello e più… , svp, oppure stacco la spina.
21 Luglio 2010 alle 10:08 pm
>“Straordinaria avanguardia di giovinezza” Dhr, da dove mai ti viene questa esclamazione?
guarda bene: ho fatto copia-incolla da un precedente post di hmsx rivolto a te. mi sono limitato ad aggiungere il “riferimento storico” 😀
@mym: QUELLO è il top della mia intelligenza… 🙁
21 Luglio 2010 alle 11:04 pm
Il genio del cuore, quale lo possiede il dio tentatore e acchiapparatti delle coscienze, la cui voce scende fino agli inferi di ogni anima e insegna ad ascoltare la goccia di bontà, di spiritualità che luccica nello schermo liquido.
I greci lo adoravano con il nome di Dionisio.. Però non c’entra con il post de quo: è off-topic!!
(Sono mesi che sogno di dirlo ^^)
22 Luglio 2010 alle 5:34 pm
jf31 …il secondo significato..”concentrare il cuore”: quale significato?
anticipatamente grazie di “cuore” ciao
22 Luglio 2010 alle 7:58 pm
jf ci ha da fare con gli alti e i medi papaveri… Così m’impiccio un po’. Il secondo significato di “sesshin” elencato nel dizionario buddista è “concentrare il cuore”, in modo da unificarlo, dominarlo, renderlo coerente (anche qui c’è il sanscrito appropriato)…
22 Luglio 2010 alle 8:32 pm
PAIDEIA
DAN[uomo innocuo:
attento]GER[è lui
il danno]WATCH
23 Luglio 2010 alle 12:32 am
Il papavero è anche un fiore (e io son piccolino…) Grazie, mym, anche se non ho capito dove non si capiva (troppo papavero?…)
23 Luglio 2010 alle 1:12 am
L’Anima è una selezione autonoma di informazioni pure non spazio-temporali tendente all’evoluzione. L’evoluzione dell’Anima può compiersi grazie alla sua manifestazione nello spazio: la materia, attraverso la quale l’Anima può vivere esperienze nel tempo. Per questo la setta degli hashīshiyyūn è un scuola esclusiva. I nostri discepoli non temono di aprirsi all’Anima e di chiudersi in se stessi.
23 Luglio 2010 alle 11:41 am
Forti dubbi: cos’è l’anima? Cos’è l’evoluzione dell’anima? Sull’argomento, in particolare sull’essenza e la funzione dell’anima, ci sono migliaia di interpretazioni, e anche dubbi sulla sua esistenza… Come puoi darne definizioni e attribuirle compiti con tale sicurezza?
23 Luglio 2010 alle 11:52 am
L’evoluzione dell’anima si misura nella sua capacità di scomparire.
23 Luglio 2010 alle 12:43 pm
mym, hai assolutamente rag……………..
23 Luglio 2010 alle 12:46 pm
I puntiniiii, mannaggia, torna indietrooooo
23 Luglio 2010 alle 1:30 pm
La definizione letterale di coscienza è:”la capacità di giudizio morale per determinare e discernere il giusto dallo sbagliato”. Questo concetto è stato comunemente associato alla voce di Dio. Quando l’Anima ha superato un percorso evolutivo e ha sviluppato una coscienza, il suo grado di evoluzione può permetterle di vivere in strutture complesse come l’essere umano.
23 Luglio 2010 alle 1:31 pm
Un’Anima attraverso un corpo umano e le esperienze può potenzialmente produrre informazioni costruttive che possono essere anche nuove per il ‘Campo purico’ (cioè per una realtà senza dimensioni, priva di massa,spazio e tempo) e che quindi possono contribuire concretamente alla sua evoluzione e all’evoluzione dell’Universo.- Per costruire qualcosa sono necessari “intelligenza” e “conoscenza”, mentre per distruggerla è sufficiente la loro assenza. – Passo e chiudo.
23 Luglio 2010 alle 4:45 pm
Hmsx, certo che sull’anima ne sai appacchi. Potresti fare il prete… 😛
23 Luglio 2010 alle 5:07 pm
sì, ma se alza la testa, c’è già un cecchino del Vaticano appostato (notizia di oggi):
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=111943&sez=HOME_INITALIA
23 Luglio 2010 alle 7:32 pm
Caro hmsx, siamo sempre allo stesso punto: cosa significa “giusto” e “sbagliato”? quali criteri se non scelte del tutto soggettive abbiamo per distinguere? [dove soggettivo significa non certamente arbitrario, ma costruito nel tempo in base a una serie di fattori mentali assolutamente personali, a meno che non si sposi un’ideologia offertaci sul piatto d’argento].
23 Luglio 2010 alle 10:06 pm
Allora mi intrometto e ti chiedo, Cristina, senza l’impulso al giusto (la sete di giustizia) che senso ha il nostro parlare? La giustizia non è l’applicazione di un criterio, è un bisogno primario dello spirito, come il cibo per il corpo. Non sentir quel bisogno è sintomo di malattia (dello spirito, appunto). E inoltre, “fattori mentali assolutamente personali” è un groviglio di ossimori. Se sono fattori mentali non sono assoluti, se di assoluto si tratta soggettivo e oggettivo sono categorie che non tengono. Ad altri meno prosaiche consdierazioni. Buona notte.
24 Luglio 2010 alle 12:00 am
Il fatto stesso che il comandamento ci dica: “Non ammazzare” ci rende consapevoli e certi che noi discendiamo da una interrotta catena di generazioni di assassini, il cui amore per uccidere era nel loro sangue come, forse, è anche nel nostro. (Freud) – mica la sua scuola..
24 Luglio 2010 alle 6:06 am
Essere costantemente frainteso e avere ragione fa di me automaticamente un genio? Ebbene sì, lo sono!
Pazzo e scatenato, of course.
Anche se stamane mi sento veramente un rincoglionito.^^
24 Luglio 2010 alle 10:25 am
Dormi poco Hmsx, anche la qualità dell’argomentare ne risente. Se si è costantemente fraintesi… un minimo di dubbio sulle prorpie scelte espressive dovrebbe intrufolarsi. Pensare di avere ragione: be’, anche ‘o scarafone èbbello… Accreditarsi, automaticamente per di più, di genialità, è veramente geniale un bel po’. Pazzo e scatenato in quel senso lì sono ornamenti, nessuno che lo fosse davvero se ne fregerebbe. Scrivere commenti già alle 6 del mattino può essere foriero di qualche disattenzione.
24 Luglio 2010 alle 11:02 am
Caro jf, quasi certamente hai ragione dicendo che la giustizia è un bisogno primario dello spirito, però lo “scontro” nasce tra il concetto astratto, teorico, di giustizia, e la sua applicazione pratica, cioè il dire – fare la “cosa giusta”. E qui interviene la soggettività, la contingenza, le premesse culturali-etiche di ciascuno, il momento storico… cento altre variabili che tolgono valore al concetto universale e assoluto. Se anche aspiriamo con tutte le notre forze alla giustizia, nessuno di noi può concretizzare questa giustizia ideale in “cose universalmente giuste, per tutti, in qualunque situazione”. Ho adoperato la parola “assolutamente” in modo improprio, nella mia intenzione voleva significare “del tutto”, senza nessuna attinenza all’assoluto…
24 Luglio 2010 alle 11:06 am
Sarà difficile convincermi che “del tutto” non è un’espressione assoluta e/o è senza nessuna attinenza all’assoluto. A meno che, diabolicamente, la doppia negazione (senza, nessuna) sia un tranello. Ci cascherò.
24 Luglio 2010 alle 11:26 am
Mi permetto di farmi un momento gli affari altrui (56 etc), atto che peraltro pare ripetutamente sollecitato.
Fregiarsi dell’appartenenza a una setta, o otta, quale quella dei nizariti o degli amici di maria, non legittima automaticamente ad idolatrare continuamente il proprio ego. Questo modo parrebbe più una malattia infantile di alcuni adepti, che una testimonianza della validità di quella Via. ‘Essere fraintesi’ non è primato di cui vantarsi ma più pedestremente un rifugio ritenuto sicuro ed inaccessibile. Shiva se ne fotte.
24 Luglio 2010 alle 11:29 am
Vai Doc-Kali-la-nera, fai piazza pulita. Poi se vorrà, se ci sarà, Dio riconoscerà i suoi. Ta tàn!
24 Luglio 2010 alle 12:04 pm
Mym, non pignolare! Ora ci riprovo. Se io mi ritengo “del tutto” scema, ciò significa che mi ritengo scema in tutto ciò che conosco e fino ad oggi ho esperito. Se mi ritengo “assolutamente” scema, penso di esserlo sempre e comunque, in qualunque situazione, comprese quelle che non ho mai conosciuto e di cui neppure so l’esistenza… Forse è il caldo, lasciamo perdere!
24 Luglio 2010 alle 12:09 pm
A questo punto, però, dovresti scegliere: come ti ritieni, del tutto o asssolutamente? 😛
24 Luglio 2010 alle 12:44 pm
“Genio” inteso in senso tecnico, privo cioè di quell’aria melensa che ne accompagna la nozione, proviene dall’esterno (significa che qui sembra agire alcunché di estraneo alla volontà, all’io vero e proprio, quasi un genius proveniente dal di fuori). Un genio è dunque asovranamente in più. Egli è depositario di una conoscenza che va oltre il bisogno, ecco perché nessuno sa in precedenza chi esso sia.
PS: scrivere commento alle 6:06 può anche significare grande attenzione ed euforia. La serata danzante è stata memorabile.
24 Luglio 2010 alle 12:54 pm
Aaah, il genio della lambàda!
24 Luglio 2010 alle 12:58 pm
Esatto!, che pero’ spegne la luce e fa sparire la ‘a’; dunque sovranamente.
Chi sospetta che tutto questo sia una ‘intuizione’ non ha riflettuto bene che non siamo circondati solo dall’aria e dalla luce del sole e altre amenità di questo tipo, ma anche da un quid di cui si scopre sempre più, nei luoghi competenti, la forza determinante e un che di sordamente deciso.
24 Luglio 2010 alle 1:21 pm
Relativizzare l’assoluto (Cristina 53 e segg. involontariamente, a mia impressione) è esercizio caro agli assolutisti del relativo, genia perniciosa e oggidì diffusissima. Es. gen. il citato “Dio riconoscerà i suoi” – se Dio è Dio, tutti sono suoi, se ci sono i suoi e i non suoi, non di Dio si tratta ma del capo di una setta (per otta che sia). L’assoluto non è un concetto applicabile con alterno successo nel relativo: è l’ispirazione che non viene meno e non dipende da successo e insuccesso: proprio in quanto non dipende si dice “assoluto”. Ho le pipe rigate sul fuoco.
24 Luglio 2010 alle 2:19 pm
pipe rigate?? ennonnonnò, ora che sei lì a godertela a Parì, o quelle porcherie della nuvell cusìn o niente!
ah ho capito: sei andato là a portare la CIVILTA’, mica lo zen. brau!
24 Luglio 2010 alle 3:34 pm
Eppoi: Dio sta dalla parte dell’artiglieria pesante.
Questa, se la sa, la sa solo dhr.
24 Luglio 2010 alle 3:45 pm
>Questa, se la sa, la sa solo dhr.
È roba tedesca. Ma è un fatto noto, non pretendo l’esclusiva 😀
24 Luglio 2010 alle 3:49 pm
PS: mi vien di pensare, quando sento tutto questo denunciare il relativismo, che almeno in teoria il contrario è l’assolutismo. Grazie al cielo non c’è bisogno di scegliere.
24 Luglio 2010 alle 5:07 pm
Visto che nel post -a cui questi commenti- si parla di sesso, ritorno sull’articolo citato al 52, dove si legge: “Se ci sono sacerdoti gay, «coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto», perché «nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici» . Lo afferma il vicariato di Roma”. Sarebbe interessante se il vicariato spiegasse quali sono i benefici sfruttabili nel rimanere preti.
24 Luglio 2010 alle 5:27 pm
Solo discipline in crisi permanente, come la filosofia, poggiano sul continuo cambiamento di oggetto, denunciando con questo perpetuo orgasmo la fragile situazione in cui si trovano. Nell’organizzazione della propria autorità la teologia, invece, è simile alla scienza. Ha sempre lo stesso oggetto – per oggetto.
-Il mio ‘genio’ consiste nell’allargare l’autocoscienza del mondo esprimendone i fenomeni che possono accadere in una data personalità oggettivandoli.
24 Luglio 2010 alle 5:32 pm
Hmsx, preferisco dirtelo io così non ti appiccichi (forse): oggi tromboni a tutto spiano. Con garbo, perfino profondo, ma tromboni. Ooooh!
24 Luglio 2010 alle 6:32 pm
oK. Sono un magnifico stallone talentuoso e superdotato. Ovviamente mi riferisco al trattino..^^
PS:è che per la formazione del mio personalissimo concetto di paiedeia ha giocato un ruolo determinante Michael Mak.
24 Luglio 2010 alle 7:30 pm
e..Aristotele,of course.
24 Luglio 2010 alle 9:32 pm
Un momento, jf. Io non intendo affato relativizzare l’assoluto, bensì sostenere che, nel campo della conoscenza, noi possiamo sostenere di conoscere e cercar di attenerci, volendo, a “cose giuste”: le cose sono concrete, materiali, alla nostra portata. Ma la “giustizia”, il concetto assoluto di giustizia, come tutti gli altri, è una creazione della nostra mente. Anzi è proprio il concetto di Assoluto ad essere un prodotto meramente mentale. Avevo già scritto qualcosa di simile ma il mio intervento, non so perché, non è comparso
24 Luglio 2010 alle 10:04 pm
Cara Cristina, le tue ossimoriche tautologie sono prelibate, per noi insaziabili mangiatori di parole. Ma giunti al dessert, siamo proprio sicuri che le cose siano alla nostra portata?
“These are the days of miracle and wonder…” (Paul Simon)
25 Luglio 2010 alle 12:12 am
52.cecchino del Vaticano appostato>
L’arma da fuoco riceve da Hegel una superiore giustificazione e benedizione finale. Essa fece nascere il coraggio superiore, quello più spirituale, più razionale, più cosciente.L’essenza dello spirito è la pistola, la minaccia permanente contro la vita, sua nemica. Per me la pistola riflette il concetto assoluto di giustizia perchè esprime l’inferno della mente e la prigione della libertà.Confesso che a volte mi sento caramel prisoner. Assolutissimamente il commento 80!
25 Luglio 2010 alle 7:21 am
“Happyness is a warm gun” (Lennon, Harrison & C)
25 Luglio 2010 alle 8:22 am
Ditelo con un fiore: Guns & Roses.
25 Luglio 2010 alle 10:29 am
Confesso che detesto scrivere. Sebbene ci stia prendendo gusto lo trovo scellerato e criminale. Mi onoro del modesto titolo di Lettore. Il Lettore, così come lo intendo, è più raro dell’Autore. Egli è un Cigno Nero tra la penultima versione della realtà e la superstizione etica della grammatica.
PS: il mago lo puoi rimandare là la ‘a’ – Santiago – presso la Storia universale dell’infamia. (pag. 508).
NB: piace segnalare una pericolosa concentrazione di Lettrici ‘old style’.
Un Arciprete anticristiano firmato preda (non come il Papa che veste..).
25 Luglio 2010 alle 12:00 pm
8)-0 . Parla, che ti veda! – Questo voto fu adempiuto con la creazione: un giorno lo dice all’altro e una notte ne da notizia all’altra. La sua parola di riconoscimento trascorre per ogni clima fino alla fine del mondo e in ogni dialetto se ne ode la Voce –
They R : an ‘a’ acoustic nobodies
25 Luglio 2010 alle 12:18 pm
certo che, per essere uno che detesta scrivere, adempi a tale gravoso compito con eroismo encomiabile
😉
25 Luglio 2010 alle 12:25 pm
Naaaa, i giorni non sono in contatto tra loro, tantomeno le notti, ci dovrebbe essere uno scomodo passa parola tra un giorno e una notte e da questa all’altro giorno. Meglio che controlli le fonti Hmsx, questa te l’hanno venduta col baco. Però è bella.
25 Luglio 2010 alle 12:29 pm
Hmsx ha ragione, mym: è una moderna traduzione di un Salmo della Bibbia.
25 Luglio 2010 alle 12:31 pm
Dire in due (in tre…) la stessa cosa non la fa più gggiusta. Se non fa non fa.
25 Luglio 2010 alle 12:36 pm
Caro jf, mi diverte il fatto che i miei tentativi di spiegarmi siano definiti “ossimoriche tautoligie”. Proprio io che “dubito, ergo sum”. Certo che con questo mezzo di comunicazione mi sento costretta a ridurre al minimo le parole, per cui è possibile che io salti alle conclusioni senza un’adeguata spiegazione… Ma se un giorno ti allontanerai dalla grandeur de la France e passerai dalle mie parti, è possibile che in un un tete à tete (non trovo l’accento circonflesso) io riesca a spiegarmi un po’ meglio… ammesso che ti interessi!
25 Luglio 2010 alle 12:38 pm
Sì, è vero, è una questione di numero di parole.
25 Luglio 2010 alle 1:01 pm
Adesso vorrei ricordare l’avvenire e non il passato. Ormai si pratica la lettura in silenzio, sintomo fortunato. Ormai esiste il lettore taciturno di versi. Da tale capacità a una scrittura puramente ideografica – diretta comunicazione di un esperienza, non di suoni – c’è una distanza instancabile, ma sempre meno dilatata quanto non sia l’avvenire.
PS: questo è il guaio di non fare stampare le opere: si perde la vita a rifarle.
25 Luglio 2010 alle 1:11 pm
A 88, inconcepibile numero. Le ossimoriche tautologie, speculari ai tautologici ossimori, sono nobili tentativi, degni del massimo rispetto, di scrivere, con poche parole appunto, sul davanti e il dietro del medesimo foglio con lo stesso tratto di penna.
Appuntamento allora, se gli dei dell’Olimpo si distraggono, au bord de la mer que j’aime e che è ben più profondo e vasto della presuntuosa Senna.
25 Luglio 2010 alle 2:10 pm
Si sente dire in giro: “Userò la Neikosofia per studiare nuove forme di comunicazione”.
,se,se, come no..
Quando l’etica ha fallito il bene e l’estetica il bello non resta che la neikosofia. Il prodigio è questo: permette di rasserenare senza alzare un dito, in termini puramente morali. Nella neikosofia la forma di una felicità ideale si dissolve e compaiono solo parole, eppure da queste parole uno è rallegrato e, leggero come l’aria, se ne va per il mondo.
Il neikosofo in persona (come in uno specchio, oscuramente).
25 Luglio 2010 alle 3:28 pm
Neiko. Just Do it.
😀
25 Luglio 2010 alle 3:48 pm
Ma si può prendere anche in tram?
25 Luglio 2010 alle 3:49 pm
Che mi importa della filosofia? Di ciò che sta oltre mi importa. Io piango e mi struggo dentro, ma per sapere di me stesso, oltre il bosco di canne, i limiti kantianio, la comune ragionevolezza, il comune senso della conoscenza, là oltre, dove ho buttato la mia anima, là vado a riprenderla. Non ho bisogno di nessuno per pensare.
25 Luglio 2010 alle 4:12 pm
Dato il vistoso stato di shock – ahi! – si richiede un motivo orecchiabile, mah non so..mi faccio di ‘Prozac +” : Più Amore disperato che meno Di un Angelo.
Specchiandomi in me stesso, ho visto immensità che non vedrai mai: la mia psicologia. Trovo in me stesso la causa del mio pensiero e nella eterna passività della sua estensione la causalità dei suoi oggetti. Mi avvolgo nella infinita percezione di me stesso.
Off-line.
25 Luglio 2010 alle 7:15 pm
Carissimo mym, un giorno o l’altro ti picchio… appena ti avrò a portata di mano. Il problema non è il “numero” delle parole, bensì la possibilità di tradurre un pensiero in parole. E non dirmi che tu non ti sei mai scontrato con questo problema!
25 Luglio 2010 alle 7:32 pm
Se è questione di tradurre un pensiero in parole niente di meglio che provare a scriverlo, precisi e concisi.
25 Luglio 2010 alle 8:01 pm
E se è un pensiero luuuuuuuuungo e soooooooooottile? A volte cmq il problema è tradurre parole in pensiero (è una caso ipotetico, di scuola, non ce l’ho con nessuno, sia inteso!) Questa l’ho scritta più che altro così il prossimo arriva a 100.
25 Luglio 2010 alle 8:51 pm
questo post solo per dire… 100 !!!
ringrazio JF per l’assist.
26 Luglio 2010 alle 10:12 am
Il prossimo post s’intitolerà: questa non è una chat.
26 Luglio 2010 alle 10:56 am
infatti NON è una chat.
vatti a leggere gli “elevati temi” che affronta la gente nelle chat…
26 Luglio 2010 alle 11:20 am
Chat è quando chat, non per quel che chat
26 Luglio 2010 alle 12:06 pm
da Varanasi a Chattanooga
26 Luglio 2010 alle 5:17 pm
Ben detto, dhr, ben detto…
27 Luglio 2010 alle 4:00 am
Già. Penso che è colpa di HMSX se alcune volte i commenti sono mal detti o stupidi. Sarà perché non presta mai troppa attenzione a quello che scrive oppure perché delle idee non sa più che farsene. Ciononostante mi sento indifferente, più povera triste e meno intelligente. Bacini degli orrori.^^
27 Luglio 2010 alle 6:04 am
@ Cristina
“Je suis navré” : ces plus beaux vers du monde.(Cfr. Paul Valéry, Variété, 84).
…
Negli occhi ho impresso il vuoto delle complessità di un buco nero che campiona anche l’aldilà..e, se non li vedi, come pensi di connetterti alla mia assenza di gravità! (Ovvio)
Nobody knows me, nobody can read my soul.
PS:very cool le snakers firmate Neiko © )
27 Luglio 2010 alle 1:31 pm
Carissimo hmsx, e carissimi alcuni altri, possibile che non riusciate a trovare nella lingua italiana i termini adatti per esprimere i meandri della vostra mente? Eppure l’Italiano è una lingua ricca sia di lessico che di costrutti che di espressioni idiomatichwe….
27 Luglio 2010 alle 2:04 pm
Cara Cristina, no, questa volta a malincuore devo non concordare. Babele è la nostra patria, l’Itaca cui tendiamo la pargoletta mano, e cui mai approderemo. Non è un vezzo snobistico usare diversi idiomi: ci sono parole che non sopportano traduzione senza mutar natura. Puoi forse tradurre “cool”? Certo che puoi, ma nessuno degli equivalenti italiani vorrà mai dire “cool”. Sono anzi portato a pensare che ci siano cose (pensieri, sfumature, sentimenti) che si possono dire solo in una lingua (o un dialetto, tu che ti bagni nel mare più bello del mondo sai che ci sono cose che solo un ligure può dire). Una lingua babelica non è l’orrido esperanto, è la lingua composta dalle parole di tutte le lingue che dicono meglio ciò che dicono. Sayonara.
27 Luglio 2010 alle 2:50 pm
110 (e lode)
JF in sé ha ragione… ma ha torto. Come traduttore di professione, obietto: se una certa cosa non puoi dirla in un’altra lingua, dinne un’altra!
27 Luglio 2010 alle 3:35 pm
Appunto: un’altra. Adoro aver torto e ragione a un tempo, i tautossimori che piacciono a Cristina!
27 Luglio 2010 alle 4:29 pm
Anche io, come traduttrice di lingue morte, a volte mi trovo nell’impossibilità di rendere esattamente il testo con le stesse parole che, tradotte, non significano più la stessa cosa. Però ciò non toglie che a volte si possa “esibire” la propria conoscenza di ligue straniere col solo scopo, appunto, di esibire… Io non sono nella testa degli altri e quindi non posso sapere né giudicare, personalmente quando sono in difficoltà cerco espressioni prorprie della nostra lingua, diverse nella lettera ma uguali o equivalenti nel significato… Fermo restando che il mio fastidio nasce soprattutto dal fatto che non so l’inglese!
27 Luglio 2010 alle 7:36 pm
Sono un ipocrita. Chiedo sincerità sapendo di mentire. Condanno il Sistema e poi l’abbraccio. Voglio denaro, potere, prestigio e indici d’ascolto! Non mi importa niente della gente o del mondo, ecco la verità. Per me gli altri sono solo audience. Mi assalgono come un branco di lupi affamati perché non sopportano la loro realtà e il loro modo di essere. Sì, il mondo è un posto veramente orribile! E’ tutto sottosopra ma sta bene così, no? L’audience è affascinato dai dettagli sanguinosi, ipnotizzato dalle sue stesse paure. La sofferenza altrui è un piacere. Ecco, la neikosofia conduce per mano le persone attraverso la selva oscura delle loro rabbie, dei loro odii, delle loro umiliazioni. La Neikosofia è un servizio pubblico. Sono tutti terrorizzati, si rifugiano sotto le coperte. Hanno paura dell’uomo nero ma non possono farne a meno. Le loro paure, le loro tragedie sono il loro spettacolo. Una caressa.
27 Luglio 2010 alle 8:04 pm
Caressa? Was ist dieses?
27 Luglio 2010 alle 8:22 pm
Un bacino a chi indovina..UNA caress-a (-8:
27 Luglio 2010 alle 9:54 pm
Caro Hmsx, perché sei così arrabbiato contro te e contro gli altri? Se ti assaltano come dici, perché devi pensare che ciò avvenga per la ragione che ipotizzi tu? Prova a leggere diversamente gli assalti, cioè quello che tu ipotizzi come tali, e la tua risposta agli stessi… Sicuramente puopi trovare altre spiegazioni meno distruttive!
28 Luglio 2010 alle 4:54 am
Le meraviglie della tecnica sono a nostra disposizione e invece di usarle per salire in alto le usiamo per scender in basso a immergerci ancora di più nel fango. Di cosa parla il fruitore standard delle tecnologie? Delle partite di calcio, del gatto, dell’orgasmo? E’ patetico. Li disprezzo tutti dal primo all’ultimo. Non hanno niente. Né spirito, né potere, né futuro, né speranza. Mi fanno paura!Aspettano uno che li distrugga, li insulti, abusi di loro..e non ne hanno mai abbastanza! Divorati dall’insonnia, paranoici, pervertiti, fissati con la pornografia..Si tengano pure la loro stupidità, non la voglio! E’ come dare perle ai porci. Se solamente ci fosse uno che avesse idea di cosa sto parlando..
28 Luglio 2010 alle 5:56 am
Già, la tecnologia è una specie di pellicola sulla mente degli ‘auditores’..
Credete che sia la pubblica opinione a promuovere il ‘dialogo’? Ma guardate la luce che illumina le loro facce!L’onnipotenza-presenza del discorso di HMSX ha come garanzia la realtà pura (lo spazio e il tempo semplicemente non vengono presi in considerazione: non esistono). Per me l’Anima è l’unica realtà, la materia è illusione. Solo rompendo i confini della materia è possibile liberarla.
28 Luglio 2010 alle 7:48 am
(ancora, vagamente, su zen e paideia)
LOGOS
lima, ritaglia!
è il cerebro-pattume
a darti morte
28 Luglio 2010 alle 10:00 am
La verità è che l’uomo non è sempre quel che sembra perché l’individuo può essere tante cose. Credo che ogni stagione culturale, ogni epoca dello spirito possegga certi suoi modi, veicoli: è solo questione di metodo. Quando un momento della realtà determinata entra in un individuo,lì, è l’inizio della serietà. I pensieri presenti nella mente possono condizionare il comportamento di qualsiasi cosa quando sono in sintonia con le ambizioni e le caratteristiche dell’Anima (cioè amore incondizionato, assenza di qualsiasi paura) utilizzando quest’ultima per agire senza limiti di spazio. Questo è il segreto della vera magia, quella divina. Per me, dunque, il commento 4 è falso e il 12 è vero.
Un ritiro delicato, delicatamente previsto. Delicato come?^^
28 Luglio 2010 alle 11:41 am
Hmsx, se le cose stanno come dici (e secondo me, più o meno, così stanno) non val la pena agitarsi e lanciare anatemi. Nuca alta, mento un poco rientrato, respirazione bassa e profonda, nulla più.
28 Luglio 2010 alle 9:02 pm
Boh, io non mi sentirei mai di dire “la tal cosa è falsa, la tal altra è vera”: mi sembra evidente che è vero e giusto ciò che corrisponde allla mia posizione in proposito, è falso e sbagliato ciò che non corrisponde. Così come non potrei dire mai: le cose stanno così. Le cose sono cose e non stanno in nessun modo, tranne quello in cui noi, dal nostro punto di vista, le vediamo e consideriamo. Prego mym di offrirci un altro argomento di conversazione: su questo non la finiamo più!
29 Luglio 2010 alle 10:27 am
1) Chissà che senso ha una frase tipo: [Le cose sono cose e non stanno in nessun modo, tranne quello in cui noi….]
2) Chissà che valenza dai all’espressione da me usata (121) [Secondo me]…
Dicono (dicunt) che gli assolutisti neghittosi a volte siano anche un filino frettolosi.
29 Luglio 2010 alle 11:45 am
Se A, dunque A e non-B, con B >< A.
Se A e B, dunque A-B.
Se AB, dunque BA.
Se ABBA, dunque "Padre!"
29 Luglio 2010 alle 11:59 am
Ma gli Abba, non erano australiani?
29 Luglio 2010 alle 12:51 pm
Caro mym, il “secondo me” va bene: indica che tu esprimi la tua valutazione delle cose e che la ritieni appunto tua, non universale. Contento della mia approvazione? Ma sul fatto delle cose che hanno esattamente il valore da noi a loro attribuito, mi sembra che non ci sia molto da dire… per uno è importante la professione, per un altro la famiglia, per un altro ancora la montagna …. in un’infinita serie di varianti. Chi può erigersi ad arbitro del valore o della “giustizia” delle scelte personali? Il mio è ora un discorso mooooooolto riduttivo: ho scelto esempi banali, ma chiaramente ciò vale per quasi tutto ciò che scegliamo di credere, di pensare, di fare.
29 Luglio 2010 alle 12:54 pm
Un’altra cosa che mi diceva mio nonno: vedrai, figliolo, gli assolutisti relativisti ripetono spesso le stesse cose. Grand’uomo mio nonno. Pure senza ruote.
29 Luglio 2010 alle 6:38 pm
Va bene mym, sia come vuoi tu. Se ti piace eliminarmi con una definizione, fa’ pure e così sia.
29 Luglio 2010 alle 7:27 pm
per tua norma e regola, mym non elimina ness………………
29 Luglio 2010 alle 7:34 pm
Mah, secondo me quel ness… lasciato a metà è indice di un tuo dubbio sull’argomento. Ma essendo io entrata definitivamente nella categoria assoluta degli assolutisti relativisti, non posso pronunciarmi in proposito. Meglio gli assolutisti e basta!
29 Luglio 2010 alle 8:01 pm
Qui, se c’è un problema non è dovuto agli assoluti relativi o quel che l’è, ma a quelli che ripetono… Ops!
29 Luglio 2010 alle 9:23 pm
mym carissimo ripetitore, per me il problema è dovuto al fatto di voler definire le persone e catalogarle in base a quella definizione…In genere, una persona è molto di più che che una sua caratteristica personale – che, tra l’altro, è variamente interpretabile. Comunque te l’ho già detto: sia quello che ti piace di più. Amen.
30 Luglio 2010 alle 10:19 am
Mi pareva che il problema fosse non riuscire a esprimersi senza incontrarsi di persona.
30 Luglio 2010 alle 10:38 am
meglio di no! a incontrarti di persona, meni!
30 Luglio 2010 alle 10:42 am
Solo il can per l’aia!
30 Luglio 2010 alle 10:45 am
ahia!
30 Luglio 2010 alle 11:49 am
“Mi pareva che il problema fosse non riuscire a esprimersi senza incontrarsi di persona”. Nah! Se fosse tutto qui, basterebbe portare a spasso insieme per l’a(h)ia quel famoso cagnolino, e tutto si aggiusterebbe. Menomale che hai detto “mi pareva”! Ma basta su questo,di grazia, mym, proponici un altro argomento!
30 Luglio 2010 alle 12:27 pm
Bene. Allora, di grazia, ora il problema qual è?
30 Luglio 2010 alle 6:29 pm
Eccolo: non c’è nessun problema. Almeno, non ce n’è nessuno comune e condivisibile o comunicabile. Evidentemente.
31 Luglio 2010 alle 10:40 am
La comunicabilità riprende qualora si analizzi con chiarezza il 122, volendo alla luce del 123. La comunicabilità cessa sugli estremi: chiudendo gli occhi o pretendendo ciò che il linguaggio non può fare. Augh!
31 Luglio 2010 alle 12:11 pm
Peccato che non siamo ciechi, come Democrito (v.16). In tal caso gli estremi sarebbero il nostro terreno ideale!
31 Luglio 2010 alle 12:28 pm
Peccato? Ohibò
31 Luglio 2010 alle 7:03 pm
Cristina, fai come mym e me: per “rispondere” a un post scrivi la prima follia che ti viene in mente — e vedrai che la comunicazione comincerà magicamente a funzionare.
comunque Democrito non era cieco, era retto.
1 Agosto 2010 alle 11:43 am
Grazie del consiglio, dhr: avevo già avuto l’impressinone che un nutrito numero di partecipanti scriva “a flusso di coscienza”, per esprimermi in modo raffinato…
Forse Democrito era tenue!
1 Agosto 2010 alle 1:24 pm
>Forse Democrito era tenue!
oooh, così ti voglio!!!
😉
1 Agosto 2010 alle 8:53 pm
Come tu mi vuoi… cos’è, una canzone di quando io ero, mmmmmm, più giovane e tu dovevi ancora nascere?
1 Agosto 2010 alle 9:37 pm
no, era una frase che diceva un mio compagno di liceo quando riusciva a fare inc****re qualcuno
2 Agosto 2010 alle 11:39 am
Ci credo ma purtroppo questo tuo compagno di liceo io non l’ho mai sentito: quindi la frase mi viene da un’altra parte. Ci sarebbe anche un dramma di Pirandello, forse è da lì… anche se lo stesso P. è certo meno significativo del tuo compagno, o della canzone…
2 Agosto 2010 alle 11:40 am
Me ne vado per qualche giorno in montagna: saluti a tutti voi amici, a risentirci!
2 Agosto 2010 alle 12:06 pm
>a risentirci!
ma come? sei ancora piena di risentimento?…
2 Agosto 2010 alle 2:45 pm
Salve! a tutti voi. Se ben comprendo, per quanti sforzi si compiano le parole (dette o scritte) svelano e ri-velano allo stesso tempo, o comunque la vita esubera il fragile contenitore fatto di parole. Motivo questo, sempre se ben comprendo, farne uso parsimonioso e avveduto. Magari ancora meglio se giustapposte in un fluente suono capace di evocazione più che di definizione, come per esempio una poesia potrebbe ben rappresentare. In sostanza ciò che mi fa uomo è proprio quello slancio a dire, comunicare, condividere, e al contempo realizzare la perdita che con sé porta quel dire ? Un saluto, Alessandro (Roma)
2 Agosto 2010 alle 4:10 pm
Ciao Alessandro, benvenuto. È lusinghiero (per gli uomini e per le donne) quello che leggi in questi 150 scrivi tu che scrivo io io io. Anche un bel silenzio flautato, comunque, può essere una buona soluzione. Ma non lo dire a nessuno, altrimenti sai quanti “commenti” ci scriviamo su per dire che èvvero, ma com’èggiusto, che anch’io una volta, io invece due … Siamo sempre dalle parti del Sorpasso, nel senso del film, intendo.