Mar, 3 Feb 2009
Un caso incredibilmente delicato, in questi giorni, tiene banco in Italia, accompagnato da una sguaiatezza da parte della Presidenza del Consiglio e della Chiesa cattolica -nonché da sostenitori dei due- degna delle dispute da bar.
Luciano Mazzocchi ne scrive con pacatezza, delicatezza e acume. Pubblichiamo il suo scritto, del quale uno stralcio è apparso l’8 febbraio tra le “Lettere” de La Repubblica
Il caso Eluana, come ci è commentato dai mass media, sembra essere vissuto con partecipazione solo da chi si schiera in due posizioni: i favorevoli e i contrari a staccare il sondino dell’alimentazione. Purtroppo, ai due gruppi vengono date denominazioni di comodo e sommarie: contrari i cattolici, favorevoli i laici. Questa faciloneria amareggia molti, tra i cattolici come tra i laici. Oggi si discorre sul caso Eluana un po’ dappertutto: in treno, sul lavoro, ovviamente anche in chiesa coi fedeli e anche tra sacerdoti. La gente, per fortuna, non deve salire sul podio dell’una o dell’altra parte per ripetere frasi ufficiali, e per questo parla di Eluana senza arroccarsi in definizioni; anzi, le evita quasi percependo che in questi casi non ci sono parole esaustive, né soluzioni esemplari. La gente parla dei casi pregni di dolore quasi in silenzio. Non dà ragione né all’una né all’altra parte; o, forse, dà ragione a tutte e due. Così, dopo aver discorso, il discorso riconduce al silenzio.
Io sacerdote, come vari confratelli con cui ho conversato sull’argomento, mentre aderisco dal fondo del cuore all’affermazione che la vita è un dono e che ogni periodo della vita ha il suo profondo senso umano, culturale e religioso, contemporaneamente so che la morte è inseparabile dalla vita, ne è il passaggio più decisivo, purificante, santificante. So che la morte è nobile. “Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore” (Rm 14,7-8). Nella posizione che è fatta passare come quella ufficiale della chiesa, pare che morire sia un male da evitare fino all’ultimo; mentre la morte è la corona di tutta la vita. Chi non ricorda la morte dei propri genitori? In Estremo Oriente, dove ho vissuto come missionario 19 anni, l’avvenimento della morte è familiare e pacato. Gesù, percependo l’avvicinarsi della sua morte, esclamò: “E’ giunta l’ora che sia glorificato” (Gv 12,23). Aggiunse pure che chi trattiene la sua vita la perde, chi la perde la trova. La morte è un momento provveduto e assistito nella volontà di Dio, ma contemporaneamente è un momento comunitario, storico che coinvolge gli altri esseri compagni di cammino, che hanno alimentato e sostenuto quella vita, e che alla fine dovranno accudire a riporne il corpo esanime nella terra.
Venero sia la vita sia la morte, come due opposti che testimoniano una vita più grande in Dio. E so che il loro confine di volta in volta si evidenzia attraverso segni e situazioni, che la coscienza di chi ha portato la croce della situazione comprende.
Qualcuno della chiesa ha detto la parola: Assassino. Sono un povero prete, tuttavia chiedo perdono!
p. Luciano Mazzocchi, missionario saveriano
7 Commenti a “Sia che viviate sia che moriate”
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9 Febbraio 2009 alle 11:10 am
Quando Luciano, una decina di giorni or sono, mi inviò quella lettera gli scrissi: “Mi è piaciuta la tua lettera a proposito di guardare alla vita ed alla morte con medesima dignità, vi è un ché di blasfemo in tutto questo rifiuto della morte”.
9 Febbraio 2009 alle 12:20 pm
Qualcuno ha detto, riferendosi a questa dolorosa vicenda, “invidio chi ha certezze”. Personalmente ho il dubbio che quella di Eluana sia vita ma penso che tutti, anche chi non ha alcun dubbio, dovremmo osservare, di fronte alla scelta sofferta di un padre, un rispettoso e dignitoso silenzio.
9 Febbraio 2009 alle 12:30 pm
Sì, il silenzio “era”, anche secondo me, la risposta più partecipe sino a un paio di giorni or sono. Mi ha scandalizzato non l’assenza di senso etico del Presidente del Consiglio (non è una novità) ma l’appunto fatto a Napolitano, da parte della Chiesa, per aver fatto il suo dovere. Per la velocità con cui è stato compiuto un simile passo è difficile non vedere una saldatura tra gli interessi più bassi di chi intende le Istituzioni come il proprio strapuntino e la Chiesa cattolica. Mi ha ricordato il rapporto tra il franchismo ed i vescovi spagnoli.
9 Febbraio 2009 alle 12:39 pm
L’intervento di p. Luciano è quanto di meglio si sia sentito su questo delicato (e italiotamente sbraitato) argomento. Da parte mia, riporto l’opinione di un cattolicissimo biologo, docente all’università, che su questi temi ripete sempre “Non vorrei essere io a dover decidere” proprio perché di scontato e di divisibile con l’accetta non c’è niente. Sul caso Eluana in particolare, aveva lui stesso delle perplessità a ritenerla “viva”. Ma anche nell’ipotesi sia giusto salvare Eluana, aggiungo: si era fatto un roboare infinito sul caso Welby, il presidente Napolitano e tutti gli altri che esortavano: “Ora occorre una legge”… e dov’è?
9 Febbraio 2009 alle 12:52 pm
Nel “dovremmo” includevo anche gli “sciacalli” delle varie istituzioni. Ma visto che essi non hanno avuto quel sano pudore di tacere, sono d’accordo con mym a sottolinearne lo strumentale operato.
P.S. Persino il vecchio Andreotti (cattolico) si è dissociato…
9 Febbraio 2009 alle 12:59 pm
Sì, ho notato Andreotti, e mi è tornato a mente un altro “ricordo” antico: “Arridatece er puzzone!”
9 Febbraio 2009 alle 11:46 pm
Di Eluana in questi ultimi giorni ne ho parlato in casa con le mie figlie, fuori con gli amici ed i colleghi di lavoro, così sarà stato per molti di noi. Ogni volta ho percepito la limitatezza delle mie parole e tutta la loro inadeguatezza, per questo motivo esse finivano ogni volta per ricondurmi ad una necessità di silenzio. Troppe facile e babbeo parlarne senza quelle conoscenze tecniche che credo necessarie per non scadere in discorsi da bar e più ancora, senza essere psicologicamente ed affettivamente toccati dalla tragicità di una situazione simile. Allora solo una considerazione si faceva largo in me: la vita e la morte sono strettamente connesse tra di loro e senza l’una non esiste neppure l’altra. E soprattuto che di essa ne abbiamo una terribile ed angosciante paura! Per questo tutto il pensare su Eluana si è fatto ideologico, per ambedue gli schieramenti formatisi. Sono decisamente mancati in tutta questa vicenda delicatezza e rispetto, in questa società che ormai tutto trasforma in spettacolo, inclusi i momenti più delicati della nostra vicenda umana.
Poi ho provato sdegno e forte preoccupazione per l’atteggiamento del presidente del Consiglio, per il suo attacco alla Costituzione ed alla Democrazia nel nostro Paese. Lo sappiamo bene, troppi politici italiani sono soltanto a caccia di voti e consensi per rafforzare il loro potere, altro non gli interessa. Ma anche disgusto nei confronti della gerarchia della chiesa Cattolica e le sue continue e pressanti ingerenze nella vita dello Stato. Ma in tutto questo Eluana e Beppino Englaro non c’entrano un bel niente.