Mar, 18 Mag 2010
A fine mese, a Bard, vicino ad Aosta, vi sarà una tre giorni dedicata alla ricerca, e cura, del sé. Eclettica e di rilievo la composizione dei relatori, fra essi anche un buddista (?). Cercare il sé, per curarlo per di più!, non pare un’attività seria, specialmente per un buddista. Forse per questo lo sventurato rispose e accettò. Staremo a vedere. Chi volesse il programma completo lo trova qui. Se poi voleste saperne di più (addirittura iscriversi?) potete trovare qui i contatti adatti.
PS: Prima che si scateni la caccia all’ignorante bloggher: il titolo del post è un LIBERO adattamento della frase dell’Alighieri…
16 Commenti a “Libertà vo cercando, ch’è sì cara…”
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18 Maggio 2010 alle 8:35 pm
parlagli della ricerca del “sééé, bbonanotte”
😀
18 Maggio 2010 alle 8:40 pm
Caro collega, temo che in questo Paese di stropicciati, di quello (ecchic’ammazzannoi ecc. ecc.) ne sappiano tutti appacchi. Qui l’entropia lavora da molto prima che altrove, parrebbe.
18 Maggio 2010 alle 8:56 pm
Occorrerebbe reagire con una buona dose di estro-pia.
19 Maggio 2010 alle 9:51 am
Una buona dose? Quanti megatoni? 🙁
19 Maggio 2010 alle 10:15 am
basterà un missile MYM Intelligente
😀
19 Maggio 2010 alle 3:04 pm
Trovo il programma un po’ “heideggeriano”. Se l’uomo invisibile vi partecipasse il suo stato d’animo fondamentale sarebbe quello della noia. Assistervi sarebbe come prendere coscienza che la vita (?) è come bloccata in un vicolo senza uscita, in una direzione senza sviluppo. Perché ‘curare’ il sé e impedire a noi stessi di soffrire di quella sofferenza che significherebbe il raggiungimento dell’autenticità ovvero il contatto con l’oppressione del mondo?
PS:Il titolo della conferenza di MYM ha tenuto in orbita il mio mondo per un paio d’ore.
19 Maggio 2010 alle 4:16 pm
Ossanta polenta, Homosex, non è da te. Mi riferisco al PS. Qui i complimenti li faccio solo io. Riguardo alla noia: troppo giusto (vedi?), dai titoli pare che queste persone pensino esista un mondo, oggettivo, con una certa forma e quindi loro ne discutono, lo illustrano, lo spiegano. E più lo fanno e si ascoltano l’un l’altro più si confermano dell’esistenza di questa cosa a proposito della quale parlano ecc. Un processo di imbalsamazione difettoso e scalcinato.
Riguardo a “curare il sé” vien voglia di dire: “Grazie, mi curo da me…”
19 Maggio 2010 alle 9:40 pm
Ti rendo edotto che oggi ho conquistato un pezzetto di infinito riuscendo in una impresa impossibile:redigere un memoria di replica (ultimo atto del proc. civ.) per un cliente indifendibile. Meno male che il giudice è uno in gamba altrimenti rischierei di vincere..Se dicessi che ho lo scalpo di mr. Heidegger credo che nel ‘mio’ mondo di inglourious basterds mi farebbero la standing ovation! Tant’è..ricamo sul titolo (tuo) fino alla festa del Santo – fine maggio – l’anno scorso fu memorabile. Ciao.
20 Maggio 2010 alle 1:49 pm
La difesa per un cliente indifendibile: buongustaio. Il giudice in gamba è, anch’essa, merce rara, una sorta di ossimoro?
20 Maggio 2010 alle 9:40 pm
Proprio così.Vexata quaestio quella della responsabilità. Se eseguo responsabilmente il mio lavoro i criminali la fanno franca, se no, finiscono in gattabuia. Nel primo caso,però, mi rendo irresponsabile verso la società.Tuttavia, nonostante il mio atto sia stato un pezzo di bravura, il poveretto ne ha combinate troppe e, per fortuna, non ha i mezzi per cambiare le leggi a suo uso e consumo dunque, nel caso di specie, sono stato responsabile verso il mio cliente e verso la società. Ippiiaie!
20 Maggio 2010 alle 11:02 pm
qui a Perugia ti sentiresti a casa: il processo Mostro di Firenze, il processo Meredith Kercher, il processo Appaltopoli-G8…
21 Maggio 2010 alle 4:09 am
Non so.Se dipingessi un criminale come il migliore degli uomini anche se finisse in gattabuia la parcella la incasserei lo stesso.Tuttavia, nel lungo periodo, perdere spesso – anche se con stile – non sarebbe una buona pubblicità.Dunque essere responsabili significa ‘fare i soldi’?Saranno le suggestioni degli studi sulla giustizia karmica o l’essere stato assolto per un soffio dal tribunale dell’Areopago (aver avuto le Erinni alle calcagna non è stato piacevole) ma la povertà non mi spaventa affatto.
21 Maggio 2010 alle 4:11 am
Già. «Sappiamo bene che Heiddeger, con la sua alta coscienza della ‘responsabilità'(…) da anni sostiene nella maniera più efficace il partito di Adolf Hitler»(Der Alemanne del 3.5.1933).Se i filosofi sono le antenne del loro tempo, l’adesione spirituale ad uno dei massimi progetti criminali della storia lo rende, a dir poco, un imbecille.Qualche decennio prima, un altro pensatore, subodorando il lezzo nauseabondo della sua epoca, prese a firmarsi ‘un anti-antisemita’ e, per questo, veniva pure canzonato..Leggendo alcuni titoli delle conferenze mi viene istintivo poggiare la mano sul manico del pugnale.
21 Maggio 2010 alle 4:14 am
Frena la mano Isabela (ah,l’esuberanza giovanile!).In fin dei conti ‘La democrazia è partecipazione’ potrebbe essere solo un complesso di Elettra irrisolto..Sul mondo oggettivo.L’anno scorso i buoni cristiani pensarono bene di celebrare il Santo picchiandosi di brutto (un incomprensione su chi dovesse portare la statua – comicissimo!).L’ufficio stampa:”Bazzecole rispetto alla grandezza del messaggio evangelico!”.Se lo dice il prete,beee..Mica sono una pecora matta ma giusto un ‘uomo’.Aperta la caccia al bloggher ignorante. Ho ripreso da un po’ ad esercitarmi con l’arco e le frecce.(X la serie libero gioco in libero blog).
21 Maggio 2010 alle 4:15 am
PS:Intendo per ‘uomo’ solo chi filosofa ovvero antropomorfizza il mondo (tanto per essere didascalico).
21 Maggio 2010 alle 10:53 am
Tra un miliardo di anni (ci sarà abbastanza tempo per arrivare ad un altro miliardo?) che importanza avrà tutto ciò? Non credo che la cosa importi gran ché ma ridimensionare aiuta. Ragazze, ragazzi, è un onore ospitarvi. Sulla responsabilità non c’è dubbio che non la si sfugge, in inspecie quando la si sfugge. Ma si paga pegno anche in valuta invisibile e sia il giudice che mi condanna innocente sia l’avvocato che mi fa assolvere colpevole, paiono incassare e non saldar mai i conti. Ma frequentare gli anziani, ascoltarli, vederne lo stato, ascoltarli morire.
Isabela, non gliel’hai perdonato al Martin pensatore di non aver coraggio e badare al posto fisso come un uscìere nato a Scampia… Non è, proprio lui: Martino, abbastanza importante da meritare un regalo costoso come il non perdono.