Lun, 9 Feb 2009
L
o stesso è ciò che è vivo e ciò che è morto, che è desto e che dorme, che è giovane e che è vecchio: queste cose mutando sono quelle, e quelle di nuovo mutando sono queste” (88 DK). Così scriveva Eraclito, “l’inventore” del logos, tòpos dell’anima e di questa il fondo. La sapienza dell’era assiale pare echeggiare nelle sue parole, quasi un ponte tra Cina, India ed Hellas.
Di questo e di più ne I Confini dell’Anima, la nuova puntata de All’ombra del Partenone, come sempre a cura di CR.
“I confini dell’anima non li puoi trovare andando, pur se percorri ogni strada: così profondo essa ha il logos.” (Eraclito, 45 DK).
Eraclito, soprannominato dagli antichi skoteinos, l’Oscuro, era evidentemente di difficile interpretazione anche per loro, i quali disponevano del testo completo della sua opera.
Scrive di lui Diogene Laerzio
(IX 6): “Eraclito, come è stato affermato… l’avrebbe scritta (la sua opera) di proposito in forma così oscura perché vi si accostassero solo quelli che fossero in grado di intenderla.” A noi sono giunti 126 frammenti, tra i quali alcuni limitati a 2/3 parole, riportati da grammatici, filosofi posteriori, seguaci e oppositori: tanto più oscuro ci riesce, quindi, dal momento che ci manca del tutto il contesto in cui ogni frammento si possa inserire assumendo il suo pieno significato nello sviluppo di un discorso costruito secondo criteri logici/razionali. I frammenti sono certo sufficienti per mettere a fuoco chiaramente la posizione eraclitea nella storia del pensiero, nonché per rilevare la straordinaria efficacia delle immagini simili più a quelle della poesia che a quelle dell’argomentare filosofico. Ma non bastano a risolvere l’impenetrabilità delle singole affermazioni. Espongo qui un esempio delle perplessità originate dal testo. Nel frammento 45 sopra riportato, cosa significa logos? Pagine su pagine sono state scritte in proposito dai filologi, i quali arrivano a conclusioni discordanti l’una dall’altra per quanto tutte ugualmente sostenute da un’indagine linguistica e storica altrettanto serrata e documentata. Logos non può essere “ragione, facoltà intellettiva” in quanto il vocabolo assume questo significato soltanto circa un secolo più tardi rispetto a Eraclito, vissuto tra la fine del VI e l’inizio del V, inoltre la ragione non è un attributo riferibile all’anima. Diano e Serra traducono con “Discorso”, citando anche, tra gli argomenti presentati da chi ne da’ la stessa interpretazione, quello di E. Hoffmann: “Il Discorso non vuole dar nome a nulla, fissare nella sua singolarità nessuna cosa… vuole e può di più, abbracciare l’andare e il venire, il su e giù delle cose”. In effetti, altrove così scrive Eraclito: “Lo stesso è ciò che è vivo e ciò che è morto, che è desto e che dorme, che è giovane e che è vecchio: queste cose mutando sono quelle, e quelle di nuovo mutando sono queste” (88 DK), “La via in su e la via in giù è una e la stessa” (60 DK); “Il divino è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame…” (67 DK). Ma se logos = discorso, quale può essere il Discorso dell’anima?
Non sappiamo i passi attraverso cui si è modificata nei secoli questa concezione, fino a quella classica dell’anima come parte spirituale di ogni essere umano vivente, sostanzialmente distinta dal corpo e da ogni organo fisico: le testimonianze sono quasi inesistenti. Possiamo però constatare nella lirica arcaica la comparsa dell’aggettivo “profondo” riferito al sapere, al pensiero, al dolore: l’idea di profondità suggerisce quella di “illimitatezza” del mondo spirituale che lo distingue dal mondo fisico. Il passaggio è del tutto compiuto in Eraclito, nel fr. 45 sopra riportato.
Qualunque cosa sia il logos dell’anima, sua caratteristica è la profondità: del tutto estranea a un organo fisico e alle sue funzioni, è una qualità che non riguarda né lo spazio né l’estensione e, se si può considerare eracliteo il fr. 115 DK, ha la proprietà di svilupparsi e aumentare: “E’ proprio dell’anima il logos che accresce se stesso”. Cosicché la psyche si estende a raggiungere l’infinito.
25 Commenti a “Eraclito: nel profondo dell’anima”
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15 Febbraio 2009 alle 6:57 pm
“E’ proprio dell’anima il logos che accresce se stesso”. Lo si potrebbe interpretare così: l’uomo ha un’anima nella misura in cui il suo logos si sviluppa? Ossia, anima non come punto di partenza ma di arrivo? estendendosi fino al Logos universale “cibernetico” teorizzato da Spinoza (ma anche da Dante: le anime del Paradiso non attingono più dal proprio bagaglio di memoria, bensì da quello globale condiviso, alias Dio. Per questo i beati danteschi non hanno “personalità” come i dannati dell’Inferno)
15 Febbraio 2009 alle 10:01 pm
Il logos è uno e comune, scrive Eraclito. C’è di sicuro la percezione di qualcosa di universale, però è difficile poter precisare di che cosa intenda parlare il filosofo data la frammentarietà del suo testo. Certamente non era interessato, né poteva esserlo nel momento storico in cui viveva, alla personalità individuale: piuttosto il problema è quello della conoscenza.
16 Febbraio 2009 alle 12:06 pm
ottimo, grazie. Appuntamento al prossimo “caffè filosofico” (qui a Perugia esiste davvero… ma non lo frequento)
17 Febbraio 2009 alle 10:10 am
Molto male…. Nel caffé sta meglio la filosofia che lo zucchero!
17 Febbraio 2009 alle 10:43 am
Cara Cristina, la mia impressione era che al Caffè in questione, più che filosofia, si facesse “cazzeggio”… e non credo che sarebbe una legittima traduzione di “logos” 🙂 Vero è che esisteva il termine equivalente “spermòlogos”, che non è una roba erotica come penserà il lettore non grecista.
17 Febbraio 2009 alle 5:41 pm
Ei ei ei! Niente turpiloquio bel quì. Pazienza cazzeggio che oramai anche all’asilo, ma quell’altra no. Che poi zio ratzi ci fa tottò!
Comunque, già leggendo il Grande Semerano, che accostava la Sfera de L’Essere-tutto-pensante di Parmenide al logos di Eraclito, mi era balenato. Ora mi sembra più evidente: se è uno e comune, addirittura universale, alligna nell’anima ma non è l’anima, anzi le anime non attingono più dal proprio bagaglio di memoria, bensì da quello globale condiviso… non c’è dubbio: l’è lu, è il berlusca!
17 Febbraio 2009 alle 7:18 pm
Eraclito mi ha comunicato attraverso il logos universale cui mi pregio di attingere: Finalmente uno ha capito! Bravo!
Ma questo cazzeggio è adatto a queste pagine?
17 Febbraio 2009 alle 7:20 pm
🙁 🙁 🙁
Va bene, vado dietro alla lavagna e mi taccio
18 Febbraio 2009 alle 10:31 am
Accipicchia. Ho toccato i fili dell’alta tensione. Almeno così sembra dalle mail che continuo a ricevere (otto ad oggi) in cui mi si accusa di: A) trattare con leggerezza e superficialità temi seri e pregnanti. B) Mancanza di correttezza (sic) e sensibilità per chi redige certi articoli che implicano anche un coinvolgimento personale. Mi scuso. Volevo “solo” scherzare sull’argomento “Dio”. Scherza coi fanti…
18 Febbraio 2009 alle 10:47 am
“E chi ti avrebbe autorizzato?”
(firmato) Dio
p.s. se io, Dio, sono la memoria universale, sono ANCHE dentro di te. Tratta bene il tuo corpo, come dicono le pubblicità dei centri fitness. Does it fit?
18 Febbraio 2009 alle 6:22 pm
Occhio mym, il 17 febbraio è un giorno pericoloso per chi ha il vizio di scherzare su Dio.
(Firmato): Giordano Bruno
18 Febbraio 2009 alle 10:32 pm
Caro mym, secondo me Dio ti ha perdonato: sei andato dietro la lavagna, hai abbassato gli angoli della bocca… Quali segni di pentimento possono essere più convincenti?Sempre secondo me, per questa volta hai evitato il rogo… anche se il perdono degli uomini è più lento.
18 Febbraio 2009 alle 11:12 pm
M’ym-lumino d’immenso. (firmato: Lucifero, etimologicamente preso)
19 Febbraio 2009 alle 1:52 pm
Per questa volta? Bene. Siccome è sempre questa volta … Però, così, tanto per dire, com’è che tanta gente prende le difese o interpreta il pensiero di dio? Non è per dire: se si tratta di atei vuol dire che smargiffano. Se si tratta di credenti: al rogo al rogo!
19 Febbraio 2009 alle 2:18 pm
Bella domanda. Speriamo che qualcuno di questi difensori e/o interpreti voglia risponderti su queste pagine, e aspettiamo…
19 Febbraio 2009 alle 4:34 pm
Se Dio è il famoso Logos universale (ecco, tutta colpa di Cristina!), per definizione “parla” attraverso tutti.
Se Dio viceversa non esiste, se qualcuno parla a Suo nome, Lui non può offendersi. Q.E.D.
(p.s. dimostrazione di Spinoza per l’esistenza di Dio, Etica, I, 11: Dio esiste perché nessuno glielo può impedire)
19 Febbraio 2009 alle 6:42 pm
Elamadò…. Se esiste tutto ciò che non si può impedire come mai non ti si gonfia il naso per il pugno che non puoi impedire che esista? Eppoi, ammesso e non concesso che parli, ma proprio con me se la doveva prendere?
19 Febbraio 2009 alle 7:04 pm
infatti, se mi arrivasse “effettivamente” un pugno, il naso subirebbe quel genere di processo somatico. in questo momento però lo IMPEDISCE la distanza (thank God for creating distance).
Poi, mica ce l’ha con te: se è il Logos universale, ha preso in giro Se stesso per bocca di una parte di Se stesso chiamata mym.
19 Febbraio 2009 alle 7:24 pm
Di qualcosa sono sicuramente colpevole, ma non di aver stabilito che logos=dio… Anche se devo ammettere che, ammesso che egli ci sia, non poteva scegliere voce migliore della mia per esprimersi alla comprensione dei vostri nasi!
19 Febbraio 2009 alle 9:44 pm
Infatti. Noi PENSIAMO (logos) molto più con il naso che con il cervello. Parola di Friedrich Nietzsche.
20 Febbraio 2009 alle 1:01 am
Per sostenere quella affermazione bisogna partire dal presupposto che l’olfatto è considerato normalmente il più ‘antico’ dei sensi, sennò non è che stia tanto in piedi. Quindi Nietzche aveva memoria lunga e fa risalire i primi mattoni del pensiero alla sensazione olfattiva, direi. Ma mi vien da pensare che il tatto dovrebbe essere, a rigor di logica, più antico dell’olfatto; quantomeno nell’aspetto di sensazione propriocettiva, in quanto non presuppone neppure un’esterno. Vista così, è l’essere-ciò-che-siamo – cioè la sensazione propriocettiva ‘base’ – che ci fa pensare prima, e quindi più, del naso o del cervello.
Scusate il cambio di prospettiva.
20 Febbraio 2009 alle 7:31 pm
Bravo doc! Così, cantagliele chiare a quel todèsch, che poi anche Canetti diceva che il tatto. E Canetti è Canetti, eh!
PS: me la posso prendere con le puzze di Nietzsche o succede un patatrac come quando me la son “presa” con Lui…?
21 Febbraio 2009 alle 12:38 pm
Ah, beh! meno male che mi legittima il sig. Canetti…Sennò…
Senza un accredito eccellente, chi si osa più banfare!?
21 Febbraio 2009 alle 3:30 pm
non fatemi dire bestialità, oggi che compio 40 anni
21 Febbraio 2009 alle 4:43 pm
Be’, già questa non è male… 🙂
All’epoca che fu si diceva di non fidarsi di nessuno che avesse più di trent’anni. E dico poco se dico poco.
Comunque poi non accusate me di eccesso di cazzeggio