Lun, 31 Mag 2010
Ma chi non prova neppure a cercarlo vive come un babbuino. Con tutto il rispetto per i babbuini. Metto qui a vostra disposizione il testo dell’intervento a Bard, sul tema della ricerca del sé. Vedendo quel che accadeva intorno a me, le persone convenute per parlare o per ascoltare, alcuni lì per non mancare, altri per poter dire d’esserci stati, le toilette e le mise di signore un filino appariscenti, le auto blu, le scorte, i telefonini (vi era chi ne
usava tre, con l’aiuto di due assistenti), pensavo che l’argomento per il quale eravamo lì convenuti non pareva essere al centro delle preoccupazioni nostre. Questa la cornice. Entrando invece nel quadro la vista era certamente migliore, non solo è stato un raduno di competenze ad alto (… 😀 ) livello ma vi è stato da parte di tutti uno sforzo per fornire un contributo affinché la nostra realtà -nazionale soprattutto- contenga e proponga domande sulla vita, sulla morte, sul senso di “tutto questo”. Non come un episodio per pochi ma come standard di vita da offrire, proporre, anche dopo che le luci si sono spente sulla kermesse.
50 Commenti a “Chi lo cerca non lo trova”
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31 Maggio 2010 alle 9:19 pm
Molto grazioso, molto acuto, molto ben scritto, ma… neanche uno-sganassone-uno gli hai dato, a “quelli”? solo a noi ci meni senza pietà?
Ahhhhhhhhhhh ho capito: “Il padre percuote i figli che ama” 😉
Però… davvero non li hai fatti inferocire neanche un po’? neanche nel dibattito successivo alla conferenza?…
1 Giugno 2010 alle 10:44 am
Beh, sai, lega il cavallo… 🙁 E poi questa volta il trucco era diverso: fornire un quadro che ne contiene un altro. Forse fa sentire un po’ subalterni, culturalmente intendo, ma aiuta ad evitare parecchie discussioni.
1 Giugno 2010 alle 5:05 pm
Le cornici sono sempre così. Il pubblico scalpita e, poi, quando tutto è finito se ne va; ma sei bravo lo stesso non badare al silenzio (non si può fare di più). Tuttavia il mio maestro di musica era solito sostenere che riempire la sala di cose fosse funzionale a migliorarne l’acustica..Rallegrati dunque: chi getta semi al vento fa fioriore il cielo!
Si potrebbe sostenere, con un po’ di civetteria, che oggi la stupidità sia una sorta di Nirvana, un cullante nulla per i poveri?
1 Giugno 2010 alle 5:53 pm
Ciao Homosexual. Grazie, bella l’immagine di far fiorire il cielo. Anche se sei troppo severo: la presenza delle persone migliora molto l’acustica. Riguardo alla tua domanda risponderei di sì, togliendo “oggi”, “Nirvana, un” e “per i poveri”.
4 Giugno 2010 alle 12:05 am
Ho letto l’intervento, ti indico i punti che non condivido:
Questo:
“La non appartenenza, o libertà, in cui consiste quella pratica fa sì che una persona che sieda in silenzio, immobile, perseguendo il lasciar andare, non afferrare ogni cosa che sorge,non è in contrasto, per esempio, con un vissuto cristiano, islamico, giudaico.”
Anche se nelle righe successive ne viene precisato il senso…non mi sbilancerei così tanto verso l’islam…anche se capisco il politically correct…ci andrei molto piano a includere l’islam in un certo contesto…
L’altro punto che non può essere dato per scontato è la conclusione relativa al “fare i conti con Dio…”
Personalmente, penso ci saranno buddhisti che sentiranno questa urgenza, mentre ce ne saranno altri che procederanno per la loro strada.
Sempre personalmente, non sono particolarmente interessato al dialogo con il cristianesimo, ma nemmeno lo rifiuto, semplicemente, non lo cerco di per sè.
4 Giugno 2010 alle 12:25 am
C’è un bell’aneddoto relativo a Shunryu Suzuki:
“Durante una sessione di domande e risposte con Suzuki-roshi a Sokoji, un ragazzo chiese: ‘Come dovrebbe occupare il tempo libero un praticante zen?’.
Suzuki-roshi sembrò sorpreso e ripetè: ‘Tempo libero?’. Lo ripetè di nuovo e scoppiò a ridere fragorosamente.”
(Lo zen è qui, Astrolabio, p.24).
Oppure, quando chiedevano a Kodo Sawaki perchè non si fosse sposato e rispondeva che non aveva mai avuto il tempo per pensarci.
Riguardo al cristianesimo, per me, dovrebbe essere adottato lo stesso criterio, se c’è, c’è (dialogo). Se non si produce, non si produce.
Non lo ritengo indispensabile.
4 Giugno 2010 alle 11:49 am
Ciao Nello. Grazie per gli aneddoti. A me quello di Suzuki lo avevano raccontato diverso: quando gli chiesero come dovrebbe occupare il tempo libero un praticante zen rispose che era quello che faceva tutto il giorno…
Sawaki, invece, oltre ad essere misogino, era bruttino un gran bel po’, temo che la sua risposta fosse il classico esempio de “la volpe e l’uva”. Il suo successore, Uchiyama, invece era un praticante serio: tre matrimoni, mica storie. Per un monaco direi che è un bel record…
4 Giugno 2010 alle 10:39 pm
Sempre dallo stesso preziosissimo libricino, la cui lettura è vivamente consigliata a tutti, anche questa non è male:
“Mentre aiutavo Suzuki-roshi a prepararsi per celebrare delle nozze, dissi: ‘Roshi, non capisco. A ogni cerimonia nuziale dici sempre la stessa cosa. All’uomo dici: ‘Hai sposato la moglie perfetta’, e alla donna dici: ‘Hai sposato il marito perfetto’. Dici la stessa cosa indipendentemente dalle persone’.
Mi sorrise maliziosamente e disse: ‘Davvero non capisci?’.
(p.63, testimonianza di Janet Sturgeon, Tassajara, 1971)
Kodo Sawaki, lo trovo un uomo di rara bellezza e anche Uchiyama nella sua singolare figura aveva grande fascino.
Se Sawaki avesse voluto sposarsi, di mogli ne avrebbe trovate dieci…
Qui e ora resterà sempre diverso per ognuno.
Per fortuna.
5 Giugno 2010 alle 9:49 pm
Ma solo sassi sapete lanciare?Per me gli uomini meriterebbero di vivere nell’eterno dolore, ma li perdono perché nello loro vene scorre sangue che è destinato a seccare. Ho un enigma che porto nel mio cuore umano – il cui battito è regolato dalle diastole e sistole (c.d. Rivoluzione cardiaca) -.
Il cuore di Dio è aperto o chiuso?
5 Giugno 2010 alle 11:34 pm
Di Dio, non se ne può più…
bisogna praticare il divino senza parlarne MAI.
mara, vacci piano col prosecco…
6 Giugno 2010 alle 7:54 am
>Il cuore di Dio è aperto o chiuso?
Secondo E.A. Poe, nel saggio “Eureka”, entrambi. L’universo è il battito del cuore di Dio: la diastole corrisponde al Big Bang, la sistole al Big Crunch.
Ma ecco la cosa interessante: la vita è resa possibile dal fatto che siamo in fase di Big Crunch, cioè di contrazione.
E al termine, quando tutto sarà di nuovo concentrato in un punto? Il nulla.
6 Giugno 2010 alle 10:12 am
Amen
6 Giugno 2010 alle 1:00 pm
A nello n.10.
Non mi piace il prosecco e non bevo mai prima di mezzoggiorno. Queste battute da camerata falle a tua sorella e mi raccomando: continua a collezionare preziosissimi libri chè tanto le donne l’anima non l’hanno..
Adoro parlar di Dio con i miei amanti e, se hai paura, tappati le orecchie!
Il dialogo con me non l’avrai mai;sai com’è, sono una cristiana logica e i misogini non li ritengo indispensabili.
Sfortunatamente la pensiamo diversamente.
Amen.
6 Giugno 2010 alle 6:10 pm
Mara, sino ad ora in questi paraggi, abbiamo mantenuto un tono morbido, anche quando l’altrui argomentare ci è parso irritante. Aiuta la convivenza, non diminuisce la decenza, permette a tutti di esprimersi. Se “esci” in quel modo inviti ad ignorarti o a risponderti per le rime. Di guerre e divisioni ce ne sono già abbastanza. Dopotutto in un paio d’occasioni sei stata tu a nominare una bevanda analoga. Forse Nello voleva essere solo amichevole, magari spiritoso.
6 Giugno 2010 alle 9:56 pm
Che dire…?
Non nominare il nome di Dio invano. Quindi anche il mio. Ma qualora lo si usasse, seppure inappropriatamente, non essendo una preposizione articolata, e non essendo un sacco di altre cose, preferirei la maiuscola. Ed educazione lo vorrebbe.
Per il resto…non si può sparare alle formiche con il bazooka.
6 Giugno 2010 alle 10:11 pm
Per il resto, voglio tranquillizzare mym, conosco molto bene l’intolleranza dei cristiani e il loro “complesso di superiorità”, assolutamente fuori luogo per quanto mi riguarda. Non ho mai avuto bisogno di nessun Papa che mi dicesse cosa è bene e cosa è male.
7 Giugno 2010 alle 2:07 pm
Uff..Sono stanca di recitare la parte dell’immoralista. Si dice che l’eloquenza sia la massima qualità morale, ecco, dunque, spiegare il mio semplice intervento. E’ solo con il cuore che si può veramente vedere ciò che essenziale e invisibile agli occhi.
I miei occhi:”nessun crimine è volgare e tutta la volgarità è un crimine. La volgarità è la maleducazione degli altri”.
NB:piace sottolineare, leggendo i commenti 15-16, che non c’è traccia di scuse per una battuta di cattivo gusto (ed è cattiva se non mi ha fatto ridere.La menzione della bevanda spiritosa era una dotta citazione kirkegaardiana:in vino veritas).
7 Giugno 2010 alle 2:08 pm
Forse il sig. Nello ignora che davanti a Dio, cioè un punto che si pone per così dire al di fuori di tutto questo, io sono diseguale. I “complessati dell’uguaglianza” pongono nei loro giudizi il presupposto più ignobile nel senso più basso. Il valore più personale di un’azione viene semplicemente annullato (ciò che non può essere compensato e ripagato con niente). Questa è meschinità perché ciò che io faccio non dovrebbe né potrebbe essere fatto da un altro.
Forse il sig. Nello confonde Dio con l’autoidolatria pagana oppure ritiene che lo Spirito (cioè sempre Dio) sia un pezzo di carne.
Desolata per il malinteso(Cerco lo scontro ma conosco la pace).
7 Giugno 2010 alle 4:28 pm
Mi intrometto perché mi fischiano le orecchie. Sono d’accordo con Mara, una battuta che non fa ridere la persona cui è rivolta è una battuta di cattivo gusto, anche se nelle intenzioni appare innocua. La sensibilità è personale e sacra. Temo di aver dato la stura alle battute “alcoliche” con un mio infelice “bevi troppi aperitivi” nel 13 relativo al post “Il vanto del cigno” (si son mischiati i post, s’era già detto). Senz’altro non è quello il tono giusto, all’altezza di questo sito, e Mara non ha sorriso. Con lei e con i lettori tardivamente e pubblicamente me ne scuso. Ad maiora.
7 Giugno 2010 alle 10:53 pm
Un autentico bodhisattva che assume su di sé il samsara altrui 😉
8 Giugno 2010 alle 1:03 am
Molte volte una battibeccata come si deve ne dice molto più di tante esibizioni di intelligenza, di cultura, di etichetta o di realizzazione spirituale. Succede anche nei monasteri, mi risulta. E può essere estremamente salutare, a patto che i contendenti siano interessati allo stesso lavoro, cosa che per chi partecipa a questo sito si dovrebbe dare per scontata.
Non strabordare, saper celare il proprio gioco quel tanto che basta a non giustificare il risentimento, è arte fina. A volte la situazione ci sfugge.
Lasciar cadere mirando al come-nulla-fosse-successo, per di più ringraziando per loccasione, è il frutto nascosto e nello stesso tempo un credito quasi necessario per continuare a giocare.
8 Giugno 2010 alle 1:14 am
Non sono d’accordo però che una battuta, perchè non fa ridere qualcuno, debba essere archiviata come di cattivo gusto. A volte sì, a volte no.
8 Giugno 2010 alle 1:42 am
Grazie jf e grazie doc. I moscerini li lascio vivere. Magari contribuiscono alla coscienza del fine..But I think different.
Se dicessi, per es., che il sig. X ha zero neuroni in testa, magari mi faccio 4 risate (e non sarei la sola), ma sarebbe umiliante ed offensivo. Non mi è mai piaciuto ridere di qualcuno ma con qualcuno indovinandone gusti e sensibilità (foss’anche un idiota).Si chiama attenzione e non si improvvisa.
8 Giugno 2010 alle 10:18 am
Frequentare un blog è, un poco, come trovarsi nella stessa casa. Mara, per favore, abbassa i toni oppure… ti aumento l’affitto.
8 Giugno 2010 alle 10:29 am
🙁
8 Giugno 2010 alle 11:29 am
SI jf, ad maiora! Non è importante come una cosa cominci, lo è la strada lungo la quale si procede. L’aggressività, anche quella verbale, produce in risposta ulteriore aggressività e così via, in una escalation senza fine che avvilisce sia gli attori che gli spettatori. E non “produce” niente altro che rancore. Ammetto che tutta questa diatriba mi ha lasciata male….
8 Giugno 2010 alle 11:42 am
Tutta questa diatriba? Mi pare che non sia successo nulla. Comunque, ogni tanto ci si risente, si baccaglia un po’, volano gli stracci per dirla così. Chi è senza peccato…
Comunque ho indossato l’elemetto…
8 Giugno 2010 alle 8:08 pm
Va bene, accetto la tua interpretazione che è valida come ogni altra interpretazione soggettiva. Anche se ammiro il tuo atteggiamento conciliante. Per quanto mi riguarda, puoi togliere l’elmetto… per ora.
8 Giugno 2010 alle 9:06 pm
Morale della favola:
“Non condivido le tue idee, ma sarei disposto a far morire Voltaire per difenderle.”
9 Giugno 2010 alle 11:50 am
Forse mi sbaglio… ma Voltaire non è già morto da un pezzo?
9 Giugno 2010 alle 8:12 pm
Non difendo le idee di nessuno, neanche le mie…
Non si trattava del diritto di avere idee e di esprimerle liberamente?!
10 Giugno 2010 alle 12:03 pm
Non solo: averle e esprimerle liberamente va bene, ma è necessario anche che chi non le condivide ed è in una posizione di potere ti permetta di farlo. E anche se non è in una posizione di potere, ha il dovere di ascoltarti non per trovare il punto di debolezza su cui attaccarti, ma per provare a capire le “tue” ragioni…
10 Giugno 2010 alle 1:02 pm
Sì, sarebbe bbello eh?… Però posso decidere solo per me. Devo dunque sapere che l’esercizio della mia libertà di esprimere ‘idee’ comporta solitamente un prezzo da pagare (più raramente un vantaggio da riscuotere). Quando invece sono io in posizione di potere, ecco, quello è il momento di seguire lo schema 32, applicato a me stesso.
10 Giugno 2010 alle 4:24 pm
Ben detto, ben detto…
10 Giugno 2010 alle 11:34 pm
Che dire?
Questo:
E’ possibile che la prima parte del mio intervento, riguardante “Dio”, possa risultare indelicata, mentre quella relativa al “vacci piano col prosecco”, è chiaramente una battuta della quale assolutamente non mi scuso e per transizione e all’evidenza di quanto leggo dico che ci sono ubriacature ben peggiori…
Alla persona cui era rivolta bisogna spuntare le unghie…o insegnare l’educazione…e non mettergli lo smalto come fa impropriamente jf e apologi.
Grazie a doc(22) che risponde a jf(19) and friends…Saluti buddhisti.
Sono stato invitato a partecipare in questo “ambito buddista”, se il mio esprimermi produce irritazione, se questa irritazione non trova reversibilità, se non c’è voglia, o altro, di interloquire sul piano che a me interessa, se non si accettano critiche o diversità di posizione/opinione, il sottoscritto toglie il disturbo.
11 Giugno 2010 alle 11:47 am
Caro Nello, (35)
non sono il manicure di questo sito, e dunque non spunto e non smalto le unghie altrui. Mi occupo solo delle mie e parlo solo per me. Per il resto, a volte con-sentiamo, a volte dis-sentiamo. Dove sta il problema?
11 Giugno 2010 alle 12:21 pm
Nello, perché? E’ sempre possibile che ciò che dice un altro produca un primo momento di irritazione… cui segue, tra persone ragionevoli, una riflessione e forse un ripensamento. Qui di solito accade così. Non scoraggiarti e prova un’altra volta!
11 Giugno 2010 alle 3:41 pm
Nello, non prendere cappello. Facciamo come in ‘Merica? The show must go on. Ma se non go on ce ne faremo una ragion…
11 Giugno 2010 alle 10:17 pm
Carissimi,
nessun problema;
nessuna irritazione o altro;
nessun cappello.
Semplicemente, quanto detto fin qui, sarebbe poi quello che direi fin là…
Nessun risentimento, ci mancherebbe, il tempo è veloce.
Ci risentiremo, magari in futuro, grazie per l’opportunità.
Buon proseguimento.
12 Giugno 2010 alle 4:31 pm
‘Gent.mo’ sig. Nello, la verità non educa. Ci sono conoscenze assolutamente vere che non riguardano chi attende alla propria formazione come se si abbigliasse per andare a teatro. Sappiamo di individui che prendono a pedate l’ospite e di maestri che sputano in faccia al discepolo. Di certo la verità li possiede ineducatamente. Vera disciplina nelle cose dell’intelletto è una spietata intransigenza verso gli spiriti mediocri. Ogni concessione fatta in nome della reciproca uguaglianza è un tradimento della verità. Amen
12 Giugno 2010 alle 4:32 pm
Suvvia Milady..Il primo venuto che vuol dire la sua vanta il diritto all’autonomo pensiero a cui è stato educato. Che parli pure: si impeccherà da se.
12 Giugno 2010 alle 9:47 pm
Conoscenze assolutamente vere?! Spietata intransigenza verso gli spiriti mediocri?! Carissima, in che mondo vivi?
12 Giugno 2010 alle 10:58 pm
Per la prima parte, non saprei. Ma per gli spiriti mediocri, sicuramente in Italia.
13 Giugno 2010 alle 2:20 am
Le rughe che solcavano il volto del mio maestro erano assolutamente vere. Il ‘giovane’ non sa chi è; il vecchio lo sa.La conoscenza del vecchio è conoscenza al quadrato.Invecchia e saprai.(Altro sono gli animali invecchiati – un ‘uomo’ si riconosce dalla sua aspirazione a conoscere il vero.Nel volto del mio tabaccaio, per es., non ho mai visto un uomo).
Siamo un po’ off topic ed è un peccato.La bella relazione di mym avrebbe meritato maggiore attenzione.
13 Giugno 2010 alle 12:17 pm
Cristina, carissima..
Le leggi dell’empietà sono legge complesse. Quando sono impersonale staziono in quel mondo così privo d’amore che è il mondo ‘oggettivo’ – di tutti (o vuoi aprire un dibattito?).
Quando sono personale staziono nel myo mondo pieno d’amore che dista anni luce da “tutti”.
I due mondi sono in guerra (per parafrasare Orson Wells).
Che fare quando il tu che incontri tira fuori il peggio? Per me cordialità, no amicalità. Indovina quanta verità ho sacrificato in nome dell’uguaglianza silicet della cordialità?
13 Giugno 2010 alle 12:18 pm
Milady, per carità, stacchi la spina – in nome dell’uguaglianza!
Cordialità.
13 Giugno 2010 alle 12:36 pm
Ragazze, ragazzi et alia: perdere in leggerezza -quando si svalvola- è perdere legittimazione. Prendere in considerazione l’opportunità di ritrarsi in un imperscrutabile silenzio?
13 Giugno 2010 alle 12:59 pm
>I due mondi sono in guerra (per parafrasare Orson Wells).
era HERBERT GEORGE Wells, poi riadattato per la radio da Orson WELLES.
toccatemi tutto ma non la fantascienza 🙂
13 Giugno 2010 alle 1:14 pm
OK mym, accetto il tuo invito: mi sembra l’unica risposta ragionevole. Grazie!
13 Giugno 2010 alle 5:04 pm
Ben detto mym. Ho contato i passi e ora impugno il fioretto. (Inchino) In guardia..
L’intenzione primaria di Milady è quella di mettere le dita negli occhi ai c.d. ‘potenti’ (quelli che amano il proprio Ego nutrendolo di sensazioni non nobili e viziose, creando sofferenze e malattie)
al fine di soddisfare il bisogno di spiritualità delle nuove generazioni (anarchiche e autosufficienti). L’utilizzo di una grammatica pazza e surreale (propria delle nuove generazioni) è rappresentativo della perenne trasformazione del Logos che, per sopravvivere, ha bisogno di mutarsi, trasfigurarsi, in un perpetuo gioco di sperimentazioni.
L’arte non ha forse come funzione ultima quella di salvarci dal disastro rivestendo il mondo usuale con un altro abbellito a piacimento dal nostro spirito?