Mar, 20 Gen 2009
Il buddismo Mahāyāna attraverso i luoghi, i tempi e le culture – La Cina
Scritto da mym in Pubblicati dalla comunità[12] Commenti
Dopo India e Tibet, prosegue la migrazione del buddismo nello spazio, nel tempo e nelle culture. Ma qui, in Cina, l’occasione è così complessa che nel darne conto occorre mostrare con attenzione i partecipanti al gioco e il modo in cui viene condotto: l’inculturazione – operazione necessaria affinché il buddismo rinasca originale e autentico – ogni volta genera un buddismo legittimo in quel tempo e in quelle circostanze ma che in quelle forme è, di norma, un vicolo cieco per chi ad esse non appartiene. Non la storia come cronologia ma le avventure dello spirito in un Paese di cultura così diversa dalla nostra che tanti significati di quella non hanno riscontro in questa e viceversa. Restano così come orfani termini quali Dio, religione, filosofia, peccato… mentre ci giungono concetti e nomi che non sappiamo tradurre: 氣 qi, 自然 ziran, 仁 ren…
PS: chi vuole collaborare a correggere imprecisioni, refusi o errori presenti in questo testo può segnalarli qui sotto, nei commenti, dopo aver controllato che non compaiano già nella
Errata corrige
PPS: Qui trovate metà del capitolo secondo, la parte sullo zazen.
12 Commenti a “Il buddismo Mahāyāna attraverso i luoghi, i tempi e le culture – La Cina”
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25 Gennaio 2009 alle 10:48 pm
Lo sto leggendo, mi sta prendendo, lo recensirò, lo pubblicizzerò, forse un giorno lo metterò addirittura in pratica (ehhhhh ‘sagerato!)
26 Gennaio 2009 alle 5:33 pm
Sì in effetti l’argomento scelto è molto stuzzicante: svelare finalmente come si ottenga l’illuminazione buddista una volta per tutte. E poi i segreti dei koan, le misteriose pratiche daoiste dell’eterna giovinezza, gli affascinanti legami tra lo zen e le arti marziali, la Via Della Seta, le spedizioni nel deserto detto Della Morte Certa (Taklimakan), le grotte in cui fu trovato quel testo antichissimo da secoli considerato scomparso… Insomma … Un sullucchero 🙂 🙂 🙂
19 Febbraio 2010 alle 2:01 pm
Ho iniziato a leggere il libro ieri e come tutti gli altri di mym è veramente notevole. Mi riservo un commento e una recensione critica una volta finito il testo. Per ora mi limito a segnalare qui eventuali errori, refusi ecc. Un primo che mi è subito balzato all’occhio e che mi pare ricorra in tutto il testo (e anche nella bibliografia) è la citazione scorretta del titolo del volume di Peter Gregory, “Tsung-mi and the sinification of Buddhism”, che nel testo diventa “Tsung-mi and the signification of Buddhism”. Probabilmente è dovuto al correttore automatico di Word, lo stesso che mi corregge sempre Mondadori in Montatori. 🙂
19 Febbraio 2010 alle 6:59 pm
Ciao Vice, benvenuto. Grazie per l’apprezzamento e la segnalazione, non ricordo se fu l’automatico o meno: lo metto in elenco tra quelli da correggere. Per quanto si faccia attenzione è impossibile sfuggire al refuso in testi lunghi. Se ne hai altri: grazie. Alcuni li ho trovati ed elencati qui
21 Febbraio 2010 alle 8:04 pm
Ciao mym, grazie a te. Non preoccuparti, avendo anche fatto il correttore di bozze so bene cosa vuol dire lasciarsi scappare un refuso. Ne ho cannati di mitici. 🙂
Proseguo intanto qui la segnalazione delle sviste che non mi pare siano incluse in quelle da te trovate. A pagina 205, nota 40, il cognome dell’autore del volume “The Origins and Development of Pure Land Buddhism”, Mark L. Blum, è erroneamente scritto “Bloom”. Per altro Blum non è il solo autore di questo volume, ma il suo curatore, cosa che forse sarebbe utile segnalare al lettore.
22 Febbraio 2010 alle 2:45 am
Sono andato a sfogliare il libro di Mark Blum e correggo la mia ultima affermazione: Blum è il solo curatore (editor) dell’opera, la quale consiste in una traduzione del “Jodo homon genrusho” di Gyonen (1240-1321) preceduta da un ampio studio di Blum e seguita in appendice dal facsimile della xilografia del 1814 che riproduce il testo originale dell’opera. Come non detto.
25 Febbraio 2010 alle 8:33 pm
Pagina 238, nota 28, la citazione della sinologa Anne Cheng riporta “teologica” anziché “teleologica”.
26 Febbraio 2010 alle 1:31 pm
Pagina 412, alla voce “Suzuki Shunryu” eliminare “34 n.”, perché in quella pagina si cita Suzuki Daisetsu.
26 Febbraio 2010 alle 5:50 pm
Pagina 256, riga 23, “alla più diverse inclinazioni” anziché “alle più diverse inclinazioni”.
Pagina 257, riga 3, sotituire il punto con una virgola.
26 Febbraio 2010 alle 5:55 pm
Mi scuso mym, il mio pc fa le bizze. Cancella pure i doppioni.
28 Febbraio 2010 alle 1:36 pm
L’equivalente coreano del chan, il “son”, in un paio di occasioni (p. 269 n. e 271 n.) è traslitterato “seon”. Questa variante appare anche nell’indice dei termini (p. 411) assieme a “son” (p. 412). Forse sarebbe meglio usare solo la seconda traslitterazione, per non ingenerare confusione.
7 Settembre 2010 alle 12:45 pm
Grazie Vice. Hai veramente l’occhio fino. Ho preso nota di tutti. Quando ci sarà la ristampa (è prevista per la fine del mese di Tinapec… 🙂 avremo un testo con molto meno refusi, anche grazie a te. Il refuso ha veramente qualche cosa di prodigioso, pare abbia una volontà sua, una capacità di celarsi soprannaturale. Forse esagero…