Gio, 5 Mar 2009
Tutti i buddisti sanno (e che lo sappiano si capisce dal fatto che se accenni l’argomento annuiscono con l’aria un po’ annoiata) che la corretta pratica quotidiana passa soprattutto attraverso il non modificare la realtà con le nostre immaginazioni e fantasie: ascoltare ciò che udiamo, guardare ciò che vediamo, senza aggiungere (o togliere nulla). Questo è (si sa) naishkramya, lasciar andare-non fabbricare, la pratica base di ogni buddismo. Dedichiamo il sottostante video a quei pochi che non lo sapevano
|
9 Commenti a “Honi soit qui mal y pense”
Se volete, lasciate un commento.
Devi essere autenticato per inviare un commento.
5 Marzo 2009 alle 2:40 pm
C’è anche chi si adopera alacremente per non modificare la fantasia con la realtà. Sua Emittenza docet.
5 Marzo 2009 alle 5:01 pm
Sì, in effetti questo è il “lato laico” della cosa, o il suo uso politico. È anche vero che la notizia di una cosa è, in qualche misura sempre una finzione: o distorce o comunque non esaurisce la cosa. Ma quando ciò che deve essere rappresentato, per esempio il potere politico ed economico, e il mezzo di rappresentazione -per esempio Mediaset e parte della Rai- sono praticamente la stessa cosa, ecco realizzato, al rovescio, uno degli slogan del ’68: “La fantasia al potere!”, ossia: la finzione è al potere.
5 Marzo 2009 alle 6:02 pm
Sì, però ciò che non è “strutturato da noi” manco è percepito. O mica esisterà una “realtà vera” da scoprire “dietro” le nostre percezioni? Il teista dirà: “certo, la realtà come la percepisce Dio!”. Ennò, cocco, senti cosa risponde Leibniz: Dio non ha il “vero” punto di vista, ma “tiene presenti simultaneamente infiniti punti di vista”. tutti validi.
5 Marzo 2009 alle 6:16 pm
Mmmm. Il “non ricoprire” (che cosa? Ogni cosa ricopribile) con le nostre fabbricazioni ha due campi di fruizione: quello relativo e quello non relativo. Nel primo si tratta semplicemente di non depistar(ci) dalla perfetta ignoranza: non so che cos’è, in realtà, né questa cosaqqua su cui batto cosìcché sul video appaiano queste parole, né che cos’è (chi è?) che sta battendo… Men che meno so come fa questo qui, detto me, a battere sui tasti. L’aspetto non relativo è che il perdere (o non aggiungere) è per non ritrovare.
5 Marzo 2009 alle 6:21 pm
Hmmmmm, convince e non convince. “Non so cos’è questa roba qui” però a pranzo ho usato la forchetta per prendere i fusilli, e non viceversa. Idem mia moglie. La “distinzione cosale” ha funzionato ben due volte, anzi (ovviamente) milioni di volte.
5 Marzo 2009 alle 6:24 pm
Fuochino… Non ho detto che non so come si chiama la tastiera del PC o che non la so usare…
5 Marzo 2009 alle 9:43 pm
beh ma allora il caso è chiuso, ispettore. Ogni cosa “è” nella misura in cui avviene un’interazione transeunte. Non esitono oggetti “fissi”.
6 Marzo 2009 alle 5:31 pm
Né aperto né chiuso, direi, in assenza di caso. Torniamo all’inizio: chi vede un’ascella all’apertura del video è sano? Chi vede una donna nuda no? Questo è proprio il caso che non c’è. Il video è una metafora, non un test. In “ambiente buddista” si tratta di lasciare l’illusione. In altre parole l’invito è ad accorgersi del sogno. Imho, solo chi è morto non sogna.
6 Marzo 2009 alle 8:24 pm
Quella gran f… dell’ascella 😛