Dom, 6 Giu 2010
Dall’amico DHR riceviamo, e volentieri vi proponiamo, la recensione di un libro di un autore cristiano, personaggio religioso e politico del nostro tempo.
Herman Melville diceva che, per scrivere un grande libro, occorre un grande argomento. È ciò che avviene nel volume La coscienza del fine, che raccoglie gli Appunti spirituali 1939-1955 di Giuseppe Dossetti,
appena pubblicato dalle Paoline (pagg. 286, euro 21). In sintesi: un grande personaggio affronta grandi temi in un periodo cruciale della propria vita, nonché della società italiana e internazionale.
Gli anni dal ’39 al ’55 sono quelli in cui Dossetti offriva un contributo politico fondamentale per la nascita dell’Italia post-bellica, lavorando alla stesura della Costituzione, poi cooperando / scontrandosi a muso duro con i vertici della Dc, incluso De Gasperi. Dopodiché, in modo progressivo, aumentò in lui l’esigenza di una scelta di vita di tipo monastico, che si sarebbe realizzata in forma definitiva nel 1956 (cioè all’indomani del limite cronologico di questa raccolta).
I temi politici sono appena accennati, dato che il libro contiene solo gli appunti di Dossetti relativi all’insorgere e agli sviluppi della sua vocazione. Sono testi anche un po’ ripetitivi, perché evidentemente rappresentavano uno sfogo privato, un approfondimento diluito nel tempo, e non erano concepiti per la pubblicazione. Ciò non toglie che il quadro che ne emerge sia affascinante. All’inizio ci si ritrova presi tra gli “eroici furori” di Dossetti, che mischia situazione politica, problemi personali, riflessioni teologiche, in modo spesso abbozzato e confuso, lasciando intravedere la sua personalità ricca, combattuta, a volte polemica, a volte autocompiaciuta, a volte mistica. Poi, pian piano, la scelta religiosa prende il sopravvento, dapprima più “gridata”, poi sempre più meditativa.
Il titolo della raccolta, La coscienza del fine, è azzeccatissima. Il tema compare fin dalle prime pagine, e si svilupperà in modo coerente fino al termine del libro; anzi, è davvero il perno di tutta la riflessione spirituale di Dossetti. Il giurista-deputato-monaco ha un modo di parlare di Dio che, pur basato su fonti precise, spicca per la sua potenza inconfondibile. Diciamo, una santa Teresina rivista e corretta da Teilhard de Chardin. “La speranza: è Dio che promette e che promette se stesso, la deificazione. La Parola che s’incarna, che penetra e si costruisce nell’universo umano. Perciò non si spera da soli; chi spera non è l’individuo, chi spera è l’organismo sovrannaturale, il mistero di grazia e di verità, il Cristo totale e plenum, questo è lo Sperante assoluto”, 23 ottobre 1952. “La trascendenza – la deificazione – l’autodistruzione della creatura: la morte non semplicemente come liberazione dell’anima dal corpo ma come rottura metafisica tra corpo e spirito, distruzione dell’unità dell’uomo (e in questo appunto la morte di una creatura è il massimo omaggio, il «Gloria» vero reso alla Trinità, alla Sua suprema trascendenza)”, 20 ottobre 1953.
Il Dossetti teologo è così energico, così lontano dagli spiritualismucoli alla moda, che leggerlo è un piacere anche quando non si è d’accordo con lui. Di lui si ama perfino… l’ipocrisia, quando per decine di pagine si sforza di “convincerci” della sua adesione totale all’istituto di vita consacrata laicale Milites Christi. È evidente invece che ha una voglia matta di andarsene per seguire la propria strada; e infatti, a pagina 264, finalmente scoprirà le carte.
Il libro si chiude con la Piccola Regola scritta l’8 settembre 1955, che diverrà la base della comunità religiosa da lui fondata nel 1956, la Piccola Famiglia dell’Annunziata. Con un’ultima chicca: tra le invocazioni della Regola, a ruota dopo Maria e gli angeli compare “sant’Abramo, padre dei credenti”.
P.S. Con un breve volo pindarico, gli scritti di Giuseppe Dossetti richiamano alla mente la Gerusalemme liberata. Il poema del Tasso si apre, si muove e si chiude sull’idea della riconquista del Santo Sepolcro. Negli ultimissimi versi della Gerusalemme, Goffredo di Buglione entra trionfalmente nella tomba di Cristo e si prostra in adorazione; ma, come si sa, “colui che cercate non è qui” (Vangelo di Matteo 28,6).
Tasso, Dossetti: un cristianesimo militante, anche un po’ fondamentalista, ma che al vertice della sua militanza trova null’altro che un profondo silenzio.
21 Commenti a “Da Tasso a Dossetti”
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8 Giugno 2010 alle 7:31 am
Tra Dossetti e Tasso c’era un importante link che è rimasto inconsapevole. Anche il monaco del XX secolo aveva una vera passione per i luoghi “in cui visse” Gesù, tant’è che la Piccola Famiglia dell’Annunziata ebbe fin dall’inizio una sede in Terra santa. Questo attaccamento geografico alla divinità lo comprendo poco, però va detto che Dossetti scrisse pagine inarrivabili proprio sul tema del Santo Sepolcro.
8 Giugno 2010 alle 7:50 am
(commento visivo)
http://yfrog.com/2trovetoardentej
8 Giugno 2010 alle 11:37 am
Sì, sono d’accordo. L’attaccamento geografico, riproposto sotto la forma della “Terra Santa” o del “nostro sacro suolo” è un retaggio di barbarie e di violenze. Non c’è religione che tenga. Anche i cristi fiammeggianti, I guess, fanno parte di quell’apparato.
8 Giugno 2010 alle 11:55 am
>Anche i cristi fiammeggianti, I guess, fanno parte di quell’apparato.
sì, però rimangono “sulla carta” (che può cantare finché vuole, così le passa)
8 Giugno 2010 alle 11:59 am
Qui non si riesce più a litigare con nessuno. Bisognerebbe invitare qualche buddista… 😉
11 Giugno 2010 alle 1:31 am
Concordo. Non se ne può più di cristi fiammeggianti, preferisco gli anticristi avvolti nel nero mantello della notte.
11 Giugno 2010 alle 1:33 am
Piccola mia, pensa per un momento (quanto dura un momento?) agli atomi che hanno costituito il corpo di Gesù. A ogni respiro nella sua vita, Gesù Cristo ha immesso nell’atmosfera un numero impressionante di atomi, pari a 1 seguito da 23 zeri. Se consideriamo il numero di respiri che Cristo ha compiuto in 33 anni arriviamo alla conclusione che nell’aria ci sono tanti dei suoi atomi da far si che in ognuno dei nostri respiri ci siano almeno una decina di atomi che sono appartenuti al suo corpo. Nell’Universo vige il principio di non località. I fenomeni avvengono come se ogni cosa fosse in diretto e istantaneo contatto con ogni altra, indipendentemente dallo spazio che le separa.
11 Giugno 2010 alle 1:35 am
Già, la nostra essenza, come quella dell’Universo, non ha massa, non ha spazio, non ha tempo. Quello che vediamo intorno a noi è solo la manifestazione dell’essenza dell’Universo nella nostra realtà spazio-temporale mediante la materia. Nella nostra realtà spazio-temporale, l’esistenza e il comportamento della materia è permesso e regolato dall’essenza dell’Universo, che è informazione pura
11 Giugno 2010 alle 1:37 am
Rispondo all’appello di mym.”Confutazione” traduce normalmente il vocabolo élenchos che, nella lingua greca arcaica, indica significativamente l’arretramento dell’avversario in battaglia (Cristina docet).In guardia! Il samurai che porto dentro sta per (spostarti il baricentro.
La Rete è la variante elettronica della comunicazione universale incorporea ovvero dell’occupazione preferita delle anime.Il luogo d’elezione delle anime è, infatti, l’etere, ove risiedono gli angeli e i demoni.L’anima può considerarsi anche come una dottrina sonora dell’entusiasmo.Essa coglie e codifica le note stonate nel suo concerto e abortisce, così, le belle possibilità di una ispirazione reciproca con un’altra anima incontrata nel suo luogo prediletto: l’architettura informatica totale.
11 Giugno 2010 alle 8:02 am
>A ogni respiro nella sua vita, Gesù Cristo ha immesso nell’atmosfera un numero impressionante di atomi
Però, Mara, con questo ragionamento: sono PIU’ numerosi gli atomi che ri-respiriamo di Hitler, Stalin, Caligola, Torquemada l’inquisitore…
Obiezione di tipo diverso: non siamo noi a dare l’imprinting agli atomi, ma loro a noi. E alla fine ci consumano.
11 Giugno 2010 alle 3:37 pm
Vi voglio bene. Siete così deliziosamente svampiti che o vi si frigge o vi si ama…
11 Giugno 2010 alle 3:38 pm
Le cose hanno quel tanto di realtà che consente loro di essere distrutte. Le cose, cioè, devono raggiungere una certa grandezza intensiva prima di potersi distruggere. Non c’è divenire bensì distruzione del finito (che esprime tutta la forza esplosiva del conoscere).Ma ‘io’ non muoio, sono a-mortale (esisto solo ‘qui’).
Ri-respiriamo i numerosi atomi degli omuncoli che ci hanno preceduto – il XX sec. docet -. Però, dhr, ‘qui’, quanti atomi dell’Anticristo hai ri-respirato?
11 Giugno 2010 alle 3:39 pm
SI, mara, la sostanza incorporea è ovunque vuole. Essa non conosce forme di movimento legate a un luogo: è volatile e atopica (= libertà infinita, senza soluzioni di continuità). Hic et nunc, la ricettività pneumatica dell’Anima è diretta sull’ empia guida dell’Anticristo.
Il logos, di fatti, si può intendere come pneuma che, avendo un proprio codice, non è più abbandonato al vento degli spiriti, ma verifica prima, con i mezzi che ha ereditato dai giuramenti magici, chi mai può essere colui che anela al recesso più intimo dell’anima.
11 Giugno 2010 alle 3:40 pm
Schhhh..L’Anima non si consuma, di più,le particelle subatomiche sono capaci di fenomeni ‘telepatici’ oltre lo spazio grazie alla dimensione non spazio-temporale dell’Anima stessa.
La Realtà è un processo evolutivo che si realizza grazie alla comunione d’intenti tra informazioni pure che può spontaneamente produrre collassi di funzioni d’onda “buoni”, “amorevoli” ed evolutivi.
Ecco cosa ci consumerà:
http://www.youtube.com/watch?v=fLvhtf09V4g
(Commento visivo).
11 Giugno 2010 alle 3:54 pm
Tre hurrà per Fiona. Bel lavoro.
Mara, Isabela, non dico che -qui- si dovrebbe parlare di Dossetti, quel limite nessuno può insegnarlo. Ciascuno se lo dovrebbe dare.
Jai guru deva om.
11 Giugno 2010 alle 6:39 pm
>Però, dhr, ‘qui’, quanti atomi dell’Anticristo hai ri-respirato?
“Solo quando respiro.” (Charlie Chaplin)
11 Giugno 2010 alle 7:30 pm
Ahimé! Quanti atomi di voi tutti sto respirando in questo momento? Sento che sto per cadere in preda a un enfisema polmonare… pur restando invariato il mio affetto per tutti voi!
11 Giugno 2010 alle 9:16 pm
Come sei ingiusto). Giuseppe Dosssetti:”Qualora il Governo violi le libertà ed i diritti garantiti dalla Costituzione..il diritto di resistere (ovvero di rivendicare la sovranità dell’ordinamento giuridico a dispetto dell’entità-popolo, mero corpo elettorale) è il più sacro dei diritti e il più imperioso dei doveri”(I valori della Costituzione).
Dhr ha ‘abbreviato’ lo spazio che separa Tasso da Dossetti; Milady e Mademoiselle quello che separa il Nostro dall’oggi.
PS: la spada a restare nel fodero arruginisce.
11 Giugno 2010 alle 9:17 pm
Dossetti fu un grande perchè consapevole che ciò che uno pensa è più importante di ciò che uno fa.
L’Amore è l’unica forza che unisce infiniti mondi e li rende vivi (Bruno Giordano).^^
11 Giugno 2010 alle 9:38 pm
Quoto homosexual.
Quanto a… Isabela 😉 la discussione circa il rapporto tra pensiero e azione, in Dossetti e non Dossetti, sarebbe filosoficamente infinita. Ma interessante.
12 Giugno 2010 alle 1:22 pm
Ma allora… lo avete letto per davvero???!!! 😀