Ven, 4 Mag 2018
Negli anni trascorsi ad Antaiji, un fratello con il quale ho condiviso la stanza (la “cella” si direbbe di un monastero cristiano) per più di due anni, fu Daichi Higashikage, ora responsabile di Ryūgenji, piccolo tempio di montagna nell’isola di Shikoku. Successivamente, assieme a Jisō Forzani e a Daidō Strumia, fui ospite della sua famiglia, nel periodo dedicato alla questua, nella città di Osaka. Infine, alcuni anni fa, sono stato suo ospite al Ryūgenji. Questa frequentazione, oltre al suo buon carattere e al senso dell’umorismo, ha favorito il sorgere tra noi di un legame che continua tutt’ora, quasi
quarantanni dopo il nostro primo incontro. Inizialmente ci scambiavamo i tradizionali auguri di buon anno poi, assieme agli auguri, una frase che riassumeva la nostra vita e il procedere della pratica. Da qualche anno, anche grazie all’uso di internet, ciascuno cerca di esprimere all’altro come viva la propria esperienza nello zazen e siccome i nostri mondi sono differenti, è bello vedere il gioco delle differenze che, da un lato, permangono, dall’altro si stemperano sempre più, a mano a mano che il discorso si fa più profondo. La sua vita, ora, è quella di un prete buddista e la sua cultura religiosa è profondamente immersa in quella giapponese, mentre io sono un laico, italiano, formato nella cultura di questa parte del mondo. Ma quando il discorso si fa più stretto ed è lo zazen in quanto tale ad essere mostrato, i nostri mondi scompaiono e rimane l’esperienza comune.
Ho pensato che potesse essere interessante mostrarvi uno stralcio dei nostri scambi. Penso che -assieme al post Un chiarimento storico sullo zen giapponese– possa contribuire ad inquadrare meglio la quarta parte del testo La Realtà della Vita, di Uchiyama, che abbiamo da poco ripubblicato.
Caro Yushin san
ここに 東影老師 の メール の 日本語の 翻訳が ありますので, どうぞ
Caro Daichi san
Nella foto -del novembre ’86-, Daichi Higashikage rōshi, in piedi, in primo piano, con la tuta blu
10 Commenti a “Parliamo di zazen”
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4 Maggio 2018 alle 8:35 pm
Due lettere molto belle, dense di contenuti e significato, grazie ☺️
5 Maggio 2018 alle 8:13 am
Il “discorso” che è alle spalle di quelle lettere ha nutrito quasi un secolo di zen giapponese ed europeo. Potrebbero rappresentare un punto di svolta.
8 Maggio 2018 alle 11:18 am
Caro MYM, non so se è questo il posto giusto per lasciare questo commento, ma tant’è. Ti volevo ringraziare per condividere con tutti gratuitamente la tua sapienza e la tua sincerità e umiltà. Ho letto alcune cose sul buddismo, da A. Watts, F. Capra, al Dalai Lama, il libro tibetano dei morti etc etc ma è anche merito tuo, della “Piccola guida..” e della “Via maestra” se ho iniziato a praticare in un dojo di Vercelli (fondato da Daido Strumia). La tua visione “occidentale” del buddismo zen (non che lo zen “occidentale” sia diverso da quello “orientale” intendevo solo lo zen descritto con un background culturale, storico e religioso occidentale), la tua lieve ironia, lo spessore culturale unito a una profonda umiltà (caratteristiche difficili da trovare insieme) mi hanno colpito.
Grazie
GASSHO
8 Maggio 2018 alle 11:54 am
Gratuitamente? Ohibò, non ti hanno avvisato? Mannaggia, devo fare tutto io…
Vabbe’.
Ciao Gaetano, a’ mordu i’ oche? 🙂
8 Maggio 2018 alle 2:10 pm
Caro MYM, tu giustamente ci scherzi, ma la gratuità mi sembra una delle caratteristiche del buddismo. Se una cosa si può comprare/ottenere con “lo sterco di Satana” non vale niente, o quanto meno, non è inerente alla “realtà così come è”, al Sè. Nel mondo di maya (sfoggio qualche termine in sanscrito 🙂 è vero esattamente il contrario, ma non stavo più bene in quel mondo lì.
Se non sbaglio veniamo entrambi dal mare (sei genovese?) ma io molto più sudorientale (Siracusa), quindi, se mi scrivi in genovese tanto vale che mi scrivi in giapponese.
Ciao MYM
8 Maggio 2018 alle 3:57 pm
Pardòn, parlavi di Vercelli perciò ti ho scritto in piemontese, più o meno.
Sì sì, la gratuità, il buddismo, Maya, lo sterco di Satana ecc.
Poi non resta che farlo davvero. Ciao.
8 Agosto 2018 alle 6:45 pm
Questa corrispondenza, nei due sensi, è bellissima e ne godiamo.
Riprendo qualche passaggio:
“,la risposta è nello zazen stesso; ogni motivo è solo un obiettivo o una speranza iniziale che non ha alcun rapporto con lo zazen in atto. […]Qualsiasi motivo ci abbia spinti o condotti allo zazen va abbandonato, ‘buttato via’ come dice il koan, altrimenti…non è zazen.”
Qui, personalmente, trovo proprio quello che è necessario trovare nella semplicità e comprensibilità del dire e si dissolve anche il dolce di riso disegnato.Oppure, tutto è solo un dolce di riso disegnato.
A me, anche le citazioni da Eckart, ricordano le dieci icone del bue, tanti rimandi tutti precisi, chiari, concreti.
Apprezzo moltissimo la Via allo Zen della Stella,vi voglio bene.
8 Agosto 2018 alle 7:43 pm
Grazie Nello.
Come sai, sedendo zazen per lungo tempo è normale rendersi conto di ciò, e quindi esprimerlo.
27 Settembre 2018 alle 10:23 am
Buongiorno.
Scrivo per segnalare che nella sezione ‘Libri on line’, sotto la voce ‘Addio ad Antaiji’ è disponibile il file audio dell’ultimo discorso di Uchiyama Roshi in Antaiji.
La registrazione è stata realizzata da Carlo DM per la voce recitante di Jiso; nella stessa pagina è stata aggiunta anche la versione cartacea dello stesso testo che Jf ha ritradotto dall’originale giapponese nell’estate appena trascorsa.
27 Settembre 2018 alle 10:34 am
Grazie Doc, è una cosa del tutto nuova, l’audio libro, per il sito della Stella. Poi, la calda voce di JF, rende l’ascolto piacevolmente avvolgente …
😳