Mer, 5 Giu 2019
BZ is back!
Dopo l’esordio capodannico (?) per rispettare la tradizione, ci chiedevamo se il nuovo corso di BZ sarebbe stato un corso o … un vicolo cieco.
Ed ecco la risposta della realtà: un BZ nuovo nuovo, ancor più gradito perché inatteso.
Grazie a Fago per i disegni e a Px per il consueto magistrale montaggio on line.
44 Commenti a “La porta aderente”
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9 Giugno 2019 alle 6:49 am
Dietro la porta aderente c’è la “camera aderente”?
10 Giugno 2019 alle 5:41 pm
E dentro la camera aderente c’è la …
Hu, siamo un sito con pretese religiose, meglio lasciar perdere.
Ciao dhr, come va?
11 Giugno 2019 alle 6:46 am
Bene, grazie, a parte un samsara stagionale 🙂
24 Giugno 2019 alle 5:14 pm
Mi viene in mente che “tra nirvana e samsara non v’è la più piccola differenza”. Non riesco a ricordare chi ha detto/scritto questa frase, forse potete venire in soccorso alla mia acciaccata memoria.
Ciao a tutti
24 Giugno 2019 alle 5:59 pm
Nagarjuna
24 Giugno 2019 alle 10:11 pm
Mūlamadhyamakakārikā XXV,19
25 Giugno 2019 alle 11:16 am
Grazie Roberto, non sapevo più se era Nagarjuna o Dogen. Belle le vignette, se hai voglia occupi spazio e quella porta è aspaziale, adimensionale… è proprio una cosa disumana 😂
25 Giugno 2019 alle 5:20 pm
Ciao Gaetano, bentornato.
Se tra nirvana e samsara non ci fosse la più piccola differenza … che cosa ci starebbe a fare il buddismo?
A che pro la pratica e tutto il resto? 😯
25 Giugno 2019 alle 5:22 pm
Ciao Roberto, bentornato.
Come va? È una vita che non ti si ‘sente’ …
25 Giugno 2019 alle 6:40 pm
Buonasera Gaetano, sono contento ti siano piaciute le vignette
Un saluto
25 Giugno 2019 alle 7:02 pm
Ciao MYM, mi vuoi sfruculiare, come dicono a Napoli. Vabbè, proverò a imbastire un discorso sensato anche se lo trovo molto difficile, è meglio il silenzio 😂 La pratica a me serve ad “aprire le mani del pensiero”, a lasciar andare quel groviglio di pensieri, desideri che identifico con l’io, a cercare di far esperienza dell’inconsistenza di questo io separato dal resto. E’ un pò come passare dalla fisica newtoniana, illusoria, alla fisica subatomica, molto più incasinata ma anche più reale (ho letto Capra). Sto pensando che non mi devo dilungare sennò mi cazzi.. L’io desidera e se c’è volizione non si passa più da quella porta. Se non c’è una meta da raggiungere non c’è differenza tra nirvana e samsara, non c’è nessun upgrade, ciò che mi feriva prima continuerà a ferirmi, però…. non è tutto finito lì. E’ un palcoscenico. So di stare ripetendo a pappagallo cose lette di qua e di là, ma sono cose in cui a poco a poco credo sempre di più e che lentissimamente spostano il mio punto di vista.
Comunque la pratica è shikantaza, semplicemente sedere. Una volta ho usato un’espressione che non ti è piaciuta punto 🤣
Ciao a tutti e scusate lo sproloquio
25 Giugno 2019 alle 7:41 pm
Vabbe’ …
Era una domanda cattiva.
È tutto finito lì.
26 Giugno 2019 alle 5:27 pm
@9 In certe crocevie della vita è migliore rimanere in silenzio e, se è seduto, molto meglio. Ma continuo a leggere e tradurre, tutti i giorni, te e Jiso, che è per me la migliore forma di leggere.
Anche il fatto di meno post scritti specificamente per il blog della Stella… cioè, che non siano lettere scritte ad altri, conferenze riprodotte dopo qui, rassegne di libri, riverberazioni di altri posti.
L’ultimo post specifico per i lettori de la Stella, se non mi sbaglio, è di più di un anno fa, del 7 di febbraio di 2018. Anche quello è, o io la percepisco così, un’altra specie di silenzio.
26 Giugno 2019 alle 5:44 pm
@12 Almeno sono rimasto entro limiti accettabili di battute? 😊 Sono d’accordo con Roberto, è meglio il silenzio. Definire, descrivere certe esperienze è al di là delle mie possibilità
26 Giugno 2019 alle 5:54 pm
Certo che per chi prova “certe esperienze” poi trasmetterle è difficile …
Forse volar più basso aiuta.
Non c’è un’esperienza una che non sia una nostra costruzione mentale. Quindi descrivere le nostre esperienze è trasmettere le nostre immaginazioni.
26 Giugno 2019 alle 9:12 pm
@13 Oh! Scusarmi il mio pessimo italiano, che confidò a traduttori automatici, a volte senza prestare la dovuta attenzione ai risultati. _/\_
Con, “Anche il fatto di meno”, voleva dire: “Tuttavia io fatto in mancanza, mi piacerebbe tornare a leggere…”
27 Giugno 2019 alle 7:59 am
Ciao Roby, adesso sì che non si capisce proprio nulla.
Hai provato con deeple? È quello che funziona meglio, imho.
Riguardo alla mancanza di nuovi testi: è proprio perché stiamo lavorando alla pubblicazione di nuovi testi che non ne pubblichiamo dei nuovi …
Oddìo, detta così sembra strana 😯
Massì: lo famo strano va!
27 Giugno 2019 alle 11:07 am
@15 Cosa vuoi dire con “volare più basso”, per volare più basso di così dovrei scavare…🤣
Eppoi per volare basso bastava il mio samsara quotidiano, perchè cercare un samsara nirvanato? Smettere di desiderare, per ora, per me, è solo una costruzione intellettuale. Quello che voglio dire è che quello che provo quando pratico non ci entra nelle parole che potrei dire (pace, abbandono, ecc), una parte ne resterebbe fuori, quella parte non ho la maestria sufficiente nell’uso delle parole per rappresentarla
27 Giugno 2019 alle 5:34 pm
Con ‘volare basso’ intendo avere un poco di contezza della dimensione dei problemi. Poi uno può anche decidere di misurarcisi ugualmente. Ma questa volta non hai dato quell’impressione. Prima ti chiedi chi ha detto “samsara e nirvana ecc.”, una domanda un po’ svagata alla “Carneade, chi era costui …” quindi pare tu non abbia avuto (almeno in quel momento) alla mente il contesto nel quale quell’affermazione nasce e nel quale trova ‘giustificazione’. Un contesto per nulla banale. Poi ti esprimi come se tu ben sapessi il significato di quell’identità ma, aggiungi in un secondo tempo, di certe esperienze è difficile parlare. Insomma: “la mia conoscenza è tale per cui, ragazzi miei, è inesprimibile”.
Ecco, direi che questo è, più o meno, il quadro. Nel quale ho colorato qualche tinta più marcatamente affinché si vedano meglio i particolari.
Nulla di male, per carità.
Però quello che provi quando pratichi non solo, penso, non interessa quasi a nessuno, ma faresti bene a liberartene senza indugi.
Anche perché non c’entra nulla con la storia “samsara e nirvana ecc. ecc.”
PS: se il tono ti pare troppo asciutto … bagnalo un po’ 😛 sto per uscire e poi sino a lunedì difficilmente troverò il modo di tornare a scrivere qui.
28 Giugno 2019 alle 4:13 pm
Il tono va bene, è consono ai 41° attuali 😊. Io scrivo perchè penso che un confronto con una persona della tua esperienza mi possa indirizzare meglio sulla Via, tu rispondi quando vuoi e se vuoi, ovviamente non ho alcun titolo per aspettarmi niente. Il problema, semmai esiste un problema, è che non mi riconosco nella tua risposta, può darsi che tu colga aspetti di me che io non riesco a vedere, se è così spero, col tempo necessario, di rendermene conto. E’ vero che era una domanda un pò svagata, alla Don Abbondio, ma quella frase che tanto mi colpisce, davvero non ricordavo di chi fosse. Quelle bellissime vignette mi riportavano alla mente l’erroneità del desiderare e l’impossibilità di non farlo. Io non ho MAI avuto alla mente “il contesto nel quale quell’affermazione nasce e nel quale trova ‘giustificazione’”. Spero un giorno di averlo alla mente, ma non ne ho alcuna certezza. La mia conoscenza è tale per cui riesco solo a ripetere, neanche con parole mie, cose che ho leggiucchiato a destra e a manca. Non riesco a descrivere quello che provo durante la pratica 1) per una certa ritrosia, per un certo pudore nel cercare di mostrare attimi che riguardano soltanto me, 2) perchè davvero non saprei trovare le parole , 3) ovviamente, non ci sarebbe bisogno di dirlo, perchè non frega niente a nessuno. Ti scrivo queste cose non per il dubbio piacere di battagliare dialetticamente con te, ma perchè, come è successo altre volte, il confronto con te può aiutarmi
Augh
28 Giugno 2019 alle 6:32 pm
Buongiorno Gaetano, m’immetto nella discussione, perché nel leggere i tuoi post c’è qualcosa che non capisco. Sei partito con la citazione virgolettata di un’antica espressione tanto famosa quanto dirompente, hai cioè aperto di tua iniziativa le danze con uno dei “pezzi” più difficili del repertorio. Hai ricevuto due pertinenti indicazioni, una bibliografica da Roberto @5 @6, una metodologica da Mym @8 che dicevano: visto che il tema ti sta a cuore e chiedi lumi, qui ci sono gli elementi da studiare per approfondire, il testo e il contesto. Lo studio di testi e contesti non è un esercizio di erudizione, gli autori erano (sono) persone della via di Buddha come siamo noi, hanno scritto (scrivono) pensando che la loro esperienza e conoscenza potrebbe venir utile anche ad altri. A far che? In primis, a ingrovigliarsi un po’ meno in elucubrazioni sulla pratica, su se stessi, sul samsara sul nirvana… Non mi pare tu abbia colto l’occasione, preferendo perseverare nel girare in tondo. A che pro? Scrivi in @20: “La mia conoscenza è tale per cui riesco solo a ripetere, neanche con parole mie, cose che ho leggiucchiato a destra e a manca”. Forse allora è il caso di leggere con maggior convinzione.
Subito dopo, elenchi tre punti che t’impediscono di descrivere quello che provi durante la pratica: dimentichi però il punto zero, che vanifica tutti i successivi e ce ne libera: quello che proviamo durante la pratica, qualunque cosa sia e non sia, rimane sul cuscino insieme alla forma del deretano nel momento stesso in cui ci alziamo.
Un saluto accaldato.
28 Giugno 2019 alle 6:34 pm
Anch’io vorrei elogiare le due vignette, in particolare la seconda per gli incubi terrificanti che mi sta procurando.
A Potenza, il candidato sindaco di Basilicata Possibile/Potenza Città Giardino, un luminare della fisica con curricculum internazionale e il cui programma politico era di far diventare la Basilicata la regione più verde d’Europa, ha perso. Al ballottaggio. Per 200 voti. Ha vinto il candidato leghista: un trentenne assicuratore con la licenza media superiore. Le ragioni della sconfitta sono ascrivili al mese di maggio insolitamente freddo. Il ceto medio riflessivo infatti ha approfittato della prima domenica soleggiata di giugno per andare al mare. Le fotine sulla spiaggia con annesse frasucce smielate postate su facebook hanno fatto incetta di like.
I nuovi amministratori hanno un programma preciso: trivellare a tutto spiano il territorio alla ricerca del petrolio e usare le risorse idriche per raffreddare gli impianti di estrazione. L’investimento dell’ENI di 4 miliardi di euro servirà a fare un impianto “interno” per il trattamento delle acque di risulta di modo da rendere sempre meno tracciabile il ciclo dei rifiuti e sempre più facilmente aggirabili i limiti dei contaminanti consentiti nei reflui del petrolio appropiandosi così di quella che è la risorsa più importante della Basilicata: l’acqua. Tutto ciò, ironia della sorte, porterà circa 200 nuovi posti di lavoro e lo sterminio dei lucani.
A migliorarmi l’umore, gli aggiornamenti sul The Bonn Climate Change Conference.
28 Giugno 2019 alle 6:34 pm
Link utili:
Sul progetto criminale dei nuovi amministratori locali con l’avallo della Lega Nazionale v. qui, e qui.
Sull’imminente apocalissi ecologica v. qui e qui.
(oggi niente zazen, ché se comincio a fissare la parete la prendo a testate)
28 Giugno 2019 alle 6:34 pm
‘Io’ sono attaccato alla vita. Questo attaccamento non dipende da una decisione cosciente, tant’è vero che non avrei paura di morire se avessi la concreta possibilità di impugnare la mia katana e sgozzare letteralmente i criminali di cui sopra.
«Chi ha studiato Confucianesimo o Buddismo potrà ritenere che la Via del Samurai sia una “via” irragionevole. Solo se studi tutte le varie “vie” potrai essere in grado, prima o poi, di capire cos’è veramente ragionevole.»
Hagakure, Libro I.
Lo scopo dello zazen non è il silenzio pusillanime davanti a un muro. Tale silenzio è un suicidio del pensiero. La pratica dello zazen, cioè lo stare seduti su un cuscino, è solo un “allenamento” propedeutico a comandare l’“acquietamento della mente” nelle situazioni di crisi oltre il perimetro sicuro del tempio e seguire la Via con perfetta chiarezza di visione e assoluta intensità di apprendimento. Banalmente, per agire senza paure e condizionamenti della mente. L’azione per eccellenza è combattere perché l’esitazione può costare la vita.
Ps: una volta ho conosciuto una poetessa buddista, giovane e bellissima. Ma non sapeva niente di buddismo. Ci teneva a dirsi buddista per darsi delle arie. Aver pensato di prenderla a calci e non averlo fatto mi rende un santo?
1 Luglio 2019 alle 6:03 pm
Caro js, ho sbagliato, non ho leggiucchiato, ho proprio letto, con una certa passione ed entusiasmo, “Il buddismo mahayana… India e cenni sul Tibet” e “il Buddismo mahayana… la Cina” entrambi almeno un paio di volte. Che poi li abbia capiti e fino a che punto è tutto da vedere. Ovviamente non ho letto il Mulamadyamakakarica. Volevo solo dire che mi erano piaciute le vignette e che mi facevano venire alla mente quella famosa sentenza oggetto di tutto questo contendere. Magari mi avreste potuto spiegare perchè la frase di Nagarjuna non c’entrava niente con le vignette. Comunque, il post @8 di mym non riportava alcuna indicazione metodologica, mi invitava a sviscerare a spiegare quella sentenza. Sono d’accordo con te, invece, sul fatto che tutto ciò che accade durante la pratica rimane sullo zafu, come la forma del deretano e, magari, coma quella scompare sprimacciandolo. @23 sono d’accordo con te su tutto HSMX, i tempi che ci è dato vivere sono veramente osceni. Riguardo allo scopo dello zazen, dal basso della mia leggendaria ignoranza, mi sembra una concezione un pò tanto “confuciana” 😊
Afosi saluti
1 Luglio 2019 alle 7:30 pm
Ciao Gaetano, visto che ti “ha preso in carico” quel santo di Jiso lascio a lui, se vuole, dirti che … (come si dice in italiano “patacca”?). Lui è molto più circostanziato, ed elegante.
1 Luglio 2019 alle 7:40 pm
Ciao Hmsx, strano che la seconda vignetta ti dia gli incubi, è così innocente … In @22 e 23 sei fuori tema (che come al solito non c’è, il tema, dico) da far ridere i passeri. Ma qualche volta girano anche a me.
Interessante (e coraggiosa) @24. Essere attaccati alla vita è NATURALE, si potrebbe dire ‘giusto’, ma ne verrebbe fuori una discussione, per cui non lo dico. Se non esistesse l’attaccamento alla vita non ci sarebbe il buddismo. Non ce ne sarebbe bisogno. Perciò c’è e ce lo teniamo. Sia l’uno che l’altro.
Però quando parli dello scopo dello zz dissento. Lo so che secondo l’Hagakure lo zazen è la via del senza paura, considerare vita e morte senza alcuna emozione. Tuttavia questa non è che una possibilità strumentale, non è lo scopo. Che resta essere: vivere in pace l’attaccamento alla vita.
2 Luglio 2019 alle 5:04 am
Tu dissenti, io dissento, noi dissentiamo. Concordiamo sulla conclusione, ovvero sulla strumentalità dello zz. La vignetta di BZ è così innocente che… puff, ho avuto l’illuminazione (si badi che non ho scritto ‘una’). Il tema c’è, solo che non si vede.
Ne Il silenzio e il sorriso scrivi a p. 22 “l’unico modo di credere in Dio è non credere in qualche cosa, ovvero credere senza alcun contenuto, semplicemente credere.” Solo che a furia di credere così, sono saltati fuori sia Dio che il suo contenuto. Ho scoperto che l’idea di Dio è legittima se pensata come il distruggersi di un centro ideale, di una X, ed è colta nell’atto di disgregarsi come un tutto che si disfa. Siamo distrutti da un Dio assieme a lui stesso? L’assetto metafisico del mondo si sorregge ontologicamente sul mutuo massacro. Dio non è né intelligente, né buono, ma bruto essere che chiamiamo Dio solo per la potenza. Il bene (il ‘giusto’) è lotta contro la mortalità, contro quest’“essere” che ci risucchia e ci uccide. Dio è l’annientante. Nella teologia della maledictio in ordine ad Deum, secondo la definizione dell’Aquinate, la distruzione diventa centrale come lo fu la creazione per i sognatori, anche se finora non se n’è accorto nessuno. La teologia maledetta però non può costruirsi su ‘Gesù’. Quello che fu è e resta irripetibile.
2 Luglio 2019 alle 5:06 am
@22 e 23 rappresentano l’epifenomeno di questa distruzione in atto che ci vede inermi. Ma a questo punto, a considerare vita e morte senza alcuna emozione non è il samurai, che esprime forza, vitalità e attaccamento al suo ideale, piuttosto i consumatori di cuscini che… “Non accade nulla e… puff!”, annientati.
Sulla pace il repertorio è vasto. Diciamo che “la guerra si fa per fare la pace.”
Io sono in guerra contro il mondo. Lo stato di avversione contro il mondo è un pensiero ancora acerbo per poter essere formulato compiutamente quindi taccio. Anche perché mi pare di aver detto troppo.
«C’è dignità nel tenere la bocca chiusa. (…) C’è anche gran dignità nel digrignare i denti e nel mandare lampi dagli occhi. La cosa più importante è concentrarsi su di esse tutto il tempo ed essere totalmente sincero nel manifestarle.»
Hagakure, Libro II.
2 Luglio 2019 alle 5:07 am
*Sul contenuto di Dio v. Kant, Critica della ragion pura, II. Dialettica trascendentale, Libro II, cap. III, Sezione quarta, quinta, sesta, settima: Dell’impossibilità di una prova ontologica dell’esistenza di Dio, Dell’impossibilità di una prova cosmologica dell’esistenza di Dio, Dell’impossibilità della prova fisico-teologica, Critica di ogni teologia fondata sui principi speculativi della ragione.
Dio risponde al bisogno umano di dare coerenza e sistematicità al pensiero; non esiste nel mondo fenomenico, ma solo nella coscienza del soggetto come idea regolativa – come errore necessario per pensare la realtà.
2 Luglio 2019 alle 8:00 am
Ecco, su l’idea di Dio ho le idee chiare: è una fregatura che, una volta attivata, si avvita per sempre su sé stessa. Per es.: se immagini l’assoluto e poi cerchi di dimostrarlo fai 2 cose che non si tengono. Su una cosa temo tu abbia ragione: il buddismo, in specie quello del “puff!” non porta nulla di buono al mondo, inteso come società politica. Semplificando: togliersi dalla comune lascia tutto lo spazio (e il tempo) ai salvini di turno. A parte l’India (caso a parte), dove c’è o c’è stato “il buddismo” come forte presenza numerica per un tempo lungo, il fascismo più stupido è di casa praticamente da sempre. Includo anche il Giappone, naturalmente, anche se il fascismo giapponese è molto più raffinato della media. Forse per ‘l’aiuto’ che ha avuto da parte del confucianesimo.
Quindi: parlando di dignità di vivere (secondo il modello Hagakure), sono “meglio” i monaci tibetani (o vietnamiti) che si danno fuoco rispetto al “puff!”. Ma, sulla via buddista, la dignità di vivere non è un valore omologato secondo un solo paradigma.
2 Luglio 2019 alle 8:21 am
L’assoluto me lo immagino così: la Terra senza l’uomo.
«La vita dura solo un istante; è necessario avere la forza di andare avanti facendo ciò che più ci piace.
In questo mondo fugace come un sogno vivere nella sofferenza, non facendo che cose spiacevoli è pura follia. Questo principio, mal interpretato, può tuttavia essere nocivo, così ho deciso di non insegnarlo ai giovani…
Mi piace dormire. In risposta alla situazione attuale del mondo, credo che quanto di meglio ho da fare sia rientrare a casa e dormire.»
Hagakure, Libro II.
2 Luglio 2019 alle 8:32 am
Buongiorno HMSX, mi fa piacere tu abbia apprezzato le vignette.
Riguardo al “puf!”: secondo me rimane comunque un “passaggio” fondamentale (c’è buddismo senza “puf”?) necessario per evitare (senza garanzie di riuscita) di entrare nel gioco con idee strane tipo messianiche e poi finire per giocare allo stesso modo.
E poi o fai “puf!”, o credi in Dio, o vai fuori di testa
2 Luglio 2019 alle 9:25 am
Ciao Fago, buongiorno a te, anche se per me è notte. O credi in Dio, o vai fuori di testa, o leggi Hagakure.
Sembra ragionevole seguire la via che conduce al mio letto.
2 Luglio 2019 alle 9:44 am
Ciao Fago, è vero: non c’è buddismo senza “puff!” (ahhh se lo praticasse anche Gaetano …) ma se è un passaggio allora c’è un dopo.
Che cosa viene dopo?
2 Luglio 2019 alle 9:52 am
Secondo me dopo viene quello che c’era prima ma molto più leggero
2 Luglio 2019 alle 9:54 am
Caro Gaetano,
dopo il tuo @25 reitero il mio invito a leggere con maggior cura, prima di tutto quello che tu stesso scrivi. A cominciare con le cose più semplici: l’acronimo con cui qui mi presento è “jf”, non quel “js” con cui mi apostrofi: niente di personale, ma nomi e nomignoli servono proprio a far sì che coloro a cui ti rivogli si accorgano che parli con loro, se sbagli una lettera su due la cosa si complica. L’“almeno” doppia lettura de “Il buddismo Mahāyāna attraverso i luoghi, i tempi e le culture” non è stata sufficiente, a quanto pare: ti consiglio di rileggere da pag.173 a pag.180, in particolare da fine pag. 179 dove proprio la frase da te allegramente citata viene presa in esame: se rileggi, oltre che “con una certa passione ed entusiasmo” anche con un po’ di attenzione, vedrai che il commento di Mym @8 ti apparirà meno sibillino, e ne apprezzerai il contenuto metodologico: si dice che proprio da un dilemma dello stesso ordine semantico Dōgen abbia dato nuovo impulso alla sua ricerca del senso della Via di Buddha: per questo dico che, ai miei occhi, quell’indicazione ha un chiaro valore metodologico e non è un invito “a sviscerare a spiegare quella sentenza”, operazione in questo caso faticosamente vana.
Dici: “Ovviamente non ho letto il Mūlamadhyamakakārikā”: l’ovvietà mi sfugge. Se ne vuoi parlare, comincia col leggerlo, ovviamente, non è un’opera lunga, ce ne sono almeno un paio di buone traduzioni integrali dall’originale sanscrito in italiano. Aggiungi poi “Magari mi avreste potuto spiegare perché la frase di Nagarjuna non c’entrava niente con le vignette”. Non so dove tu lo abbia letto: in @19 Mym ti diceva altro: “Però quello che provi quando pratichi non solo, penso, non interessa quasi a nessuno, ma faresti bene a liberartene senza indugi. Anche perché non c’entra nulla con la storia “samsara e nirvana ecc. ecc.”: difficile dargli torto. Le vignette di Fago e la loro pertinenza con la frase di Nāgārjuna qui non sono in questione.
Mi permetto una nota personale: ho l’impressione che tu parli della tua ignoranza con una certa spavalda nonchalance: l’ignoranza è cosa seria, a volte è una condanna, a volte è un’occasione, sempre, credo, un elemento costitutivo del nostro esistere da non prendere alla leggera.
2 Luglio 2019 alle 10:49 am
Ciao Gaetano, sei fortunato che esistano persone come Jf, per scrivere @37 ci vuole tanto tempo e tanta pazienza che solo persone oltre la media lo possono fare. Io ti avrei lasciato lì, come le ragazze bruttine alla festa della scuola …
2 Luglio 2019 alle 10:52 am
Fago @36: insomma il buddismo è un lenitivo … rende più leggero quello che c’era già.
Un buddismo centrista, per nulla radicale.
Nagarjuna era un pistola, allora?
2 Luglio 2019 alle 11:26 am
Caro Jiso, scusami per l’errore di battitura, so che sei Jiso Forzani, non so come ho fatto a sbagliare. Perchè non dovrei citare “allegramente” la frase di Nagarjuna? Non è “allegro”, “lieve” e anche “ironico” praticare senza porsi uno scopo? E anche un poco disumano… Riguardo al Mulamadhyamakakarika, pensavo che fosse un’opera mastodontica e di una difficoltà da “iniziati” e non sapevo neanche che ne esistessero traduzioni in italiano; anche in questo sta la mia leggendaria ignoranza, che non è spavalda, è solo tale e quale. Comunque, mi è venuta voglia di rileggere il primo volume sul buddismo Mahayana 😊. Ciò detto, prendo atto che la comunicazione è veramente faticosa, penso più che altro per difficoltà mie, quindi, per me, la possiamo chiudere qui.
Con affetto
2 Luglio 2019 alle 12:22 pm
Caro Gaetano, ma allora non sei così ignorante come ti vanti di essere: sai che sono Jiso Forzani, io invece non lo so che sono, penso che i nomi propri siano modi di dire, per questo richiedono precisione per capirsi.
“Allegramente” l’ho usato nell’accezione di “frivolmente”, per es. come si dice “una gestione allegra delle finanze” ecc. Con il praticare senza porsi uno scopo non ha niente a che fare.
Ciao
2 Luglio 2019 alle 1:50 pm
Mym @39:non lo definirei un lenitivo perchè (per restare nella metafora) la “ferita” scompare proprio. Assieme al dolore che provoca (da cui non è separabile).
Però la ferita è una specie di mia allucinazione (con conseguenze decisamente concrete), quindi quando scompare da un certo punto di vista non è cambiato niente “realmente”. Allo stesso tempo tra “prima e dopo” qualcosa cambia, e parecchio
2 Luglio 2019 alle 3:11 pm
Salve a tutti, leggervi mi ha fatto bene, un bene che se già mi aiutasse a non far danni, produrrà almeno a Oriolo e dintorni una grande quantità di merito :-).
Ma bando alle ciance, e visto che alcuni parlano di esperienze e allucinazioni, non vi dispiacerà se vi dico che la discussione mi ha fatto venire in mente mio nonno Renato. “E a noi che ce ne frega?” direte voialtri. Tuttavia, a mio rischio insisto. Egli era solito riferirmi un suo principio guida: “Alisa’ (Alessandro) è ‘na rota, come fai sbaji, ma sapello te permette de gioca’ d’anticipo e de fa’ qualche stupidaggine de meno. E se sei fortunato, te da er tempo de butta giù un bicchierotto de rosso con qualche buon compagno”.
Può essere pertinente? O è OT? Mah!
Saluti e grazie. Alla prossima.
2 Luglio 2019 alle 5:49 pm
Fago @42: è una sterzata su due ruote (da ‘più leggero’ a ‘scompare’) ma voi artisti siete così, un po estremi, un po’ approssimativi …
Alisà @ 43: di tuo nonno ci frega, figurati. È il resto …