Dom, 6 Ago 2006
Riportiamo per completezza un articolo di F.Merlo comparso in prima pagina su Repubblica e che qualche giorno dopo è stato commentato (sempre su Repubblica) – in verità con ben altri toni – da Fulco Pratesi, presidente del WWF.
FRANCESCO MERLO
Repubblica, 05-08-2006
Il capriolo piemontese, in carne e ossa e denti, somiglia alle cavallette, alle locuste dei disastri ecologici e non al fumetto più o meno d´arte, all´orfano di mamma con gli occhi tristi che c´è nella mente di Sgarbi, di Frattini e di Pecoraro Scanio. Insomma non è un Bambi e mai la politica dovrebbe confondere la realtà con i cartoni animati. Invece, per conservare 600 voraci caprioli in esubero che distruggono le culture, i furbi di destra e gli sciocchi di sinistra fanno le capriole politico ideologiche e organizzano Bambi-nate di piazza. E per una volta si sostengono in reciprocità animale, manifestano, firmano appelli, giurano che non permetteranno. E subito pretendono un ponte aereo con la Calabria per almeno cento dei seicento cervidi che la regione Piemonte è costretta ad eliminare in difesa dell´ecosistema, dell´agricoltura e dell´equilibrio boschivo. Ma davvero sorprende e diverte, quanto vedere un capriolo brucare in salotto, che sia proprio il presidente dell´Aspromonte a insorgere contro il presidente dell´aspro Piemonte.
Contro i feroci e i carnivori savoiardi, Agazio Loiero ha infatti offerto la sua leziosa e vegetariana Calabria, dove ogni anno cadono più uomini che caprioli, e forse basterebbe aumentare il numero dei caprioli uccisi per abbassare la percentuale dei morti di ´ndrangheta. Alla presidente del Piemonte, Mercedes Bresso, la quale, in una ghiotta intervista apparsa su La Stampa, gli ha obiettato che «i caprioli deportati rischiano comunque di morire di spavento», Loiero ha risposto, senza ironia, d´essere pronto ad ingaggiare una squadra di zoopsicanalisti di pronto intervento.Ad ingaggiare cioè una squadra di esperti in malinconia e in nostalgia, nella cura insomma dello spleen esistenziale e dell´emotività disturbata di tutti gli animali, dai quadrupedi ai monopodi, dai millepiedi sino agli stessi bipedi, che sono però da considerare con judicio per via della presenza nella classificazione della bestia-uomo. Tra i neo-animalisti pelosi della destra, i più accaniti (è il caso di rimarcarlo) sono stati il vice presidente della Commissione europea Franco Frattini, il telegiornale di Italia 1 e l´aquilino Sgarbi, “naturalmente” alleati del ministro verde Pecoraro (non nel senso di ovino) e di tutte le solite associazioni anticapitaliste e antiindustrialiste di sinistra, le stesse che non vogliono la Tav, che vogliono fermare i treni, che odiano i ponti, e sono un carnevale di sigle filoittio-ornito-ovino-caprino-suino-equino-somarino-leonino-tigrottidelbengala… Ed è tutto un citare e un fiorire di classici dell´ambientalismo da Thoreau a Fedro, da Emerson a Esopo, da Rousseau a Walt Disney, compreso Pasolini al quale rimproverano di non aver chiamato il Wwf il giorno in cui si accorse della scomparsa delle lucciole. Il ministro Pecoraro ha ovviamente giurato che salverà tutti i caprioli, che troverà comunque una soluzione alternativa. Sgarbi vorrebbe che ogni famiglia italiana adottasse un Bambi. Frattini ha scritto una lettera indignata al presidente della Commissione europea. Gli ambientalisti sono scesi in piazza ad Alessandria con slogan da guerra, «cacciatori, sparatevi tra di voi», e con slogan magrittiani, «non uccidete una favola», dove la difesa dal capriolo che rosicchia le colture diventa la catastrofe di una realtà fantastica. Ma qui si tratta del riequilibrio del sistema florofaunistico e non c´entra la caccia, come non c´entra la pesca (perché non «pescatori, pescatevi tra di voi?»). E i seicento “capreoli capreoli” in esubero non hanno certo le caratteristiche del cerbiatto stereotipato, perché gli animali veri non hanno nulla a che spartire con le fiabe infantili e con le smancerie dell´antropomorfismo, con la retorica della Natura buona e dell´uomo cattivo. Gli animali inventati popolano le favole e non le contrade. E nessuno derattizza Topolino e Minni. Altro che Bambi. Il capriolo in esubero è come un´erbaccia invasiva, come la processionaria, come un nido d´api nel giardino di casa. La verità è che la presidente del Piemonte si misura con l´animale capriolo mentre Loiero, Sgarbi e Pecoraro si misurano con la rappresentazione del “capreolus capreolus”. Da un lato c´è la cosa, dall´altro c´è la metafora. Da una parte un animale che si alimenta di germogli di piante, che devasta l´ambiente floristico e distrugge l´agricoltura. Dall´altra c´è una categoria concettuale, sociopolitica. C´è la pipa e c´è il quadro della pipa. Del resto si ammazzano i corvi e nessuno dice nulla perché neppure in metafora dal corvo si guadagna qualcosa. Non si macella invece il “pio bove” amato dal vate Carducci, che era il Giosuè Sgarbi dell´Ottocento, ma si macella il manzo d´allevamento. Nessuno mangia l´Agnus Dei, metafora del Dio fatto uomo che toglie i peccati del mondo, ma tutti mangiano il capretto al forno con le patate. Si abbattono i cani randagi e non i Domini-cani. Si arrostisce il pesce e non l´Iktus simbolo di Cristo. Si disprezza la quaglia solo perché, poverina, salta meno del saltellante Mastella e dunque nessuno si squaglia per la quaglia come nessuno si squaglia per Mastella. Si schiacciano e si avvelenano zanzare, vermi, mosche e scarafaggi senza mettersi sotto i piedi e intossicare il povero Joseph K. Si fiocinano il pesce spada e i tonni per la gioia dei sensi degli animalisti, ma nessuno arma il braccio con l´arpione ascoltando Domenico Modugno, rais capotonnara nell´arcinota canzone. E, ancora, si squartano vitellini, mucche, cavalli, struzzi, capponi, anatre ma non gli animali allegorici della grande filosofia di Esopo, di Fedro, di La Fontaine, con i quali si fa salotto intellettuale, con la cui sapienza ci si diverte a scuola. Per non parlare di Topolino, Paperino, di Minnie, Eta beta e Nonna Papera. È vero: è difficile non provare un turbamento morale davanti alle immagini di sofferenza e di morte di tutti gli sfortunati esseri viventi che l´uomo riduce al suo dominio, allevati o bradi che siano. Ma si capisce bene che la difesa degli animali non può diventare un fondamentalismo contro l´uomo. La presenza degli animali non è sempre naturalmente sopportabile. E la governatrice Bresso non ha alcun interesse personale né politico ad ammazzare i caprioli in esubero. In realtà è lei ad impersonare l´intelligenza dell´ambiente che deve essere difeso dal capriolo, dai capriolisti, dai pecorari, e da tutti gli animali nocivi o esuberanti; se è il caso, anche dal merlo.
Un Commento a “La guerra dei caprioli chiamati Bambi”
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3 Settembre 2006 alle 10:23 pm
[…] Riportando un articolo da Repubblica, a proposito del post sulla caccia… Fulco Pratesi Presidente del WWF: […]