Sab, 12 Giu 2010
Chi va sempre in cerca
dei difetti degli altri
moltiplica i propri vizi
e si allontana dalla libertà.
Siamo lontani dalla libertà perché ci siamo allontanati dal luogo in cui la libertà dimora […] Cosa accade se, quando si manifesta la tendenza a criticare, semplicemente la osserviamo? Non ci muoviamo, non seguiamo il movimento della mente, restiamo dove siamo più a nostro agio, a casa.
Con metta
Sembra facile. Eppure spesso decidiamo chi è saggio e chi no, chi sia mediocre e, perciò, chi eccelle. Il metro che usiamo qui è la nostra zavorra. Sembra facile. Eppure distinguerci e giudicare ci sono comuni al punto da non vederli più. Sembra facile starsene semplicemente a casa.
22 Commenti a “Vizi e libertà”
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13 Giugno 2010 alle 12:57 pm
>Chi va sempre in cerca
dei difetti degli altri
moltiplica i propri vizi
È vero, ci sono persone che hanno il pessimo difetto di parlar male degli altri. Sono veramente degli idioti.
13 Giugno 2010 alle 1:19 pm
Il metro con cui decidiamo chi è saggio e chi no, chi è mediocre e chi eccelle, è sempre assolutamente soggettivo: cioè, in pratica, io sono saggia ed eccello, chi è diverso da me non è saggio e non eccelle. E’ difficile prendere atto di questa ovvietà? Forse si….
13 Giugno 2010 alle 1:26 pm
(mym, ma si capisce il senso del commento n. 1 ? ……………….)
13 Giugno 2010 alle 3:56 pm
Quale senso? Quello che voi che parlate male degli altri siete degli idioti? No, quello si capisce male, quello che si capisce meglio è l’altro.
13 Giugno 2010 alle 4:09 pm
” ……e si allontana dalla libertà.”
Quello che mi colpisce di più è questo. Spesso fraintendiamo il nostro poter essere liberi con la possibilità di “fare” e di “esprimerci” come meglio ci pare…
“Legare” la libertà al non movimento davanti, in questo caso, alla tendenza di criticare, mi ricorda il “sottrarre” ( mi scuso se riporto malamente )di J.F., indicato come possibiltà di pace.
13 Giugno 2010 alle 4:39 pm
Sì, quel “non seguire” equivale al sottrarre di JF. A mio parere, però, il punto più importante è il successivo: solo in quel modo siamo davvero liberi di fare, di esprimere ecc. Se poi vogliamo intendere la vita secondo l’angolatura detta buddismo allora usiamo di quella libertà in un modo e non in un altro. Per questo Munindo termina con metta.
13 Giugno 2010 alle 8:35 pm
Se osservo la tendenza a criticare resto nello sconcertante agio del principio di indeterminatezza.
Non è semplice stare a casa, ma comodo sì. Specie oggi che, per così dire, la filosofia (il linguaggio con cui mi esprimo qui) urge di trasformarsi in moralismo, cioè di trasformare lo studio della realtà (che come tale non c’è) in studio dell’uomo sull’uomo, dall’interno verso l’esterno in cerchi sempre più ampi. A mio parere con o senza metta.
14 Giugno 2010 alle 11:24 am
a Dhr: penso si capisca il senso in (1), se intendi il sottile sarcasmo. Mi piace 🙂
Più complicato il discorso sulla libertà.. quante cose su cui riflettere, su cui documentarsi. Come il metta, ad esempio. Non dirò che non conoscevo questo termine fino a 15 minuti fa perchè temo che finirei per essere bannata, o come minimo susciterei la tendenza a criticarmi, mettendo già subito tutti alla prova.
14 Giugno 2010 alle 11:53 am
Beh meno male, cara Sumire.
Quanto al “metta” (a proposito: come si inseriscono le tag in questo blog? i corsivi ecc.), bypasso automaticamente qualunque discussione in cui compaiano termini sanscriti, jappa e quant’altro. Se lo scopo è dire-anzi-alludere-al-Nulla, lo si può fare benissimo in lingua vernacola.
14 Giugno 2010 alle 12:14 pm
…per fortuna oggi c’è Wikipedia!
14 Giugno 2010 alle 2:00 pm
Magnifico: la Salvezza in un click…
14 Giugno 2010 alle 2:08 pm
magari la salvezza no, ma una sorta di traduzione istantanea in lingua vernacola… Di certo non permette una vera comprensione, ma forse un minimo di crescita culturale.
14 Giugno 2010 alle 5:37 pm
La ricerca spirituale si svolge all’interno di una precisa tradizione terminologica (non nelle scarne riduzioni di un vocabolario..). La sequenza delle parole, invece, è creata dal caso, non obbedisce a nessuna regola. Le regole grammaticali, difatti, sono un’ illusione. L’ordine sta tutto nella nostra mente, non nella realtà del commento. Le regole testimoniano solo l’abilità dello scrittore a scovare strutture dappertutto. E’ inevitabile trovare simmetrie, ripetizioni, metonimie etc., se si vuole.
15 Giugno 2010 alle 9:25 am
Una considerazione mi pare obbligata: fra “andare sempre in cerca dei difetti degli altri” e la “tendenza a criticare”, che surrettiziamente vengono presentati come sinonimi, c’è la stessa differenza che passa fra una persona tendenzialmente aggressiva e un serial killer. Personalmente ho ricevuto non di rado benefici, sotto forma di stimoli critici, da persone che non si sono limitate a stazionare nel proprio agio acritico, per difficile che sia. La questione mi pare piuttosto dare espressione alla “tendenza a criticare” mettendola al servizio di “metta” o più semplicemente non usandola come arma per affermare la propria eccellenza.
15 Giugno 2010 alle 12:38 pm
Ben detto jf. Prendere in giro operazioni come: la bustrofèdica, la metodica sostituzione di certe lettere con altre, la somma del valore numerico delle stesse et similia, è facile. Preferisco capirle.
E’ evidente che la loro causa remota è l’idea dell’ispirazione meccanica della Bibbia.
Occhiali sul naso e controllo ortografico = vecchio, pedante, sgobboso, ‘bello’ stile, per gli accademici.
Anti-homosexual (già homosex).Ad maiora!
Nota. Il ‘babilonese’ è proscritto.
– | Rihihihide:[$
15 Giugno 2010 alle 9:49 pm
Una persona eccellente mimetizza la propria intelligenza per non suscitare invidie, mortificazioni o disinteresse intorno al suo discorso.
Con metta.
16 Giugno 2010 alle 10:27 am
Vero. Mi costa un po’ tutto ‘sto mimetismo, però finché abboccate… 😀
Ah, dimenticavo: con metta, eh!
17 Giugno 2010 alle 6:29 pm
Col mio solito, ammirevole -secondo me-ritardo rispondo a homosexual 13: “La sequenza delle parole… è creata dal caso, non obbedisce a nessuna regola. Le regole grammaticali, difatti, sono un’ illusione. L’ordine sta tutto nella nostra mente, non nella realtà del commento. Le regole testimoniano solo l’abilità dello scrittore a scovare strutture dappertutto.” Può darsi che le regole grammaticali siano un’illusione, direi piuttosto una “convenzione”. Però siccome chi parla o scrive non ha limiti alla libertà di esprimere ciò che vuole, se non uno unico: farsi capire da chi ascolta/legge, e siccome le regole grammaticali e sintattiche sono l’unico strumento di cui disponiamo per dare al nostro pensiero forma comprensibile ad altri, direi che sia preciso dovere di chi scrive attenersi ad esse. A meno che non preferisca parlare per se stesso, ma allora è sufficiente che si metta davanti a uno specchio, senza bisogno di partecipare a un discorso esteso al pubblico….
17 Giugno 2010 alle 9:20 pm
Vero tranne nel caso in cui uno non voglia parlare né al grande pubblico né a se stesso.
Eccellente sintassi, ma la realtà del commento?
Ecco: una ritardata,ria non può che arrivare in ritardo: a chi parlo ora?
Il galateo è un gioco in cui s’ intrecciano complesse questioni d’orgoglio: arrivare in ritardo è sempre disdicevole.
Non è una provocazione ma una semplice burla.
Passo e chiudo.
18 Giugno 2010 alle 6:22 pm
La realtà del commento la realtà del commento…. mmmm…. cosa vuol dire? Da buona ritardata(ria), ogni tanto qualche cosina mi sfugge!
18 Giugno 2010 alle 6:32 pm
Non far caso Cristina, a volte Homosexual gioca a fare il difficile. Sarà veramente interessante quando giocherà a fare il facile. Anche perché è molto più difficile. 😀
19 Giugno 2010 alle 12:06 pm
Grazie del conforto che mi dai, mym. Da quando mi ricordo è sempre esistito l’ufficio “Complicazione Cose Semplici”. Nonostante ciò, Homosexual è simpatico…