Dom, 28 Mar 2021
Marzo sta finendo? Nooo, non può finire senza che Bz abbia detto la “sua”.
Ma ora sì che la primavera può finalmente iniziare.
Questa volta, chissà perché, Bz si muove tra ossimoro e … Liguria.
Per chi abbia frequentato le genti di quella regione, non è una novità che esse cerchino di non essere coinvolte nei “fatti altrui”. Bz pare ipotizzare che persino un bodhisattva, se ligure, potrebbe cedere proprio al mood contrario alla proverbiale natura aperta del suo ruolo. L’atmosfera ligure è richiamata non solo dalla parola dal sen fuggita (benché abituale nella “lingua” di quella regione) nel fumetto, ma anche dal titolo del secondo quadro: a l’è i-na bugna, che nella ridente provincia di Savona, e non solo, sta per “è proprio una cretinata”.
Buona Pasqua dalla Stella
15 Commenti a “Buddazot marzo 2021”
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28 Marzo 2021 alle 11:28 pm
Grazie, ricambio l’augurio a tutti gli avventori e ringrazio Buddazot per i pregevoli arredi interni.
29 Marzo 2021 alle 8:05 am
Grazie Federico, inverno tostarello, eh!
Belli gli alberi blu… benedetta prima vera!
C’è anche
29 Marzo 2021 alle 8:10 am
Mi è partito il dito, sarà la stagione…
Dicevo: c’è anche quel tipo lì, di bodhisattva, se ne incontrano ovunque. Tradotto dal ligure si chiama: Se proprio cerchi me mi trovi, e faremo il possibile: ma non c’è da fare granché…
Buone cose a tutti
29 Marzo 2021 alle 12:32 pm
Ciao AdO, se vuoi ti invio il dépliant dei prodotti: per tutto il mese prossimo la consegna è gratuita e riceverai in omaggio…no, niente omaggio
29 Marzo 2021 alle 12:34 pm
Buondì jf, benedetta primavera sì…tra un po’ mi toccava bruciare i copertoni della macchina nella stufa
1 Aprile 2021 alle 10:10 am
Non è per dire -per carità- ma questa cosa di “nel mio mondo non c’è nulla che non sia me” mica mi convince. Al netto delle negazioni, diventa: “nel mio mondo tutto è me”. Chissà che cosa vuol dire. Mi sovvien che in un vecchio sutta, l’Alagaddūpamasutta, o Discorso dell’esempio del serpente, troviamo: «Una persona ordinaria, o monaci, che non ha ricevuto gli insegnamenti […] concepisce la forma materiale nel modo seguente: “Questa è mia, questa sono io, questa è il mio sé”. […] così la sensazione: “Questa è mia, questa sono io, questa è il mio sé”. Così vede la percezione: “Questa è mia, questa sono io, questa è il mio sé”. Così vede le formazioni: “Queste sono mie, queste sono io, queste sono il mio sé”. Essa vede nel modo seguente ciò che è visto, udito, toccato, conosciuto, incontrato, cercato e mentalmente considerato: “Questo è mio, questo sono io, questo è il mio sé”. E anche il seguente punto di vista: “Questo è il sé. Questo è il mondo; […]”, anche questo punto di vista egli considera così: “Questo è mio, questo sono io, questo è il mio sé”. O monaci, un nobile discepolo, che ha ricevuto gli insegnamenti […] percepisce la forma materiale nel modo seguente: “Questa non è mia, questa non sono io, questa non è il mio sé”. Così egli vede la sensazione: “Questa non è mia, questa non sono io, questa non è il mio sé”. Così intende la percezione: “Questa non è mia, questa non sono io, questa non è il mio sé”. Così vede le formazioni: “Queste non sono mie, queste non sono io, queste non sono il mio sé”. Egli concepisce nel modo seguente ciò che è visto, udito, toccato, conosciuto, incontrato, cercato e mentalmente considerato: “Questo non è mio, questo non sono io, questo non è il mio sé”. E anche il seguente punto di vista: “Questo è il sé. Questo è il mondo […]”, anche questo egli considera così: “Questo non è mio, questo non sono io, questo non è il mio sé”. Poiché egli intende così queste cose, non è agitato da ciò che non esiste». Chissà che cosa vuol dire.
2 Aprile 2021 alle 3:07 pm
Mi trovo nella classica “lose-lose situation”, come faccio sbaglio.
Agitato da impegni urgentissimi e imminenti che sono solo miei, cioè che occupano molto spazio all’interno del mio ‘io’, rispondendo sottrarrei loro del tempo prezioso, cioè il mio tempo, mentre non rispondendo avvalorerei la tesi di cui @6, vale a dire la negazione dell’esistenza dei “mattoni” dell’universo, ossia di cose che sono semplicemente formazioni e relazioni temporanee, transitorie e interdipendenti, dove l’esistenza dell’uomo è come “un fiume di montagna che scorre via veloce portando tutto con sé. Non c’è sostanza immutabile, non c’è nulla dietro le cose che possa definirsi un sé permanente, che possa chiamarsi io”. (Rahula Walpola, L’insegnamento del Buddha).
Decido di sbagliare e affermo: sarvam asti, tutto esiste.
(Alludo alla scuola Sarvāstivāda, o Vaibhāṣika, una scuola buddista sorta intorno al 245 a.C. che avallava una teoria realista della conoscenza sostenendo l’esistenza di oggetti esterni reali conosciuti direttamente e contro le cui tesi Vasubandhu redasse il Vijñaptimatrasiddh e …continuate su wikipedia ché non voglio fingere di sapere cose che non so.)
2 Aprile 2021 alle 3:08 pm
Ci ripenso. Siccome “non si può sfuggire alla vita”, come un vecchio Buddha disdegno le speculazioni sulle prime e ultime cose e torno a occuparmi delle cose prossime. Anche perché avevamo già accennato a questo tema https://www.lastelladelmattino.org/11989 (commenti 9 e ss).
Un contributo recente allo studio di questo problema l’offre l’agile libretto di Mario De Carlo, Realtà, Bollati Boringhieri, 2020, che inizia con questa citazione di John Heil:
“Gli scritti antirealisti soverchiano per numero e densità una produzione realista stabile ma relativamente modesta […]. (Solo) l’Australia, isolata ed evolutivamente marginale, è rimasta una roccaforte di realisti e marsupiali”, e dove non si fa alcun cenno alla scuola Vaibhāṣika.
2 Aprile 2021 alle 3:09 pm
Uno spunto. In termini generalissimi la questione riguarda il rapporto tra Oriente e Occidente. Da un lato abbiamo la fede nella negazione della volontà di vivere come via per il Nirvana, dall’altro la fede nella volontà di potenza dell’individuo, seppur combinazione provvisoria di forze, che può imprimere il marchio della sua personalità sulla storia intesa come un sostrato continuo e organico dell’esperienza. Entrambe le civiltà ambiscono alla libertà: l’una mediante “l’estinzione della sete”, l’altra mediante l’esaltazione della passione giacché “la passione è migliore dello stoicismo” (Nietzsche, La Gaia scienza, aforisma 99, I seguaci di Schopenhauer).
Forse (forse) la soluzione sta in una gradazione tra questi estremi.
2 Aprile 2021 alle 5:36 pm
Ciao Hmsx, bentornato.
Sarvam asti è buona cosa: sino a che siamo nel mondo non c’è alternativa. Ma la gradazione no, quella non sarebbe andata giù né a Nietzsche né a Vasubandhu; (non starai invecchiando, alle volte?). Su “la fede nella negazione della volontà di vivere” ci andrei piano: così siamo a un passettino dal nichilismo più terra terra. Nel B., si sa, le negazioni abbondano ma viaggiano di conserva alle affermazioni. Se nessuno afferma, il buon buddista non nega, magari sbadiglia, ma non nega. L’estinzione della sete, poi, non estingue la sete: come disse un vecchio buddha “non si può sfuggire alla vita”; per questo esiste il B. altrimenti sarebbe totalmente inutile. Se non ricadessimo continuamente nella palta, che ce ne faremmo della Vijñaptimatrasiddhi? Basterebbe una bella estinzione e, alé, tutti nel nirvana. Eppoi: la “lose-lose situation” è praticamente la norma quando si vuol dire quel che non si può dire. Ma il gioco sta proprio nel provarci, come ha fatto Bz.
Ma come hai fatto a ricordarti di quel tread di 3 anni (esatti!) or sono? 😲
2 Aprile 2021 alle 7:56 pm
Che io stia invecchiando è fuori di dubbio. Pensa che ho raggiunto la stessa età che aveva Nietzsche quando impazzì. Ma differenza di lui non rischio l’impazzimento perché troppo occupato ad affrontare quel tipo di noia assoluta che sprigiona il diritto.
È probabile che dice Nietzsche avrebbe dissentito considerando il soggetto solo come «un fatto grammaticale» che esiste perché siamo abituati a pensare le cose in termini di soggetto, oggetto e predicato e in ciò collimando col pensiero di Vasubandhu. Eppure le cose si capiscono meglio per contrasto. Come può comprendersi il cristianesimo se non si rapporta col paganesimo? E cosa si capirebbe di Vasubandhu senza la scuola Vaibhāṣika di cui so così poco?
2 Aprile 2021 alle 7:57 pm
Quel tread lì è marchiato a fuoco nella mia memoria perché la questione mi ossessiona. Sembra un problema di lana caprina, ma dal corretto punto di vista realista sorgono domande di grande rilevanza, non solo filosofiche.
Per esempio, andando sul concreto, le rivendicazioni di quella non trascurabile umanità fatta di trumpiani, putiniani, cardinalviganiani etc si fondano su una interpretazione falsa della realtà. Anzi, direi che affondano proprio nel pensiero magico, dove la realtà non esiste ed è sostituita da un’immagine paranoica del mondo governato da assurde teorie cospirazioniste.
Se si abolisce il senso della realtà oggettiva si rischia che l’opinione di uno dei picchiatelli di cui sopra finisca per avere lo stesso peso – mi sento male a pensarci – dell’opinione del sottoscritto, per dire. Una cosa inaccettabile.
3 Aprile 2021 alle 8:34 am
Epperò, di Vasubandhu ne sai appacchi (presto saprete TUTTO di e su Vasubandhu …). In effetti lui dice addirittura che non solo siamo “abituati” al binomio soggetto-oggetto (benedetto dal predicato) ma, dice, se usiamo il pensiero non abbiamo altro modo di intendere la realtà (se non dividendola tra soggetto e oggetto). Per cui …
Lui, Vasubandhu, pare “simpatizzasse” per i Vaibhāṣika, prima che Asanga, spalleggiato da Maitreya, gli dicesse “maddai …!”. Comunque, poi, mantenne sia la concezione di istantaneità (tutto appare scompare di continuo in tempi infinitesimali) sia quella della necessità di una rilevazione non ingannevole della realtà (in questo è vicino al Nyāya darsana, seppure con conclusioni diverse). A questo proposito è gagliardo l’esempio della corda arrotolata “vista” come serpente. V. dice che il serpente è irreale, pura immaginazione, mentre corda e immaginazione (quella che ‘crea’ il serpente), in “questo mondo” esistono. La parte più interessante di V., secondo me, è quello che non dice: che cosa ci sia “lì fuori” e se ci sia qualche cosa. Per la cronaca: neppure si mette a negare, di suo, simili azzardi del pensiero. Qui “di suo” sta per “in assenza di affermazioni altrui”.
Il suo contributo personale al “pensiero (si fa per dire) buddista”, è la teoria del terzo punto di vista: se dalla realtà di “1 questo mondo” togliamo “2 tutto ciò che (ne) pensiamo” ecco “3 la realtà”. Nāgārjuna, più sparagnino, si era fermato a due.
Il “senso della realtà oggettiva” dici? Mmmh. Prova a dipingere la primavera.
C’è una “scuola” che sostiene che la realtà oggettiva è quella dove le “cose” sono in grado di avere “effetti efficaci”, ma, sentendone parlare, V. è già lì che scuote il capino …
3 Aprile 2021 alle 11:09 am
Il “senso della realtà oggettiva” – sarebbe meno fuorviante “sesto senso”? Comunque il sentore di un mondo oggettivo esterno (forse più mondi oggettivi) a cui l’immaginazione prova faticosamente a prendere le misure. Chissà.
Le anticipazioni su Vasubandhu sono succulente. Direi “non vedo l’ora”, ma siccome sono buddista, attendo pazientemente.
3 Aprile 2021 alle 11:39 am
A proposito del “pensiero magico, dove la realtà non esiste ed è sostituita da un’immagine paranoica del mondo” di cui parla HMSX@12 consiglio, a chi già non conoscesse, la lettura de “Cultura di destra” di Furio Jesi, libro a parer mio non ignorabile, il cui titolo, nella sua chirurgica precisione, dischiude su un fenomeno molto più vasto, profondo e ahimé famigliare di quello che potrebbe sembrare.