Lun, 11 Gen 2016
Mi ha colpito molto quello che è successo in Germania (e altrove) la notte di Capodanno. La violenza di gruppo terrorizza, ancor di più se -come pare sia stato- è pianificata e organizzata. Penso che, così come occorre far sì che Charlie possa pubblicare quelle che a volte sono vignette sciocche e insultanti, così pure è indispensabile che le persone, uomini o donne, possano circolare e festeggiare per le strade senza venir assalite, umiliate. Su questo occorre non transigere.
Però, se accendo la televisione, se mi soffermo in un edicola davanti alle copertine esposte, se guardo (anche d’inverno) come sono (s)vestite il sabato sera, durante le feste in piazza, in discoteca, molte giovani donne, sento che c’è qualche cosa che non va. L’esibizione del corpo come richiamo sessuale è (quasi) la norma. I modelli di comportamento che strati sociali meno difesi dalla cultura acquisita traggono dal cinema e dalla televisione, vanno (quasi) tutti verso la medesima direzione.
Da giovani è difficile convivere con la propria acerba e sfuggente identità. Lo stereotipo permette di identificarsi, riconoscersi e quindi avere identità. Tutti quei corpi scoperti mi disturbano perché sanno di… bestiame. Di persone ridotte a corpo. Spesso un corpo al servizio della funzione del sesso come stereotipo, senza erotismo né coscienza.
Immagino che, per chi viene da culture dove le donne sono coperte sino agli occhi, tanta carne scoperta sia addirittura scioccante, disturbante, innaturale.
Noi chiediamo rispetto per il nostro “stile di vita”.
Qualche volta pensare, anche, a non dare scandalo può essere un pensiero di libertà, quando non è figlio di una costrizione o di un abuso.
Inoltre, un pensiero su quel che si sta facendo (s)vestendosi in quel modo non può che giovare.
178 Commenti a “Le donne di Colonia. Controcorrente?”
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11 Gennaio 2016 alle 8:23 am
Buongiorno.
Segnalo due articoli sull’argomento.
Questo
e
questo
11 Gennaio 2016 alle 9:39 am
io segnalerei questo
11 Gennaio 2016 alle 10:17 am
Il tema è complesso…e interessante.
Una riflessione può essere, funziona, è possibile una società multietnica? Quale prezzo pagano le società ospitanti ai nuovi venuti? E’ tollerabile, è pagabile? Sono d’accordo le popolazioni autoctone a questa invasione? E se sì, a che pro? Per quale finalità? E’ accettabile, è sostenibile, una società fondata sul PIL?
Perchè vengono qui e non vanno in Arabia Saudita, in Qatar, i Kuwait, in paesi più omogenei alla loro “cultura”?
Il sistema di potere (che sarebbe opportuno definire imperialista ma non voglio dare una coloritura ideologica), ha tra ci suoi strumenti efferrati: immigrazione=destabilizzazione=conflitto perenne, droga, pornografia. Tutti questi fattori sono all’apoteosi pressochè ovunque. Mi vengono in mente le “guerre dell’oppio” di Inghilterra e Francia per demolire la resistenza cinese e indocinese alla loro colonizzazione, quella “strategia” di conquista era perpetrata dagli Stati occupanti, oggi gli stati dipendono ancora di più dalla finanza. E’ accettabile?? Di fatto, in Europa, non c’è reale democrazia tranne in Svizzera dove decidono le libere popolazioni dei Cantoni. Se, avessero deciso i popoli europei, immigrazione, droga, pornografia sarebbero chiuse in 5 minuti.
Colonia, è solo un timido inizio…
In USA, la popolazione nera è presente da 500 anni. Nelle carceri USA, ci sono circa cinque milioni di detenuti, oltre il 90% sono neri. Sono “integrati”? Sono discriminati? Cosa abbiamo a che spartire con il modello USA? Zero. Però loro lo impongono imperialisticamente ovunque, e questo ovunque non è così malleabile ovunque, l’islam resiste strenuamente e non vuole vedere crollare il suo mondo, i suoi veli sotto i colpi della pornografia, della mcdonaldizzazione imperante e vomitevole.
11 Gennaio 2016 alle 11:07 am
I grandi temi sono inevitabilmente complessi.
Vorrei attirare l’attenzione in senso… buddista.
Ossia quello che riguarda le scelte individuali.
Semplificando al massimo: come fare del bene a te facendolo anche a me?
11 Gennaio 2016 alle 11:37 am
Interessanti gli articoli segnalati, in particolare il primo linkato in mym@1 e quello suggerito da pierino@2. Quel che è successo a Colonia e altrove la notte di Capodanno mi pare una delle cose più inquietanti accadute in questi ultimi tempi inquieti. Al punto che ammetto di stentare a credere ai confusi resoconti. Quel che è certo è che suscita un turbamento profondo, smuove cose ataviche. Perché al centro c’è il tema della condizione della donna e della sua libertà in culture e società (leggi:TUTTE) maschiomorfe. In cui nel migliore dei casi la libertà femminile è concepita più o meno esplicitamente come una concessione (regalata o estorta) maschile: e nel peggiore come sottomissione al maschio dominante. Le religioni sono state e continuano a essere uno dei veicoli più efficaci del dominio maschile sulla donna, usando alternativamente il bastone della demonizzazione e la carota della santificazione (decretata in base a valori machili). Il buddismo purtroppo non fa eccezione, ci sono passaggi in molti sutra antichi in cui si dà un’immagine della donna come mero oggetto della fregola sessuale maschile, roba da vergognarsi. Lo sfruttamento maschile della donna è polimorfo, e comprende anche la pretesa di gestirne la libertà (credo che l’uso del corpo della donna come oggetto del desiderio in campo pubblicitario sia uno dei tanti esempi). Ma è la conquista (appena abbozzata, fragile e sempre a rischio) più preziosa della laicità. Un bene comune da curare e proteggere, con la consapevolezza che stiamo muovendo i primi incerti passi in quella direzione, e da offrire senza tentennamenti a chi proviene da culture dominate dalla paura della libertà femminile.
11 Gennaio 2016 alle 12:12 pm
“il bene in senso…buddista ” è imprendibile o prova a definirlo tu mym
11 Gennaio 2016 alle 12:20 pm
“la libertà femminile “, mi viene da ridere…e che dire della acriticita’ con cui “il femminile ” assimila e metabolizza tutto l’ immondezzaio attuale?
11 Gennaio 2016 alle 1:02 pm
@ 6: Anche definire il “vivere” è impossibile, ma si cerca di farlo ugualmente.
Basta provare e sbagliare: pian piano si impara.
11 Gennaio 2016 alle 1:53 pm
Restringere allargare, comprimere espandere, soggettivo, oggettivo, collettivo…ci sta tutto…
Nel 1999, alla comparsa dell’ euro,conquistò il 30 per cento del mercato mondiale, prontamente gli USA bombardano il Kosovo con l’ utile idiota europeo. Con una fava hanno preso uno stormo di piccioni…
Se non fosse chiaro, si può buddisticamente illuminare
11 Gennaio 2016 alle 2:00 pm
Quando Putin dice a Caio, non vorrei essere costretto a usare il nucleare in Siria, in realtà parla a Sempronio (USA), Caio non è in grado di impensierirlo fino a quel punto mentre Sempronio è sempre più invadente
11 Gennaio 2016 alle 2:07 pm
Va bene, come vuoi.
Ma con “Colonia”, come singoli, perfino come buddisti, come la mettiamo?
Ci riguarda?
Non ci riguarda?
11 Gennaio 2016 alle 2:28 pm
A io, riguarda. Me ne accorgo dalle mie reazioni. Che sono molteplici e contraddittorie. E mi spingono a chiedermi che immagine ho io della donna, del femminile, come lo immagino, come ne concepisco la libertà… quanto l’ideologia maschia che imbeve la cultura (anche la mia) mi condiziona nelle mie opinioni, scelte, comportamenti. Mi accorgo di vivere in un sistema di riferimenti culturali in cui anche la maternità è un concetto maschile.
11 Gennaio 2016 alle 4:17 pm
Comincerei dalle mamme. E poi dai papà.
Per non parlare di maestri e maestre elementari e via discorrendo.
Le bambine da una parte che, già imbellettate, giocano con le bambole e i bambini dall’altra che giocano alla guerra.
Ed un’altra generazione è già “andata”.
L’educazione di genere è indispensabile, pari opportunità non significa essere uguali.
Ci vorrà molto tempo per superare la diseducazione di genere.
11 Gennaio 2016 alle 4:34 pm
Però c’è un altro aspetto. Ora arrivano a decine, centinaia di migliaia persone che hanno una visuale culturale molto diversa dalla nostra. Per le quali è addirittura Dio (in realtà è il monocoso ma prima di arrivarci la strada sarà lunga) che dispone che le donne siano, di fatto, proprietà dell’uomo.
Occorre tenerne conto oppure sarà un’altra guerra.
11 Gennaio 2016 alle 7:28 pm
Per chi ama il cinema, suggerisco di guardare ‘Timbuktu’, di A. Sissako.
Un film equilibrato, non ideologico ma “… un grido di allarme lanciato a un Occidente spesso distratto (salvo quando si presentino episodi mediaticamente rilevanti come il sequestro di giovani studentesse) e talaltra incline a pensare che in fondo l’integralismo sia una rivolta contro i secoli di colonialismo e che nasca dall’interno delle varie realtà nazionali.” (G. Zappoli, critico di MYmovies)
11 Gennaio 2016 alle 7:28 pm
Nel secondo articolo di @1, Dacia Maraini dice, un poco sbrigativamente: “Da noi c’è stato Gesù Cristo che ha sconvolto e rovesciato le prescrizioni della Bibbia: le parole «amore» e «perdono» hanno sostituito il «dente per dente» e l’odio di religione. Nei Paesi musulmani un Gesù è mancato”.
È un argomento centrale, che non riguarda solo i musulmani ma anche ebrei e cristiani e in qualche misura anche i buddisti, come ricorda Jf@5.
Non si tratta di “cambiare le religioni” ma di modificare profondamente la lettera con cui sono espresse. Una nuova inculturazione. Penso che questa sia la nuova frontiera del dialogo interreligioso.
11 Gennaio 2016 alle 7:32 pm
Ciao Doc.
C’è una tesi interessante esprimibile in questo film @15? Per quelli che non lo andranno a vedere…
Grazie.
PS: trovato, molte cose interessanti sul “messaggio” del film le trovate qui.
11 Gennaio 2016 alle 8:17 pm
È già “guerra” .
Colonia è una colonia, è un luogo, come tanti altri, dove il sistema di potere ha realizzato il suo massimo obiettivo, subordinare le persone ai suoi diktat e fargli credere di contare qualcosa mentre in realtà qualsiasi azione è sempre dentro il recinto, la “logica” del sistema stesso che è pilotato sovranazionalmente. La politica “europea” la decide Washington, embargo ai russi docet. I nostri anziani sono trattati allo stesso modo delle ragazze ovunque a capodanno e anche tutte le altre sere.
11 Gennaio 2016 alle 9:18 pm
Ciao Mym @17
la critica di Zappoli è interessante e abbastanza condivisibile. Ma a mio avviso il film non ha una tesi, è una fotografia d’interno (di mondi a noi sconosciuti o che presupponiamo di conoscere). Così mi è piaciuto vederlo.
La forza delle immagini a volte vale molte chiacchiere.
E poi mi pare esca da quel dualismo (o poli ismo) di cui mi paiono permeati non solo molti Vs interventi ma anche gli articoli che sono stati suggeriti: islam Vs cristianesimo (o altre religioni….).
Non sono convinto che la dimensione ‘religiosa’, nel senso di tradizioni religiose ma non solo , sia la chiave di lettura giusta per gli avvenimenti di cui si parla. Nè per la convivenza civile. Per me la chiave, se bisogna proprio dirne una, oggi si chiama laicità; intesa come non valore, non religione, non ideologia.
Forse bisognerebbe rileggere Thoreau.
PS. Comunque il film non credo sia più in sala, ma basta affittare la cassetta ( o scaricarlo, per i malandrini!…)
11 Gennaio 2016 alle 9:30 pm
La Libertà è una conquista culturale, una evoluzione dello/nello stare insieme tra umani a cui non mi sento di rinunciare.
Questa conquista ha comportato e comporta degli attriti nel mondo dei valori (che per sua costituzione è plurale)e quindi nei costumi.
Le sensibilità vanno rispettate e penso che per convivere in questa realtà si debbano mettere dei punti fermi e il primo è il NO alla violenza (in tutte le sue forme); prioritario ( per dirla con Salvatore Veca) deve essere il riconoscimento (e il rifiuto) del male, prima di discutere come e quanto posso realizzare ciò che è bene per me.
A chi viene da culture altre “dove le donne sono coperte sino agli occhi..e.. tanta carne scoperta sia addirittura scioccante, disturbante, innaturale.” è bene far comprendere che vanno rispettate anche le donne che non rispondono ai loro modelli e che solo nella non violenza può esserci una convivenza pacifica.
11 Gennaio 2016 alle 9:34 pm
Poi certo che (citando JF) dalla schiavitù del principio di autorità siamo passati alla schiavitù degli istinti (..eteroguidati), ma l’uscita deve essere sempre dentro la presa di coscienza ovvero nella LIBERTA’ di scelta.
11 Gennaio 2016 alle 9:36 pm
A margine, mi permetto di chiudere la giornata con un saluto grato a Magic Tom, che se ne è partito per sempre https://www.youtube.com/watch?v=1091W-lr
11 Gennaio 2016 alle 9:42 pm
In questo non mi trovo in accordo con @19: la libertà di scelta è sempre scelta tra valori, altrimenti non sarebbe scelta ( giudizio e decisione tra differenti opzioni).
Perciò la Laicità è un valore (una conquista a mio parere), è una posizione “politica” che si distingue dalle altre posizioni che non si riconoscono in essa
11 Gennaio 2016 alle 9:47 pm
Pardon, il link cui @22 rimanda è questo
11 Gennaio 2016 alle 10:08 pm
Ciao Dario @ 23
infatti tu la scrivi con la maiuscola
Tu mi insegni che possedere dei valori è un invito per i ladri. Ecco l’origine.
12 Gennaio 2016 alle 7:57 am
Buongiorno.
Dopo tanto cicaleggio maschile finalmente una signora ci onora di un suo commento, lo trovate sulla nostra pagina FB ma per comodità lo riporto qui:
«Sì, e se spacco la vetrina e’ colpa del gioielliere…
Attenzione che la parità sta arrivando, dai buffi uomini gonfiabili ai tristi uomini in vendita… E poi chissà.
Ma proprio verso il basso dovevamo farla la parità’? Cos’è troppo faticosa la salita?» (Marina)
12 Gennaio 2016 alle 8:33 am
Buongiorno Marina, non so se mi leggi (non frequento facebook), concordo, c’è un retrogusto di quel che fai notare – però c’è anche un sentore di minaccia nel tuo “Attenzione…” che mi sa di rivincita: di cosa dovrei aver paura? La salita è faticosa e la discesa anche. La questione è complessa e molto. Oltretutto parliamo di uomo e donna, maschile e femminile come fossero categorie chiare e distinte: ma le stagioni non sono solo quattro, i gusti non sono solo cinque e i sessi non sono solo due (come ci mostra David Bowie buonanima) mentre i pregiudizi sono pressoché infiniti. Il bipede deambulante che chiamiamo essere umano si aggira sulla Terra da qualche migliaio di anni, un tempo brevissimo evolutivamente parlando. Se non sparisce prima, la strada è ancora assai lunga prima di arrivare a una stabilità evolutiva decente. Partirei dunque da considerazioni basilari: se siamo in cerca di libertà, la libertà di movimento (andare dove e come si vuole) è basilare, così come la libertà d’abito (vestirsi come e quanto si vuole). Ma c’è il problema del condizionamento: per cui la questione diventa: sono sicuro di sapere cosa voglio davvero? L’unica educazione sensata mi pare questa: imparare a capire cosa voglio davvero, per me, per la mia vita, per il mio ambiente.
12 Gennaio 2016 alle 8:41 am
Capito Marina? Fai la bravina e dai ascolto allo zio Jf… 😛
12 Gennaio 2016 alle 10:52 am
“Sì, e se spacco la vetrina e’ colpa del gioielliere…”
Una metafora assai rischiosa, mi pare…
12 Gennaio 2016 alle 11:00 am
“Se le metto una mano sul culo, la colpa è della sua chiappa…” (con rispetto parlando) è meno rischiosa come metafora… :-[
12 Gennaio 2016 alle 11:17 am
Ciao Doc
@25, non so se intendo correttamente ma “possedere dei valori è un invito per i ladri” mi ricorda Ryokan Daigu nel suo verso “La bella luna lasciata dal ladro alla finestra”: una aspirazione etica (un valore o non-valore)che condivido.
Ma poi c’è Colonia (e non solo http://www.centrodonnapadova.it/component/content/article.html?layout=edit&id=13) che mi interroga e mi spinge ad agire e quindi a decidere (o a non decidere): un sé che si muove ” tra Marta e Maria”:-)
12 Gennaio 2016 alle 12:03 pm
Ciao Jf
capisco e condivido.
La metafora è rischiosa, ho detto, e cerco di spiegare perchè l’ho detto.
A volte facciamo gli (finti) ingenui ad oltranza. E’ un discorso estremamente delicato, ma non a margine del tema posto da Mym.
L’ostentazione (di ricchezza, di benessere, di felicità ecc..) induce facilmente al malanimo. E’ un fatto constatabile empiricamente.
(o Sariputra… contatto, sensazione, percezione, desiderio, appropriazione…. )
Bisogna saperlo, e non stupirsi troppo se, girando per i vicoli, ti rubano il diamante che sbandieri al collo. O se il popolo affamato dà l’assalto ai supermercati.
La tentazione non assolve nè giustifica il ladro, ma l’ostentatore derubato, se vive in questo mondo, magari qualche domanda potrebbe farsela…
Certamente se riportiamo il discorso al corpo, al sesso ed alla sessualità, andiamo a toccare nervi molto scoperti. Ma il meccanismo del desiderio se ne frega delle nostre sensibilità.
In sintesi, dipende anche da …. come è esposta la mercanzia .
12 Gennaio 2016 alle 12:14 pm
Ciao Doc,
sì, e il punto (uno dei punti) è questo, mi pare: il diamante è mercanzia, la chiappa no. A meno che il possessore, la possessora della medesima non la venda, esplicitamente. E allora va pagata. La mano morta (che poi è ben viva) va sempre censurata, anche se la chiappa pare ammiccante. Ovvero, non si deve imputare alla chiappa, per tentatrice che sia. Altrimenti non ci si capisce più niente nella convivenza civile.
12 Gennaio 2016 alle 12:16 pm
Ciao mym
la Laicità come valore è mero strumento, stratagemma, mezzo abile che troverà (come tutti i valori) oppositori accaniti nel tempo e nello spazio. La si usa e, come dice l’amico @31, è posizione politica, quindi conflittuale.
La laicità come non valore non è, per me, una aspirazione etica: casomai metodo, timone. Anche nel commentare i fatti di Colonia.
Più tardi andrò a leggere l’articolo del centrodonnapadova.
12 Gennaio 2016 alle 12:47 pm
@32 e @33: alla signora Marina su FB ho risposto: “Se possibile non parlerei di colpe, penso che la colpa sia un’invenzione per soggiogare: il termine nasce ed esiste solo nei Paesi cattolici. Se c’è un gioielliere in un quartiere pieno di persone alla fame di cui alcuni hanno preso a delinquere, gli consiglierei di mettere un vetro antisfondamento alla vetrina. Se non lo fa non ha “colpe” ma certamente si è assunto coscientemente dei rischi. Ovviamente sarebbe bene, nel frattempo, dar da mangiare agli affamati e rendere inoffensivi i delinquenti.”
Aggiungerei ora: se vai in giro discinta in mezzo a un branco di scimmioni arrapati ti assumi un rischio.
Il caso “Colonia” forse (continuano ad esserci vari punti contraddittori)è diverso. Se è vero che molti molestatori si sono dati appositamente appuntamento è stata un’aggressione difficilmente prevedibile. Per questo nel mio discorso parlerei più in generale riguardo ad una maggior cura o riflessività nel costume femminile.
12 Gennaio 2016 alle 4:23 pm
Già, i fatti di Colonia: comunque sia andata, è andata male.
Non sono peregrini gli interrogativi di Nello (@3) che sono caduti un po’ nel vuoto:
“… è possibile una società multietnica? Quale prezzo pagano le società ospitanti ai nuovi venuti? E’ tollerabile, è pagabile? ….”
“…. Se, avessero deciso i popoli europei, immigrazione, droga, pornografia sarebbero chiuse in 5 minuti…..”
12 Gennaio 2016 alle 4:23 pm
Comincio dal secondo punto: a me pare proprio che abbiano deciso i popoli europei. L’immigrazione è stata incentivata gradualmente sia a causa dell’invecchiamento della popolazione europea che per necessità di importare forza lavoro ; non se ne ricorda? o ho avuto io delle allucinazioni?
Ma anche la posizione del Vaticano dipende, a mio avviso, più dalla crisi di vocazioni ecclesiastiche occidentali e dal risiko delle 3 monocose, che da altro.
Quanto a droga e pornografia, credo che si sbagli, se capisco la sua posizione. Io già voterei difformemente da lui. Ed inoltre ricordo che il referendum sulla liberalizzazione delle droghe ha avuto una larga maggioranza di favorevoli in italia. Senza parlare della Svizzera, uno dei paesi più tolleranti d’Europa in fatto di sostanze, da almeno qualche decennio.
Per non parlare della pornografia, che tira … il pil più di un trattore FCA.
Non addebiterei queste cose agli immigrati, tantomeno islamici: mi sembra uno di quei luoghi comuni che lascerei cavalcare a gente come Salvini e combriccola.
12 Gennaio 2016 alle 4:24 pm
Quanto al primo quesito invece, mi trovo d’accordo (se ho ben inteso).
Di fronte a fatti come quelli di Colonia c’è il diritto dovere di ‘tolleranza zero’, comunque siano andate le cose (e anche se i palpeggiatori fossero stati tutti tedeschi ed ariani che passavano di là per caso).
Il rapporto ospitante – ospitato ha delle regole pressocchè universali, in tutte le culture. Ed in ogni caso le regole le stabilisce l’ospitante, soprattutto se è l’ospitato a chiedere asilo.
12 Gennaio 2016 alle 4:38 pm
Gli interrogativi di Nello sono rimasti (da me) inevasi perché insisto nell’indicare l’aspetto religioso della vita. Quello politico, sociologico, antropologico ecc. lo trattano i rispettivi.
Quello che “per religione” le persone fanno o non fanno è molto più trasversale e pervasivo di qualsiasi ideologia o convinzione culturale. Questo per dire che anche l’approccio religioso ha una grossa incidenza sul reale sociale.
Però a me interessa ragionare sul reale personale.
Per questo dico che nell’ospitare (anche nel caso in cui lo si faccia per necessità) l’ospitante dovrebbe avere cura dell’ospitato. In tutti i suoi aspetti. Nella misura del possibile.
Ciò non toglie che qualcuno vada cacciato via a calci nel di dietro.
13 Gennaio 2016 alle 4:18 pm
Per doc @36-37,
i “fatti di Colonia”, hanno moltissimi antecedenti e una strategia politica ed economica rispetto alla quale le popolazioni non hanno deciso nulla.
L’immigrazione è funzionale a questo modo di intendere la vita e l’economia soprattutto, fondata su una idea di “sviluppo” infinito in un pianeta finito (ci insegna il grandissimo Prof. Serge Latouche, tra i tanti postulatori della decrescita che io condivido).
Quindi, sostanzialmente, immigrazione uguale forza lavoro a sostegno di un modello economico suicida e imperialista che distrugge tutto per il profitto, io dico NO!!!per quel che può valere. E questa è una posizione assolutamente religiosa e buddhista.
Il Vaticano per me conta ZERO, ed è funzionale, organico, al quadro di potere ed è esso stesso quadro di potere in questo stato assurdo chiamato Italia che considerano una loro proprietà.
Che tu, possa votare difformemente da me, in un ipotetico referendum che avvalli o meno la diffusione della pornografia, resta nell’ambito delle opinioni, io penso, ottimisticamente, che la maggioranza delle persone voterebbe NO. Sugli effetti devastanti del fenomeno porno bisognerebbe scrivere delle enciclopedie…e che tu sia d’accordo sulla sua libera circolazione fa il paio con il tuo assenso a questo modello economico che come ho avuto modo di dire si fonda sulla condizione imperialista e oligarchica della gestione del potere che poggia su: immigrazione, droga (ce ne sono di molti tipi e producono diverse dipendenze), pornografia. E ogni buddhista deve essere contro la distruzione morale ed ecologica nella sua accezione più universale.
Non mi risulta che sia mai avvenuto un referendum sulla liberalizzazione delle droghe in Italia….
Del PIL non me ne interessa nulla, la tua idea rispetto a questo fattore è speculare a tutto il resto. La vita non può essere fondata sul PIL, buddhisticamente parlando.
Gli “immigrati” e le enormi problematiche che inducono, sono solo l’effetto iniziale di un processo assolutamente devastante per tutti e tutto.
13 Gennaio 2016 alle 4:32 pm
Ciao Nello. Al termine di @ 40 dici: «Gli “immigrati” e le enormi problematiche che inducono, sono solo l’effetto iniziale di un processo assolutamente devastante per tutti e tutto». Quando hai tempo puoi chiarire meglio che cosa vuoi dire svp?
13 Gennaio 2016 alle 4:33 pm
a mym @ 39,
caro mym, questo fantomatico “aspetto religioso della vita”, erudiscimi al riguardo!?
Perchè mi devo occupare di “religione” su un piano che per il buddhismo non ha nulla a che vedere con il senso religioso. Io non riconosco alcuna valenza religiosa all’islam e poco anche al cristianesimo, preferisco i pellerossa, i nativi del nordamerica, oppure gli Yanomami dell’Amazzonia. Ma anche i taoisti o gli shintoisti (i preferiti con i buddhisti da C. Levi Strauss), torniamo a leggere “Tristi tropici”.
Quanto innescato da un sistema retto da demoni e idioti o tutti e due insieme, travolgerà tutto, sovvertirà tutto, azzererà qualsiasi ipotesi di autenticità per secoli…poi, forse, tornerà Maitreya…
13 Gennaio 2016 alle 4:40 pm
Con lato (o aspetto) religioso della vita intendo che non importa se ci saranno “pellerossa, nativi del nordamerica, oppure gli Yanomami dell’Amazzonia. O i taoisti e gli shintoisti” ma sempre ci sarà morte, vecchiaia, malattia e sofferenza. Per questo è importante non dare soverchia importanza a chi c’è o chi non c’è ma occuparsi in fretta di come entrare nella via. Trovata la via (che come non via…) non abbandonarla più. Questo è.
Tuttavia, su un altro piano, ciò non significa che non conti nulla chi governa il mondo e come lo governa.
13 Gennaio 2016 alle 4:41 pm
A Mym @41,
le enormi problematiche sono sotto gli occhi di tutti, sono una perenne destabilizzazione del sociale che dovendo occuparsi della propria incolumità e sopravvivenza in una lotta per bande etnicamente composte, non potrà dedicarsi a crescere nel senso vero del termine e quindi non potrà cambiare evolutivamente il quadro di potere che idiotamente e demonicamente pensa di poter continuare a vivere nelle torri eburnee del suo eden artificiale e artificioso.
13 Gennaio 2016 alle 4:48 pm
Grazie Nello, un po’ di idealismo ci vuole. Altrimenti si finisce … a fare zazen 😉
46-47 anni fa ho creduto nella rivoluzione.
Certo, il mondo è “in mano” a una banda di deliquenti assassini. Spero che voi volenterosi possiate migliorare le cose. Nel mio piccolo vi darò una mano.
13 Gennaio 2016 alle 5:15 pm
Sulle donne, di Colonia, di Roma, di Bruxelles, di qualsiasi posto, bisognerebbe partire dall’assunto che la contemporaneità è il prodotto di un sistema in cui la “libertà” è una chimera. Quindi, la sociologia, la “cultura” della donna contemporanea è il prodotto di un sistema che nulla ha a che vedere con quello che può essere configurabile come libertà. La donna è relegata, imprigionata nell’utero (“in basso” come dice Marina), ed è una prigione che può piacere con tutte le derivazioni connesse. Il punto è, cosa determina questo status che coinvolge tutta la società autoctona e aliena?
La condizione “drammatica” femminile, è speculare a quella maschile, sono identiche. La donna è costantemente rinchiusa, relegata, fra le sue gambe e l’uomo le è simpatetico. L’occidente fruga continuamente fra le gambe delle donne e l’utero, ha una connessione più che diretta con la parte più antica, “evolutivamente” parlando, del cervello definito protoreptiliano. Quindi, di fatto, la magìa, l’alchimia, operata dal quadro di potere, è quella di avere circoscritto la relazionalità della donna soprattutto in termini di genitalità e su quel piano tutto si riconduce e possiamo definirlo primordiale, recessivo, primitivo. Lo spazio per la Via è azzerato o comunque ai minimi.
Sia chiaro, la donna è già naturalmente su quel piano, è uterodiretta (e in questo non c’è nulla di spregiativo o diminutivo), quindi il sistema di potere non ha fatto altro che esaltare all’infinito la sua genitalità, e l’uomo è lì nei pressi ovviamente. Già un’icona della massoneria come Giordano Bruno (studiatissimo in ambito di marketing e induzione, condizionamente collettivo), affermava 500 anni fa: “Eros motore del mondo”.
L’uomo, non potrà mai conoscere il femminile fino in fondo perchè non può fare l’esperienza della gestazione, del concepimento, delle mestruazioni…Quindi, che senso ha che l’uomo parli della “libertà” della donna, di “uguaglianza uomodonna?
Sono felici e libere le donne occidentali?
Sono felici e libere le donne musulmane?
Sono emancipate, evolute le donne occidentali?
Sono retrograde e statiche le donne mussulmane?
E il tutto, rispetto a quale valorialità?
Che tipo di rapporto, di relazione, dà senso all’uomo e alla donna? Il sistema nel quale siamo immersi, consente di dare significato alla relazione uomo donna?
(E per me il termine “significato” coincide con buddhadharma).
13 Gennaio 2016 alle 5:25 pm
Penso che “il rapporto, la relazione, tra uomo e donna” e così pure il suo “significato” c’entri col buddhadharma come tutto il resto. Praticamente nulla.
Quella che fai è l’analisi della condizione umana ridotta a pornografia. Penso che sia un’analisi un poco estrema ma lucida.
Burroughs in Pasto Nudo non rappresentava cose molto diverse.
Seppure tutto andasse al rovescio, ovvero al meglio, cosa impossibile in questo mondo del desiderio, sarebbe ugualmente difficile trovare e praticare il buddhadharma.
13 Gennaio 2016 alle 9:16 pm
Io invece penso che buddhadharma sia la totalità delle cose e penso di essere in buona compagnia
13 Gennaio 2016 alle 10:31 pm
Poi qui si può parlarne per ore blablabla… prova a mettere in zazen uno ai limiti della sopravvivenza, certo Ryokan…il mio zazen mi fa essere quello che sono ed è perfetto così, che ovviamente non ha nulla a che vedere con la perfezione. Io non faccio politica, né sociologia, né antropologia. Per chiarirci.
14 Gennaio 2016 alle 12:08 am
Dovresti motivare il perché il buddhadharma c’ entra nulla nella relazione uomo donna. Che sono poi il paradigma dell’ umanità
14 Gennaio 2016 alle 1:08 am
Ciao Nello @40
Innanzi tutto, ‘erratacorrige’! sono stato frettoloso: il referendum del ’93 (abrogativo) si espresse sulla depenalizzazione dell’uso personale di sostanze stupefacenti e non sulla liberalizzazione. Detto l’errore, il risultato di un referendum è piuttosto indicativo di una tendenza. Almeno si tratta di dati numerici, empirici, a fronte di opinioni personali (‘io penso, ottimisticamente, che la maggioranza delle persone voterebbe NO’). O hai altri dati?
Rispetto al fatto che le popolazioni non decidano nulla, beh… ciascuno è libero di chiamarsi fuori dall’impegno: e anche di negare corresponsabilità nei confronti del ‘suo Paese’ (ovvero del piatto dove mangia da una vita) e del governo che in qualche modo ha contribuito a mettere e mantenere al potere (o sostenendolo o non contrastandolo).
Ma se non sono ‘i popoli’ ad esprimere una classe politica, chi è mai? Ammesse anche le fantomatiche lobbies dei padroni del mondo, da dove arrivano costoro?!
Non so se ‘sentirsi parte’ sia o no ‘buddhista’. E neanche so se lo sia ‘chiamarsi fuori’. Francamente me ne infischio.
Io partecipo dell’umanità, diceva quel tale. Dove comincia; chi è l’umanità?! E la partecipazione?!
(certo che… governo ladro!).
Quando leggo frasi come ‘ … questa è una posizione assolutamente religiosa e buddhista’ oppure ‘… ogni buddhista deve essere contro la distruzione morale ed ecologica nella sua accezione più universale … ‘ mi vengono i brividi. Chissà perchè …
Non è che non abbia vizi, continuo a fumare per esempio; ma almeno quello, io, me lo sono tolto. Spero.
‘…la tua idea rispetto a questo fattore è speculare a tutto il resto’.
‘…che tu sia d’accordo sulla sua libera circolazione fa il paio con il tuo assenso a questo modello economico che….’
E’ carino da parte tua dirmi cosa penso: tendo a dimenticarmene così facilmente… mi fa comodo un amico sincero che me lo ricordi e spieghi.
14 Gennaio 2016 alle 10:22 am
@ Nello 48: lo so che sei in buona compagnia, se il BD fosse quello che pensano le persone… non ci resterebbe che piangere.
@ 49: il giorno che mi vedete “mettere in zazen” qualcuno o che mi sentite parlare del “mio zazen” per favore chiamate la neuro.
@ 50: per quanto riguarda il paradigma dell’umanità potrei essere anche d’accordo. Ma, grazie al cielo, il BD c’entra nulla.
O, non vorresti mica dire che ci vorrebbero i monasteri misti dove… 😎
Come dire, ci abbiamo già provato: se poffà.
C’entra nulla, però, col BD.
14 Gennaio 2016 alle 11:19 am
Mym@52,
Attaccarsi alle parole o ricamare sulle parole non è interessante e lo trovo una speculazione di tipo “intellettuale” ,quindi relativamente “esterna” all’ ambito religioso esclusivista cui ti riconduci.
Mio-buddhadharma- mettere, NON hanno il significato che vuoi attribuirgli e li ho usati apposta per verificare il reale grado di comprensione rispetto alla reale comunicazione che è oltre le parole . Il Sutra del loto potrebbe ragguagliare al riguardo.
Meglio affrontare il punto con il punto.
Aspetto ragguagli sul o nel o per o al buddhadharma.
14 Gennaio 2016 alle 11:33 am
Nello@53: l’attesa, essendo oltre le parole, è un’ottima pratica. Lascerò che tu ne sia beneficiato a lungo.
Intendevo dare alle parole proprio il significato che hanno: non occorre attribuir loro alcun altro significato. La comunicazione, quando si comunica, è tutto. La scelta delle parole è la sostanza di quel tutto. Poi si può fare marcia indietro, dire “mi hanno frainteso”, “non le usavo nel significato che gli dai tu” (ovvero il loro), ma quelle parole sono. Meglio non usarle in quel modo, vedrai che non ci sarà bisogno di saltar su dicendo che sì, “ho scritto quelle parole (malamente), ma, da volpone, l’ho fatto apposta. Giusto per vedere bla bla bla…”.
Con e senza punto. Due punti, virgola e pure punto e virgola 🙂
14 Gennaio 2016 alle 11:39 am
A doc@ 51,
Nel buddismo ci sono le regole che non sono dogmi, se ti fanno “venire i brividi ” è un problema (?) tuo non delle regole. Le regole sono. Il buddhadharma è.
Per tutto il resto usiamo diversi registri linguistici, spaiati.
14 Gennaio 2016 alle 11:47 am
In effetti il Doc con le regole non ci ha mai avuto simpatia. È uno un po’ sregolato, fa disfà, insomma fa un po’ come je pare…
Ma da sempre, eh!
Come buddista è un disastro, fuma pure.
Quasi quasi lo banniamo….
Sì, lo so che non sono fatti miei, ma sto facendo un lavoro noiosissimo 🙁
14 Gennaio 2016 alle 11:51 am
Mym@ 54,
Attaccarsi alle parole resta una speculazione. Quello che ho detto io resta tanto quanto quello che dici tu.
Non mi rimangio nulla e non rettifico nulla, perché non mi attacco alle parole. Poi ognuno è libero di farlo,l’ importante è che non ritenga che sia la stessa cosa per tutti.
14 Gennaio 2016 alle 11:57 am
Nello@ 57: bene, su una cosa concordiamo: non è la stessa cosa per tutti.
A parte il BD.
PS: “non ritenere che sia la stessa cosa per tutti” è “l’importante” perché è una di quelle regole buddiste ooo…?
14 Gennaio 2016 alle 12:25 pm
Mym@ 58,
Altre parole per il tuo spasso, dici: “…a parte il BD” per me, è quel “a parte “che è il BD.
La lettura soggettiva, la tua, resta una tua libera interpretazione e spero non abbia la pretesa di essere LA verità…, io, con la “neuro”, con i “volponi” e con la “verità” letterale, c’entro poco
14 Gennaio 2016 alle 12:28 pm
a Nello @55
Non ti attaccherai alle parole, ma ci giochi molto; ed anche barando allegramente ( come peraltro mi pare si rilevi anche in @ 54).
Non ho mai detto che ‘le regole che non sono dogmi’ mi fanno venire i brividi. Ho detto che certe espressioni, come quelle che tu hai usato (e non è la prima volta che noto questo fatto), mi fanno venire i brividi. E la pelle d’oca, aggiungo.
Ho spesso pensato che la pratica buddista possedesse/fosse di per sè in qualche modo un antidoto al fanatismo ed al fondamentalismo. Ne sono sempre meno sicuro.
Anzi, adesso che ci penso, mi sovvengono alla memoria cose come Mishima, la setta AUM (quella del gas nervino a Tokio), Brian Victoria e, se ci penso ancora, chissà cos’altro.
Dio ci scampi dai Buddhisti (con la h al posto giusto, però). Non vorrei dover rimpiangere l’Isis, un ipotetico domani.
14 Gennaio 2016 alle 12:52 pm
Nello@ 59: il BD lo giri e lo rigiri come vuoi, una volta è il rapporto uomo donna, una volta l’a parte ecc. ecc. Il fatto è che sino a che pensi di sapere che cos’è il BD … hai proprio bisogno del BD.
Non rispondi alla mia domanda, però: “non ritenere che sia la stessa cosa per tutti” è “l’importante” perché è una di quelle regole buddiste ooo…?
14 Gennaio 2016 alle 12:56 pm
@ 60: aggiungi pure Deshimaru, la stragrande maggioranza del buddismo giapponese (con lo zen soto in testa), lo Shinto che è una truffa pazzesca (leggere per credere), quelli che mischiano religione e politica l’hai già detto tu…
14 Gennaio 2016 alle 3:49 pm
Ergo, la verità ce l’ hanno mym e doc. Ve la lascio.
Tu doc riserva il termine “baro” per il tuo psichiatra.
Voler affermare il proprio dire stabilendo che l’ unico registro linguistico giusto è il proprio…non è come il kwatz di Rinzai (risparmiatemi le vostre considerazioni in merito, non è questo il tema) .
Il linguaggio, come da voi inteso, conta zero nello zen, per mia opinione.
14 Gennaio 2016 alle 3:56 pm
Dario @31
Altra errata corrige.
Rileggendo: la nota @34 era indirizzata a Dario @31. Giuro che non ho sbagliato apposta O:) O:-), mi ha tratto in inganno il link in grassetto, che solitamente usa mym.
Grazie Dario: la poesiola del ladro e della luna è davvero stupenda. L’avevo dimenticata.
14 Gennaio 2016 alle 4:05 pm
Caro Nello @63
uno che bara dicesi baro, uno psichiatra è un’altra cosa. Non gioverebbe solo a me, evidentemente! ma grazie del suggerimento.
Consiglio per consiglio: se tu facessi meno zazen, dimenticassi i cattivi maestri, coltivassi un po’ di umiltà e dedicassi un po’ di energia ad uccidere il tuo orgoglioso ipertrof-io, probabilmente il velo dei ‘registri linguistici’ che ti offusca tanto la visione si dissolverebbe come neve al sole.
14 Gennaio 2016 alle 5:49 pm
¿Qué está sucediendo aquí?
Se empieza hablando de los acontecimientos de Colonia, para después pasar a decir que es verdad, que es lamentable, pero que las mujeres en muchos casos van provocando, se pasa a decir cómo han de hacer los joyeros su vitrinas, interviene una mujer y se le dan consejos paternales y (casi) se la hace callar, pasamos a prohibir o a legalizar las drogas o la pornografía, y finalmente unos intervinientes empieza a discutir cuerpo a cuerpo entre ellos usando armamento pesado.
Es cierto, nos lo recuerda Vimalakirti, que el bodhisatva camina por caminos equivocados, pero tampoco hay que exagerar.
14 Gennaio 2016 alle 5:59 pm
Hola, Roberto.
Grazie. Hai proprio ragione.
Los caminos equivocados como caminos non equivocados se les enseñó…
La colpa è tutta di Doc!
14 Gennaio 2016 alle 8:56 pm
Senti doc@65,
la tua presunzione ti induce in espressioni offensive, con me non ti è permesso. Ricordatelo. Non ti replico sul tuo piano per rispetto verso questo spazio che si definisce, non mi è ancora chiaro se velleitariamente “Comunità buddista zen “, mah! !!
14 Gennaio 2016 alle 9:09 pm
Mym@ 61,
ho detto che per me BD corrisponde, è la totalità, ma nessun dizionario potrà dirti di cosa si tratta. Solo che tu avochi al dizionario la lettura. In termini strettamente buddici ,il dizionario conta zero. Poi uno può scegliere di giocare come gli aggrada l’importante è non usare termini offensivi.
15 Gennaio 2016 alle 5:55 am
Vedi mym, se tu proponi al dibattito un tema come questo (anche se Colonia ormai può essere paradigma di Europa) , che è un concentrato quasi di tutto il male possibile, e vuoi che si sviluppi in modo che emerga “il bene “,”per te e per me “, in termini religiosi, affermo che uno che vive, o si sforza di vivere il buddhismo, dovrebbe in primis realizzare la sua natura originale. Dare espressione al proprio stato di essere, può anche esporsi al mescolamento di religione e “politica” bisogna poi vedere che tipo di contaminazione risulta. Sostanzialmente, tu dici, riconosco solo il bene autenticamente religioso che è quello che indico io, gli altri sono fasulli o non colgono nel segno. Alla tua posizione altre si confrontano e possono essere smontate nel merito che pongono. Nel dibattito che si sviluppa, è fondamentale mantenere un rispetto per le opinioni altrui e smontarlo, se si può, con argomenti convincenti che non sono il solito disco della corruzione del buddhadharma operata praticamente da tutti gli altri tranne che da te.
15 Gennaio 2016 alle 6:13 am
E per “natura originale ” intendo “mubussho” che è “bussho” , quindi, nessuna sostanzializzazione, nessuna oggettivizzazione della medesima.
15 Gennaio 2016 alle 7:30 am
Va bene, Nello. Grazie per la pazienza.
Le donne “di Colonia” han finito per rimanere sullo sfondo.
15 Gennaio 2016 alle 8:20 am
Le “donne di Colonia “, così come le indichi tu, non esistono
15 Gennaio 2016 alle 8:24 am
È vero.
Infatti non le ho indicate così 😛
15 Gennaio 2016 alle 8:38 am
Le donne esistono, o almeno hanno dignità d’esistenza come tutto il resto. “Di Colonia” sta per simbolo. Per richiamare un problema. Vasto, sfumato, sovrapposto.
15 Gennaio 2016 alle 11:14 am
Questi hanno la faccia come i marciapiedi.
Questa volta la battuta sarà capita da meno persone ancora rispetto a quella precedente.
15 Gennaio 2016 alle 11:30 am
Sì, qui bisogna proprio fare uno sforzo per staccare l’immagine dal sentimento e dal riferimento emotivo automatico: può anche essere un buon esercizio, ma per pochi, molto pochi. Poi non si devono lamentare se vendono cinque copie.
15 Gennaio 2016 alle 1:01 pm
Mi associo. Ci vuole un doppio salto mortale carpiato per ‘capire’ quella vignetta.
Interessante l’articolo segnalato da mym.
15 Gennaio 2016 alle 3:57 pm
Mi piacerebbe conoscere quello che è andato a far vedere apposta (non credo siano tra gli abituali lettori di Charlie) la vignetta ai genitori del bambino per carpirne la reazione. Quello sì che è proprio una cacca.
16 Gennaio 2016 alle 1:50 am
Mym 74
Che eleganza!
Gassho
16 Gennaio 2016 alle 11:02 am
Tornando A “Colonia” e tentando di dire qualcosa sulla pro-vocazione di MYM sul “reale personale”..
1)L’uomo si muove a partire da spinte diverse: concordo con Bernard Williams, il sé è un “complesso motivazionale” (un intreccio di pulsioni, umori, desideri, pensieri, intenzioni che agiscono sulla scelta) che è interdipendente con la realtà esterna.
2)La visione del mondo basata sulle credenze o fedi religiose è forse (v fascismo e comunismo)una motivazione (valore) più radicale di ideologie non religiose ma non penso si possa assolutizzare. Hannah Arendt ci ha mostrato la “banalità del male”
3)I monoteismi radice di un pensiero pre-potente? forse, ma allora come si spiega lo sfruttamento dei minori nei paesi come Thailandia e Birmania, “accettato” dalle autorità e dalle masse? o i frequentatori/contribuenti perlopiù occidentali indifferentemente religiosi o laici
16 Gennaio 2016 alle 11:07 am
I messaggi religiosi sono stati ovunque interpretati in modi a volte radicalmente opposti: mi pare anche nel Buddhismo.
Mi pare che nella sua storia Ahimsa, Karuna e Maitri non sempre siano stati al centro dell’agire
Forse è questione di intenzioni: dove si intende andare?
16 Gennaio 2016 alle 11:28 am
Ciao Dario. Se la metti così non vale. Tu fai riferimento alla realtà delle cose. A quel che fanno quelli che si dicono/pensano buddisti o altro. Il discorso di massa, con tutto il rispetto, non è (quasi) mai un discorso religioso.
Mi piace la definizione “monoteismi radice di un pensiero pre-potente”.
Dove dissento vigorosamente è nella definizione di “sé” che date tu e Bernard Williams. Premesso che il termine stesso entra nella cultura occidentale via William James dopo aver malamente occhieggiato il Lankavatara sutra, il “complesso motivazionale (un intreccio di pulsioni, umori, desideri, pensieri, intenzioni che agiscono sulla scelta)” è ben poca cosa: pensieri, emozioni, sensazioni mutevoli che vanno, vengono e scompaiono. Se quello fosse il “sé” avrei già protestato con il fornitore.
16 Gennaio 2016 alle 12:55 pm
A proposito della parte “alta”, per così dire, del dialogo vi segnalo quest’articolo. Grazie Giorgio.
Per ciò che riguarda la parte più seria, invece, penso che l’obiettivo più importante sia iniziare o approfondire il dialogo con l’islàm, in particolare con quello più radicale e intollerante.
17 Gennaio 2016 alle 11:06 am
Interessante l’articolo, grazie. Penso anch’io che quello sia l’obiettivo più rilevante del dialogo presente e prossimo venturo. Qui la problematica è prima di altro relativa al linguaggio. Anni fa, in un pubblico incontro fra rappresnentanti di diverse tradizioni religiose (una forma minore e pressoché inutile di dialogo, ma da cui si possono trarre alcuni spunti) l’uomo dell’islàm, un italiano “convertito” radicale e intollerante q.b., mi apostrofò dandomi appuntamento al giudizio universale per potersi godere lo spettacolo del destino eterno che Allāh nella sua giusta misericordia mi avrebbe riservato: e questo solo perché, parlando, avevo usato l’espressione “essere umano” invece di “creatura”: di lì in poi mi ha ignorato e si è messo a litigare con il cattolico sul fatto che appeso a quella croce sul Golgota non c’era Gesù ma un suo sosia. Se si vuol dialogare con l’islàm radicale e intollerante bisogna far molta attenzione a come si parla: altrimenti quell’orecchio, già pregiudizialmente ostile, si sigilla.
17 Gennaio 2016 alle 11:14 am
Sì, servono persone tolleranti, preparate, pazienti, prive di pregiudizi, disposte all’ascolto, indifferenti alle critiche, che sappiano far scivolar via le offese, disposte al bene, disinteressate ovvero prive di interessi personali di tipo materiale e spirituale, amanti del bene comune, profondamente radicate nel fondo mistico della creatura (!), profeticamente ispirate nel compiere un’opera dai contorni senza tempo.
Non spingete, uno/a alla volta per favore…
17 Gennaio 2016 alle 11:28 am
Oggi non posso, porque no tiengo, porque me falta… qualche requisito (e.g preparazione, pazienza, mancanza di pregiudizi…). You go first 🙂
17 Gennaio 2016 alle 11:30 am
Vabbe’, intanto vai tu e tienli occupati.
Appena arriva quello gggiusto: mando per il cambio…
19 Gennaio 2016 alle 1:09 pm
Irriducibili…
Esperienza e tradizione insegnano che è inutile tentare di spiegarsi con chi pensa di aver ragione. E anche noi ci siamo dentro eh, come tutti. Se non apriamo uno squarcio e non tendiamo a lasciarlo aperto ben ci capita di non vedere la realtà ma solo quello che a noi sembra tale.
Sempre incorriamo nel sbagliare in qualcosa quando ci rapportiamo con altro da noi, ma, secondo me, la differenza la fa l’orientamento con cui agiamo. Se partiamo dal presupposto che ‘stiamo facendo il bene dell’altro’ cadiamo in trappola perché crediamo di poter pensare al posto dell’altro.. Se partiamo dal presupposto di badare al nostro bene siamo già in fondo.
Nel momento in cui si lascia cadere sia l’una che l’altra posizione, forse si può dire di essere disponibili al dialogo ( a prescindere da chi è il nostro interlocutore) e non solo a quello delle parole in cui tutto sommato, mi è anche facile dirti ’hai ragione’, ma anche a quello della vita.. in cui non mi è affatto facile dire ‘ok, va bene così. Mi fa male. Non capisco il perché. Ma va bene così.’ E poi ci si alza per vivere ciò che si incontra.
E questo non significa non parlare di ciò che succede. Se c’è da denunciare si denuncia. Qualsiasi cosa si possa concretamente fare per evitare sofferenza si deve fare. Non c’è bisogno di dirlo. Nella consapevolezza che né Buddha né Gesù ( per parlare dei due più famosi)hanno cambiato l’animo umano. Ma hanno cambiato la vita di uomini in carne ed ossa. Ed è in questa possibilità che voglio credere.
Poi, se l’unica cosa che ci rimarrà sarà di sederci in zz con la mascherina andrà bene anche quella.
20 Gennaio 2016 alle 8:01 am
Ciao Marta bentornata. Sei un concentrato di saggezza… 🙂
Siamo in un blog, si parla/scrive, seduti in poltrona, al caldo…
Apparentemente per un dialogo basterebbe essere aperti e vuoti, così: niente preclusioni o preconcetti, solo perle di saggezza. Calati nella realtà forse occorre un po’ più di preparazione. Per esempio sulle priorità, e questo implica una conoscenza della realtà mondana. E poi sui presupposti sul quale l’altro, quello stabilito come prioritario, si muove. Se qualcuno mi dice che la moglie disubbidiente va battuta, dal punto di vista umano non ha importanza se me lo dice un macho della val Brembana (senza offesa: è solo per citare un nome) oppure un islamico ortodosso. Se intendo istituire una relazione/dialogo, invece, la cosa fa differenza. Per questo consiglio di leggere il Corano. La priorità è quella e senza conoscere la scrittura siamo senza parole. Il macho della val Brembana, per ora non è una priorità.
20 Gennaio 2016 alle 8:09 am
“Il macho della val Brembana, per ora non è una priorità”… eh già… quiggiù al nord si è installato al potere (e per di più non ha manco una scrittura da poter leggere) 🙁
20 Gennaio 2016 alle 8:42 am
Il consiglio (leggere il Corano) è buono a prescindere: ci (ri)provo, valendomi della traduzione di Gabriele Mandel khan (Utet 2006, euro 14)
20 Gennaio 2016 alle 9:15 am
Queste son notizie! 😮
Grazie
20 Gennaio 2016 alle 12:46 pm
Caro mym, la tua inclinazione alla tunica arancione rivela la tua propensione al martirio e la tua latente anima cristiana , Mazzocchi preghera per te…🎅
20 Gennaio 2016 alle 12:57 pm
Grazie Nello, la latente anima cristiana in effetti sta benino. La tunica arancione è in lavanderia ma ancora gagliarda.
Però non credo che Luciano pregherà per me.
Forse una preghierina affinché io non ritorni… 🙁
20 Gennaio 2016 alle 2:51 pm
Grazie del consiglio. Seguirò l’esempio di JF. Il Corano che ho io è dell’Oscar Mondadori del 2005. Non è quello di JF ma spero vada bene lo stesso: costa sempre 14 euro.
Sul discorso della realtà vorrei aggiungere un paio di cose. Sono insegnante e lavoro tutti i giorni con bambini (e genitori ) di religione musulmana. Nel paese in cui opero c’è un gruppo che oramai da anni si prodiga (nel vero senso della parola) con le mamme e i bambini musulmani affinchè le parole democrazia, libertà, integrazione non siano solo parole. Con molte difficoltà ma anche con evidenti risultati.
Credo che il dialogo agli alti livelli (sulle scritture) siano importanti ma innanzitutto non sono per tutti, (in prima persona non mi metterei mai a discutere sulle scritture per vari motivi), in secondo luogo perchè le priorità che sono al mio livello sono quelle di dare qualche possibilità di integrazione a chi me le sta in qualche modo chiedendo ora.
E tornando al post… Parlare per categorie non mi è mai piaciuto ma in questo caso parlo dal versante del genere femminile…
Non so quanto faccia bene alla categoria in questione mettere sempre in risalto la violenza sulle donne che avviene in ogni parte del mondo. E’ violenza grave come quella che avviene su qualsiasi altro essere umano. E tra l’altro a me sembra che più che se ne parla più sembra aumentare, anche nel nostro paese e non solo tra stranieri.
Che fare allora? Proporrei una riflessione: normalmente i bambini vengono allevati dalle madri. Gli uomini se ne occupano poco. Come mai i figli assumono ad un certo punto questi atteggiamenti maschilisti?
Cosa c’è di sbagliato nel rapporto tra madre e figlio? Chi se ne intende un po’ di psicologia, sa che ciò che accade nei primi anni sono determinanti per tutta la vita.
E questo vale anche per l’altro versante quello del femminile che mette in mostra la propria carne perchè pensa che quello sia il modello di libertà che più le si adatta.
Che poi, scusate, ma l’italiano ( e quanti ce ne sono) che va a prostitute o va a fare il safari sessuale nei vari paesi, è veramente tanto diverso dal musulmano nella modalità di pensare alla donna-femmina?
Ecco, un dialogo con le donne forse sarebbe più proficuo ma non per mettele in guardia dalle violenze ma per far loro vedere che forse la libertà ha anche altri terreni.
E anche qua, quale è la responsabilità delle mamme? e della scuola ( fatta tra l’altro prevalentemente da persone di sesso femminile?)
20 Gennaio 2016 alle 4:17 pm
Alle mamme, ai papà, alle maestre e ai maestri avevo già dedicato poche sbrigative parole (cfr. @13). Qui si parla di violenza sulle donne un po’ perché ai maschietti (machos-protettivi) fa impressione che gli tocchino le loro donne, un po’ perché “i fatti di Colonia” hanno aperto un diverso capitolo del problema dell’integrazione.
Il riferimento alla scrittura/Corano non è verso una democratizzazione o una omologazione politica. Potrebbe diventarlo ma allo stato penso che sia importante che ogni religione (i.e.: appartenente a) riveda le proprie scritture in modo critico. Rinunciando alle parti dove si fomenta (o che possono essere strumentalizzate per fomentare) violenza e oppressione. La giustificazione religiosa di tanti atti di guerra può essere tolta eliminando la guerra dalle scritture.
20 Gennaio 2016 alle 8:49 pm
E’ una meta notevole quella di rivedere le proprie scritture in modo critico. E’ un bel cammino. Tutto in salita penso ma non per questo da rinunciarvi.
Certamente però, mi sento di dire, che finchè non si trova il modo di non far partire la freccia (in questo caso della violenza sulle donne) comunque, volando un po’ più rasoterra, si dovrebbe cercare, dove si può, di farne deviare la traiettoria. Con gli strumenti che ognuno si trova ad avere.
20 Gennaio 2016 alle 10:29 pm
Questo sistema economico è iperviolento, genera violenza sistematicamente, ci sono varie modalità per trasformarlo in saggezza e ce le indicherà compassionevolmente, mym.
21 Gennaio 2016 alle 7:03 am
@98: sì. Ognuno la propria parte. Con gli strumenti che ognuno si trova ad avere. E con gli strumenti che decide di fornirsi o di affinare.
21 Gennaio 2016 alle 7:11 am
@99 anche la politica è una parte importante nel rendere un poco meno ingiusto il quasi-inferno in cui molti vivono. Il sistema parlamentare, per esempio, trasportando lo scontro in un luogo in cui si parla e non si spara, ha quantomeno abbassato il livello di violenza cruenta nel processo decisionale. Anche la religione (l’uomo di) può fare una parte.
Quando avrai fatto la rivoluzione buddo-comunista e tutto sarà pace amore e giustizia, l’animo degli uomini sarà mutato dal desiderio alla generosità ecc. ecc. avvisami.
21 Gennaio 2016 alle 9:12 am
@101, deduci frettolosamente, sono quanto di più lontano dal comunismo in qualsiasi salsa. Il punto è come dare espressione alla propria consapevolezza, come hai evidenziato in post precedenti, e qui, non c’è e non può esserci una modalità unica. A me del Corano importa nulla e per “leggerlo”,mi basta guardarlo in giro per il mondo. Poi, certo, il dialogo. …,ma, come dici anche tu, il “demonio” esisterà sempre. …
22 Gennaio 2016 alle 4:36 am
Mi fido di Schopenhauer perché la sua dottrina concorda in modo impressionante con il buddhismo. Scrive ne il Mondo come volontà e rappresentazione: “Buddha e io insegniamo nella sostanza la stessa cosa”. E nella Prefazione afferma che Il mondo come volontà e rappresentazione non è che un commento alle Upanishad:
“Ho denominato la cosa in sé, l’intima essenza del mondo, in base a ciò che di essa ci è noto nel modo più certo, la volontà. Si tratta com’è ovvio di un’espressione scelta in termini soggettivi, e precisamente facendo riferimento al soggetto del conoscere; ma, dato che comunichiamo conoscenza, tale riferimento è essenziale. È dunque infinitamente meglio che se l’avessi chiamata per esempio Brahman, o Brahma, o anima del mondo, o altro.”
Le concordanze col buddhismo emergono in modo esplicito nei capp XLI, XLVIII, XLIX de Il Mondo Vol. II e sono state evidenziate dall’orientalista svizzero Urs App, che insegna all’università di Kyoto. (cfr. Schopenhauer’s Compass. An Introduction to Schopenhauer’s Philosophy and its Origins).
Mi fido di Schopenhauer perché considera il teismo un’empietà e raccomanda di maledire dio in quanto ispira deliri sanguinari agli uomini. Mi fido di Schopenhauer perché è stato il primo onesto ateo nella storia dell’Occidente. Mi fido di Schopenhauer perché è snobbato dai professori di filosofia in quanto parla il linguaggio comune e rifiuta il linguaggio specialistico.
Scrive ne Il mondo a proposito del Corano:
“questo libro abbietto è stato sufficiente a fondare una religione diffusa in tutto il mondo, a soddisfare il bisogno metafisico di infiniti milioni di persone per dodici secoli, a diventare la base della loro moralità e di un rimarcabile spregio della morte, e anche a ispirarle a condurre guerre sanguinose e ottenere grandi conquiste. In questo libro noi troviamo la più triste e miserabile forma di teismo. Forse si perde molto nella traduzione, ma non sono stato in grado di trovarvi una singola idea di valore.”
Sulla stessa lunghezza d’onda di Schopenhauer si sono espressi Diderot, Leibniz, Voltaire, Tocqueville, Burckhardt, Kafka, Giovanni Papini, Bertrand Russell etc.
Se la barbarie del Vecchio Testamento è bilanciata dalla sublimità di Gesù, al punto che Schopenhauer indicherà nella pietà il fondamento dell’etica, Maometto è stato l’unico fondatore di una religione ad essere assetato di sangue.
22 Gennaio 2016 alle 4:38 am
Userò alcune delle frecce del mio arco contro un bersaglio semplice: Nello, perché è il paradigma di quella malattia storica chiamata “pensiero debole” (l’incapacità di trarre le conseguenze dalle premesse).
Nello@42 dice che quando il sistema collasserà si avvererà la profezia della venuta di Maitreya e sarà la fine di tutte le guerre, le carestie e le epidemie. Ecco, questa è una speranza folle, al pari del messianesimo dei monoteismi, o del comunismo, perché significa armare e fanatizzare i disperati pronti ad illudersi che la storia porterà per conto suo la meta agognata: il paradiso in Terra. Tali speranze sono la causa delle stragi più terrificanti e inutili della storia. Il messianesimo, al pari dell’ utopismo puerile, non è che una proiezione che vuole porre fine al dramma dell’umanità che è senza fine. L’atto veramente rivoluzionario è dire la verità, cioè dire, con rigore terminologico, come stanno le cose (altro che speculazioni intellettualistiche! Cfr. @52). Per questo Schopenhauer, per es., è un rivoluzionario, perché ci ricorda che l’uomo può progredire solo passando da un male maggiore a un male minore, ma al bene puro e semplice non passerà mai; alla completa emancipazione, alla pura libertà, non arriverà mai. [1/2]
22 Gennaio 2016 alle 4:43 am
Nello vaneggia anche sul capitalismo, cioè descrive il diavolo peggio di come è (bello non è!). Il principio del capitalismo non è sradicabile perché si basa sulla libera iniziativa e, in economia come in natura, sulla lotta. È vero che il capitalismo è pieno di difetti e il nostro compito è quello di arginarlo e umanizzarlo, ma è un fatto che ancora oggi non c’è niente di meglio che possa sostituirlo, e che nelle società precapitaliste si muore di stenti mentre noi occidentali, grazie al capitalismo, viviamo, chi più chi meno, come mai i ricchi del passato hanno vissuto. Il capitalismo è parte di un problema più grande che è l’esplosione demografica.
Inoltre, a parte che con il modello USA abbiamo molto a che spartire visto che gli USA sono la democrazia più antica del pianeta (@3), e che la pornografia ha avuto il grande merito di desacralizzare la vagina, il solo pensare di proibire i romanzi pornografici di De Sade, per es., che sono stati un grande diletto della mia giovinezza (lo schema della narrazione prevede che la povera eroina subisca le peggiori scelleratezze proprio in virtù della cieca devozione a dimostrazione che nessun dio ci può salvare), oppure la droga, (nella civilissima Svizzera è lo Stato che eroga l’eroina ai tossici proprio in ragione del fallimento delle politiche proibizioniste), perché sono attività che non collimano con il proprio gusto, non solo è contrario ai valori dell’Occidente (i.e. la tutela delle minoranze), ma è profondamente antibuddhista.
L’atteggiamento antibuddhista di Nello è manifesto soprattutto @40 e @102. Hai voglia a dire che *a te* del cristianesimo e dell’Islam non ti importa, di fatto sono religioni che hanno miliardi di fedeli. Dio (o Allah) infatti, sebbene non esista se non come astrazione, unifica, semplifica e simboleggia atti e comportamenti religiosi.
Più ridicolo dell’ ‘io’ c’è solo un disturbo narcisistico della personalità alimentato dallo pseudobuddhismo.
Quando mym@97 scrive che “è importante che ogni religione (i.e.: appartenente a) riveda le proprie scritture in modo critico” non offre una “lettura soggettiva”, una “libera interpretazone” al pari, diciamo, della tua (@59) ma in saggezza, e compassionevolmente, dice la verità, cioè indica la soluzione (una soluzione antica) ad un problema concreto. [2/2]
22 Gennaio 2016 alle 8:31 am
Ciao Hmsx, come spesso accade arrivi a folate. Scrivi a delle ore che, se non sei a est dell’Afghanistan, sono antelucane. Sarebbe bello, proprio ai fini del dialogo e della riduzione del danno/conflitto/violenza discutere di idee e non di persone. Sostanzialmente non è molto diverso nei casi in cui ci sia autoidentificazione, ma formalmente (e quando ci sia distacco tra il pensante e il pensato) le cose cambiano. C’è differenza (di risultato) tra il dire “sei un cretino perché hai detto che…” e il dire “le idee che hai espresso a proposito di … sono delle cretinate”. Si può far di meglio ma è il primo passo per evitare un conflitto che genera (per di più in modo inutile, sprecato) sofferenza.
pensi che, volendo, non si potrebbe far lo stesso con te? Giusto per fare un esempio a caso: affermazioni come “Mi fido di Schopenhauer perché è snobbato dai professori di filosofia in quanto parla il linguaggio comune e rifiuta il linguaggio specialistico” fanno minimo minimo sorridere: se quello è (uno dei) il metro in base al quale concedi la tua schizzinosissima (choosy?) fiducia… per non volar troppo basso pare di essere tornati ai livelli di “non mi fido di nessuno che abbia più di trentanni…”.
22 Gennaio 2016 alle 8:40 am
Be’, però, se salta fuori che “le donne di Colonia” se la sono cercata perché avevano su un profumo in grado di “istigare gli uomini” è la scoperta dell’acqua calda.
O dell’Acqua di Colonia.
Qui penso proprio che si possa parlare di idiozia, non solo di idee idiote.
Almeno per ciò che presume “dall’altra parte”: io, come uomo, ogni volta che sono sollecitato da un profumo mi scateno…
Secondo questo imam gli uomini sono degli scimmioni arrapati pronti a dar sfogo … Una visione che offende più gli uomini delle donne.
Speriamo.
22 Gennaio 2016 alle 9:25 am
Penso che mym@106 abbia ragione, anche se disgiungere le idee da chi le esprime non è cosa agevole, specie in sedi come questa. Devo anche dire che con l’atteggiamento di Nello@102 “A me del Corano importa nulla e per “leggerlo”,mi basta guardarlo in giro per il mondo” non si va lontano, anzi si regredisce. Se dovessi giudicare il buddismo “guardandolo in giro per il mondo” (o anche solo chez nous) mi farei crescere i capelli apposta per metterci le mani. Piuttosto, leggendo il Corano, si ha proprio l’impressione di cui parla mym@107 a proposito dell’imam di Colonia: che da quel libro emani una visione dell’uomo come di una massa di scimmioni arrapati da tenere a bada con continue minacce di punizioni terribili: trattare gli uomini come bambini cattivi, riottosi e cretini non mi pare il buon metodo per farli crescere: d’accordo, lo sono (lo siamo) ma non è su di questo che un testo religioso dovrebbe far leva.
Rivedere le proprie scritture in modo critico è in realtà l’unica via da percorrere: tradurre significa snche questo. Certo che se il presupposto di una scrittura è che si tratta di “parola di Dio” tale e quale, la revisione si fa ardua, tocca discutere dell’autore…
Quanto a Schopenhauer non so, poco e male lo conosco: però tendo a fidarmi del citato Urs App, anche per averlo incontrato: uno studioso di prim’ordine, così come era la moglie (https://it.wikipedia.org/wiki/Urs_App)
22 Gennaio 2016 alle 9:27 am
Be’, sei l’hai incontrato dev’essere certamente in gamba. Non come la moglie, però 😛
22 Gennaio 2016 alle 9:30 am
Scrivo ad ore assurde perché sono dieci giorni che soffro di insonnia…e non dormo da 48 ore! Insomma, sono in pieno fervore mistico e non ho assunto nessuna droga.
Mi fido, anzi, adoro Schopenhauer perché disprezza l’ingegneria concettuale di Hegel, e tutto quel linguaggio iperspecialistico che collima con la masturbazione verbale tipica di molti professori di filosofia, come Heidegger o Severino, per esempio.
Dài, Nello, non ti arrabbiare, sono un tipo collerico, ma mi passa presto(certo che di cose da dirti ne avrei). Amici <3
22 Gennaio 2016 alle 9:35 am
Brutta bestia l’insonnia.
Hai provato con … Schopenhauer?
😉
22 Gennaio 2016 alle 9:35 am
A me sembra che il problema serio del rapporto tra etica e religione sia stato ampiamente trattato, forse pure troppo, cioè con troppa varietà di soluzioni; il che magari lo fa riaprire, ma parlare come se tale problema non fosse mai stato trattato, come molti pensatori alla moda fanno, significa ignorare il passato e andare indietro invece che avanti. Mi sembra che la cifra generale di quest’epoca sia una ripresa in peggio e quasi una trasfigurazione nella sofisticazione e nell’astrazione di vecchi problemi con cui si tortura il lettore odierno. Capita spesso che in un’epoca si dibattano con una nuova configurazione e una nuova terminologia problemi già sviscerati e risolti o almeno inquadrati e squadrati nel passato come se fossero nuovi. Ma non è giusto ripensare i problemi già trattati in grande in una forma meno cospicua e perspicua. Per es., la soluzione proposta da mym@97 è stata perseguita in grande stile dal teologo cattolico Hans Küng nel 1993 con l’istituzione del Parlamento delle religioni e la Dichiarazione per un’etica mondiale. La Chiesa cattolica, dopo una prima adesione al progetto, ha reagito con l’emanazione, nel 2005, della dichiarazione del “Dominus Iesus”, ovvero dell’unicità e dell’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, vidimato dal il cardinale Joseph Ratzinger futuro papa Benedtto XVI. “Un misto di megalomania e arretratezza vaticana” secondo le parole dello stesso Küng.
NB: l’Islam è un grande problema. Non dirò molto, ma rendo edotto il caro pubblico che il famigerato Nietzsche ne ha parlato diffusamente in tante sue opere, e in toni assurdamente elogiativi, cioè egli ne elogiava la violenza…
22 Gennaio 2016 alle 9:43 am
@112: quasi quasi mi offendo. Considerare “una forma meno cospicua e perspicua” la mia proposta a fronte di un tentativo di metter giù un nuovo decalogo etico. Dal quale, tra l’altro tutti hanno preso le distanze.
No no no, non sto parlando di un progetto comune o dell’individuazione di principi etici comuni. Quelle sono le follie dei filosofi. O dei papi.
22 Gennaio 2016 alle 10:01 am
No no, non mi riferivo alla tua proposta, caro mym, anzi, ma, diciamo, alle fonti sotterranee di Nello. Non voglio infierire, ma Diego Fusaro è un… se non posso dire la parola cretino taccio.
22 Gennaio 2016 alle 11:11 am
Certamente raccomando la lettura del Corano. Ma non solo: non dimentichiamo le radici comuni che sono anche cristiane, nonché ebraiche. Un’occhiatina a Deuteronomio 13:6-16 -tra i tanti esempi possibili- credo possa far riflettere sul perché di molte cose.
22 Gennaio 2016 alle 11:20 am
Se poi si volesse leggere la storia attuale anche alla luce della religione, potrebbe essere utile vedere che cosa promette Dio (si fa per dire…) a Mosé in Esodo 23:27-31 riguardo al futuro della Palestina e (soprattutto) dei palestinesi: “27 Manderò il mio terrore davanti a te e metterò in rotta ogni popolo in mezzo al quale entrerai; farò voltar le spalle a tutti i tuoi nemici davanti a te. 28 Manderò i calabroni davanti a te ed essi scacceranno dalla tua presenza l’Eveo, il Cananeo e l’Hittita. 29 Non li scaccerò dalla tua presenza in un solo anno, perché il paese non resti deserto e le bestie selvatiche si moltiplichino contro di te. 30 A poco a poco li scaccerò dalla tua presenza, finché avrai tanti figli da occupare il paese. 31 Stabilirò il tuo confine dal Mare Rosso fino al mare dei Filistei e dal deserto fino al fiume, perché ti consegnerò in mano gli abitanti del paese e li scaccerò dalla tua presenza.”
22 Gennaio 2016 alle 12:49 pm
Per tornare alle “profumate donne di Colonia”: anche in quelle che sono (dette essere) le radici della civiltà europea qualche cedimento verso la donna oggetto lo si trova. Forse alcuni pensano che il decalogo cristiano sia così perché è così che Dio lo ha consegnato a Mosé. Invece è una piccola grande truffa: è a partire dal catechismo di san Pio V papa, elaborato dal concilio di Trento del XVI secolo che, per esempio, gli ultimi due comandamenti sono ridotti a: “non desiderare la donna d’altri” e “non desiderare la roba d’altri”. Nella versione antica, quella del Deuteronomio cap. 5 (ce n’è un’altra versione, analoga, in Esodo cap. 20) la norma è invece: “Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo” apparendo una norma che tende a mantenere l’uomo lontano dal desiderio in quanto tale, non a proibire due desideri particolari ritenuti perniciosi. Nella versione cattolica la donna è, al pari della roba, un oggetto di desiderio: non le si concede di essere soggetto, specificando anche la proibizione di desiderare l’uomo d’altri.
Cosa che, si sa, le profumate donne oggetto non sanno concepire.
22 Gennaio 2016 alle 4:05 pm
Mym @106
fallo è quando arbitro fischia.
Fai bene a ricordare che questo spazio ha (vuole avere) le caratteristiche di un dojo buddista zen virtuale.
L’uso improprio può nuocere gravemente alla salute.
22 Gennaio 2016 alle 4:26 pm
Ciao Doc, nonècche ti metti a fare l’umarell…
Una cosa da fare ora sarebbe citare un esempio di scrittura buddista bislacca.
Tra quelle antiche, sennò non vale…
22 Gennaio 2016 alle 4:33 pm
Non ne capisco la necessità ma… prego, sei tu l’esperto.
22 Gennaio 2016 alle 4:37 pm
Capisco: i panni sporchi si lavano in famiggghia…
Facile criticare gli altri, quando poi tocca alla polvere di casa tua: tutto sotto il tappeto, eh!
22 Gennaio 2016 alle 4:50 pm
Che c’entra una scrittura buddista antica con un dojo zen :-O ?!
‘Dove’ mi hai ‘visto’? forse non ero lì.
22 Gennaio 2016 alle 4:54 pm
Pardòn, non ci siamo capiti.
In @119, la prima (sull’umarell) era per te.
La seconda, sull’opportunità di non avere timori di parlar male della scrittura buddista, era in generale, anche per me.
22 Gennaio 2016 alle 4:58 pm
Capito
merci.
22 Gennaio 2016 alle 11:11 pm
@119 Per restare in tema mi viene da citare il Saundarānandā-Mahākāvya attribuito autorevolemnte ad Aśvaghoṣa dove si narra della “conversione” di Nanda, fratellastro (stesso padre, diversa madre) di Buddha. In italiano pubblicato come “Nanda il bello” nella dotta edizione Adelphi. Dōgen lo cita all’inizio del Chiji Shingi, come esempio edificante per chi cerca guadagno personale nella pratica. Nella scrittura, per molti versi assai interessante, si parla della donna in termini che l’imam di Colonia è un femminista spinto. Nel canto VIII (“La donna è ostacolo”) si legge: “le donne sono altezzose con gli umili e facilmente soddisfatte con i superbi”… si comportano in modo avido con i ricchi e in modo sprezzante con i poveri”… “come una vacca, anche se portata via da un luogo, giunta in un altro luogo continua a pascolare, così una fanciulla che sia andata altrove trova il suo piacere senza curarsi delle antiche amicizie”… ingrata, ignobile dubbiosa: tale è delle donne la mente”… la donna è particolarmente piena di difetti nella mente e nel corpo”… e via generalizzando di questo passo, per concludere, nel canto X, che “…Nanda vagava per quella tenebra chiamata moglie”. Va anche detto che questa scrittura andrebbe fatta leggere a chi aspira a un paradiso pieno di vergini in attesa, perché ce lo troviamo anche lì, bel bello: solo che chi ci finisce come premio per una vita di fede e pratica religiosa, dopo una tappa di goduria, finisce poi in un inferno racapricciante proprio per aver concepito la religione come metodo per ottenere un premio paradisiaco. Resta il fatto che la rappresentazione della donna è abbietta.
22 Gennaio 2016 alle 11:12 pm
P.S. Per notizie sull’autore vedi https://it.wikipedia.org/
23 Gennaio 2016 alle 8:24 am
Grazie Jf. Sì mi chiedevo come mai nessuno ancora citasse il Saundarānandā-Mahākāvya… 🙂
In effetti non lo si può che considerare uno scritto buddista anche se non solo non fa parte dei Nikaya ma della cui esistenza (chissà perché poi) si è accorto quasi solo Dogen. Forse perché è attribuito ad Asvaghoscia e siccome anche il Discorso di risveglio della fede è attribuito allo stesso autore…
In Bussho è evidente che Dogen era un fan di Asvaghoscia.
Non conoscevo la dotta edizione Adelphi, sono contento che le grandi edizioni si occupino anche di queste cose.
Tuttavia l’opera è un poemetto edificante, non fa parte del “corpo centrale della dottrina”.
Va bene, come fai notare, per fare da contraltare all’imam stropiccione…
Quel che voglio dire è che a differenza delle opere considerate tradizionali ed essendo un poema non è passato al vaglio dei secoli che ha eliminato (cercato di eliminare) ogni residuo di visuale personale.
23 Gennaio 2016 alle 9:11 am
Caro jf @108,
affermi che la mia posizione rispetto alla “lettura” del corano sia “regressiva”, e mi chiedo, regressiva rispetto a che cosa? Rispetto al “dialogo” in corso o a quello supposto in itinere? Rispetto a quale valorialità condivisa??
Quei signori lì, quelli che accreditano quel libro, dalla loro comparsa sulla terra, sono conflitto e morte!!! Sono il demonio. E poco importa quanti miliardi sono e se hanno scambiato lucciole per il sole.
Non visiterò mai i luoghi dove sono al potere e non li voglio a casa mia.
Non voglio avere nulla in comune con chi predica e istiga la violenza e la morte.
E questa è una modalità di dialogo, molto netta, precisa, distinta, che non lascia spazio a fraintendimenti.
Penso che la chiusura all’islam, sia molto meno pericolosa della apertura al medesimo.
E per “chiusura”, intendo proprio la messa fuori legge di qualsiasi organizzazione o culto che si prefigga o imponga e predichi la violenza.
Quindi, per me, l’islam confligge, ha conflitto durante il corso della sua nefasta storia, e confliggerà sempre. Con quella base dottrinale lì, il conflitto non è risolvibile in termini di ragione comune e semplice, elementare ratio.
Quindi, a casa mia, non ti faccio aprire luoghi di culto preposti a istigare la violenza fin dalla nascita e anche prima attraverso le violenze sulle donne, sulle gestanti, che non ridono mai in tutta la loro tristissima esistenza.
Quindi, per me, l’islam va respinto in toto, non è assimilabile ad alcun concetto di democrazia ed ha in sè una matrice fortemente demonica sempre pronta ad emergere, latentemente negativa nei secoli dei secoli…e la vita è troppo breve per impegnare il proprio tempo con questi qua, si può fare di meglio.
Tanto altro si potrebbe dire…un punto dovrebbe risultare chiaro ai più smaliziati, questo: costoro sono qui perchè qualcuno ha deciso così sulla pelle di milioni di altri, e assolutamente non per “bisogno”…e pagano un sacco di soldi per arrivare qui. Chi glieli dà???
Colgo l’occasione per salutarti e ringraziarti per l’attenzione dedicatami, per ora, non mi va più di scrivere qua sopra. Spero ci siano altre occasioni di incontro.Ciao.
23 Gennaio 2016 alle 9:26 am
Caro mym, siamo ai saluti.
Premetto, per gli altri frequentatori del blog, che non faccio parte della “Comunità buddista zen Stella del Mattino”, nè di alcuna altra organizzazione “ufficiale” buddhista, pur essendo buddhista da sempre.
Ad HMSX dico subito che non è mio amico, sono molto selettivo al riguardo e siccome si interessa troppo e in modo improprio al sottoscritto, chiarisco che mi piacciono le donne e molto.
In un thread precedente il “citazionista di fine thread”, era stato precisamente invitato a non rilevare la mia persona, non tenendone conto presumo che sia uno piuttosto tronfio.
Però qui, il problema non è lui ma la moderazione del blog. Per me, a furbacchioni del calibro del signore citazionista, andrebbe detto con rigore che per scrivere e partecipare qua sopra, bisogna osservare delle regole, diversamente, non potrà essere pubblicato lo scritto.
SE le irregolarità venissero reiterate, dovrebbe avvenire l’espulsione pedagogica dal blog con tanti saluti.
Questo, per me, è un punto imprescindibile dell’educazione standard, non dico nemmeno buddista, che qui manca.
In attesa di tempi migliori Nello qui non ci scrive più. E sono convinto e tranquillo sul fatto che tutti se ne faranno una ragione (me incluso) e non sentiranno la mancanza. Tutto scorre…
Vi ringrazio per l’ospitalità e le ottime occasioni di scambio. Buon proseguimento. Ciao.
23 Gennaio 2016 alle 10:17 am
Caro Nello (@128), capisco quello che dici sull’islàm. Ma lo considero un cedimento ad una tentazione: l’erba a fasci mentalmente si gestisce meglio. Sino ad ora (non per fare un paragone ma perché solo da voi due l’ho sentita) una presa di posizione così estrema, e chiara, l’avevo sentita solo da Luttwak. In quello che dici, a mio parere c’è (almeno) una forzatura: dove parli di “gestanti, che non ridono mai in tutta la loro tristissima esistenza” esageri nell’infilare nel fascio qualche cosa veramente di troppo.
Più che una posizione di dialogo, però, quella che esprimi è una posizione di guerra. Aumenterà violenza e sofferenza.
Una delle cose interessanti che disse Gesù è “ama il tuo nemico”, per nulla banale e molto intelligente, non solo per l’economia di pace individuale.
23 Gennaio 2016 alle 10:32 am
Caro Nello (@129). Tu mi chiedi severità censoria. Hmsx è l’unico che sia mai stato bannato da questo sito. Per un paio d’anni o giù di lì cancellai i suoi commenti e non lo lasciai registrare non ostante i tentativi, a volte riusciti, di intrufolarsi con altri nomi. Le regole servono, certo, ma le infrangiamo tutti, te compreso, almeno quella di mantenere una certa brevità (attorno alle 500 battute) nei commenti.
C’entra per quel che c’entra: il buddismo è l’unica religione estesa nel tempo e nello spazio in cui non vi sia né modo né posizione (o ruolo) dalla quale decidere chi è dentro e chi è fuori, e sono contento che sia così.
Dici di non far parte della “Comunità buddista zen Stella del Mattino”, ti dirò un piccolo segreto: nessuno né fa parte. Un club così esclusivo che nessuno è riuscito ad entrarvi.
Se ci privi dei tuoi commenti mi dispiace, lo dissi già anni fa quando per un periodo ti allontanasti: sei uno degli autori di questo blog che non sarebbe quello che è senza di te.
23 Gennaio 2016 alle 11:56 am
L’amicizia, la benevolenza, non è necessariamente reciproca: talvolta la si dona, gratuitamente, senza aspettarsi di esserne ricambiati.
Finito un Nello… se ne farà un altro.
La vita è grande maestra; il nostro amico troverà certamente altri luoghi e tempi in cui esercitarsi a non lasciare la coda in mezzo alle porte che si chiudono. O almeno a non lamentarsi quando viene pizzicata.
23 Gennaio 2016 alle 11:59 am
Evviva la compassione buddista 🙁
23 Gennaio 2016 alle 12:19 pm
Stimatissimo Nello,
anch’io non ti faccio più amico, e aggiungo: “specchio riflesso, ciò che vedi sei tu, fesso!”
Non ti sembra di peccare di superbia? Cosa ti fa pensare che il mio interesse per te sia “improprio”? Non sei né bello, né simpatico, e “le idee che esprimi sono delle cretinate”. Soprattutto, sei inelegante. Ti faccio notare, sommessamente, se parlare di verità ha un senso, che il mio intervento è stato solo la conseguenza di una esasperazione per i continui inviti che ti sono stati rivolti dai partecipanti di questa discussione a moderarti, e che tu hai maleducatamente disatteso. Il linguaggio per te contenerà zero, ma lo spagnolo è un idioma bello e simpatico: rileggiti il commento 66, por favor! (eh sì, bisogna andare oltre le parole, capisci?) In particolare, il commento 68 è di una volgarità intollerabile.
Aggiungo, buddhisticamente parlando, che sei un pidocchio, come tutti del resto, nel senso che non sei così importante. Se non esagerassi l’importanza che hai per te stesso, capiresti che io non rilevo te, ma, semplicemente, per motivi retorici, cioè per semplificare e riassumere, ti “uso” come semiotica per esprimere la “psicopatologia moderna” che infetta le coscienze di molti, scrivente incluso. Il fatto che tu non te ne renda conto si spiega perché la tua povera mente è schiava della tua mostruosa vanità: in psicanalisi si chiama meccanismo di difesa (negazione/rimozione/mutismo selettivo).
Inoltre la solennità con cui esprimi la convinzione che gli animatori di questo blog “tranquillamente” se ne faranno una ragione del tuo distacco dalla comunità della Stella del Mattino, alla quale, è bene precisare, senti di non appartenere, nonostante ricordo che il mio primo intervento nel lontano 2006 fu proprio una risposta polemica alla tua omofobia, o almeno così da me allora interpretata, esprime solo la tua meschinità e povertà di spirito. Il sottoscritto, ad es., non se ne farà tranquillamente una ragione (certo, nemmeno mi straccerò le vesti eh).
In attesa di tempi migliori qui non ci scriverai più è una bella dichiarazione di guerra che disattende completamente i precetti del buddhismo che è una religione di pace. Il tuo dichiararti da sempre buddhista suona sinistro, un po’ come quelli che professano l’amore per i prossimo, salvo poi accanirsi sui diversi.
Bene, anch’io non scriverò più per un po’, ma solo perché ho del sonno arretrato e tanto lavoro da smaltire.
23 Gennaio 2016 alle 12:19 pm
PS: vorrei scusarmi con i frequentatori del blog per questa speciosa polemica da comari. Sono veramente desolato.
23 Gennaio 2016 alle 12:24 pm
Anche a me dispiace se Nello non ci fa leggere più i suoi commenti, come mi dispiacerebbe non sorbire più i lunghi distillati di hmsx – quando per un po’ sono silenti, mi chiedo che fine avranno fatto… non è solo abitudine, è compagnia, un bene di cui non abusare, ma che non andrebbe negato, credo, per suscettibilità offesa. Ognuno è libero di andare, grazie al cielo, ma spero si tratti di una vacanza.
23 Gennaio 2016 alle 12:53 pm
Chissà, magari sono mooolto stanchi e allora… 😛
23 Gennaio 2016 alle 2:53 pm
Tanto per uscire dal gioco di chi ‘mi si nota di più se resto o se vado?!’, passerei oltre.
Osservo con piacere che dopo le ‘oneste’ dichiarazioni dell’Imam Sami Abu-Yusu perfino un buonista deamicisiano come Gramellini stringe le maglie.
Temo che i professionisti della religione ( e del dialogo) non si rendano bene conto della portata degli eventi e continuino ad illudersi (o a fingere di credere, in alcuni casi) che il dialogo specialistico che porta alla integrazione (forse meglio ‘convivenza pacifica’) passi in prima battuta dallo studio delle dottrine, dall’esegesi o dalla rilettura e revisione critica dei testi sacri, eccetera. Anche le priorità, infatti, sono ipotesi soggettive e risentono della definizione di ‘sé’.
Il confronto e la reciproca comprensione/accettazione delle dottrine religiose, quello che si chiama dialogo, può essere un risultato a venire, a mio avviso; che segue ad un altro processo, che avviene indipendentemente dalle intenzioni dei religiosi e dai credo.
Ognuno di noi (salvo, appunto, i professionisti) ha come priorità, come campo di azione e di pratica, la vita concreta che vive ogni giorno; la dottrina… poi.
Mi sembra il senso di Marta @96 (ciao Marta), che condivido: nelle scuole, nei condomini, nelle amministrazioni, negli ospedali ecc.
Non è la Religione che fa le persone, ma le Persone che fanno la religione. Quando le persone possono convivere allora anche i discorsi ‘spirituali’ hanno un luogo: sennò la religione è strumento di dominio, possesso o conquista dell’altro.
Come primo passo mi accontenterei, per esempio, che chiunque arrivi in europa e voglia restarci, sia invitato caldamente a sottoscrivere un documento ufficiale e vincolante con cui si impegna a rispettare leggi, usi, riti e costumi del paese che lo ospita. Sennò non entra.
23 Gennaio 2016 alle 3:08 pm
Senz’altro, se pensiamo che il dialogo consista nell’esegesi ecc dei testi sacri, bisogna farlo; è questione di strumenti, come osserva mym.
Ma è bene anche considerare che:
– costringerci a leggere il corano e fare del loro credo ‘il’ problema mondiale è esattamente ciò che quella gente (islam radicale) vuole, e già ci è in parte riuscita;
– il terreno della lettura e delle interpretazioni è proprio il loro terreno, dove gli infedeli neppure hanno diritto di accesso: è il loro cavallo di battaglia preferito. Come d’altronde lo è per cattolici ed ebrei, che ne sono i veri ‘interlocutori’ (o meglio ‘obbiettivi’) se mai interlocutori cercano. Sono migliaia di anni che si preparano a quel ‘modo’ di dialogare.
– Accettare quella idea di dialogo significa di fatto avallare la Verità della Rivelazione:e, una volta accettata la ‘rivelazione’, il dialogo si può svolgere solamente all’interno di quel recinto.
23 Gennaio 2016 alle 3:09 pm
E’ possibile che questa sia una strategia, ma potrebbe anche rivelarsi un ‘suicidio’ di massa: il dialogo secondo me presuppone che:
– si sia almeno in due
– con la voglia ed il desiderio di capirsi o quantomeno di giungere ad onorevoli compromessi.
Per questo ritengo che, almeno per quanto riguarda immigrati e rifugiati, il dialogo possa venire in un secondo momento storico: il pre-requisito sia il ripetto delle regole e delle usanze del paese ospitante.
D’altro canto il dialogo lo si può fare solo con gli immigrati, a meno di voler fare davvero i missionari votati al martirio: ma abbiamo ben visto che invadere casa degli altri alla lunga non porta gran che di buono ….
23 Gennaio 2016 alle 4:11 pm
Gramellini sta al giornalismo come Giovanardi alla politica.
Non ho l’obiettivo di cacciare nessuno né di integrare nessuno. Né so che cosa uscirà, quale sarà il risultato concreto di una maggiore conoscenza di quello che ora è l’altro e spesso è il nemico.
Molta violenza è contenuta nel Corano (oltre che nel Tanakh e in minima parte nel Vangelo) ed è anche su questa violenza che centinaia di milioni di persone costruiscono la propria vita. Alcune decine di milioni sono già tra noi, altri ne arriveranno.
Fagli pure leggere o firmare caldamente il “documento ufficiale e vincolante con cui si impegna a rispettare leggi, usi, riti e costumi del paese che lo ospita” ci si puliranno caldamente il didietro. E allora cosa farai? Riaprirai i forni crematori?
23 Gennaio 2016 alle 4:34 pm
doc@138 “sottoscrivere un documento ufficiale e vincolante con cui si impegna a rispettare leggi, usi, riti e costumi del paese che lo ospita”: a parte il fatto che se volessi andare a portar scompiglio in un Paese firmerei qualsiasi cosa pur di entrare, l’impegno a rispettare le leggi è tutto quel che serve: ma perché mai usi, riti e costumi? Credevo si parlasse di dialogo come pratica religiosa, che non è una professione ma, appunto, si svolge nella vita di tutti i giorni, nelle scuole, condomini ecc. e in cui categorie come “ospitante e ospitato” andrebbero criticamente riesaminate.
23 Gennaio 2016 alle 4:36 pm
Non solo.
Sino a che il mondo accetta che vi sia uno stato che si autodefinisce “lo stato ebraico” che occupa le terre che vuole con i suoi metodi, che si amministra come vuole e se ne frega delle opinioni degli altri Paesi, fa entrare come residenti solo ebrei e uccide anche a migliaia di kilometri di distanza chi ritiene colpevole, che bombarda chi gli pare che costituisca una minaccia, che accusa di antisemitismo chiunque lo critichi, chi potrà proibire che si costituisca uno stato islamico, che occupi le terre che ritiene “sue”, che si amministri con le proprie leggi e che voglia che al suo interno siano tutti islamici? E se poi questo stato occupa mezzo mondo, o più, cheffamo? Ci facciamo crescere la barba?
23 Gennaio 2016 alle 4:41 pm
Mym @141
Capisco ed apprezzo con viva e vibrante soddisfazione l’adozione in questo ambito del metodo di indagine scientifica indipendente da obiettivi e risultati.
Ma anche con questo ci si puliranno allegramente le terga.
Resta l’interrogativo rispetto a quali criteri definisci un certo ambito ‘priorità’.
23 Gennaio 2016 alle 4:47 pm
Salvare le chiappe? 😳
Anche i religiosi, pur avendo nulla da fare, dovranno passare il tempo in qualche modo, rendendosi utili, potendo.
Il mondo si sta scannando (nominalmente) in nome della religione, difficile migliorare la situazione con le bombe.
Capire, sopire, troncare…
23 Gennaio 2016 alle 4:50 pm
Jf @142
il vestirsi e profumarsi come si vuole, il non toccare il sedere alle ragazze di passaggio ecc non sono esattamente leggi; lo ‘struscio’ serale, le serate da ballo ecc ecc sono riti, usi e costumi. Il rispetto delle modalità di espressione ecc ecc.
Comunque ne convengo: ripettare le leggi andrebbe già bene
23 Gennaio 2016 alle 4:55 pm
mym 145
ne convieni alfine:
i religiosi (sostantivo indicativo di uno status che io chiamo professionale) hanno la loro priorità.
Il ‘dialogo come pratica religiosa, che non è una professione ma, appunto, si svolge nella vita di tutti i giorni’ (Jf 142) può tranquillamente prescindere dalla esegesi dei testi sacri.
23 Gennaio 2016 alle 4:56 pm
Forse invece che professionale dovremmo dire ‘specialistico’?!
23 Gennaio 2016 alle 4:59 pm
Sì, vanno bene entrambi.
La mia vita, per lo più, quasi unicamente, è occuparmi di spirito, mio altrui fa lo stesso. Con la pratica lo studio il blog i libri le lezioni ecc. ecc.
23 Gennaio 2016 alle 5:10 pm
Dimenticavo: “Il ‘dialogo come pratica religiosa, che non è una professione ma, appunto, si svolge nella vita di tutti i giorni’ può tranquillamente prescindere dalla esegesi dei testi sacri.” (Doc @147), sì, avevo già risposto a questa posizione parlando con Marta (@100), è bene darsi degli strumenti comunque.
23 Gennaio 2016 alle 5:39 pm
Può prescindere dall’esegesi (Doc147) ma non credo possa ignorare i riferimenti: se il mio interlocutore (vicino di casa, collega, fidanzato ecc.) sostiene di fondare il proprio comportamento, invasivo e/o lesivo della mia libertà, su un “testo sacro”, una qualche conoscenza di quel testo può servire a fargli da specchio. Inoltre, siamo stati crociati anche noi, e quando lo facevamo noi non gli piaceva: anche un po’ di storia non guasta. Se fossi un politico, opererei perché a livello internazionale si adottasse universalmente il principio di laicità: nessun rapporto economico, culturale, diplomatico con nessun paese che si definisca confessionale in qualsiasi forma e attui al suo interno politiche confessionalmente ispirate. Roba di lungo respiro, mi rendo conto, ma che fretta c’è: tanto se davvero i barbari sono alle porte (o già dentro casa) vuol dire che l’impero è ormai crollato: conviene pensare al dopo, cominciando ora.
23 Gennaio 2016 alle 5:46 pm
“nessun rapporto economico, culturale, diplomatico con nessun paese che si definisca confessionale in qualsiasi forma e attui al suo interno politiche confessionalmente ispirate”. Vaste programme, direbbe De Gaulle: l’attuale motto nazionale (!) degli Stati Uniti d’America è “In God we trust“.
23 Gennaio 2016 alle 5:56 pm
Lo so, però nel 1870, ieri l’altro, a Porta Pia, il papa scomunicava “gli invasori” italiani, oggi alle celebrazioni ci vanno pure i cardinali. Forse vuol solo dire che la breccia in realtà non ha fatto breccia, o forse dài e dài, qualcosa si muove: mi piace credere alla seconda.
23 Gennaio 2016 alle 6:06 pm
Capisco.
Nel caso particolare, però, pare che la breccia sia stata fatta verso la parte sbagliata: ora siamo tutti di là.
Nel senso che è il Vaticano (ciò che rappresenta) che ha esteso le mura.
Tra l’altro ieri ho scoperto che la famiglia al modo con cui la vogliono loro (noi, se siamo dentro) l’ha voluta Dio.
23 Gennaio 2016 alle 6:15 pm
Ho sentito: “il sogno di Dio per l’umanità…” sognato da loro, vien da toccarsi… Son tutti della stessa pasta, ma qui però ormai mi paiono petizioni di principio: il popolo se ne fotte, con rispetto parlando. Certo che se viene il Califfo lo rimpiangeremo il Bergoglio…
23 Gennaio 2016 alle 6:18 pm
Vero.
La storia di Re Travicello in grande stile.
Comparirebbero di nuovo le scritte “aridatece er puzzone!“.
23 Gennaio 2016 alle 6:58 pm
Una posizione estremista esposta in modo chiaro.
La guerra è pronta.
25 Gennaio 2016 alle 5:39 pm
Saggissime le parole di doc @138 e ss. Aggiungo che molti che si dichiarano “mussulmani” lo sono alla stregua di quei cattolici che vanno a messa solo a Natale.
Per esempio: Aziz, tunisino, cinquant’anni, da venti in Italia, professione fornaio, mussulmano; entrambi i figli (un maschio e una femmina) laureati all’Università degli Studi della Basilicata. Mi dice: “I miei figli sono atei… che significa? Mi devo preoccupare?”
Per esempio: ho affittato un appartamento a una giovane coppia di mussulmani della Croazia. Lui: Erasmus a Roma facoltà di economia, quadro in un supermarket; lei commessa al centro commerciale dei cinesi. Puntuali. Onesti. (A volte saldano prima della scadenza, da non credere!)
…
[Esterno giorno. Oratorio.]
“Poi ho pensato che sono mesi, anni, che offendono me con i post di Salvini e la stronzate sugli immigrati” (Rachida, 11 anni, figlia di marocchini)
“Io vengo in Chiesa solo per giocare a pallone” (Gioele, 10 anni, figlio di cattolici italiani)
…
Famo la guerra… e a chi? Ai mussulmani o a quelli dell’ Isis?
25 Gennaio 2016 alle 5:59 pm
Se si salda il fronte Doc-Hmsx siamo persi: l’estremismo visionario tra Piemonte e Lucania… 😮
La guerra penso sia meglio perderla che combatterla, e parlo per pura convenienza.
25 Gennaio 2016 alle 6:04 pm
(*) Gioele “viene in Chiesa solo per giocare a pallone” nel senso che l’oratorio della parrocchia di Don Bosco è pieno di bambini.
I bambini vengono a giocare in libertà, salvo sorbirsi, tra una partita e un’altra, dieci minuti di prediche pretesche: un ave maria, un padre nostro e un “Angelo di Dio,che sei il mio custode”.
25 Gennaio 2016 alle 6:07 pm
Sì, visionario: “Firmare un dovumento in cui ci si impegna a rispettare le leggi, gli usi e costumi del paese che ospita” è un atto solenne: presuppone di conoscerle quelle leggi, prima di firmare…
In Canada fanno così.
25 Gennaio 2016 alle 6:25 pm
Al loro (parlo delle migliaia di profughi) posto firmerei qualsiasi cosa… poi: domani è un altro giorno.
26 Gennaio 2016 alle 8:09 am
Interessante l’iniziativa per accogliere Rouhani, il presidente iraniano.
26 Gennaio 2016 alle 10:19 pm
Episodio triste a dimostrazione di come l’andare incontro all’altro nel dialogo concreto si complica quando si ragiona su vasta scala, ovvero in senso politico.
Altrimenti, se non si hanno chiari obbiettivi e limiti, si nascondono le statue e poi magari va a finire che si proibiscono profumi e gonne sopra il ginocchio.
Sempre in nome del dialogo..(?)
http://36.media.tumblr.com/e15504d6b3b3952ca6ba352ef22b1431/tumblr_mz2uia7ndc1slixf5o1_500.png
26 Gennaio 2016 alle 10:24 pm
In questo senso, e soprattutto in questo spazio, significa per me anche porsi la domanda: ci sono valori non negoziabili nel buddhismo? e se ci sono: quali sono?
28 Gennaio 2016 alle 8:00 am
Ciao Dario, arrivo in ritardo a risponderti, con pardòn.
Qui (@165) viene a fagiolo l’accoglienza riservata a Rouhani. Anche se occorre tutta la vita per comprendere, almeno un po’, il senso di “migliore” in un’accezione buddista, penso che nel buddismo, per un buddista, sia irrinunciabile o non negoziabile tentare in ogni occasione di fare la cosa migliore. Per cui se accogli un ospite, a meno che tu non reputi che la “cosa migliore” sia usare quell’occasione per liberarti di lui per sempre, penso sia buona cosa evitargli occasioni di imbarazzo o di disagio. Se questi erano gli obiettivi per cui le statue sono state coperte penso che abbiano fatto bene. In quel caso, la tradizione italiana/occidentale di ospitalità è stata ben rappresentata.
Non è lo stesso quello che facciamo a casa nostra? Se entra un ospite, per esempio, chiudo certe porte affinché la vista di alcuni ambienti intimi (non luoghi di cui vergognarsi ma intimi) sia impedita. Se so che vi sono argomenti che lo possono turbare (chessò, i riferimenti a malattie e decessi se ha avuto un recente lutto) li evito o non ne faccio il centro del discorso. Molto spesso, fare le cose secondo il buddismo equivale a fare le cose in modo naturale. Anche se occorre una vita per comprendere il senso di questo “naturale”.
C’è un capitolo dello Shobogenzo, Jinzu, che tratta di questa cosa.
2 Febbraio 2016 alle 8:02 am
OT: nel frattempo l’amico Butchlazy ha pubblicato un nuovo video con una nuova chitarra e una nuova melodia.
È così bravo che si fatica a rendersene conto.
2 Febbraio 2016 alle 1:09 pm
Ah..ppperò! Che manico, anzi che manici! Come farà Butchlazy a decidere che il pezzo è finito?! 🙂
2 Febbraio 2016 alle 3:44 pm
Butch è un grande chitarrista, per cui quando non ha più musica da suonare sa che il pezzo è finito… 😯
21 Febbraio 2016 alle 8:17 am
OT per U.E.: mai avuto simpatia per l’Umberto nazionale. Però rispetto sì. Interessante quasi sempre, e non è poco. Per esempio qui.
13 Marzo 2016 alle 7:34 am
A me invece viene in mente una frase del supper-mini uomo: dopo aver dato la mano a un prete corro a lavarmela. Gran problema l’erotomania per i preti.
Non capisco con quale presunzione un prete si impossessa anche di questa tradizione.
Penso che debba almeno spretarsi prima.
Ecco che ho usato parole sferzanti, sono forse migliori dell’indifferenza per le stanche parole del prete?
13 Marzo 2016 alle 8:12 am
Buongiorno Ago.
Sai che non capisco di chi/che cosa parli?
Quando hai tempo un bignamino, per piacere…
13 Marzo 2016 alle 9:17 am
ho conosciuto tempo fa un prete ch’era vissuto in Giappone e che sparlava di Zen. Pensavo evidentemente sbagliando, che il moralismo del post venisse da lui. Probabilmente é tutto frutto di un malinteso, o forse il prete é morto? Come il prete in tonaca impartisse insegnamenti buddisti non me lo spiego se non con cattivissima fede (gradito il giochetto di parole?).
13 Marzo 2016 alle 9:40 am
Ancora oscure, per me, le tue parole.
-Mi faresti un esempio dello “sparlare di zen” di quel tal prete?
-Mi diresti, secondo te, in che cosa consiste il moralismo del post?
-C’è qualche impedimento a te noto nell’impartire, in tonaca (cristiana, cattolica, buddista…), insegnamenti buddisti?
-Non ho nemmeno compreso “il giochetto di parole”: se hai ancora un poco di pazienza e me lo spiegherai te ne sarò grato.
13 Marzo 2016 alle 10:21 am
-sparlare o parlare di Zen mi sembrano equivalenti, a te no?
-il moralismo sta giá nel tema, nelle foto postate, nel peró. Non é solo moralismo, é una visione repressa della sessualitá tipicamente cattolica (magari con calma mi faró invischiare in qualche polemica a riguardo, ma permettimi di lasciarti la battuta). ribadisco che il vero problema dei preti é l’erotomania,(assieme a tutti i credenti e penitenti; persino tutta l’arte cristiana é improntata sull’erotismo, o non ti pare?), ma anche qui se ti interessasse potrei dialogare. Con calma.
-scusa ma l’impedimento lo vedo nell’impartire in tonaca cattolica insegnamenti buddisti, e non certo in tonaca buddista. Se ti sfuggono questi impedimenti dottrinali o mi canzoni o ho sbagliato sito. In ogni caso sono disposto a scevrare qualche osservazione sul messaggio Chan-Zen originario e la religione ultra manierista alla quale vi rifate (no scusa sono due!), ma ho necessitá di adeguato spazio, cioé un tema per volta, per caritá. Non che abbia nulla in contrario che qualcuno mi spieghi qualcosa, forse preferirei un dietologo non superobeso, e nel caso, visto il monopolio spirituale pretesco, chiunque non rappresenti una dottrina imposta a ogni livello sociale, e sinceramente molto lontana dal “pensiero buddista”. (se isoliamo un argomento e cerchiamo di dialogare ne viene forse qualcosa di buono).
-Il povero giochetto di parole era sulla malafede, la malafede che sottende al mio storcere il naso di fronte alla tonaca, e la presunta malafede del prete in questione, oltre che mala fede eccetera Solo inutile malizia.
Scusa ma il tal prete esiste o no? E se sei tu puoi presentarti. Il prete che ho conosciuto io era un prete di campagna ottocentesco che impartiva dottrinucce mal digerite; era anche discretamente ignorante (per notarlo io!); cercava il pubblico da sagrestia e mostrava senza vergogna uno scabroso delirio egoico appunto parrocchiale. Se cambió registro son sempre pronto a verificarlo gioiosamente.
Ah! Oggi é domenica, che dice il Vangelo? Che dice di “Zen”?
13 Marzo 2016 alle 10:38 am
Sì, penso proprio tu abbia sbagliato sito.
-“sparlare o parlare di Zen”, grazie al cielo (Cielo?), non sono la stessa cosa.
-il moralismo non sta in una foto o in un tema, ma nel loro uso, o sviluppo.
-si può (magari ce ne fossero!) impartire insegnamenti buddisti in tonaca cattolica.
-se il giochetto era nelle parole … non poteva essere perché parlavi di “cattivissima fede” e non di mala fede.
Riguardo all’erotomania dei preti mi sembri molto ben informato. Scottato o prevenuto? 😕
13 Marzo 2016 alle 10:59 am
é questo che é scritto nel vangelo di oggi?
grazie per darmi l’occasione di usare tutta la compassione che esige il caso. Scusa se ho pensato di avere un interlocutore preparato, avessi intuito (ahimé non ho letto nemmeno 1 dei 170 messaggi), se avessi capito chi eri non mi sarei permesso (non é una provocazione, é un pentimento tardivo). Non capisco se il prete ti ha insegnato questo atteggiamento in nome del vangelo e dello zen. “Il moralismo sta non su di una cosa” eccetera é imperdibile, una chicca! “si puó impartire” eccetera senza niente d’altro é anche di gran valore comico, il resto é piú dozzinale, ma ho apprezzato. Scusa ancora, non molesteró piú tanta fine capacitá speculativa. Noto che il prete ha fatto un gran bel lavoro.
(se hai ancora desiderio di divertirmi come hai fatto, proveró forse a formulare qualcosa d’altro, magari di piú adatto a te. Sei una delle pie donne, no?). Forte lo Zen parrocchiale, grazie ancora! E cosa ha fatto la Juve?
E si che me lo avevi detto di non esser troppo brillante…
13 Marzo 2016 alle 11:10 am
No nel vangelo di oggi è scritto: sopporta i troll sino al terzo-quarto commento. Poi bannali.