Lun, 26 Giu 2017
È la prima volta che la Stella del Mattino pubblica e distribuisce un testo cristiano. Fra le ragioni a sostegno della decisione di pubblicare questo libro di Simone Weil, mi pare opportuno menzionarne tre. La prima non differisce da quella che motiva la pubblicazione di tutti gli altri testi: la convinta speranza che la lettura del libro offerto sia di beneficio a chi lo riceve, come lo è a chi lo propone, per la propria esperienza spirituale ed esistenziale.
La seconda è inerente a un elemento costitutivo di questa comunità, il dialogo religioso con il cristianesimo. Ascoltare la voce dell’altro, con il suo timbro, la sua terminologia e le sue argomentazioni, senza togliere né aggiungere né modificare, è parte non alienabile del dialogo religioso, affinché non divenga il monologo di un solo attore, che interpreta entrambe le parti di un canovaccio in cui l’altro è un tu su misura per me, e non un vero altro io. La terza ragione diviene evidente con la lettura del libro. La Pesantezza e la grazia, rappresenta una buona introduzione al mondo religioso secondo Simone Weil. Si presenta in forma di brevi pensieri, che nella maggior parte catturano immediatamente l’attenzione, credo, di chiunque sia personalmente coinvolto dal discorso religioso, e richiedono poi una lettura ripetuta e una lenta assimilazione. Il pensiero nitido e il linguaggio essenziale di Simone Weil esprimono un cristianesimo fedele, privo di accenti consolatori e di ripari identitari, che nasce da un’esperienza spirituale e intellettuale tanto inimitabile quanto profondamente comunicativa: sono convinto che la coerenza disarmata fra pensiero, parola e comportamento che è la trama della sua vita e che questo piccolo libro riflette chiaramente sia una fonte d’ispirazione anche per chi abitualmente ascolta e parla altri linguaggi spirituali e religiosi.
Come d’abitudine, proponiamo il testo in due formati, .pdf ed .epub, per l’utilizzo a stampa o digitale. In questa pagina potete trovare e scaricare liberamente ambedue le versioni del testo.
25 Commenti a “Le ragioni di Simone”
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26 Giugno 2017 alle 12:27 pm
Grazie, è molto gradito.
26 Giugno 2017 alle 12:31 pm
Buongiorno Maurizio, ne sono contento. Un ovvio cosiglio: maneggiare con cura.
26 Giugno 2017 alle 12:32 pm
Pardon, non meno ovviamente: consiglio.
26 Giugno 2017 alle 4:34 pm
Una splendida descrizione del samsara, vissuto da una persona sensibile, intelligente che anela all’uscirne senza avere, in pieno, i mezzi per farlo. Nessuno gli aveva offerto la concreta via di salvezza che conduce al di là del mare che c’è tra il sapere e il portare a compimento. Sensibilità, intelligenza e cultura le danno i mezzi per coltivare speranza e rendono ancor più amaro il mondo: non può non vederlo appieno. Il sostegno principale le viene dalla fede che, a tratti, la proietta nella libertà. Per poi ricadere. Con le sue parole potremmo dire che non trovò risposta alla domanda: Come si sfugge a quello che, in noi, assomiglia alla pesantezza?, (cfr. pdf 18). Dice, Thibon: Lei conosceva, viveva la distanza disperante fra “sapere” e “sapere con tutta l’anima”, e la sua vita non aveva altro scopo che abolire questa distanza, (cfr. pdf 11).
In qualche misura, e mutatis mutandis, ricorda Virginia Woolf: E finché resterà ancora infisso dentro di noi l’uncino della vita, continueremo ad agitarci […] Forse, per il solo fatto di averla desiderata in tutti questi secoli, gli uomini saranno riusciti a farla esistere; dovrà pur esserci un’isola verde dove far riposare la mente.
Simone quell’isola l’aveva intravista: Non pensare a, facoltà suprema, (cfr. pdf 68).
26 Giugno 2017 alle 9:04 pm
Mi lascia stupito il fatto che offriate in maniera gratuita traduzioni di testi, le quali non sono certo lavoretti facili, e che credo comportino tempi di lavoro non indifferenti.
Con vivissima gratitudine, vi ringrazio
27 Giugno 2017 alle 7:50 am
Buongiorno Antonino, la libera circolazione di persone e opere dovrebbe essere norma di libertà mentre la tirannia del denaro, di cui la monetizzazione del lavoro e del tempo è il braccio armato, la rende quasi un’eccezione e, per molti, un fastidio: un inequivocabile segno dei tempi. Grazie a lei per lo stupore e per la compagnia.
27 Giugno 2017 alle 8:03 am
Pappazùm pappazùm…
A dire il vero lo facciamo per divertimento: tanto tempo libero e voglia di giocare…
27 Giugno 2017 alle 9:55 am
@jf
Sì, siamo nella società del Dio Denaro più che mai. 130 anni fa un tizio urlò che Dio era morto. Guardate un po’, le spese del funerale tutte a carico suo, e neanche una ghirlanda di rose in dono.
@mym
Divertitevi, divertitevi pure, che ci divertiamo pure noi lettori 😊
27 Giugno 2017 alle 10:18 am
Poi però passiamo a raccogliere l’obolo: quando ci son di mezzo i preti (buddisti, cristiani fa lo stesso) si sa… 😌
27 Giugno 2017 alle 12:00 pm
E’ l’obolo di san Dietro, ovvero la tassa sulla gratuità… un vero scherzo da preti.
@antonino
Nietzsche, per l’impressione incolta che ne ho, l’ha messa sul personale, come se la realtà fosse un torto fatto a lui personalmente. La Weil, anche se non sfugge al senso tragico, ha ben compreso invece che un inciampo sta proprio nel personalizare.
27 Giugno 2017 alle 12:27 pm
Cito dal testo, pagina 40:
“Noi non possediamo niente al mondo – perché la sorte può toglierci tutto – tranne il potere di dire io. È questo che bisogna dare a Dio, vale a dire distruggere. Non vi è assolutamente nessun altro atto libero che ci sia permesso, se non la distruzione dell’io.”
Lì Nietzsche (ma anche un po’ tutti noi) si rivolterebbe nella tomba
27 Giugno 2017 alle 8:04 pm
Vero. Distruggere una “cosa” che non c’è è una perdita di tempo sulle soglie dell’impossibile.
Come si distrugge l’io? Dove lo si trova e che cosa gli si fa per distruggerlo?
È anche per questo genere di follie, imho, che la Weil è rimasta in mezzo a un mare di guai. Tra l’altro il Nazzareno certe cose non le ha mai dette, era tutta produzione sua, di Simone.
27 Giugno 2017 alle 8:14 pm
Sì. Penso che il cristianesimo difetti proprio in questo: nell’indicare Dio come fonte di gioia eterna ma nel non dirci come si fa ad arrivarci a questa (non) cosa. Per nostra fortuna c’è il buddhismo
28 Giugno 2017 alle 8:52 am
No no, per fortuna il buddismo non c’è. Altrimenti saremmo nello stesso guaio.
“Inventare Dio” non è cosa semplice. Un buon tentativo mi pare quello hindu, dove “Lui” è indescrivibile, ineffabile e basta. Quando cominci con gli aggettivi (giusto, buono, misericordioso ecc.) oppure con le Sue volontà, poi occorre spiegare perché accade (anche) il contrario.
Se poi ti metti a parlare delle strade che portano a Lui rischi di parlar di cose che non conosci.
28 Giugno 2017 alle 10:52 am
Intendevo : il buddhismo con l’ottuplice sentiero ci dice come si arriva a questa fonte di gioia (non intendevo Dio, il quale non è un problema buddhista), ci dà questa possibilità di salvezza (dal dolore)
Sì, quello Hindu è un buon tentativo, ma la parola Dio ha sempre un certo peso sul nostro cuore, anche a dire che è ineffabile, impensabile etc…, quindi si rischia sempre di ridurlo a idolo.
Ho diversi amici che praticano Yoga, e a sbandierare parole come “ma l’assolutooo, solo Luiiii” non ci stanno niente.
Occorre stare attenti.
Cari saluti.
28 Giugno 2017 alle 11:09 am
Nenche io intendevo “Dio”, intendevo proprio dire che il buddismo non esiste. L’ottuplice sentiero dice questo dice quello, ok, ma il soggetto non è qualcosa detto “buddismo”. Quella cosa lì è un’immaginazione.
28 Giugno 2017 alle 11:16 am
Ma sì, ma è tutta una recita. Neanche io esisto, eppure mi tocca dire “io… La mia..quella cosa..”
Per sfortuna la maggior parte degli uomini non lo sa che è una recita, o forse è una fortuna : ne rimarrebbero sconvolti.
28 Giugno 2017 alle 11:26 am
Mmmmmh, mi sembra un po’ “buttata lì”.
Se non esisti chi è che scrive queste perle di saggezza?
Ovvero: se sai che il buddismo non esiste, che cosa intendi quando dici “buddismo”?
28 Giugno 2017 alle 11:31 am
E va bene, sono stato superbo. Mi arrendo, non lo so 😂😅
A queste ultime due domande mi può rispondere lei?
28 Giugno 2017 alle 12:30 pm
Oggi non vorrei mentire.
Su certi argomenti, soprattutto quando si criticano in blocco interi sistemi (il cristianesimo, il buddismo, i teisti…) bisogna fare particolare attenzione.
28 Giugno 2017 alle 2:12 pm
Capisco. In questi casi, meglio il silenzio.
Buona giornata e grazie per la gradita conversazione mym
29 Giugno 2017 alle 11:29 am
Scusate, ne approfitto per segnalare questo breve testo a mio parere molto interessante, sul confronto tra Dzogchen e Zen, probabilmente alcuni di voi lo conosceranno. Buona lettura
3 Luglio 2017 alle 11:24 am
Buondì
Grazie Antonino. Il testo però spiega a lungo (e in modo abbastanza confuso oltre che sbilanciato) a proposito dello Dzogchen e parla poco e nulla dello zazen. Inoltre semina zizzania in chi lo legge conducendo a pensare che ci sia un’illuminazione da realizzare. Oltre ad altre imprecisioni più o meno gravi.
Paragonare due “sistemi religiosi” non è cosa da fare. Se ci si è costretti, il lavoro dovrebbe essere molto ma molto più profondo e più studiato.
PS: ho sistemato il link nel tuo commento.
3 Luglio 2017 alle 2:22 pm
Non so cosa si intenda per “illuminazione” nel Vajrayana, forse la completa distruzione dei cosiddetti Klesa, o qualcosa del genere.
Comunque il testo è un estratto di un libro (che io non ho letto), dal titolo “Dzogchen e Zen”, quindi forse per vedere se è un lavoro fatto bene lo si dovrebbe leggere
3 Luglio 2017 alle 5:05 pm
A meno che il resto del libro non sia di tutt’altro tenore (ma allora perché pubblicare solo quel brano in un pdf a sé stante se è un pezzo scadente?) oppure, in questo caso, basta il pezzo che hai segnalato per capire che non è un lavoro fatto bene.