Ven, 14 Dic 2007
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un’amara riflessione sulle condizioni di lavoro in Italia. È una visuale “dal di dentro”: l’autore è stato per molti anni impegnato come dirigente nel settore prevenzione e sicurezza sul lavoro.
Vi piacciono le storie a lieto fine? Be’, oggi non è la vostra giornata: quella che vi voglio raccontare è la storia dei morti sul lavoro in Italia. Un storiaccia a cui molti contribuiscono. Anche solo non volendo sapere nulla.
Questa volta provate a metterci un poco di pazienza, e di attenzione: mille morti all’anno meritano due pagine di attenzione.
Quando entrarono in vigore, in Italia negli anni ‘90, i due decreti legislativi che recepivano – con grave e doloso ritardo – numerose Direttive Europee in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, la classe imprenditoriale insorse immediatamente con grida di allarme, protestando contro le nuove norme vessatorie, repressive e persecutorie: “Inapplicabili! Così, tutto insieme e su due piedi!…”
Peccato che artatamente omettessero un piccolo particolare: i due decreti – il D. Lgs 626 e qualche anno dopo il 494 specifico per l’edilizia – di ‘nuovo’ portavano solamente una definizione del quadro organizzativo aziendale in materia di sicurezza e l’identificazione di alcuni soggetti responsabili per i vari settori. Sì, è vero: c’era anche qualche piccolo aggiornamento delle norme ‘tecniche’ in vigore nel nostro Paese; mai aggiornate da quasi 40 anni! Infatti il DPR 303 (riguardante l’igiene del lavoro) è datato 1956 ed il DPR 547 (norme per la prevenzione infortuni) è del 1955. Per 40 anni praticamente ignorati, dunque!
Non sono certo mancate, nel tempo, le ‘fotografie’ della situazione in materia di sicurezza: basta dare una occhiata alla relazione Smuraglia del 22.7.97, (per chi volesse saperne di più: Relazione Smuraglia). Non temete, non è cambiato granché da allora.
Gli organi preposti al controllo sono, nel nostro Paese, una miriade: dalle Procure all’Ispettorato del Lavoro, dalle Regioni ai Comuni, dai Carabinieri ai Comitato Paritetici alle ASL e chissà quanti altri che ora non mi affiorano alla mente.
Già, la Sanità. E’ titolare di buona parte di queste funzioni, ma certamente ne farebbe volentieri a meno: pensate, avere al proprio soldo degli ispettori che possono in qualunque momento anche indagare e vigilare su di te o sui tuoi amici imprenditori e politici dei quali magari tu stesso sei un consulente lautamente pagato. Che smacco! E quindi, giù di fantasia per governare (nel lessico di ‘sinistra’) o controllare (nel lessico di ‘destra’) l’attività dei ‘Servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro’.
Vale tutto: primo, non assumere il personale (in molte Asl italiane l’organico è ancora simbolico; in una Regione ‘avanzata’ come il Piemonte gli organici sono stati assunti solo dopo anni di braccio di ferro con la Procura, grazie alla incessante azione di ‘capa-tosta’ Raffaele Guariniello); secondo, non fornirgli mezzi e risorse; terzo intimidirlo e, qualora non bastasse, minacciarlo e ricattarlo su money, carriera, luogo di lavoro; quarto, incentivare economicamente e quindi privilegiare le attività di formazione, assistenza e consulenza che, anche se non compatibile con la funzione, certamente non disturba nessuno; quinto, scegliere dirigenti politicamente controllabili (ah, gli amici degli amici!) che reggano il gioco; sesto….
Principale interesse dei managers della Sanità: avere dati statistici più o meno veritieri e indicativi da presentare agli organi politici ed ai convegni ufficiali. I cosiddetti dati ‘salvapoltrona’.
E i sindacati? Troppo occupati a usare la sicurezza come strumento di pressione per rivendicazioni salariali ed occupazionali.
Quale è, dunque, il prezzo di questo andazzo? Più o meno il 3% del Pil sono i costi socio-sanitario-assistenziali derivanti dagli infortuni (relazione Smuraglia cap II.5): non sono stimabili quelli per le malattie professionali (circa l’1,5% ?). Totale, circa il 4,5% del Pil! Vero Luca Cordero di Montezemolo?!
Ah, dimenticavo… c’è anche un costo marginale: qualche morto, qualche orfano, qualche disabile a vita…quelli della ThyssenKrupp …
Ma per questi basta versare una lacrima.
doc
Un Commento a “Le morti “bianche””
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14 Dicembre 2007 alle 3:41 pm
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