Dom, 18 Ott 2009
Chi commette il male
si comporta verso se stesso
come il peggiore dei nemici.
Come il rampicante
che soffoca l’albero
che lo sorregge
che lo sorregge
Dhammapada, 162
Sarebbe interessante, in un certo senso: bello, se volessimo dire la nostra su quel che qui si potrebbe intendere con “male”. Il rischio, altrimenti, potrebbe essere che si passi su questa frasetta con atteggiamento del tipo “Dio com’è saggio quell’uomo”, tornando poi alle nostre faccende. Il Dhammapada è un testo buddista, secondo questa accezione si dovrebbe ragionare.
24 Commenti a “Male, molto male”
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18 Ottobre 2009 alle 2:05 pm
…giusto per rompere il ghiaccio, in questo pomeriggio d’autunno in cui il cielo è così terso da non far “pensare al male”…
La prima riflessione mi sorge se penso al “male” come ad una “deviazione ( errore, sbaglio..)” dalla via che sto percorrendo, per cui prima della ricaduta eventuale ( ma forse anche non necessaria ) su qualcun altro o qualcos’ altro, ciò che viene colpito è il “me stesso” che viene a trovarsi fuori…
Se poi considero il “me stesso” comprensivo del mondo che mi circonda, facendo “il male” a qualcuno o a qualcosa ( che solo apparentemente è fuori di me), il cerchio si chiude …sempre su me stesso.
Detto così mi sembra troppo semplice, però può essere un piccolo inizio… o no? Ciao
18 Ottobre 2009 alle 2:33 pm
Che cosa sia il male – così come il bene – lo si impara facendolo.
18 Ottobre 2009 alle 5:01 pm
Non è troppo semplice e neppure un piccolo inizio, piuttosto è -con altre parole- proprio quello di cui parla il sutta. Io però chiedevo se qualcuno fosse disponibile a sbilanciarsi un po’ di più, cioè se qualcuno sia pronto a dire che cos’è o come distingue. Apparentemente dr -detto anche lingua tagliente- è nel vero, si sa in realtà solo ciò che si vive. Però in pratica ripete il grido di battaglia di Pierinux quando gli chiedo di aiutarmi a risolvere un problema sul sito: “Ranges!”. Che in veneto corrisponde più o meno al più mite adagio “aiutati che ‘l ciel t’aiuta”.
18 Ottobre 2009 alle 5:32 pm
OKAY.
Definizione: il Male è voler definire il Male.
18 Ottobre 2009 alle 5:35 pm
Capisco. Però, almeno, prima di farlo, come lo distinguo, oppure (che è più o meno lo stesso), come faccio a scegliere il bene?
18 Ottobre 2009 alle 6:17 pm
Basta fare il contrario di quello che faccio io.
18 Ottobre 2009 alle 6:22 pm
Vabbe’, intanto che cerchiamo il contrario di quel che fa dr, che poi equivale al contrario di “2”, speriamo che qualcuno sia più generoso…
18 Ottobre 2009 alle 6:31 pm
A non rispondere alla domanda, almeno a sè stessi, sembrerebbe quasi di procedere alla cieca, a pensare di rispondere si potrebbe pensare che ci sia veramente una risposta nascosta da qualche parte che ci consente di poter scegliere sempre ( o quasi ) la strada giusta. Personalmente non vedrei altra strada che il riferimento al proprio percorso. Le indicazioni date dagli insegnamenti credo siano abbastanza chiare, il come metterle in pratica, è la sfida continua di ogni giorno …
Certo che è tosta questa domanda…. ma porsela ogni tanto non può fare altro che bene. Ciao
18 Ottobre 2009 alle 6:34 pm
Grazie, Ciao.
18 Ottobre 2009 alle 7:08 pm
ciao a tutti..
io quando si parla di questo argomento, bene e male,
ho in mente quel passo che dice che, quando non siamo rapidi nel bene la mente si diletta nel male.
ora, se non erro, nel buddismo si dice che bene è tutto ciò che mi mantiene nella “via” e male ciò che mi fà deviare da essa, il famoso “inciampo” probabilmente.
a questo punto direi che la questione è spostata a cosa sia questa benedetta via da seguire…
azzarderei che questa via voglia condurre ad una modalita dell’essere, del modo in cui cammino, che spontaneamente mi fà agire in modo conforme alla situazione( emancipazione da schemi precostituiti).
per cui questo male lo posso trovare nelle possibili ipostatizzazioni dei concetti di bene e male, che appunto essendosi fissati non mi fanno agire in maniera creativa e responsabile agli eventi…quindi il rischio di nascondersi dietro la regola…mi sembra che era confucio che disse che il saggio seglie caso per caso.?!
18 Ottobre 2009 alle 7:42 pm
“Certo che è tosta questa domanda…. ma porsela ogni tanto non può fare altro che bene”, anche rispondendo ad Alessandro direi che si può fare qualcosina di più: “…. ma porsela spesso non può fare altro che bene.” Un altro discorso interessante potrebbe essere la relazione con ciò che noi (dico “noi” perché in due terzi del pianeta non esistono neppure le parole per dirlo) chiamiamo senso di colpa.
18 Ottobre 2009 alle 8:21 pm
Va bene, ci riprovo: PRIMA di agire siamo mossi dall’istinto (automatismi psichici), ANCHE quando pensiamo di avere “ponderato bene”. Solo a posteriori comprendiamo il valore positivo o negativo di ciò che abbiamo fatto, e questo incide sugli automatismi successivi, ma in tutta la vita sarà grasso che cola se riusciamo a modificare l’1%.
18 Ottobre 2009 alle 8:23 pm
Alla seconda domanda di mym: il senso di colpa PRECEDE l’azione cattiva, non viceversa.
19 Ottobre 2009 alle 10:02 am
Questa cosa della precedenza mi pare interessante. Sarebbe quindi il senso di colpa già desto prima della mala azione a far sì che noi si sappia… Diabolico! È il gusto del peccato. Se fossimo nel “secolo giusto” a dr comincerei a mostrare gli strumenti…
19 Ottobre 2009 alle 10:08 am
@12
Pare di capire che la “salvezza” intesa come libera possibilità di scegliere il bene sia negata a priori dagli “automatismi/istinto”. È però un modo di negare la possibilità del distacco. Per non andar troppo lontano, anche Eckhart…
19 Ottobre 2009 alle 10:32 am
al n. 14 – La sfumatura era un po’ diversa: compiamo cattive azioni PERCHE’ avvertiamo già una colpa, un peso, una inadeguatezza dentro di noi.
Però va anche precisato che Agostino e Pelagio avevano sotto gli occhi (materialmente, fisicamente) lo STESSO mondo.
al n. 15 – La libertà potrà essere un punto di arrivo, non di partenza. Trovo abbastanza assurdo, per esperienza vissuta, il presupposto: “Siccome possediamo la libertà del volere, allora dobbiamo…”
19 Ottobre 2009 alle 8:35 pm
… ‘mazza che silenzio. Ma che ho detto di Male? …
20 Ottobre 2009 alle 10:03 am
“… le nubi sono già più in là”…
20 Ottobre 2009 alle 6:02 pm
fischia, in 18 frasi abbiamo già risolto il problema del Male! ma chi ci batte, a nnoi???
20 Ottobre 2009 alle 6:07 pm
È il mondo dello zapping, honey…
20 Ottobre 2009 alle 6:41 pm
meglio “honey” che l’ape “Maia”
4 Dicembre 2009 alle 2:53 pm
Mi ero persa questa questione, e forse nessuno leggerà più, chissà, meglio così.
Se torniamo alla “frasetta” e al monito di leggerla buddista, mi viene da pensare che male non sia sostantivo, ma aggettivo e avverbio (non ci sono sostanze in casa di Buddha). Male è la qualifica che può avvighiarsi a ogni cosa, come quel rampicante a quell’albero. E’ l’effetto male di una causa male. Anche amare, non lo sappiamo?, può avere effetto male. Come è possibile? Perché ho amato male. Se amiamo bene c’è l’effetto bene. Si vede dopo, però di solito lo si sapeva anche prima. E questo è doppio male, perché non posso dire che non lo sapevo, eppure l’ho fatto. Questa è la vera megalomania, di pensare che posso mutare in effetto bene la causa male. E quando non lo so, se quel che sto pensando, che sto per dire, che vorrei tanto fare è causa bene o male, ci son apposta i precetti a suggerire. E là dove tutto tace, la coscienza e i precetti, non fare niente è sempre bene fare.
Per il resto ogni torto è irreparabile e c’è solo il momento che viene.
4 Dicembre 2009 alle 4:17 pm
Bene, allora non facciamo(ci) male. Se non sono cose non si può neanche chiedere che cosa sono. Le modalità non si possono fissare, anche brucia! non ha temperatura, figuriamoci lento e veloce. Però, stabilito che non sono cose, vi è un conoscerle o no?
PS: i commenti non passano mai inosservati. A volte inevasi.
25 Luglio 2010 alle 5:02 pm
Male è non fare quel che va fatto nel momento in cui siamo chiamati a fare…
Bentrovati