Gio, 12 Ott 2017
Tra martedì 10 e giovedì 12 ottobre a Urbino, nel monastero delle Clarisse, si è tenuta la riunione annuale del DIM Italia, sezione italiana del MID-DIM (di cui qui trovate la storia e la struttura). Erano presenti circa trenta persone, appartenenti a quattro religioni diverse: Cristianesimo, Islam, Induismo e Buddismo.
Il Buddismo era rappresentato dagli appartenenti alla scuola Zen, provenienti da quattro diversi gruppi, e dalla tradizione Vajrayana con gli appartenenti all’Istituto Lama Tsong Khapa di Pomaia. Gli induisti provenivano dal Gitananda Ashram di Altare (SV). L’Islam era rappresentato dal COREIS, Comunità Religiosa Islamica Italiana, l’associazione nazionale dei musulmani italiani. Il cristianesimo era rappresentato da monaci e monache appartenenti a 12 monasteri italiani e ad uno francese, oltre alle Clarisse di Urbino, a cui va un ringraziamento particolare per la limpida e serena ospitalità.
La giornata di mercoledì 11 è stata in buon parte occupata da due interventi della Stella, uno al mattino ed uno al pomeriggio, e dalla discussione ad essi dedicata.
🍁Il primo intervento, intitolato L’esperienza della Stella del Mattino, era articolato in quattro parti:
-La storia, -L’evoluzione che ha portato alla forma attuale, -Gli obiettivi, -La forma interna o profonda della comunità.
🍁La seconda parte, dedicata al dialogo religioso, era articolata in cinque punti:
-La testimonianza e la sua condivisione, -Il dialogo come esigenza personale, -Il dialogo come attività intellettuale o accademica, -Il dialogo come filosofia politica, -Suggerimenti e proposte rivolte agli attori del dialogo
Ecco i testi dei due interventi
I. L'esperienza della Stella del Mattino
II. Il Dialogo Religioso
24 Commenti a “A Urbino il DIM e la Stella”
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13 Ottobre 2017 alle 6:58 am
Grazie Yushin.
13 Ottobre 2017 alle 7:27 am
Prego. Niente di nuovo per chi segue da tempo la Stella. Però l’ambiente era composito e ho fatto una carrellata generale.
13 Ottobre 2017 alle 8:04 am
È la smaterializzazione della Stella che ha dato spazio a chi non è fisicamente vicino.
Il sangha nell’epoca del web.
13 Ottobre 2017 alle 8:10 am
Vero. Anche se “non di solo web…” 🙂
Sarò off line sino a domenica sera.
A presto
y
24 Ottobre 2017 alle 10:09 pm
Ho apprezzato veramente ambedue gli interventi e le riflessioni chiare che pongono, veramente piacevoli e onesti, lo zazen risulta sempre più quello che è. Grazie
25 Ottobre 2017 alle 8:35 am
Grazie a te.
Certo sai che un conto è provarci un altro è riuscirci, sempre.
Ma senza provarci nonostante tutto, non c’è speranza.
Un buon investimento
21 Novembre 2017 alle 8:51 am
Murakami scrive in Norwegian Wood che se uno apre il cuore al “prossimo” – non a chiunque – guarisce da tutte le sofferenze. Diffido ovviamente dei romanzieri, ma quando leggo mym respiro meglio. Dipende sicuramente dal comune sentire; – anche, in un certo senso, dall’aver vissuto qualcosa di epico: il racconto di Antaj è entusiasmante.
La smaterializzazione della Stella mi sembra inevitabile nonostante la domanda religiosa sia destinata ad aumentare. Sono convinto che la questione delle questioni, almeno in Europa, sia la successione del cristianesimo – nei modi del rifiuto o del suo rilancio al di fuori dalla dottrina e teologia ortodossa – e che all’interno del “problema religioso” vadano iscritti tutti gli altri problemi e bisogni. Eppure, come fa notare mym a I, p. 10, la nuova religiosità, pur essendo una conquista storica, non può essere un fenomeno di massa, ma una ricerca personale (la quale, sia detto per inciso, prende le mosse dai valori falsi per condurre ad un credo di tipo laico).
Certo, la dismissione della casa di Galgagnano è una specie di lutto, anche perché il silenzio è il nuovo bene posizionale dell’upper class newyorkese: “Il silenzio è divenuto un bene molto richiesto e sempre più prezioso. Un investimento che non tutti si possono permettere…[sicché] oggi la gran parte del mercato dei beni di lusso riguarda il suono del silenzio” (John Biguenet, Il prezzo del silenzio, Repubblica del 22 ottobre 2017).
Capisco la mentalità del monaco, ma credo che le cose si disprezzino meglio quando si possiedono. A volte mi dico: “ah, se fossi milionario, con quanta intensità disprezzerei il mio denaro!”
21 Novembre 2017 alle 8:52 am
Ciao HMSX, bentornato.
L’idea che le cose si disprezzino meglio quando si possiedono è sana, direi giusta. Quando Tommasino (cfr. Una vita violenta, P.P.Pasolini) è ricoverato, tisico, in ospedale, vede dalla finestra i ragazzetti cenciosi come lui che corrono liberi verso l’avventura e dice “eravamo ricchi e non lo sapevamo”. Non apprezza (o disprezza) chi realmente non sa della propria ricchezza. Al contrario, però, del monaco, che non ha non per disprezzo della ricchezza, ma perché è già ricco così com’è. Anche fuor dal buddismo: cfr. 1 Corinzi, 7, 20 ss.
21 Novembre 2017 alle 8:53 am
@mym
PS: non vedo l’ora di leggere il tuo lavoro sul Vimsatika di Vasubandhu, effettivamente un drago.
Restando in tema di draghi, ne sto cavalcando uno notevolissimo: Giuseppe Rensi. Misconosciuto in vita perché contemporaneo e arcinemico di Croce e Gentile, è stato riscoperto dai posteri – e subito dimenticato – grazie al suo capolavoro “Filosofia dell’assurdo”. Il fatto che l’autore ponga come condizione per la comprensione della sua opera l’aver compiuto i quarant’anni mi sembra una garanzia. “La trascendenza “ e “La morale come pazzia” sono le cose più intelligenti che io abbia mai letto sull’etica. Le “Lettere spirituali” laureano meglio di qualsiasi università.
In particolare, nella Lettera XXIX, Rensi risolve l’apparente contraddizione del buddismo rilevata da Paul Deussen e dagli orientalisti del suo tempo circa l’ inconciliabilità dei dogmi del Karma e del Nirvana con la negazione dell’anima individuale.
Molte delle opere di Rensi si possono scaricare gratuitamente qui:
https://www.liberliber.it/online/autori/autori-r/giuseppe-rensi/
21 Novembre 2017 alle 11:32 am
Penso che -vedendo, leggendo, sapendo perché lo si cita- Vasubandhu sarà una sorpresa.
Non conoscevo Rensi, grazie. Interessante considerare una vigliaccheria l’idealismo (cfr. Filosofia dell’assurdo, Conclusioni, G.Rensi). In questo (a parte il sentimento) c’è una certa vicinanza con lo Yogacarin. Riguardo al problema del karma-nirvana-atman-anatman, come giustamente nota Rensi nasce dal pensare che “Perchè il concetto del guiderdone non diventi del tutto illusorio, deve esistere una identità tra colui che ha compiuto l’azione e colui a cui l’azione sarà ripagata”, (cfr. Lettere Spirituali, Lettera XXIX) ovvero dall’avere una concezione morale del karma. Che invece è puramente meccanico: caus’effetto e a chi la tocca la tocca. La soluzione proposta da Renouvier è molto simile alla concezione dei Sarvastivadin, ora assunta quasi solo dal buddismo “tibetano” (Vajrayana), solo molto più complicata. Il Nostro, i.e. Vasubandhu, ha di molto semplificato le cose.
2 Dicembre 2017 alle 7:50 am
Buongiorno.
Recentemente, le Edizioni Multimediali San Paolo hanno prodotto la versione, con i sottotitoli in italiano, del docu-film La via dell’ospitalità: un DVD sulla realtà e le attività del DIM della durata di 52 minuti. Alcuni volti noti, altri meno noti tra i monaci cristiani, buddisti, indù, mussulmani sciiti e sufi di Francia, Germania, Giappone, Italia, Marocco e Stati Uniti.
12 Dicembre 2017 alle 11:21 am
Sulla stessa linea di 1 Corinzi, 7, 20 ss. anche Giuseppe Rensi in “Il troppo” (scuola di pitagora editrice, p.16), dove l’attenzione è focalizzata sulla sottigliezza che il contrario di “troppo” non è “niente”. Un’eloquente poesia di Nietzsche si intitola “Sulla povertà di chi è il più ricco”.
Sono due mesi che mi scervello per scrivere in commento una intrepida teoria della conoscenza che faccia piazza pulita della diatriba “idealisti/realisti”…. e niente, sono ancora in alto mare.
Non di meno mi impegno pubblicamente a portare a compimento questa impresa ad alto tasso di fallimento sebbene nessuno me lo abbia richiesto. Sono persuaso che è proprio a causa di questa diatriba, rilanciata stucchevolmente da filosofi/teologi alla moda, che il prepotente tema della successione del cristianesimo con una nuova religione sia, se non proprio censurato, oscurato.
12 Dicembre 2017 alle 11:22 am
Mi piacerebbe omaggiare Rensi e la sua categoria dell’assurdo con un breve elenco delle cose incredibili che mi hanno colpito in questi due mesi:
– l’immortalità politica di Berlusconi;
– le dichiarazioni pubbliche di Trump;
– i birmani che uccidono in nome di Buddha;
– Guido Rovelli che spiega Nagarjuna sul Corriere della sera;
– l’immagine di Gesù-Siddharta del tempio zen di Seiun-ji e il relativo rotolo innologico: http://cesim-marineo.blogspot.it/2016/01/gesu-siddharta.html
Mi domando se il “pericolo del sincretismo” di cui a pag 3, I, sia più immaginario che reale, stando il fatto che le varie religioni sono sopravvissute grazie alla capacità di fondere e assimilare cose disparatissime. Per esempio il cristianesimo http://www.silviaronchey.it/articolo/4/426/Tutti-gli-di-nascosti-dietro-al-dio-chiamato-Ges/
12 Dicembre 2017 alle 4:15 pm
Rovelli che spiega Nagarjuna me lo sono perso. E la cosa non mi crea alcun problema. Il resto, più o meno…
Mi permetto di interloquire su una banale quistione di linguaggio. Comunemente per “sincretismo” si intende un’operazione pensata “a tavolino” nella quale si prendono pezzi di qua e pezzi di là e si costruisce una sorta di Frankenstein. Che, dato l’argomento religioso, è privo di spirito o di verità (a seconda del versante religioso dal quale si guarda). Assimilare cose disparate nel corso di secoli è un processo diverso che comunemente “va” sotto il nome di “contaminazione”. Il primo è, per definizione, negativo, la seconda… di solito si cerca di nasconderla, non perché sia anch’essa negativa, ma perché mette in luce che nella mia bottega non tutto viene dal Fondatore.
12 Dicembre 2017 alle 4:20 pm
Ps: a Rensi avrei fatto notare che è soprattutto il contrario di “tutto” a non essere “niente”.
E poi gli avrei citato J. Joplin: “Niente vuol dire niente, honey, se non sei libero”.
13 Dicembre 2017 alle 8:10 am
Riguardo alla diatriba “idealisti/realisti”, riferita a Vasubandhu e Asanga prima e Dinnaga e Dharmakirti poi, penso che la cosa migliore sia studiarli così come sono, senza etichette. Che spesso, proveniendo da ambiti culturali diversi, snaturano o limitano.
In ogni caso, però, non erano idealisti.
26 Dicembre 2017 alle 7:04 am
Buongiorno,
Agli amanti del genere, segnalo che è stato pubblicato La provocazione del logos cristiano nel quale oltre agli scritti di teologi e professori di alta cultura, potete trovare l’articolo La concezione del Logos cristiano nella prospettiva buddista, che alcuni di voi forse già conosceranno.
Ma la vera notizia è che presto, immantinente, puntuale come ogni anno sta per arrivare il nuovo BuddaZot!
26 Dicembre 2017 alle 9:43 am
Beh, grande risultato!
Mi chiedo ancora come te lo abbiano pubblicato. Non l’hanno letto? O pensano che il libro non sarà letto?
26 Dicembre 2017 alle 10:26 am
Sul perché sia stato pubblicato anche il mio articoletto, esiste un piccolo aneddoto che forse spiega l’arcano. La “cosa” nacque due anni or sono: mi fu chiesto di scrivere un articolo nell’ambito del “Cortile dei gentili, la struttura che, all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura, ha il compito di favorire il dialogo tra credenti e non credenti”. Prima di accettare chiesi chi fossero questi non credenti con i quali avrei dovuto dialogare. Non ebbi risposta. Ora, vedendo che nel libro solo il mio articolo è “targato” come buddista, ovvero -secondo la terminologia in uso presso il Cortile dei Gentili- come “non cristiano”, mi è venuto un dubbio…
Anzi, due. Ma il secondo, ovvero che faccia comodo a qualcuno una critica severa verso quella Sede, è pura fantascienza. Certe cose non bisognerebbe neppure pensarle.
26 Dicembre 2017 alle 10:55 am
Effettivamente, molti sembrano rimpiangere, dal punto di vista teologico, quel papa. E spesso Rubettino propone letture teologiche più aderenti alla prospettiva di questo.
Io dico che li hai presi in contropiede e non hanno saputo come reagire. In realtà si aspettano lodi sperticate ai papi anche da chi si dichiara “non credente”. Qualche anno fa andava di moda definirsi “atei devoti” (?!). Discorso a parte per quelli che fanno marketing delle loro polemiche anti religiose, che alla fine vengono letti solo da chi è a priori d’accordo con loro.
26 Dicembre 2017 alle 10:58 am
In definitiva: sei fuori da ogni categoria!
26 Dicembre 2017 alle 11:04 am
Badi a come parli! 😳
Bada a come parla? 😳
Vabbe’: fuori sarai tu.
26 Dicembre 2017 alle 11:07 am
PS: io un po’ di “marketing” l’avrei pure fatto, ma in certi ambienti se parli di baiocchi è un po’ come fare una puzzetta in un ascensore affollato… Appena si apre la porta filan via tutti
26 Dicembre 2017 alle 11:30 am
😂😂😂